27 Gennaio 2023 giornata della Memoria

IL 27 GENNAIO 2022 RICORRE LA GIORNATA MONDIALE IN MEMORIA DELLE VITTIME DELL’OLOCAUSTO

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata del “1º Fronte ucraino” del maresciallo Ivan Konev arrivarono per prime presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), scoprendo il vicino campo di concentramento e liberandone i superstiti[4]. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista.

Ad Auschwitz, circa dieci giorni prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa.

L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista.

Nonostante i sovietici avessero liberato, circa sei mesi prima di Auschwitz, il campo di concentramento di Majdanek[5] e «conquistato [nell’estate del 1944] anche le zone in cui si trovavano i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka [precedentemente smantellati dai nazisti nel 1943]»[6] fu stabilito che la celebrazione del giorno della Memoria coincidesse con la data in cui venne liberato Auschwitz”[7].

La data del 27 gennaio in ricordo della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, è indicata quale data ufficiale agli Stati membri dell’ONU, in seguito alla risoluzione 60/7[8] del 1º novembre 2005. vikipedia

A Mirano giovedì 26 gennaio – ore 18.00

Sala Conferenze, corte Errera

Conferenza “Unicità della Shoah” a cura del prof. Vincenzo Guanci

Mirano per la memoria

venerdì 27 gennaio – ore 9.00

I.I.S. “Levi – Ponti”

“Auschwitz tra Storia e Memoria” a cura di docenti e studenti

Mirano per la memoria

 venerdì 27 gennaio – ore 17.30

Sala Conferenze, corte Errera   Comune di Mirano

“La storia delle sorelle Levis e Jesurum a Zianigo”, immagini e letture alla presenza dei familiari, a cura della Prof.ssa Maria Teresa Sega

Mirano per la memoria

venerdì 27 gennaio – ore 20.30

Teatro Belvedere

Lettura scenica “La madre di Dietrich”, testi di Giuseppe Bovo

Mirano per la memoria

IN ITALIA legge della Giornata della Memoria   

 Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000

Art. 1.

1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Art. 2.

1. In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.

MICHELE SARFATTI

gennaio 2022 • Dal luglio 2000 la legge sul Giorno della memoria invita gli italiani a ricordare, ogni 27 gennaio, la Shoah e le «leggi razziali», i deportati politici, i militari internati, coloro che si opposero allo sterminio a rischio della vita.La legge del 27 gennaio ha una singolare lacuna: il suo titolo e il suo testo menzionano i «campi nazisti», ma non contengono i vocaboli fascismo, fascisti.Concerne l’insieme della Shoah, la persecuzione antiebraica avvenuta in Italia, tutti i perseguitati italiani, i soccorritori. Né essa, né altre leggi della nostra Repubblica hanno per oggetto la violenza omicida italiana fascista nelle terre colonizzate o occupate e le sue vittime. “NELLA LEGGE SUL GIORNO DELLA MEMORIA MANCA LA RESPONSABILITA’ FASCISTA”. Questo è il titolo dell’articolo del Prof. Michele Sarfatti, storico della persecuzione degli ebrei nel XX secolo, apparso il 15 Gennaio 2022 nel quotidiano Domani . per approfondimenti                                https://www.michelesarfatti.it/

RICORDO DI SHLOMO VENEZIA

Notizia del 02.10.2012

L’Amministrazione comunale di Mirano esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Shlomo Venezia, uno dei più importanti testimoni della Shoah, sopravvissuto all’inferno dei campi di sterminio e autore del libro “Sonderkommando Auschwitz. La verità sulle camere a gas, una testimonianza unica” (Rizzoli).

Si è spento a 89 anni nel sonno dopo aver dedicato gli ultimi decenni della sua vita a trasmettere la memoria della Shoah alle giovani generazioni. Ha parlato a migliaia di studenti, emozionati dalla forza e dal coinvolgimento del suo racconto, che hanno saputo dalle sue parole cosa fu la tragedia ebraica.

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“Inviterò le scuole –prosegue Pavanello – ad organizzare iniziative formative dedicate a Shlomo Venezia in occasione del ‘Giorno della memoria’ e in altri momenti affinché sia portata avanti la sua opera di trasmissione della memoria, un inestimabile insegnamento per i più giovani, perché capiscano a che punto può arrivare la follia umana quando prevale l’odio, etnico e religioso”.


Shlomo Venezia
, ebreo italiano residente a Salonicco (Grecia),  fu arrestato con i familiari nel marzo 1944 e deportato a 19 anni nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove venne scelto insieme al fratello Moises per lavorare nel Sonderkommando. I Sonderkommando, “kommando speciale”, erano squadre per lo più composte da ebrei deportati da ogni parte d’Europa che operavano all’interno dei campi di sterminio. Il loro lavoro si svolgeva all’interno delle camere a gas e dei crematori e consisteva nel trascinare le migliaia di salme esanimi fuori dalle camere a gas e privarle di ogni cosa “umana” che sarebbe potuta essere riutilizzata dal Reich, come i denti d’oro o d’argento o i capelli usati per fare tessuti. Il loro compito era anche quello di portare le salme nei forni crematori o nelle grandi fosse, scavate a lato degli edifici progettati per lo sterminio, utilizzate come forno a cielo aperto. Periodicamente venivano uccisi perché non restassero testimoni.
Sette mesi a Birkenau a tagliare i capelli alle donne destinate alle camere a gas e al recupero dei cadaveri destinati ai forni, poi altri cinque a Mauthausen, infine l’insperata salvezza dopo «il gas, le torture, la scomparsa dei parenti, degli amici, freddo e, ovunque intorno, la fame». Riuscì a salvarsi ma dopo la Liberazione si ritrovò incapace di testimoniare la sua esperienza. Solo dal 1992 ha deciso di intraprendere il doloroso cammino rivolto alle nuove generazioni perché non dimentichino e ha pubblicato le sue memorie nel 2007. Accolta con vivo interesse in tutto il mondo per la sua straordinaria unicità, questa testimonianza è l’antidoto a ogni follia negazionista. Il lucido e onesto racconto di quest’uomo è la forma più nobile di omaggio alle vittime di ieri: la memoria.

