25 aprile – ANPI Associazione Nazionale Partigiani d'Italia – Sezione del Miranese "Martiri di Mirano" http://anpimirano.it Thu, 25 Apr 2013 18:17:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Qualcosa tipo una liberazione http://anpimirano.it/2013/qualcosa-tipo-una-liberazione/ http://anpimirano.it/2013/qualcosa-tipo-una-liberazione/#comments Thu, 25 Apr 2013 18:17:17 +0000 http://anpimirano.it/?p=3707 Leggi tutto "Qualcosa tipo una liberazione"]]> Nell’esporre la sua netta contrarietà all’esecuzione di «Fischia il vento e infuria la bufera» durante le celebrazioni del 25 aprile, il commissario prefettizio di Alassio ha spiegato agli ultimi, stupefatti partigiani che la festa della Liberazione è apolitica. Non me ne voglia Sua Eccellenza, ma fatico a trovare una festa più politica dell’abbattimento di una dittatura. Politica in senso nobile e bello, al netto degli orrori reciproci che purtroppo fanno parte di ogni guerra civile.
Oggi il modo più diffuso per commemorare la Liberazione consiste nel rimuoverla, annegandola in un mare di ignoranza. Un signore ha scritto scandalizzato dopo avere udito all’uscita da una scuola la seguente conversazione tra ragazzi: «La prof dice che giovedì non c’è lezione». «Vero, c’è qualcosa tipo… una liberazione». Ma anche i pochi che sanno ancora di che cosa si tratta preferiscono non diffondere troppo la voce «per non offendere i reduci di Salò», come si è premurato di precisare il commissario di Alassio. Una sensibilità meritoria, se non fosse che a furia di attutire il senso del 25 aprile si è finito per ribaltarlo, riducendo la Resistenza alla componente filosovietica e trasformando le ferocie partigiane che pure ci sono state nella prova che fra chi combatteva a fianco degli Alleati e chi stava con i nazisti non esisteva alcuna differenza. La differenza invece c’era, ed era appunto politica. Se avessero vinto i reduci di Salò saremmo diventati una colonia di Hitler. Avendo vinto i partigiani, siamo una democrazia. Nonostante tutto, a 68 anni di distanza, il secondo scenario mi sembra ancora preferibile. Grazie, partigiani.
Massimo Gramellini “La Stampa” 24.4.2013

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IL “LORO” 25 APRILE (di Furio Colombo da “Il Fatto” del 24/04/12) http://anpimirano.it/2012/il-loro-25-aprile-di-furio-colombo-da-il-fatto-del-240412/ Tue, 24 Apr 2012 12:24:11 +0000 http://anpimirano.it/?p=558 Leggi tutto "IL “LORO” 25 APRILE (di Furio Colombo da “Il Fatto” del 24/04/12)"]]>

Da ieri nelle strade e nelle piazze della Capitale italiana, si vedono grandi manifesti che celebrano la repubblica di Salò. Avete capito bene. Celebrano la repubblica di Salò sotto la data del 25 aprile.

La scritta è stampata in alto sopra la foto di un reparto di brigate nere passate in rivista dall’ultimo segretario del partito fascista, Pavolini. Non confondete. Non erano soldati per combattere.

Erano soldati da rastrellamento.

Rastrellamento vuol dire (nel linguaggio della mia infanzia, quando ho visto ciò che accadeva con lo stesso orrore che provo oggi) catturare antifascisti e partigiani destinati a morire. Sono i “soldati” impegnati a tempo pieno a trovare e catturare cittadini italiani ebrei, bambini e malati inclusi, da consegnare ai camerati tedeschi per lo sterminio nei campi. Quei campi hanno continuato a uccidere fino all’ultimo giorno e all’ultimo fascista in condizione di “combattere” quella guerra ignobile e spaventosa. Fa impressione che quei manifesti siano affissi negli spazi con la scritta “Comune di Roma”. Fa impressione e orrore che lo slogan del manifesto sia la scritta: “Tutti gli eroi sono giovani e belli”. Sono gli eroi che hanno mandato a morte ogni ebreo, ogni partigiano, ogni antifascista su cui sono riusciti a mettere le mani. Mani non di combattenti ma di carnefici. Sono gli eroi che hanno dato una mano alla razzia romana del 16 ottobre (tutte le famiglie trovate nel ghetto, mille persone con tutti i bambini, quasi nessuno è tornato). Sono i complici delle stragi compiute dai camerati tedeschi nei villaggi e paesi dove anche il parroco è stato ucciso, Sono coloro che pagavano lire 5.000 a quelli che indicavano il nascondiglio di un italiano ebreo da mandare a morire. Sono i “ragazzi” che si sono preoccupati di far arrivare ad Auschwitz Primo Levi, catturato mentre combatteva da partigiano. Il macabro manifesto reca in basso la scritta “ai ragazzi di Salò”. Nei giorni scorsi l’ambasciatrice svedese a Roma mi ha espresso il desiderio di celebrare insieme, a Roma, l’anniversario della nascita di Raul Wallenberg, il giovane diplomatico svedese che, assieme all’italiano GiorgioPerlasca, ha salvato migliaia di ebrei ungheresi. Le ho detto sì. Non nella Roma di Alemanno. A Roma hanno fatto bene le associazioni della Resistenza a non invitare le istituzioni di questa città e di questo manifesto alla celebrazione del 25 aprile.

