31 dicembre 1944: 14 partigiani fucilati in Valsassina

Sabato 30 dicembre 1944, la prima compagnia del 1° btg. Mobile della brigata nera “Cesare Rodini” di Como, suddivisa in quattro squadre, blocca ogni di via di accesso al baitone della Pianca, edificio posto sulla costa di Baldes, che dal versante valsassinese guarda la Valtaleggio.
Le squadre hanno bloccato la risalita da Avolasio e Vedeseta in Valtaleggio, sono bloccati anche i sentieri con Morterone e la Culmine di San Pietro.
Nelle prime ore del mattino entrano nella baita sorprendendo 34 partigiani. La sorpresa è totale, non viene sparato un colpo, i partigiani vengono allineati all’esterno della costruzione e qui Franco Carrara, un partigiano di Alzano Lombardo tenta una fuga disperata. Davanti alla baita il pendio è ripido, possiamo immaginare che Franco si butti alla disperata, ma non va lontano. Viene subito rafficato, poi alcuni militi scendono e lo finiscono, il suo corpo viene lasciato nella neve.
Tutti gli altri partigiani vengono legati con del filo telefonico trovato in baita assieme ad altro materiale radio, ed in colonna portati a Introbio, in Valsassina.
A quell’epoca non c’era la strada che oggi collega Moggio (in Valsassina) con Vedeseta (in Valtaleggio), ma solo una mulattiera che dalla Culmine scendeva alla baite di Mezzacca e poi a Cassina Valsassina e Cremeno. Da qui si raggiungeva Barzio e poi Introbio. I partigiani catturati vengono fatti transitare nei paesi fino a raggiungere la Villa Ghirardelli a Introbio.
Qui vengono interrogati con le rituali violenze e, alla mattina della domenica 31 dicembre, vengono caricati su due camion che partono verso Lecco.
Per andare a Lecco, da Introbio, normalmente si sale al colle di Balisio, poi per Ballabio; mentre i camion, passato il paese di Pasturo, al ponte della Frolla lasciano la strada principale e salgono a Barzio, da dove si dirigono nei pressi del cimitero.
Vengono fatti scendere dieci partigiani assieme a Mina, Leopoldo Scalcini, probabilmente il più maltrattato negli interrogatori, mentre Francesco Magni, Francio, viene spedito a Lecco nelle mani dell’Ufficio Politico Investigativo
Gli undici partigiani sono immediatamente fucilati lungo il muro del cimitero, cosicché il sacerdote arriva quando il plotone di esecuzione ha già concluso la sua opera.
I camion ripartono e vanno verso Cremeno poi, passato il ponte della Vittoria, arrivano a Moggio (Frazione di Cremeno) dove il locale presidio fascista fa scendere tre partigiani (Silvio Perotto, Giuseppe Pennati e Mario Pallavicini).  I camion ripartono mentre i tre sono fatti sfilare tra le case della frazione e poi fucilati al cimitero.
Il convoglio prosegue poi per Como dove arrivano i restanti partigiani  che vengono in seguito tradotti a Milano presso il carcere di San Vittore.
Consultando i registri del carcere di San Vittore emerge che il giorno 9 gennaio 1945 entrano nel carcere dodici persone che possono essere fatte risalire ai partigiani catturati alla Pianca. Dai registri risulta anche che il 22 marzo 1945 cinque partigiani sono deportati verso la Germania mentre gli altri sette, dei quali non si indica la destinazione, vengono assolti.

Il volantino della commemorazione