riforma costituzione – ANPI Associazione Nazionale Partigiani d'Italia – Sezione del Miranese "Martiri di Mirano" http://anpimirano.it Sat, 14 Feb 2015 16:58:15 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Una pausa che non guasta http://anpimirano.it/2015/una-pausa-che-non-guasta/ Sat, 14 Feb 2015 16:55:56 +0000 http://anpimirano.it/?p=6415 Leggi tutto "Una pausa che non guasta"]]> costituzione_italianaDa varie parti viene posto un problema reale, vale a dire la necessità di una pausa di riflessione e di confronto sul delicatissimo tema della Costituzione e, per altri versi, della legge elettorale. In primo luogo, perché l’attuale Parlamento dovrebbe procedere con grande cautela sul problema della Costituzione, in quanto è stato eletto con altri obiettivi e della Carta fondamentale non si è praticamente parlato in campagna elettorale. E c’è anche chi ha proposto, con qualche fondamento, un’apposita Assemblea costituente. Tutto ciò sta avvenendo con vincoli, imposizioni disciplinari e “patti”, senza un confronto aperto. Infine, non va dimenticato che la legge elettorale con cui è stato eletto il Parlamento è stata fortemente messa in discussione dalla sentenza della Corte Costituzionale.
La stessa revisione della legge elettorale, strettamente intrecciata alle citate modifiche costituzionali in corso, viene portata avanti con una fretta del tutto destituita di fondamento, visto che la sua entrata in vigore è comunque rinviata al 1° luglio 2016, come afferma il testo approvato dal Senato. Se mancano sedici mesi, perché tanta fretta ?
Del resto, il cosiddetto patto del Nazareno è oggi in crisi e non si capisce perché si dovrebbe perseverare su scelte fortemente viziate da condizionamenti indubbiamente inaccettabili.
Il Parlamento farebbe bene -anche dopo le “baruffe” delle ultime ore – a fermarsi per un periodo e ad aprire una discussione ampia e democratica. Tra l’altro, i ripetuti «incidenti» in Aula non sono il sintomo di difficoltà reali? L’eventuale riforma della Costituzione va pensata guardando ai decenni a venire, come hanno fatto i padri costituenti.
Del resto, è l’anno del 70° della Liberazione dal nazifascismo. La Costituzione che ne derivò merita, dunque, un’attenzione e una considerazione ben diverse da quelle che oggi le è riservata. Si rischia seriamente di contraddire i principi e gli obiettivi della prima parte della Costituzione, che sono le fondamenta della stessa convivenza nazionale. Né va sottovalutato il rovesciamento dei ruoli a favore del Governo, che renderebbe di fatto subalterno e residuale il Parlamento.
Per questo, proponiamo una adeguata pausa di riflessione su modifiche costituzionali e legge elettorale, che consenta all’opinione pubblica di conoscere bene quanto sta accadendo e di esprimersi con piena consapevolezza attraverso le rappresentanze civili e sociali. Ricordiamoci che simile coinvolgimento non fu permesso, ad esempio, in occasione del cambiamento dell’articolo 81 della Costituzione che, nella versione approvata, ha ingabbiato le politiche di bilancio dell’Italia, al punto dari-sultare in evidente contraddizione, nel testo attuale, con le richieste di politiche di rilancio dell’occupazione e dell’economia che pure il Governo ha portato in sede europea.
Si rifletta con cura, allora, prima di mettere in questione gli aspetti «genetici» dell’identità nazionale. Lo chiedono autorevolissimi appelli. Ci uniamo. Una pausa non è tempo perduto, bensì ritrovato.