GIORNATA DELLA MEMORIA MIRANESE

I.I.S. Statale “ETTORE MAJORANA” Indirizzi Classico – Linguistico – Scientifico MIRANO – VENEZIA


CIRCOLARE N. 145 22 novembre 2022 AI DOCENTI AGLI STUDENTI PARTECIPANTI AL PROGETTO MARTIRI DELLE CLASSI 4^E; 5^C; 5^D; 5^E; 5^G;; LICEO SCIENTIFICO 5^ LB LINGUISTICO III A LICEO CLASSICO AL PERSONALE ATA ALLE FAMIGLIEOggetto: Progetto Martiri. Appuntamenti in preparazione alla Giornata del 13 dicembre 2022 In vista della manifestazione del 13 dicembre p.v. si comunicano le date degli incontri preparatori:  –28 novembre, 15,00 alle 16,30, a distanza: “Breve excursus dalla nascita del Fascismo alla Seconda Guerra Mondiale” percorso guidato dal professor Emiliano Manzato;  –02 dicembre, 15,00 alle 16,30, a distanza: “La Resistenza” riflessione guidata dalla professoressa Claudia Salmaso;  –6 dicembre, dalle ore 14,30 alle 16,30, in presenza, aula 8: “La Resistenza nel Miranese”, con la partecipazione di storici, testimoni e familiari delle vittime dell’eccidio. Gli studenti saranno convocati ai primi due meet nella piattaforma della scuola tramite link.Il Dirigente Scolastico Monica Guaraldo 


ISTITUTO COMPRENSIVO “Mirano 2” SCUOLA DELL’INFANZIA – PRIMARIA – SECONDARIA I GRADO Via Giudecca, 24
 – 30035 Mirano (VE) – Tel. 041/57.01.386 e-mail: [email protected] – C.F. 90159330274 – C.Min. VEIC85700G – C.U.F.: UFYQH7 www.icmiranodue.edu.it Circ. 196 Mirano, 01/12/2022.  Ai Docenti dell’IC. Mirano 2 Agli alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado Al Dirigente Scolastico del Liceo “E. Majorana – E. Corner” Al Presidente dell’ANPI (sez. di Mirano) Al Presidente dell’AUSER All’amministrazione comunale di Mirano Sindaco Baggio Tiziano Assessora all’istruzione M. Francesca Di Raimondo E p.c. Al Personale ATA Oggetto: Giornata della Memoria dei Martiri di Mirano – 11 dicembre 2022.
In occasione della commemorazione della Giornata, le classi terze della scuola secondaria dell’I.C. Mirano 2 “S.M.S. G. Mazzini”, insieme a quelle dell’I.C. “Gabrieli” e in collaborazione con alcuni studenti del liceo “Majorana-Corner”, parteciperanno ad un’attività, programmata per la mattina del 13 dicembre 2022, secondo le seguenti modalità:• gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado “G. Mazzini”, accompagnati dai propri insegnanti, giungeranno in Piazza Martiri della Libertà alle ore 8.30, dove inizieranno un percorso lungo i luoghi che hanno visto deposti i corpi dei martiri di Mirano. Ogni classe si posizionerà in un punto diverso, dove l’accoglierà un volontario dell’ANPI o dell’AUSER, accanto a testimoni dell’eccidio e ad alcuni studenti del liceo “Majorana-Corner” che porteranno le loro esperienze e conoscenze in merito; • ogni classe si fermerà in ciascun punto per circa 10 minuti, dopo di che passerà al punto successivo; • alle 10.00 incontreranno le altre classi terze di Mirano, per un saluto da parte delle autorità comunali; alle 10.30 circa, completata l’attività, le classi torneranno al proprio Istituto.• lo stesso percorso sarà poi svolto dalle classi dell’I.C. “Gabrieli”; • alle 12.00 circa la commemorazione potrà dirsi conclusa. Si allega alla presente copia dello schema, con i punti di sosta e la corrispondente presenza di testimoni e studenti del Liceo Majorana Corner.  IL DIRIGENTE SCOLASTICO Prof. Francesco SIMIONATO
visitate il nostro sito:   www.anpimirano.it

NUOVA TERAPIA INTENSIVA PER LE “FESTE”

DA TRIESTENEWS

B61-12, le nuove nucleari di Aviano. Poche novità, poca difesa e molto attacco

ATTUALITÀIN PRIMO PIANO27 Ottobre 2022Aggiornato: 27 Ottobre 2022

Roberto Srelz

diRoberto Srelz

27.10.2022 – 11.25 – Bombe nucleari B61-12 cosa sono, e perché gli Stati Uniti le portano in Italia in sostituzione di generazioni precedenti di ordigni che hanno lo stesso nome? Le B61-12 non sono che l’ultima evoluzione di una famiglia di bombe nucleari a caduta esistente già da fine anni Sessanta, progettate per essere utilizzate da aerei, statunitensi o alleati, operanti da basi localizzate come quella di Aviano. La decisione di portarle nel nostro paese non è di oggi ma del 2015, presa nell’ambito di quelle “giornate storiche” ricche di “grande onore per l’accordo sulla soluzione nucleare iraniana per rendere il nostro mondo più sicuro” come aveva detto, a Vienna, l’allora alto rappresentante UE per gli affari esteri, Federica Mogherini. Contestualmente, gli USA avevano firmato accordi per le tecnologie nucleari con Arabia SauditaEmirati Arabi e Bahrein; allora nel mirino degli USA c’era l’Iran, da qui la decisione di mandare le nuove B61 verso la portaerei stesa sul Mediterraneo (l’Italia) in un momento in cui l’interesse europeo era ancora per un recupero del rapporto con la Russia nella stabilizzazione della situazione del Donbass; oggi c’è di nuovo la Russia stessa come al tempo della Guerra Fredda. Non è un piano in risposta alle dichiarazioni di Vladimir Putin o alla “bomba sporca” dell’Ucraina (che effettivamente, da un punto di vista tecnico, Kiev avrebbe le capacità di realizzare seppur nei fumi della propaganda aggressiva di Mosca), ma qualcosa di deciso sullo scenario strategico da molto tempo; tutto si è fatto però in queste ultime settimane molto più pericoloso.

