“Era il 1944, la settimana di Natale, ero a casa mia. Mia madre non capiva gli strani giri delle visite che ricevevo: bussavano alla mia porta all’alba o quando era buio pesto, poco prima del coprifuoco, gente che lei non conosceva e non approvava, specialmente se si trattava di donne. Erano le nostre staffette che portavano in montagna gli ordini del Comitato di Liberazione, di cui io facevo parte”. Sto citando dal racconto Pirulì di Gina Lagorio, una ristampa bella e affettuosa che ogni anno le figlie Simonetta e Silvia mandano agli amici che l’hanno (l’abbiamo) ammirata e amata. Sempre, nei racconti scelti per ricordare Gina Lagorio, un punto di riferimento è la Resistenza, l’evento che ha dato un senso alla vita di tanti di noi. Cito adesso dall’introduzione che Giorgio Bocca aveva scritto per una nuova edizione della sua “Storia dell’Italia Partigiana” (1995) e che Feltrinelli ha riportato in libreria proprio in questi giorni: “Nella Resistenza il fatto nuovo, decisivo, non ignorabile non era solo e tanto quello militare ma il consenso di popolo. Qui si può dire che solo chi c’è stato ha potuto sentire la protezione decisiva di questo consenso”.
Credo fermamente che non sia un caso se il librettino che le figlie Lagorio mandano nei giorni di Natale per ricordare un’amica indimenticabile, e la ripubblicazione del grande libro (certo fondamentale ) di Giorgio Bocca, arrivino insieme, adesso, in questo Natale desolato e solitario. Era un regalo necessario. Il perchè lo trovate in un passaggio del racconto di Gina Lagorio: “Un giorno era arrivata la primavera, i partigiani lasciarono le montagne e le bandiere, nascoste per tanto tempo, tornarono a sventolare sulle finestre delle case”. E lo trovate in questo frammento esemplare di Giorgio Bocca, non solo scrittore ma leader di decenni di vita italiana: “Con una brigata di Giustizia e Libertà ci trasferiamo, di notte, dalla Valgrana alle Langhe, un’ottantina di chilometri a piedi, nella neve, passando davanti a decine di cascine, fermandoci a riposare, ospiti di contadini sconosciuti, sicuri che non avrebbero parlato”.
Queste voci tornano adesso, mentre Berlusconi dice di essere candidato per salvare l’Italia dai comunisti (che vuol dire la Resistenza). Come si è visto nell’accoglienza che Berlusconi ha avuto in Europa, il danno immenso che abbiamo permesso che si compisse in Italia (con il contributo di un sottomondo culturale che ha riscrittto con odio la Resistenza), è stato stracciare e svilire e rinnegare la parte fondamentale del nostro passato. In questo modo abbiamo ottenuto la perdita di credibilità, di faccia, di immagine, di dignità che poi si trasforma in rovina economica. Comincia quando un Paese dimostra di essere in vendita. Ora ci salveranno forse alcune misure economiche. Ma quello che conta per tornare a essere creduti e rispettati è la memoria indelebile di Lagorio e di Bocca. (da “Il Fatto Quotidiano” del 24/12/2012)