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Operazionezione Barbarossa – attacco all’URSS 22 Giugno 1941—77anni fa.
“Il 23 agosto 1939 Germania nazista e Urss (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) hanno sottoscritto un trattato di non aggressione, noto come “patto Ribbentrop-Molotov”, dal nome dei rispettivi ministri degli Esteri. Ciò, tuttavia, non ha impedito a Hitler di continuare a ritenere l’Urss il principale nemico politico e territoriale – per quanto riguarda lo “spazio vitale” tedesco – della Germania nazista. L’i nvasione dell’Unione Sovietica viene preparata dall’estate del 1940 e diventa realtà alla fine di quell’anno: il 18 dicembre 1940, infatti, il führer dirama la direttiva n. 21 per l’attuazione dell'”operazione Barbarossa”, che effettivamente prenderà il via il 22 giugno 1941.
Al di là dell’impiego della Wehrmacht, le forze armate regolari, il comando tedesco predispone l’impiego di speciali unità operative,le Einsatzgruppen, già utilizzate in Polonia e composte da SS e personale di polizia, incaricate di occuparsi della “liquidazione”, perlopiù tramite esecuzioni sommarie, di ebrei, zingari e oppositori politici presenti nei territori orientali e catturati.”( Anpi nazionale-)
MA COME OPERAVA LA WERHMACHT ???
Hitler’s Generals
Matteo Ermacora DEP n.15 / 2011
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l’influenza dell’ideologia nazista tra i comandi e le truppe, i caratteri della
Vernichtungskrieg (guerra di annientamento) sul fronte orientale, il
coinvolgimento della Wehrmacht nello sterminio e nei crimini contro le
popolazioni occupate. Se da una parte sono stati analizzati i processi decisionali,
dall’altra sono stati studiati i processi mentali, i fattori culturali e le situazioni che
resero possibile la “violenza estrema”. I crimini commessi nei territori occupati, sin
dal tribunale di Norimberga considerati come atti di singoli individui, sono stati
invece interpretati come esito di ideologie e ordini che coinvolsero comandi e unità
dell’esercito. Altresì se oggi è possibile accostare l’esercito tedesco al genocidio
ebraico, gli storici avvertono anche la necessità, di non mettere in secondo piano un
“altro olocausto”, ovvero i 12 milioni di civili russi (di cui un milione di ebrei) che
perirono durante l’occupazione nazista3.
I nuovi studi si sono potuti giovare delle ricerche di una prima generazione di
storici tedeschi occidentali che, tra gli anni Sessanta ed Ottanta, avevano messo a
fuoco le connessioni tra esercito e regime nazista4, la violazione delle convenzioni
internazionali e le responsabilità degli alti comandi. Un posto di rilievo tra questi
studi spetta alla pionieristica ricerca di Christian Streit (Keine Kameraden, 1978)
che dimostrò come i comandi dell’esercito fossero i principali responsabili della
morte di 3.3 milioni di prigionieri di guerra sovietici per denutrizione, esposizione
alle intemperie, maltrattamenti, esecuzioni sommarie, mancata assistenza;
l’ecatombe si verificò soprattutto tra il 1941-1942, quando morirono 2.8 dei 3.2
milioni di prigionieri che erano caduti in mano tedesca5. Lo studio era preceduto da
on Trial. The last War Crimes Tribunal at Nuremberg, University Press of Kansas, Lawrence
vedi link
http://www.unive.it/media/allegato/dep/n11-2011/Strumenti/21_Rassegna_Wehrmacht_II.pdf