Alfiero Grandi e Vincenzo Vita (Il Manifesto del 14 febbraio 2015)

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Osservatorio sulle riforme costituzionale http://anpimirano.it/2014/osservatorio-sulle-riforme-costituzionale/ Wed, 17 Dec 2014 14:24:29 +0000 http://anpimirano.it/?p=6274 Leggi tutto "Osservatorio sulle riforme costituzionale"]]> costituzione_italianaIl 10 dicembre, a Roma, nella sede nazionale dell’ANPI si è costituito un “Osservatorio” sulle riforme costituzionali, sulla legge elettorale e sul problema della rappresentanza dei cittadini, con la presenza di numerosi rappresentanti di Associazioni e di diversi soggetti, partecipanti a titolo personale.
La proposta di istituire l’”Osservatorio” presso l’ANPI, era venuta da numerose Associazioni che avevano visto nell’ANPI la sede più idonea a realizzare un punto di incontro, di confronto e di riflessione su temi così rilevanti. La proposta è stata accolta dall’ANPI che ha manifestato la sua disponibilità, a condizione del più rigoroso pluralismo ed ha promosso il primo incontro tra promotori ed aderenti. In quella sede è stata chiarita, prima di tutto, la ragione della scelta della sede presso l’ANPI, nel senso che tutti hanno concordato sul valore anche simbolico di incontrarsi in un luogo in cui i valori e i princìpi costituzionali sono al primo posto, non solo per la tradizione storica dell’Associazione, ma anche perché essi fanno parte degli stessi indirizzi statutari dell’ANPI, che naturalmente non pretende di avere l’esclusiva in materia, ma la considera tra le più rilevanti delle proprie finalità ed è perciò idonea a costituire un punto di incontro per tutti coloro che assumono come bussola i valori della Costituzione. In secondo luogo, si è cercato di precisare i contenuti, le finalità e le modalità di azione dell’”Osservatorio”, concordando che gli aspetti “organizzativi” saranno meglio definiti in prosieguo, anche in via sperimentale, partendo per altro dal presupposto dalla necessità di disporre, per quanti credono nei valori della Costituzione, di una sede di ricerca, di confronto, di riflessione e, all’occorrenza, di iniziative, che attualmente manca, con la conseguenza che ciascuno assume le posizione che ritiene giusta e opportuna, ma senza un valido e continuo confronto e coordinamento. Pubblicheremo, in seguito, il Comunicato finale della riunione e indicheremo le principali adesioni, singole e di Associazioni. Fin d’ora, desidero rimarcare il carattere pluralista dell’iniziativa, il rifiuto di qualsiasi collocazione politica dell’Osservatorio e la piena concordanza sull’esigenza di tutelare, non solo i valori di fondo della Costituzione, ma gli stessi princìpi basilari della partecipazione, della rappresentanza e, in definitiva, della democrazia. Un’iniziativa importante, dunque, e necessaria. In una fase molto delicata della nostra stessa politica e istituzionale, il richiamo ai valori della Costituzione e della democrazia può costituire un riferimento importante per tutti coloro che ritengono che il fondamento della convivenza civile del nostro Paese non può essere costituita da altro se non dai princìpi su cui si basa la Costituzione, nata dalla Resistenza e dell’antifascismo.
Naturalmente, l’”Osservatorio” è aperto all’adesione di quanti si riconoscono nei suoi obiettivi e nei valori di fondo cui si ispira.