La B61-12 aggiunge alla famiglia di cui fa parte una sviluppata capacità di essere guidata verso il bersaglio e un’elettronica più sofisticata, e non c’è solo questo. Come molti altri ordigni nucleari contemporanei presenti nell’arsenale USA (in pratica tutti quelli pronti per l’uso operativo), si tratta di una bomba termonucleare che utilizza una detonazione in più fasi, rapidissime: prima lo scoppio di una bomba nucleare tradizionale come quella di Hiroshima, e subito dopo quello di una bomba come ‘Ivy Mike’, estremamente più letale. La nuova B61-12 può essere quindi “regolata” più facilmente, come si fa con il volume della radio: la sua potenza massima è almeno di 27 volte quella di Hiroshima, però può essere fatta “scendere” fino a meno di mezzo chilotone, un potere distruttivo tattico di circa 20 volte inferiore alla prima bomba atomica (da un punto di vista assoluto – in quanto nell’uso pratico sarebbe anche molto meno di così, a seconda delle condizioni d’impiego) e perfettamente adatto all’attacco, ad esempio, di un’unità corazzata in movimento o di un insediamento fisso come una base, o un aeroporto, o una diga.

La versione che va adesso ad Aviano è la più recente di un’arma longeva, provata con successo – naturalmente senza carico bellico – già diverse volte, fra le quali i test del 2015 in Nevada e quello con i bombardieri statunitensi B2 di luglio 2022 in Florida. B61-12 non è quindi una bomba-Armageddon, ma un ordigno flessibile perfettamente adatto all’impiego su caccia multiruolo come i nostri nuovi F35, e proprio in ciò sta la sua maggior pericolosità nello scenario geopolitico attuale. È un po’ un “portare la guerra a casa vostra”: lancio la bomba, limito i danni che restano da voi perché con il potenziale scelto non ci sarà alcuna possibilità che l’inquinamento arrivi oltre i mari; le conseguenze della contaminazione radioattiva da uso tattico sarebbero comunque terribili, però coinvolgerebbero solo i paesi europei e la Russia, nella speranza che l’attaccato non risponda con i missili intercontinentali – una scommessa psicologica. La differenza della guerra fra Russia e Ucraina nel campionato delle guerre per procura fra Stati Uniti e mondo comunista (dalla Corea alla Siria) succedutesi dal 1945 a oggi, però, è che questo non è uno scontro fra due squadre con spettatori che guardano da casa scommettendo denaro e speculando sulla ricostruzione. Stavolta si gioca in casa, in Russia, della quale l’Ucraina faceva parte e con la quale per una buona metà ha ancora legami culturali indissolubili, a prescindere dai titoli in tivù. Una scommessa molto pericolosa, quindi, quella di potenziare l’arsenale nucleare tattico presente in Europa: Vladimir Putin potrebbe ritenere per davvero l’uso di una bomba B61 tattica come una minaccia all’esistenza della Russia, autorizzando l’impiego dell’arsenale strategico di difesa. Lo sviluppo del nucleare statunitense verso testate tattiche specializzate, ovvero mini bombe atomiche che per loro stessa natura diventano uno strumento spiccatamente d’attacco più che di difesa, non è una novità di oggi che risponde a minacce di Putin, ma una precisa scelta politica dell’era Trump derivante da analisi militari precedenti e sviluppi tecnologici oggi possibili: dal tempo del bazooka Davy Crockett, che finiva per coinvolgere nell’esplosione anche chi l’aveva usato, di decenni ne sono trascorsi diversi, e proprio la Russia, pur perseguendo in risposta la stessa strada e posizionando lanciamissili in luoghi strategici, aveva denunciato violazioni da parte USA delle regolamentazioni concordate in materia di arsenali. Joe Biden non fa dunque altro che proseguire sulla strada di Trump e la Russia non potrà che rispondere alzando l’asticella atomica; all’Europa resta ancora una certa libertà di scelta su cosa fare, in mezzo a decisioni non facili da prendere e nella consapevolezza che l’Italia, proprio perché ospita le bombe B61 e basi statunitensi, era e resta uno degli obiettivi primari di un attacco nucleare russo se il conflitto dovesse allargarsi.

[r.s.]

105 anni dalla Rivoluzione d’OTTOBRE:

1. L’IMPERO RUSSO A FINE ‘800

https://www.storiauniversale.it/1-L-IMPERO-RUSSO-A-FINE-800.htm

«Abbiamo fatto marcire in prigione milioni di persone senza scopo, senza alcuna considerazione e in modo barbaro, abbiamo cacciato questa gente in catene nel gelo per decine di migliaia di verste, l’abbiamo fatta contagiare di sifilide e corrotta, abbiamo corrotto e aumentato i criminali, ma siamo noi tutti che invece prendiamo da questa faccenda le debite distanze, quasi che non ci riguardasse». (Anton Čechov, 1890)1

EQUAZIONE DEL XXI SECOLO:

+ARMI+GUERRE+FAME = ARGUFA = $$$ > 1% Pop. Mond. (clas. dom.) !!!

GLI ARGUFAMISTI DEL MONDO

the National Defense Strategy, the Nuclear Posture Review and the Missile Defense Review 

Two large ships traverse an ocean.

