B61-12, le nuove nucleari di Aviano. Poche novità, poca difesa e molto attacco
ATTUALITÀIN PRIMO PIANO27 Ottobre 2022Aggiornato: 27 Ottobre 2022
27.10.2022 – 11.25 – Bombe nucleari B61-12 cosa sono, e perché gli Stati Uniti le portano in Italia in sostituzione di generazioni precedenti di ordigni che hanno lo stesso nome? Le B61-12 non sono che l’ultima evoluzione di una famiglia di bombe nucleari a caduta esistente già da fine anni Sessanta, progettate per essere utilizzate da aerei, statunitensi o alleati, operanti da basi localizzate come quella di Aviano. La decisione di portarle nel nostro paese non è di oggi ma del 2015, presa nell’ambito di quelle “giornate storiche” ricche di “grande onore per l’accordo sulla soluzione nucleare iraniana per rendere il nostro mondo più sicuro” come aveva detto, a Vienna, l’allora alto rappresentante UE per gli affari esteri, Federica Mogherini. Contestualmente, gli USA avevano firmato accordi per le tecnologie nucleari con Arabia Saudita, Emirati Arabi e Bahrein; allora nel mirino degli USA c’era l’Iran, da qui la decisione di mandare le nuove B61 verso la portaerei stesa sul Mediterraneo (l’Italia) in un momento in cui l’interesse europeo era ancora per un recupero del rapporto con la Russia nella stabilizzazione della situazione del Donbass; oggi c’è di nuovo la Russia stessa come al tempo della Guerra Fredda. Non è un piano in risposta alle dichiarazioni di Vladimir Putin o alla “bomba sporca” dell’Ucraina (che effettivamente, da un punto di vista tecnico, Kiev avrebbe le capacità di realizzare seppur nei fumi della propaganda aggressiva di Mosca), ma qualcosa di deciso sullo scenario strategico da molto tempo; tutto si è fatto però in queste ultime settimane molto più pericoloso.
La B61-12 aggiunge alla famiglia di cui fa parte una sviluppata capacità di essere guidata verso il bersaglio e un’elettronica più sofisticata, e non c’è solo questo. Come molti altri ordigni nucleari contemporanei presenti nell’arsenale USA (in pratica tutti quelli pronti per l’uso operativo), si tratta di una bomba termonucleare che utilizza una detonazione in più fasi, rapidissime: prima lo scoppio di una bomba nucleare tradizionale come quella di Hiroshima, e subito dopo quello di una bomba come ‘Ivy Mike’, estremamente più letale. La nuova B61-12 può essere quindi “regolata” più facilmente, come si fa con il volume della radio: la sua potenza massima è almeno di 27 volte quella di Hiroshima, però può essere fatta “scendere” fino a meno di mezzo chilotone, un potere distruttivo tattico di circa 20 volte inferiore alla prima bomba atomica (da un punto di vista assoluto – in quanto nell’uso pratico sarebbe anche molto meno di così, a seconda delle condizioni d’impiego) e perfettamente adatto all’attacco, ad esempio, di un’unità corazzata in movimento o di un insediamento fisso come una base, o un aeroporto, o una diga.
La versione che va adesso ad Aviano è la più recente di un’arma longeva, provata con successo – naturalmente senza carico bellico – già diverse volte, fra le quali i test del 2015 in Nevada e quello con i bombardieri statunitensi B2 di luglio 2022 in Florida. B61-12 non è quindi una bomba-Armageddon, ma un ordigno flessibile perfettamente adatto all’impiego su caccia multiruolo come i nostri nuovi F35, e proprio in ciò sta la sua maggior pericolosità nello scenario geopolitico attuale. È un po’ un “portare la guerra a casa vostra”: lancio la bomba, limito i danni che restano da voi perché con il potenziale scelto non ci sarà alcuna possibilità che l’inquinamento arrivi oltre i mari; le conseguenze della contaminazione radioattiva da uso tattico sarebbero comunque terribili, però coinvolgerebbero solo i paesi europei e la Russia, nella speranza che l’attaccato non risponda con i missili intercontinentali – una scommessa psicologica. La differenza della guerra fra Russia e Ucraina nel campionato delle guerre per procura fra Stati Uniti e mondo comunista (dalla Corea alla Siria) succedutesi dal 1945 a oggi, però, è che questo non è uno scontro fra due squadre con spettatori che guardano da casa scommettendo denaro e speculando sulla ricostruzione. Stavolta si gioca in casa, in Russia, della quale l’Ucraina faceva parte e con la quale per una buona metà ha ancora legami culturali indissolubili, a prescindere dai titoli in tivù. Una scommessa molto pericolosa, quindi, quella di potenziare l’arsenale nucleare tattico presente in Europa: Vladimir Putin potrebbe ritenere per davvero l’uso di una bomba B61 tattica come una minaccia all’esistenza della Russia, autorizzando l’impiego dell’arsenale strategico di difesa. Lo sviluppo del nucleare statunitense verso testate tattiche specializzate, ovvero mini bombe atomiche che per loro stessa natura diventano uno strumento spiccatamente d’attacco più che di difesa, non è una novità di oggi che risponde a minacce di Putin, ma una precisa scelta politica dell’era Trump derivante da analisi militari precedenti e sviluppi tecnologici oggi possibili: dal tempo del bazooka Davy Crockett, che finiva per coinvolgere nell’esplosione anche chi l’aveva usato, di decenni ne sono trascorsi diversi, e proprio la Russia, pur perseguendo in risposta la stessa strada e posizionando lanciamissili in luoghi strategici, aveva denunciato violazioni da parte USA delle regolamentazioni concordate in materia di arsenali. Joe Biden non fa dunque altro che proseguire sulla strada di Trump e la Russia non potrà che rispondere alzando l’asticella atomica; all’Europa resta ancora una certa libertà di scelta su cosa fare, in mezzo a decisioni non facili da prendere e nella consapevolezza che l’Italia, proprio perché ospita le bombe B61 e basi statunitensi, era e resta uno degli obiettivi primari di un attacco nucleare russo se il conflitto dovesse allargarsi.
[r.s.]