Carlo Smuraglia, Presidente dell’Anpi

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La Costituzione di Renzi e Berlusconi http://anpimirano.it/2014/la-costituzione-di-renzi-e-berlusconi/ Sun, 20 Apr 2014 05:04:32 +0000 http://anpimirano.it/?p=5674 Leggi tutto "La Costituzione di Renzi e Berlusconi"]]> costituzione_italianaMatteo Renzi lo ha ricevuto a cena a Palazzo Chigi. Un incontro di due ore per rinsaldare il “patto” contro la Costituzione. “Il patto tiene”, “Il patto regge”, fanno sapere alla fine i partecipanti.
Più di settanta articoli della Costituzione italiana saranno sostituiti per far posto a un monocameralismo senza pesi e contrappesi e a tutto quello che si trascinerà dietro.
Cerchiamo dunque di approfondire, partendo dalle personalità dei contraenti il patto. Da una parte c’erano tre giovani politici, tutti nati nella Dc o nella Margherita, (due di essi Renzi e Lotti anche boyscout). Dall’altra, accanto a Berlusconi e Verdini che di problemi con la giustizia non deficitano (è dell’altro giorno l’autorizzazione del Senato all’uso delle intercettazioni di Verdini per l’inchiesta sulla P3), anche Gianni Letta, che non è parlamentare e nemmeno ex, che è qualcosa di più, appartiene al rango di coloro che molto spesso sono ringraziati per aver “servito” la Repubblica italiana. In che modo Gianni Letta ha “servito” il Paese? Offrendo a Berlusconi una sponda “istituzionale” ogni qual volta ce n’è stato bisogno.
Assenti: un qualunque politico proveniente dalla radice Ds del partito Democratico o da qualche altra sinistra italiana. Nessuno scandalo: questa riforma piace all’attuale Pd, anche se non a tutto.
Questa riforma non fa paura a nessuno, perché, come dice Gustavo Zagrebelsky, Renzi non è un tiranno. Oggi, non c’è un tiranno. Non c’è ancora la “svolta autoritaria”, stiamo però andando “verso” la svolta. Basta mettere insieme la riforma elettorale, la nuova Costituzione, la politica dell’energia e della velocità, il disprezzo per il pensiero critico.
Renzi è un erede. Di quale tradizione e di quale pensiero politico si potrebbe discutere a lungo. Magari per decidere che eredità e sfoggio di innovazione sono una sola cosa. E che la democrazia è altro, e non trae linfa vitale da un “patto” siglato e rafforzato a Palazzo Chigi, tra quei contraenti.
Anzi, si assottiglia sempre di più, fino a quando respingere l’eredità sarà troppo tardi e inutilmente cercheremo nella Costituzione di Renzi e di Berlusconi le garanzie che avevamo avuto ma che qualcuno, una sera a cena, aveva deciso che erano diventate inutili, anzi dannose. (Sandra Bonsanti da libertaegiustizia.it)

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Lorenza Carlassare: Costituzione a rischio http://anpimirano.it/2014/lorenza-carlassare-costituzione-a-rischio/ Sun, 13 Apr 2014 13:47:50 +0000 http://anpimirano.it/?p=5655 Leggi tutto "Lorenza Carlassare: Costituzione a rischio"]]> costituzione_italianaProfessoressa Carlassare, le polemiche sulle riforme non accennano a placarsi.

C’è una verità sotterranea che unisce certi comportamenti: l’insofferenza al dialogo e alle critiche, la reazione smodata a un appello firmato da persone completamente prive di potere, come siamo noi che abbiamo sottoscritto il documento di Libertà e Giustizia. Ed è la mancanza assoluta di cultura costituzionale, che porta a un’idea deformata di democrazia: cioè che si può arrivare anche a escludere i cittadini dalle decisioni. Quello che si avverte – ed è ben evidenziato dall’articolo di Marco Travaglio sul Fatto di mercoledì – è che il concetto di democrazia costituzionale è del tutto estraneo anche a persone di buona cultura.

Ce lo spieghi meglio.

Democrazia “costituzionale” significa soprattutto controllo sul potere; per evitare che si concentri, ha come fondamentale principio la divisione dei poteri e il reciproco controllo. L’abbiamo ripetuto centinaia di volte: il costituzionalismo esprime l’esigenza di dare regole e limiti al potere e dunque, limiti alla maggioranza per realizzare “una serie di garanzie reciproche tra le varie forze sociali e politiche in modo da evitare che la sovranità popolare si risolva automaticamente nella sovranità di una semplice maggioranza parlamentare” (come diceva un grande costituzionalista, Vezio Crisafulli).

La nostra è una democrazia pluralista.

Il punto è esattamente questo, la Costituzione vuole il pluralismo in tutte le sue forme: pluralismo religioso, sindacale, politico, territoriale. Ma siccome il pluralismo costituisce un freno, non lo si ama. E ora si vogliono eliminare i limiti giuridici e politici derivanti dalla pluralità di opinioni difformi. Si vuole cancellare il Senato: io non amo il Senato, né il bicameralismo perfetto, vorrei chiarire, ma a questa riforma che vuole eliminarlo o reciderne il legame con gli elettori si accompagna l’idea di eleggere la Camera dei deputati con un sistema che esclude il pluralismo e potenzia al massimo un partito (che raggiunge una soglia non elevata) mediante un premio che lo pone in posizione egemone. Il limite politico, in democrazia, è dato dalle minoranze, ma con l’Italicum restano fuori dal Parlamento.