L’amministrazione ha dovuto decidere la linea più alta per l’entità del suo budget per la difesa per l’esercizio 2023, che include solo le spese correnti del Pentagono ed esclude il budget del Dipartimento per gli affari dei veterani degli Stati Uniti e l’ammortamento delle passività non finanziate per la pensione militare e l’assistenza sanitaria. L’amministrazione ha dovuto scegliere un punto di partenza di base: i 753 miliardi di dollari originariamente richiesti per l’esercizio 2022 o i 770 miliardi di dollari che prevedeva di richiedere nell’esercizio 2023. In alternativa, l’amministrazione potrebbe utilizzare i 780 miliardi di dollari che il Congresso ha autorizzato per l’esercizio 2022, che era 37 miliardi di dollari, il 5 per cento, in più rispetto alla proposta del presidente Biden per l’anno fiscale 2022 e 10 miliardi di dollari in più rispetto a quanto intendeva richiedere per l’anno fiscale 2023.

Invece di scegliere uno di questi importi di base nella sua proposta di bilancio per l’esercizio 2023, l’amministrazione Biden ha richiesto 813 miliardi di dollari, 4 che sono andati ben oltre quanto proposto nell’esercizio 2022. Ciò è stato il risultato delle pressioni del Congresso, inclusi molti democratici, che si sono opposti a molte delle riduzioni proposte dal presidente Biden, in particolare alla Marina, e all’impatto dell’inflazione sulla retribuzione del personale militare in servizio attivo, di riserva e in pensione. 5 Si tratta di 33 miliardi di dollari, circa il 4 per cento, in più rispetto a quanto approvato dal Congresso nell’esercizio 2022 e di circa 45 miliardi di dollari, il 10 per cento, in più rispetto a quanto previsto dall’amministrazione nell’esercizio 2023. 6

Supponendo un tasso di inflazione di circa il 7% e un aumento reale dal 3% al 5% in più, si tradurrebbe in un budget per la difesa per l’anno fiscale 2023 di oltre $ 900 miliardi. Si tratta di circa 150 miliardi di dollari – o del 20 percento – in più rispetto a quanto richiesto dall’amministrazione Biden nell’esercizio 2022 e di circa 100 miliardi di dollari13 in più rispetto a quanto l’amministrazione ha proposto per il prossimo anno fiscale. Includere il costo degli aiuti per l’Ucraina a seguito dell’invasione russa potrebbe comportare un budget per la difesa per l’esercizio 2023 che si avvicina a $ 1 trilione.

https://www.affaritaliani.it/esteri/guerra-mondiale-guerra-russia-nato-un-miliardo-di-morti.html?refresh_ce

Rapporto ONU: salite a 828 milioni nel 2021 le persone che soffrono la fame nel mondoRoma/New York 

Il numero delle persone che soffrono la fame a livello mondiale è salito a ben 828 milioni nel 2021, ossia circa 46 milioni in più dal 2020 e 150 milioni in più dallo scoppio della pandemia di COVID-19 (1): è quanto emerge da un rapporto delle Nazioni Unite che fornisce nuove prove secondo cui il mondo si sta allontanando ulteriormente dall’obiettivo di sconfiggere, entro il 2030, fame, insicurezza alimentare e malnutrizione in tutte le sue forme.

I numeri delineano un quadro sconfortante:

• Ben 828 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2021 – 46 milioni di persone in più rispetto al 2020 e 150 milioni in più del 2019.

• Dopo essere rimasta relativamente invariata dal 2015, nel 2020, la percentuale di persone colpite dalla fame è salita  e ha continuato a salire nel 2021, fino al 9,8% della popolazione mondiale, contro l’8% del 2019 e il 9,3% del 2020.

• Nel 2021, circa 2,3 miliardi di persone (29,3%) in tutto il mondo erano in una situazione di insicurezza alimentare moderata o grave – 350 milioni in più rispetto a prima dello scoppio della pandemia da COVID-19. Quasi 924 milioni di persone (11,7% della popolazione mondiale) hanno sofferto di insicurezza alimentare grave, con un aumento di 207 milioni in due anni.

• Il divario di genere nell’insicurezza alimentare è cresciuto ancora nel 2021. In tutto il mondo, il 31,9% delle donne ha sofferto di insicurezza alimentare moderata o grave, rispetto al 27,6 % degli uomini: un divario di oltre 4 punti percentuali, rispetto ai 3 del 2020.

• Quasi 3,1 miliardi di persone non potevano permettersi una dieta sana nel 2020, 112 milioni in più rispetto al 2019, come conseguenza dell’inflazione sui prezzi dei prodotti alimentari al consumo, a seguito delle ripercussioni economiche della pandemia da COVID-19 e delle misure attuate per contenerla.

• Si stima che 45 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni abbiano sofferto di deperimento, la forma più letale di malnutrizione, che, in età infantile, aumenta fino a 12 volte il rischio di morte. Inoltre, 149 milioni di bambini sotto i cinque anni hanno subito un ritardo di crescita e di sviluppo, a causa di una carenza cronica di  nutrienti essenziali nella loro alimentazione, contro 39 milioni di bambini in sovrappeso.

