ezra pound – ANPI Associazione Nazionale Partigiani d'Italia – Sezione del Miranese "Martiri di Mirano" http://anpimirano.it Tue, 27 Nov 2012 16:45:00 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Casa Pound, casa di ladri http://anpimirano.it/2012/casa-pound-casa-di-ladri/ Tue, 27 Nov 2012 16:45:00 +0000 http://anpimirano.it/?p=2151 Leggi tutto "Casa Pound, casa di ladri"]]>
Gianluca Iannone, leader di Casapound (ex Casa Pound)

“Hanno rubato il nome di mio padre. Ignoranti, soprattutto ladri”. Mary Pound de Rachewiltz ha 87 anni. Raccoglie e traduce gli scritti del poeta in un castello sopra Merano, sottile come un campanile sgretolato dall’abbandono. Anni fa scopre in un mercatino di Natale il ritratto del padre nella cornice rosso e nera di Casa Pound. Cosa fare? Pound è morto nel ‘72, i diritti d’autore durano 50 anni, Mary è l’erede universale. Ma non sa chi sono “i ladri”. Si rivolge a Giano Accame, profugo dalla Repubblica di Salò e appassionato alle tesi economiche con le quali Pound immaginava di rovesciare il mondo. “I giornali parlano di naziskin…”. La risposta di Accame sconsola: “Bisogna ringraziare in questi anni difficili i giovani che difendono certi ideali”. “Non capisco quali siano gli ideali di chi ha rubato il nome di mio padre senza chiedere permesso. Odiava la violenza, lo ha ripetuto a Pier Paolo Pasolini nell’intervista che ha girato il mondo e leggo che la violenza attira come il miele le mosche di Casa Pound”: botte e occhi neri perfino ai camerati che non la pensano come loro.
Le parlano di Gianluca Iannone, leader carismatico del “fascismo del Terzo millennio”. E la signora va a Roma per capire. “Arrivano questi rapati, giubbotti di pelle scura. Ne ascolto i discorsi: santo cielo che ignoranza. Non sanno niente del pensiero di Pound. Voglio dare un consiglio: non usatelo come paravento per chissà quali intenzioni. Leggetelo e poi dite se il suo pensiero si avvicina alla vostra nostalgia”. Alle proteste della figlia rispondono con la furbizia di un certo tipo di italiani: Casa Pound diventa Casapound, una sola parola, poeta trasformato in appendice con la “P” minuscola che allunga le distanze quel tanto che basta per mettere dribblare chi rompe le scatole “Questa la loro rivoluzione?”. Mary si meraviglia “di Accame e della gente che li prende sul serio”. Mormora qualche nome, la voce trema. “Forse non sanno cos’è stato il fascismo. Allora perché dare corda al movimento dell’ambiguità?”. Troppo isolata e troppo onesta per sciogliere le matasse della strategia della confusione. Qualche mese dopo, Casapound si riunisce a Parma: corriere che arrivano dal Veneto, “Cuori Neri” di Milano, soprattutto Roma. Cantano “Le donne non mi vogliono più bene – perché porto la camicia nera”.
Chiedo all’angelo custode di Iannone se è informato che la loro sede si trova in via ammiraglio Luigi Mascherpa, fucilato dai fascisti di Salò per aver resistito ai tedeschi nel ’43. Dirimpetto alla vetrina Casapound una piccola forca impicca la targa della strada dedicata a Mascherpa. L’angelo custode si arrabbia “vuol provocare?”. Sale i tre gradini che ci separano dal monumento Iannone: “di marmo” come appunta nel suo blog. Iannone va a parlare con la polizia e un Digos in borghese mi ordina di sgombrare. “La strada è di tutti”, provo a dire. “Non vogliamo disordini”. Come ricorda la figlia di Pound “sono sempre mescolati a cose così”.
Maurizio Chierici (da “Il Fatto” del 27/11/12)

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