Oltre al contenuto, a lei non è piaciuto nemmeno il modo in cui le riforme sono nate, con il patto del Nazareno.

Il modo in cui le riforme sono nate non è democratico. Non possono essere i capi di due partiti a decidere. Al Parlamento si fanno proposte, non si può pretendere che siano immodificabili. È una cosa folle: a questo punto sarebbe meglio eliminiamo non solo il Senato, ma anche la Camera! Spendiamo meno e le leggi le fanno in due.

Tra il Porcellum e l’inerzia legislativa degli ultimi anni, ci siamo assuefatti a un Parlamento diminuito?

Appunto, si vuole – si è voluto – emarginare il Parlamento che è l’organo della rappresentanza popolare. O meglio: quello che ci resta perché questo Parlamento, per le note vicende del Porcellum, non ci rappresenta. Depotenziata la rappresentatività delle due Camere, ora si vuole sancire anche lo svuotamento delle loro funzioni imponendo decisioni prese altrove.

Ormai si legifera solo con decreti leggi o leggi delega.

Il paradosso è che nel periodo berlusconiano le leggi che servivano all’ex Cavaliere venivano approvate alla velocità della luce. Sono riusciti perfino a fare una riforma costituzionale che nel 2006 il referendum ha bocciato. Poi c’è stato un abnorme ricorso alla legislazione d’urgenza e ora si vuole un Parlamento che si limiti ad approvare. Si ricorda Berlusconi quando parlava di un “Parlamento di figuranti”? Che, aggiungo io, è stato sfigurato da quella legge elettorale poi dichiarata illegittima. Ma ora la si vuole perpetuare: l’Italicum ha gli stessi difetti del Porcellum. Dunque un Parlamento “per approvare”. Ma attenzione, per approvare non solo ciò che propone il governo, ma ciò che i capi partito hanno deciso nelle segrete stanze e che impongono all’Assemblea che dovrebbe rappresentare il popolo. Cioè il popolo “sovrano”, in base all’articolo 1 della Costituzione: forse vogliamo cancellare anche quello?

Da Il Fatto Quotidiano del 13/04/2014.

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Meno garanzie per la Carta solo per tenere in vita il governo http://anpimirano.it/2013/meno-garanzie-per-la-carta-solo-per-tenere-in-vita-il-governo/ Thu, 01 Aug 2013 04:19:42 +0000 http://anpimirano.it/?p=4520 Leggi tutto "Meno garanzie per la Carta solo per tenere in vita il governo"]]> Non vedo nessuna ragione di derogare all’articolo 138, accelerando i tempi. Se non una, forse: mantenere in vita questo governo”. Nadia Urbinati, docente di Teoria politica alla Columbia University di New York, fa parte della commissione dei saggi che lavora, molto sotto traccia, a una proposta di riforma della Carta. Istituita nello scorso giugno, è composta da 34 tra giuristi ed esperti di discipline politiche ed economiche. Settimane fa la commissione ha perso Lorenza Carlassare, dimessasi per protesta contro la sospensione del-l’attività parlamentare voluta dal Pdl (e accettata dal Pd) come ritorsione per la fissazione in calendario della sentenza Mediaset. Ultimati i lavori, a ottobre i saggi consegneranno le loro relazioni sulla riforma, che verranno poi inoltrate al comitato dei 42: i parlamentari a cui il ddl costituzionale affida il compito di riscrivere i titoli I, II, III e V della seconda parte della Costituzione.

Professoressa, partiamo dallo stravolgimento dell’articolo 138. Che ne pensa e cosa ne pensano gli altri saggi?