Parte 2 art.di A. Pascolini

Da oggi le armi nucleari diventano illegali

Scenari di escalation nucleare Sebbene sembri che le ultime minacce nucleari della Russia siano dirette contro l’Ucraina, se la minaccia russa nei confronti dell’Ucraina fosse stata seria, sicuramente il raid sul deposito 4 di petrolio di Belgorod, l’attacco alla base aerea di Saky in Crimea o il bombardamento del ponte di Kerch, oltre ai significativi progressi dell’esercito ucraino lungo le linee del fronte, sarebbero stati sufficienti a scatenare una rappresaglia nucleare. Invece le risposte russe sono state un’escalation militare convenzionale, con attacchi a obiettivi civili e la mobilitazione “parziale” di riservisti. Gli analisti ritengono che il messaggio di Putin sia invece inteso a spingere l’Occidente a costringere l’Ucraina a negoziare alle sue condizioni e a congelare il campo di battaglia così com’è ora, il che darebbe alla Russia il tempo e lo spazio per ricostituire le sue forze d’invasione. Per utilizzare armi nucleari a livello tattico in un conflitto si dovrebbe preventivamente rispondere a quattro domande: 1) qual’è l’obiettivo previsto di un attacco nucleare? 2) qual’è l’effetto previsto sull’obiettivo? 3) quale tipo di arma nucleare creerebbe l’effetto desiderato con la massima efficienza? 4) cosa succede dopo? Nel bilancio delle conseguenze, va considerato che ogni esplosione nucleare non sotterranea viola sia una precisa legge universale formale (il trattato per il bando parziale dei test nucleari del 1963) che la norma morale non scritta, ma ugualmente potente come vincolo sociale, del tabù nucleare, parte della profonda consapevolezza universale. La Russia e lo stesso Putin andrebbero incontro a un obbrobrio generale, anche da parte degli stati attualmente neutrali o addirittura favorevoli allo sforzo bellico, con il rischio di ritorsioni politiche, economiche e forse anche militari. Ci sono tre tipi di un potenziale uso di armi nucleari russe nella guerra in corso: 1) un attacco dimostrativo contro un’area non popolata; 2) un attacco di controforza sul campo di battaglia; e 3) un attacco di controvalore contro un centro abitato per cercare una cessazione politica della guerra, o eventualmente per decapitare il governo ucraino. Fra gli obiettivi non cruenti sono stati considerati il poligono russo di Novaya Zemlya, dove il 30 ottobre 1961 è stata fatta esplodere la RDS-220, la più potente bomba nucleare di tutti i tempi (circa 58000 kt), la zona di esclusione di Cernobyl, evacuata dopo l’incidente del 28 aprile 1986, l’isola dei serpenti al largo della foce del Danubio, il mar Nero o un’esplosione ad alta quota. Va osservato che un test nucleare sul mar Nero violerebbe lo spirito e la lettera della Carta della Black Sea Economic Cooperation (BSEC) e creerebbe alla Russia problemi diplomatici con gli altri 12 paesi membri dell’organizzazione, in particolare la Turchia, un cruciale interlocutore della Russia. Lo scenario 1 non appare credibile, in quanto non avrebbe probabilmente alcun effetto sulla volontà dell’Ucraina di combattere o sul sostegno occidentale all’Ucraina, ma darebbe luogo a un enorme danno politico globale. Lo scopo di una dimostrazione nucleare è quello di mostrare risolutezza e intenzione. Tali iniziative sono state prese in considerazione dai responsabili politici in più occasioni (ricordiamo la proposta di scienziati coinvolti nel Progetto Manhattan per appunto una dimostrazionee come alternativa al bombardamento delle città giapponesi) ma sono sempre state respinte: le stesse restrizioni imposte all’azione, come la lontananza e il numero limitato di vittime, la renderebbero inefficace, trasmettendo esitazione quanto determinazione. C’è inoltre il rischio (paventato anche nel 1945) di malfunzionamento dell’ordigno, il che renderebbe l’azione assolutamente controproducente; mentre infatti la Russia verifica costantemente l’affidabilità dei vettori (aerei e missili), l’ultimo test russo di un ordigno nucleare risale al 24 ottobre 1990. È successo più volte che altre armi prelevate dai depositi, 5 non sottoposte a una continua buona manutenzione, non abbiano funzionato come previsto. Un attacco contro un centro abitato, anche con armi di limitata potenza, avrebbe di fatto un carattere strategico e non tattico, non possedendo alcun valore militare diretto, ma mirando a piegare la volontà di resistenza degli ucraini, mettendoli di fronte all’orrore della morte nucleare di un’intera comunità. Tuttavia, è altamente improbabile che un tale attacco costringa l’Ucraina o l’occidente ad arrendersi e rappresenterebbero un enorme azzardo del tipo che Putin si è storicamente rifiutato di fare. È difficile immaginare che la notizia venga accolta con serenità in Russia e una tale azione potrebbe intensificare l’opposizione interna a Putin: fra le due popolazioni esistono legami e rapporti anche familiari che rendono difficile far accettare una rappresaglia nucleare contro civili ucraini. Nel profondo della concezione comune, le armi nucleari sono riservate per un nemico estremo, che appaia antropologicamente “diverso” (come erano nel 1945 i giapponesi per gli amricani). Lo stesso nuovo comandante delle operazioni, il generale Sergey Surovikin esprime questo fondamentale comune sentire col dichiarare alla TV russa: “Noi e gli ucraini siamo un unico popolo.” Analogamente uno dei “duri”, Igor Strelkov, un comandante della milizia che ha operato nel Donbas dopo l’annessione della Crimea, ha recentemente dichiarato che l’uso di armi nucleari tattiche in Ucraina sarebbe un errore: anche la “zombificata” popolazione ucraina, ha detto, è “il nostro popolo” e attaccarla con armi nucleari sarebbe un crimine. Lo scenario 3 quasi certamente aumenterebbe la volontà dell’Ucraina di combattere e anche il sostegno globale alla sua lotta. La campagna russa ha visto il ripetuto superamento di soglie di violenza inusitate: oltre a sistematici attacchi a obiettivi civili, ci sono stati crimini scoperti dopo la partenza delle forze di occupazione, come torture, omicidi, stupri, rapimenti e saccheggi, forse anche per rendere gli ucraini pronti a cedere. In pratica, l’effetto è stato l’opposto: ha indurito la loro determinazione e li ha resi ancora più decisi a liberare il loro paese, dimostrando straordinari livelli di resilienza, unità e determinazione. Non stupirebbe che anche l’essere vittime di un attacco nucleare avesse lo stesso effetto. Esplosione nucleare ad alta quota Mentre esplosioni al suolo e nella bassa atmosfera generano una nube radioattiva a forma di “fungo”, esplosioni negli stati superiori dell’atmosfera producono una palla di fuoco sferica, che poi si modifica nell’interazione con il campo magnetico terrestre. Per la rarefazione dell’atmosfera, i raggi X prodotti possono percorrere grandi distanze e quindi la palla di fuoco diviene enorme e rimane altamente luminosa per lungo tempo (qualche minuto); l’evento può essere osservato a molte centinaia di km di distanza dall’epicentro. Il maggiore impatto di tali esplosioni è la creazione di un fortissimo impulso elettromagnetico (EMP), ossia una radiazione elettromagnetica con uno spettro di frequenze molto vasto (soprattutto radiofrequenze) che cresce di intensità molto rapidamente e decade lentamente. I raggi gamma generati dall’esplosione diretti verso il basso vengono assorbiti dagli strati più densi creando una zona circolare molto spessa e vasta centinaia di km ove le molecole atmosferiche vengono ionizzate rilasciando elettroni che spiralizzano nel campo geomagnetico producendo appunto un intenso EMP diretto verso terra; questo EMP può interessare vaste regioni, interferendo con i sistemi di comunicazione, ma anche distruggendo apparati elettrici ed elettronici. 