La commissione non se ne è mai occupata, perché non rientra nel suo ambito di intervento. Non parlo per gli altri, e dico la mia opinione da cittadina: non c’è nessun motivo di modificarlo. Se non uno: prolungare la vita di questo governo, legandola alla riforma costituzionale. Finché questo processo è in corso, il treno va.

Molti costituzionalisti sono contrari alla deroga: definiscono questa norma come “la valvola di sicurezza” della Carta.

Sono assolutamente d’accordo: il 138 è la clausola di salvaguardia, perché regola tempi e modi delle modifiche alla Costituzione. Ridurre l’intervallo tra le due deliberazioni delle Camere sulle leggi costituzionali (da tre mesi a 45 giorni, ndr) è sicuramente un passo che comporta dei rischi. Non c’è nessuna emergenza che lo giustifichi.

Veniamo alla commissione dei saggi. Sul vostro lavoro circolano pochissime informazioni. Sembra quasi che lavoriate in modo carbonaro.

Proprio per rimediare, nei giorni scorsi ho proposto e ottenuto che i resoconti delle nostre riunioni venissero pubblicate su Internet (sul sito rifor  mecostituzionali.gov.it  ). Ci deve essere trasparenza su quello di cui discutiamo.

Alcuni, tra cui i Cinque Stelle, avevano proposto la diretta streaming dei lavori.

Sono contraria. Con la diretta tv tutti rimarrebbero troppo influenzati. Nessuno parlerebbe in modo sincero, perché penserebbe ai possibili effetti sul pubblico.

Di cosa state discutendo?

Gli argomenti sono quattro: bicameralismo, Titolo V (Regioni, Province, Comuni, ndr), forma di governo e legge elettorale.

È vero che lavorate a una riforma presidenzialista?

Stiamo discutendo con ampia diversità di opinioni. Vi sono posizioni semipresidenzialiste e altre che vogliono il rafforzamento e la razionalizzazione del Parlamento.

Lei è contraria al semipresidenzialismo?

Sì, perché ritengo rappresenti una forma di sfiducia verso la politica, come luogo di mediazione e rappresentanza delle diverse opinioni. Inoltre, nel semipresidenzialismo il potere esecutivo ha un peso eccessivo. Preciso anche un’altra cosa. Molti spingono per una riforma di questo tipo, sostenendo che dobbiamo armonizzarci con il resto d’Europa. Ma il semipresidenzialismo negli altri Paesi è l’eccezione, non la regola.

Ci sono punti su cui voi saggi concordate?

Molti di noi sono concordi sul-l’esigenza di passare da un bicameralismo perfetto, come quello attuale, a un sistema con un Senato delle autonomie. Due Camere con le stesse competenze esistono solo in Italia. Inoltre siamo d’accordo sulla necessità di ridurre il numero di parlamentari. Anche se su questo punto non bisogna esagerare.

Il ddl costituzionale prevede un comitato dei 42 che preparerà la riforma. Poi dovrà essere approvata dal Parlamento, ma con poche possibilità di intervento: per esempio, ci saranno grandi limiti agli emendamenti. Non teme una riforma blindata?

Sì, e per questo spero che venga dato ampio spazio al dibattito. La Costituzione è troppo importante per essere oggetto di tentativi di forzatura. (di Luca De Carolis da “Il Fatto” del 31 luglio 2013)

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“La Costituzione stravolta nel silenzio”. L’appello contro la riforma presidenziale http://anpimirano.it/2013/la-costituzione-stravolta-nel-silenzio-lappello-contro-la-riforma-presidenziale/ Fri, 26 Jul 2013 07:48:40 +0000 http://anpimirano.it/?p=4501 Leggi tutto "“La Costituzione stravolta nel silenzio”. L’appello contro la riforma presidenziale"]]>

Pubblichiamo l’appello contro il ddl di riforma costituzionale firmato da Alessandro Pace, Alberto Lucarelli, Paolo Maddalena, Gianni Ferrara, Cesare Salvi, Massimo Villone, Silvio Gambino, Antonio Ingroia, Antonello Falomi, Domenico Gallo, Raffaele D’ Agata, Raniero La Valle, Beppe Giulietti e Mario Serio:

Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “premier assoluto”, è ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, posponendo a questa la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale. In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione della Costituzione in plateale violazione della disciplina prevista dall’articolo 138, che costituisce la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.

Ci appelliamo a voi che avete il potere di decidere, perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato nei binari della legalità costituzionale. Chiediamo che l’iter di discussione del disegno di legge costituzionale presentato dal governo Letta segua tempi e modi rispettosi del dettato costituzionale (…). Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura del disegno di legge, contrastando con le finalità dell’articolo 138 della Costituzione, impedisce un vero e serio coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito. In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta.

L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al governo un potere emendativo privilegiato, la proibizione di porre le questioni pregiudiziali, sospensive o di non passaggio agli articoli, l’ impossibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del governo o del comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento.

Le conseguenze di tali scelte si riveleranno in tutta la loro gravità allorché, una volta approvato questo disegno di legge, l’istituendo comitato per le riforme costituzionali porrà mano alla riforma delle strutture portanti della nostra organizzazione costituzionale (dal Parlamento al presidente della Repubblica, dal governo alle Regioni) sulla base delle norme che oggi la Camera sta approvando in flagrante violazione dell’art. 138. (…) Vi chiediamo ancora che le singole leggi costituzionali, omogenee nel loro contenuto, indichino con precisione le parti della Costituzione sottoposte a revisione. (…) Non si tratta, in definitiva, di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Carta non consentita dalla Costituzione, che apre ampi spazi all’arbitrio delle contingenti maggioranze parlamentari.

Chiediamo, infine, che nell’esprimere il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo, in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo 138. È in gioco il futuro della nostra democrazia. Assumetevi la responsabilità di garantirlo.

Per firmare: https://www.change.org/it/petizioni/costituzione-non-vogliamo-la-riforma-della-p2-firma-l-appello

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Il costituzionalista Alessandro Pace: Riforma senza senso, la Carta non è merce di scambio http://anpimirano.it/2013/il-costituzionalista-alessandro-pace-riforma-senza-senso-la-carta-non-e-merce-di-scambio/ Sat, 13 Jul 2013 10:48:25 +0000 http://anpimirano.it/?p=4456 Leggi tutto "Il costituzionalista Alessandro Pace: Riforma senza senso, la Carta non è merce di scambio"]]> Agli occhi di un cittadino, quel che accade alle Camere può sembrare un ozioso rompicapo da giuristi. Invece quella che sembra una sciarada lontana dai problemi delle persone, potrebbe avere effetti dirompenti sulla vita democratica del Paese. Lo spiega bene Alessandro Pace, professore emerito di Diritto costituzionale alla Sapienza, commentando il disegno di legge 813: “È la sola Costituzione – ovvero la legge fondamentale della Repubblica che è posta al vertice dell’ordinamento – che ha il potere di indicare le vie per la propria modifica. Ne segue che il procedimento di revisione costituzionale, per essere legittimo, deve essere quello prescritto dalla Carta. Se questo potere lo avessero invece le norme di revisione, al vertice dell’ordinamento non ci sarebbe più la Costituzione, ma le norme sulla revisione, il che significa che il Parlamento, come sta accadendo, si porrebbe al di sopra della Costituzione”.

Dicono che è solo una deroga all’articolo 138.

Ma quale deroga! Si ha una deroga solo quando una norma speciale si sostituisce a una norma generale. Ma qual è nella specie la norma speciale e qual è la norma generale? La norma speciale, e cioè il disegno di legge 813, se divenisse legge, modificherebbe il nostro ordinamento. Per contro la norma generale, e cioè l’art. 138, si rivolge solo al Parlamento in ipotesi tutt’altro che frequenti.

Gli emendamenti approvati dal Senato sono peggiorativi o migliorativi ?