6 Il fenomeno è molto complesso e dipende da una varietà di fattori geografici e atmosferici, oltre dalle caratteristiche dell’esplosione, e diventa estremamente difficile pianificare gli effetti. L’evento è quindi molto rischioso, come anche emerso nei test nucleari eseguiti da americani e sovietici fra il 1958 e il 1962 a diverse quote fra 22 e 540 km e di varia potenza: la fascia di radiazioni gamma diretta verso l’alto in un test americano distrusse satelliti (americani) in orbita; l’EMP prodotto da un test sovietico sul Kazakistan fuse 290 km di linee telefoniche, bruciò una centrale elettrica e distrusse 1000 km di cavo elettrico interrato. L’EMP da un’esplosione sull’Ucraina generebbe imprevedibili effetti su una zona difficilmente delimitabile, che potrebbe estendersi anche su territori russi o su paesi afferenti alla NATO; potenzialmente anche le forze russe impegnate nel conflitto potrebbero venir danneggiate. L’esplosione potrebbe inoltre creare problemi all’International Space Station e alla cinese Tiangong Space Station e ai loro equipaggi, oltre ai numerosi satelliti nelle orbite basse; va ricordato che secondo l’attuale Nuclear Posture Review il danneggiamento di satelliti militari americani potrebbe essere una causa sufficiente per una reazione nucleare. Un vero impegno nucleare tattico Fra le opzioni nucleari russe rimane lo scenario 2, un attacco sul campo di battaglia. Ma in Ucraina non ci sono obiettivi militari interessanti per le armi nucleari russe. Impieghi tipici per armi nucleari di piccole dimensioni in combattimento sono l’affondamento di una portaerei in mare, la distruzione di una grande formazione di carri armati o il blocco di un passaggio cruciale attraverso le montagne. Un obiettivo credibile avrebbe potuto essere il complesso industriale Azovmash della resistenza ucraina a Mariupol. Ora l’Ucraina non opera con una concentrazione di forze sufficientemente ampia da giustificare un’esplosione di qualche decina di kt, ma impiega unità relativamente piccole che combattono a distanza ravvicinata su un territorio che la Russia rivendica come proprio. Armi nucleari più piccole sarebbero ancora meno utili, poiché, secondo gli esperti, i loro effetti operativi presentano in combattimento livelli analoghi di efficacia di quelli dell’impiego massiccio di artiglieria di precisione, soprattutto se utilizzano testate termobariche, senza violare il tabù nucleare, rischiare l’obbrobrio globale, scatenare pericolose ricadute radioattive o demoralizzare i propri soldati. Il punto cruciale è che una singola esplosione nucleare controvalore non modifica in alcun modo l’andamento del conflitto sul campo ed è priva di senso militare: risultati significativi impongono l’impiego sistematico di numerose armi nucleari in una vera operazione tattica nucleare, specificatamente pianificata e condotta da forze speciali con l’equipaggiamento, l’addestramento e il morale necessari per condurre operazioni offensive dopo le esplosioni nucleari, forze ben diverse dalle truppe oggi impegnate al fronte. La complessa e articolata dottrina operativa delle forze russe (https://www.armyupress.army.mil/portals/7/hot%20spots/documents/russia/2017-07- the-russian-way-of-war-grau-bartles.pdf) prevede l’integrazione di operazioni convenzionali con attacchi nucleari, come si evince anche dalle manovre che vengono usualmente condotte. L’uso nucleare non strategico in un conflitto a livello di teatro mira a impedire all’avversario di intensificare l’escalation a livelli superiori o a costringerlo a capitolare. Certamente i comandi militari russi hanno condotto molte simulazioni di guerra nucleare a livello tattico, ma, fortunatamente, una tale operazione non è mai stata eseguita, e quindi non esiste un riferimento operativo concreto della possibile evoluzione degli eventi 7 sul campo, per cui comunque sarebbe un’impresa ad alto rischio, in terra incognita. Uno studio statunitense declassificato prevedeva l’uso di 136 attacchi nucleari per ottenere un risultato decisivo su un fronte lungo 60 miglia – e le linee del fronte tra Ucraina e Russia si estendono oggi per una distanza circa 7 volte maggiore. Un numero così elevato di esplosioni potrebbe comportare effetti psicologici sugli stessi soldati russi esposti a una distruzione di tale portata, riducendo la loro efficacia in combattimento e la loro capacità di sfruttare le falle create nelle linee difensive ucraine. Verrebbero prodotte enormi quantità di radiazioni, con effetti immediati su tutti i soldati in campo aperto, e la diffusione del fallout sull’Ucraina, in Bielorussia e in Russia, suscitando panico tra le popolazioni, che hanno ancora viva l’esperienza del disastro di Chernobyl. Qualunque uso di armi nucleari russe, in ogni possibile scenario, appare quindi un azzardo enorme per guadagni limitati che non raggiungerebbero gli obiettivi bellici dichiarati da Putin, mentre rafforzerebbe la volontà dell’Ucraina e la determinazione dell’occidente a sostenerla, con la prospettiva che l’infrazione del tabù sull’uso del nucleare in guerra, consolidato in 77 anni finisca col coinvolgere altri paesi nel sostegno della causa ucraina e maggiormente isolare la Russia. Questi motivi mi convincono che un impiego di armi nucleari nel presente conflitto non sia un’opzione razionale per il governo o i responsabili militari russi. La ragione non è tutto, ma è l’unico strumento affidabile per guidare i nostri pensieri e azioni. Il superamento del rischio nucleare potrebbe semplificare la situazione diplomatica per la soluzione del conflitto eliminando dal tavolo un fattore gravemente destabilizzante. Dobbiamo restare comunque estremamente attenti al rischio nucleare globale, data la gravissima ostilità fra le potenze nucleari e i focolai di conflitto. Sarebbe necessario che venissero ripresi i negoziati strategici russo-americani sospesi nel 2021 e riconsiderate le proposte russe per la rimozione e moratoria di forze nucleari di gittata intermedia, possibilmente coinvolgendo sul tema anche la Cina. Ciò non risolve il problema ucraino, ma servirebbe ad abbassare la temperatura della presente grave febbre nucleare. Padova 19 ottobre 2022

Escalation nucleare in Ucraina: di A. Pascolini parte 1

L'autunno nucleare dell'Europa - Il Grand Continent

Università di Padova. Negli ultimi giorni, in particolare dopo il messaggio televisivo del 21 settembre e il discorso del 30 settembre del presidente russo, è cresciuta la preoccupazione di analisti e opinionisti che Vladimir Putin possa usare armi nucleari “tattiche” nella sua guerra contro l’Ucraina. Il rischio nucleare è stato amplificato dal presidente americano Joe Biden, che in un discorso del 6 ottobre ha descritto l’attuale situazione di stallo in Ucraina, con Putin che minaccia di usare tutti i mezzi a sua disposizione per difendere la Russia e il territorio che ha conquistato, come il momento nucleare più pericoloso dalla crisi dei missili di Cuba, avvenuta 60 anni fa, proprio in questo mese. In realtà le armi nucleari sono state al centro dell’invasione russa dell’Ucraina fin dall’inizio, essendo la Russia la maggiore potenza nucleare mondiale e per il coinvolgimento dei paesi nucleari occidentali e della NATO. Nelle prime dieci settimane della campagna militare, Mosca ha emesso circa 20 segnali nucleari: Putin già il 24 febbraio fece riferimento a “conseguenze mai viste nella storia” per chi avesse inteso “interferire” e, nell’apparizione televisiva del 27 febbraio, dispose l’innalzamento del livello di allerta dell’arsenale russo; le forze russe hanno condotto esercitazioni di sottomarini con armamento nucleare e disperso in Siberia lanciatori mobili di missili nucleari; inoltre stanno impiegando contro l’Ucraina missili abilitati anche per testate nucleari. Infine occorre anche considerare la presenza sul territorio di centrali e depositi di scorie nucleari, da subito coinvolti nel conflitto (https://ilbolive.unipd.it/it/news/impianti-nuclearicivili-guerra-norme). Eppure, una lettura attenta dei documenti e l’esame razionale degli avvenimenti e dei possibili scenari, rendono, a mio avviso, remota la possibilità di un effettivo impiego di armi nucleari nel breve termine, e comunque lontana l’urgenza che caratterizzò la crisi dei missili di Cuba. Armi nucleari “tattiche” Il continuo riferimento ad armi nucleari tattiche suggerisce l’idea che esista una differenza sostanziale rispetto a quelle “strategiche”: in realtà si tratta di ordigni basati sugli stessi principi fisici, in grado di produrre disastrosi effetti a seconda della loro potenza, modalità d’impiego e delle condizioni ambientali: una “palla di fuoco”, onde d’urto distruttive, un impulso elettromagnetico e radiazioni nucleari che causerebbero danni a lungo termine alla salute dei sopravvissuti; la ricaduta (fallout) radioattiva contaminerebbe l’aria, il suolo, l’acqua e le scorte alimentari potenzialmente di vaste zone. Il termine “arma nucleare tattica” non esiste nel glossario concordato dalle potenze nucleari membri del trattato di non proliferazione, né nell’ultima edizione del dizionario dei termini militari del ministero della difesa americano. Nei documenti ufficiali americani e russi si usa la distinzione “strategico” per i sistemi considerati nell’accordo New START e “non strategico” per tutti gli altri. In pratica le armi non strategiche sono intese per un impiego tattico, ossia da parte di forze terrestri, marittime o aeree contro forze avversarie, installazioni o strutture di supporto, a sostegno di operazioni che contribuiscono al compimento di una missione 2 militare di portata limitata, o a sostegno dello schema di manovra del comandante militare, solitamente limitate all’area delle operazioni militari. Una missione strategica è invece diretta contro uno o più obiettivi nemici selezionati con lo scopo di distruggere e disintegrare progressivamente la capacità e la volontà belliche del nemico. Gli obiettivi includono sistemi chiave di produzione, fonti di materie prime, materiali critici, scorte, impianti energetici, sistemi di trasporto, strutture di comunicazione e altri obiettivi simili. A differenza delle operazioni tattiche, le operazioni strategiche sono progettate per avere un effetto a lungo raggio piuttosto che immediato sul nemico e sulle sue forze militari. I sistemi strategici si avvalgono di vettori di gittata intercontinentale, mentre l’impiego tattico è ristretto in un campo di qualche centinaio di km. Per non sconvolgere in modo irrimediabile il campo di battaglia, la potenza delle armi di impiego tattico è mantenuta limitata, sotto i 100 kt. Ricordiamo che la resa di 1 kt corrisponde all’energia prodotta dall’esplosione di 1 milione di kg di tritolo e che la bomba su Hiroshima fu di 16 kt; per confronto, la più potente arma non nucleare (la BU-43 MOAB) ha la resa di 0,011 kt. Ad esempio, l’arma non strategica americana B61-12 può avere 4 possibili rese preselezionabili: 0,3 kt, 1,5 kt, 10 kt o 50 kt. Attualmente gli USA dispongono di circa 200 bombe aeree B61, di cui 100 in basi europee, mentre si stima che la Russia abbia circa 2000 armi non strategiche con una varietà di sistemi vettore. Una “scommessa per la resurrezione” di Putin? La motivazione principale del ricorso russo ad armi nucleari secondo molti osservatori e commentatori internazionali è l’inattesa prestazione sul campo di battaglia dell’esercito ucraino sostenuto dalla NATO, che potrebbe mettere alle strette Putin e indurlo a iniziative estreme. Più volte nella storia leader di paesi in gravissime difficoltà