Assolutamente peggiorativi, sotto tre punti di vista. Il primo è l’articolo 2, comma 1, in cui è sparita l’espressione “modifiche afferenti alla forma di governo e del bicameralismo”. È bensì vero che almeno i primi due sono concetti vastissimi e forse anche un po’ scivolosi. Tuttavia, bene o male, ci facevano intuire in quale direzione si sarebbero dovute muovere le Camere nel rivedere la Costituzione. Lasciando la sola indicazione dei titoli I, II, III e V il perimetro delle possibili revisioni costituzionali si allarga invece notevolmente: si estende infatti a ben 69 articoli! In secondo luogo, al successivo comma 2, la possibilità di revisione viene addirittura estesa a tutte le disposizioni della Costituzione o di leggi costituzionali strettamente connesse alla revisione dei quattro titoli sopra indicati, il che vuol dire che potrebbe essere coinvolto anche il titolo IV, e cioè la magistratura, per non parlare della Parte prima. Ad esempio mi è giunta voce che tra i cosiddetti saggi gira la voce di riformare anche la disciplina del referendum abrogativo.

Qual è la terza cosa?

L’articolo 2 comma 3 dice che i Presidenti del Senato e della Camera assegnano o riassegnano al Comitato i progetti di legge costituzionale relativi alle materie di cui ai quattro titoli che siano stati “presentati alle Camere a decorrere dall’inizio della XVII legislatura e fino alla data di conclusione dei suoi lavori”. Il che implica un possibile ulteriore allargamento qualora questi progetti di legge – che forse qualcuno dei parlamentari che ha proposto questo emendamento conosce assai bene – coinvolgano la Parte prima e, perché no?, il titolo IV della Parte seconda. Spero che almeno resti fuori il titolo VI, relativo alle Garanzie costituzionali.

E così salterebbero le garanzie.

Appunto. I costituenti misero nel titolo VI della Parte seconda, insieme alla Corte costituzionale, il procedimento di revisione costituzionale proprio perché essa costituisce una garanzia per la Costituzione in quanto dovrebbe adeguarla alle mutate domande provenienti dalla società o dalla politica, mentre così la revisione si risolve in un rischio per la Costituzione.

Vogliono accorciare i tempi del procedimento di revisione, temendo che la legislatura non duri abbastanza.

Sbagliatissimo. Per definizione, i tempi della revisione non possono essere gli stessi del procedimento ordinario. In Assemblea costituente si sottolineò, ad esempio, l’importanza dell’intervallo di tre mesi tra la prima e la seconda deliberazione che ora viene dimezzato a 45 giorni.

La scusa è che la materia è complessa, forse la verità è che non si vuole dar fastidio alle larghe intese.

Se davvero si volesse modificare la Costituzione come questa consente, e cioè con singole leggi costituzionali dal contenuto omogeneo e specifico, non ci vorrebbe molto tempo ad approvarle, sempre che vi fosse la volontà politica. Ma se si prevede un procedimento speciale, come questo, con una legge costituzionale madre e quattro leggi costituzionali figlie quanti sono i titoli oggetto di revisione, il tempo si fa ovviamente lungo e quindi il procedimento viene, come dice la relazione, “crono-programmato”, il che contraddice alla natura delle leggi di revisione. Ma c’è un altro inconveniente. L’articolo 4 comma 2 del ddl dispone, giustamente, che “Ciascun progetto di legge è omogeneo e autonomo dal punto di vista del contenuto e coerente dal punto di vista sistematico”. Una volta però che siano state tolte le indicazioni di massima “forma di Stato”, “forma di governo” e “bicameralismo” dove va a finire l’omogeneità delle quattro leggi costituzionali figlie, potendo queste potenzialmente modificare 69 articoli?

E le larghe intese?

Ma le larghe intese sono materie di indirizzo politico, non di revisione costituzionale. Non a caso il proponente del ddl è il governo, il cui intervento ha senso per le larghe intese, ma nessun senso per la riforma della Costituzione. Mettere sullo stesso piano revisione della Costituzione e legge elettorale andrà pure nel senso della pacificazione e delle larghe intese, ma è distorsivo sotto il profilo della revisione costituzionale: la sua importanza politica diviene infatti merce di scambio a detrimento della Costituzione. (di Silvia Truzzi da “Il Fatto”)

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