militari sono stati tentati di “scommettere per la resurrezione”, di continuare cioè a portare avanti una guerra già persa con un’intensità sempre maggiore, perché qualsiasi risultato al di sotto della vittoria avrebbe potuto significare la loro fine politica (o la loro morte). Così nel 1917, la Germania, non avendo alcuna speranza di vittoria, scatenò la sua arma segreta, gli U-Boot, per condurre operazioni illimitate in alto mare, in una strategia ad alto rischio, che poteva portare a una grande ricompensa (bloccare la Gran Bretagna) o a una grande calamità (far entrare in guerra gli Stati Uniti). Alla fine gli Stati Uniti entrarono in guerra, la Germania fu sconfitta e il kaiser rimosso dal potere. Analogamente, nel 1944 i nazisti iniziarono l’impiego massiccio di attacchi con i missili balistici V2 e i giapponesi ricorsero alle disperate imprese dei kamikaze, Wunderwaffen che non evitarono la disastrosa sconfitta di entrambi. Nel 1972, dal 18 al 28 dicembre, Richard Nixon ricorse alla campagna “natalizia” di bombardamenti su Hanoi e Haiphong, con l’impiego di 207 bombardieri B-52 e 2000 aerei tattici, la più distruttiva campagna aerea dai tempi della seconda guerra mondiale, salvo poi doversi ritirare dal Viet Nam e accettare l’unificazione del paese sotto il regime comunista. Ma la situazione attuale della Russia non è assolutamente confrontabile con quelle della Germania del ’17 o del ’45 o del Giappone: non ci sono città russe distrutte o minacciate e la vita quotidiana in Russia non è praticamente mutata, se non per le restrizioni ai diritti civili. L'”operazione militare speciale” non procede come era nelle aspettative di Putin, gli obiettivi iniziali sono stati ridimensionati e l’Ucraina sta liberando territori inizialmente occupati, 3 mentre continua il sostegno militare, politico ed economico dei paesi della NATO al governo di Kiev. Certamente l’operazione sta costando caro alla Russia in termini di caduti, mezzi, risorse umane ed economiche, nonché del prestigio militare, ma ha portato all’occupazione di una frazione significativa di territorio ucraino (territorio che può costituire una forte testa di ponte per riprendere l’attacco a Kiev con nuove forze), ha privato l’Ucraina dell’accesso al mare d’Azov e a gran parte del mar Nero, oltre aver prodotto pesanti distruzioni delle città, infrastrutture e risorse economiche e umane ucraine. Appare comunque certo che nel presente conflitto non vi sono gli estremi previsti per l’impiego di armi nucleari, sulla base del decreto 355 sui “fondamenti della politica statale della Federazione russa nell’area della deterrenza nucleare” approvato da Putin il 2 giugno 2020 (https://ilbolive.unipd.it/it/news/putin-svela-politica-nucleare-russa). Ricordiamo che il documento dichiara che “la Federazione russa considera le armi nucleari esclusivamente come un mezzo di dissuasione, il cui uso è una misura estrema e forzata dalle condizioni”. Le “condizioni che rendono possibile l’impiego di armi nucleari includono: (a) la ricezione di informazioni affidabili sul lancio di missili balistici contro il territorio della Federazione russa e (o) dei suoi alleati; (b) l’uso da parte di un avversario di armi nucleari o altre armi di distruzione di massa sui territori della Federazione russa e (o) dei suoi alleati; (c) azioni avversarie contro apparati statali o militari di importanza critica per la Russia, la cui disabilitazione potrebbe comportare l’impedimento delle azioni di ritorsione con forze nucleari; (d) aggressione contro la Federazione russa con armi convenzionali quando l’esistenza stessa dello stato sia posta a rischio”. Naturalmente la verifica delle condizioni del decreto è aperta a interpretazioni, ma le prime tre sono oggettivamente assenti e sarebbe un’estrema forzatura (e forse anche ridicolo) ritenere che le azioni sul campo in Ucraina possano porre a rischio “l’esistenza stessa dello stato” russo. Anche se il presidente russo ritenesse di ricorrere ad armi nucleari, dovrebbe, secondo quanto sembra sicuro, ottenere l’adesione del ministro della difesa o del capo di stato maggiore delle forze armate; quest’ultimo dovrebbe comunque verificare la validità dell’ordine a fronte della dottrina militare prima di renderlo operativo. Il necessario coinvolgimento dei militari è un possibile elemento di stabilità e ragionevolezza: essi conoscono bene gli effetti delle esplosioni nucleari e le caratteristiche e i rischi di una possibile guerra nucleare tattica. Inoltre, dal 1° marzo il dipartimento della difesa americano e il ministero della difesa russo sono collegati da una linea diretta di comunicazione (deconfliction line) allo scopo di prevenire errori di calcolo, incidenti militari e rischi di escalation in emergenziali situazioni critiche di sicurezza. Questo canale e i numerosi contatti diplomatici e politici, oltre che dei massimi esponenti militari, occorsi fra Russia e Stati Uniti fanno escludere l’eventualità di un attacco nucleare russo diretto contro obiettivi nell’Europa occidentale (pure considerato da alcuni analisti), come i centri focali di rifornimento di armi e mezzi situati in Polonia e Romania. Un tale atto provocherebbe l’immediato ricorso del paese colpito all’articolo V del trattato di Washington e la Russia si troverebbe a dover subire la reazione armata della NATO e il rischio di una guerra globale continua parte2