 

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Neofascisti contestano un partigiano http://anpimirano.it/2012/neofascisti-contestano-un-partigiano/ Sun, 22 Apr 2012 10:07:27 +0000 http://anpimirano.it/?p=540 Leggi tutto "Neofascisti contestano un partigiano"]]> Dopo aver visto “Nazirock” ci chiedevamo quando sarebbe successa la prossima aggressione fascista: è successo ieri mattina al Liceo Avogadro di Roma, durante un dibattito in cui è intervenuto il partigiano Mario Bottazzi invitato dagli studenti dell’Avogadro a parlare della Resistenza in vista dell’imminente 25 aprile. Tutti hanno condannato l’episodio (compreso Alemanno e la Polverini), ma appena poco tempo prima il nome del liceo era stato fatto in una interrogazione parlamentare in seguito a vari episodi causati da esponenti di “Lotta Studentesca”, il movimento studentesco di “Forza Nuova”, e anche alla visibilità dei siti internet e socialnetwork riconducibili a questa gente in cui si inneggia all’antisemitismo, si minacciano i professori e si possono tranquillamente vedere loghi nazisti, croci celtiche e saluti romani.

Forse bisognerebbe ricordare a qualcuno che l’apologia del fascismo è un reato previsto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 (contenente “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione”), anche detta Legge Scelba, che all’art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque «faccia propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista», oppure da chiunque «pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».

La Dodicesima Disposizione Transitoria della Costituzione Italiana recita:
“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.”

Solidarietà al partigiano Bottazzi. Basta con chi vuole riscrivere la storia del nostro Paese in nome del fascismo.

Da l'”Unità” del 22/04/12: Intervista a Mario Bottazzi «Un brutto segno, bisogna resistere»
Parla l’aggredito: «Solo provocatori, gruppi che nella Roma di Alemanno trovano sponda», di Mariagrazia Gerina.
Mio fratello era del ’25 e quelli della sua età, nella Repubblica di Salò, se non si presentavano venivano fucilati. Salì in montagna, io, più giovane, decisi di andargli dietro, non potevo fare altrimenti». Ecco, quando fece la sua scelta Mario Bottazzi, il partigiano insultato alla vigilia del 25 aprile, aveva sedici anni, più o meno l’età di quei tre ragazzi di Lotta studentesca che lo hanno contestato. «Una provocazione premeditata e meschina», si amareggia lui, che della testimonianza nelle scuole ha fatto una ragione di vita. «Altro che favole».
Come è andata?
«Erano tre, hanno srotolato lo striscione. Poi mi hanno chiesto: “Lei cosa dice dell’assassinio di quel prete a Rimini dopo la Liberazione?”. Volevano provocare: dimostrare che i partigiani erano delinquenti. Li conosciamo bene, per questo abbiamo allertato il commissariato».
Chi sono? Cosa li spinge a contestare una storia che non conoscono?
«Un tempo pensavo che fosse per ragioni familiari. Ma non è così. In questi anni abbiamo visto nascere gruppi di tutti i tipi a Roma. Non c’è solo Casa Pound. Quelli che mi hanno contestato si arrabbiano se gli dici che sono di Casa Pound. Il punto è che nella Roma di Alemanno trovano sponda. Non c’è iniziativa che non corrano a contestare con migliaia di manifesti: chi glieli dà i soldi?».
Lei aveva più o meno la loro età quando è diventato partigiano?
«Non avevo ancora compiuto 16 anni. Venivo da una famiglia di antifascisti. Mio padre era stato licenziato dall’Arsenale militare dove lavorava come meccanico perché non aveva la tessera del fascio…».
Cosa ricorda del 25 aprile?
«Per noi a Piacenza il giorno della Liberazione fu il 28: gli alleati restarono fuori, lasciando che fossimo noi partigiani a entrare per primi, un riconoscimento del ruolo che aveva svolto la lotta partigiana».
Che valore ha oggi quella lotta?
«Abbiamo sconfitto i tedeschi e il fascismo, ci siamo messi nella condizione di ricostruire un Paese che allora era totalmente distrutto. Il regime ci aveva portato al disastro». Che pensa della decisione di tenere aperti i negozi anche il 25 aprile. «Sono anche quelli attacchi al 25 aprile. Ha fatto bene Pisapia a non accettare la cosa. C’è ancora da resistere».

L’articolo del Manifesto in cui si parla dell’episodio:

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/7153/

L’articolo di Repubblica che parla degli episodi precedenti:

http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/02/23/news/scritte_neofascisti_antisemiti_licei_lotta_studentesca-30376952/

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25 aprile: il comandante Diavolo (Al Dievel) http://anpimirano.it/2012/25-aprile-il-comandante-diavolo-al-dievel/ Sat, 21 Apr 2012 04:28:58 +0000 http://anpimirano.it/?p=466 Leggi tutto "25 aprile: il comandante Diavolo (Al Dievel)"]]> Tra poco è il 25 aprile: vorremo ricordare i  partigiani che sono ancora tra di noi e, tra i tanti, Germano Nicolini che riesce nei suoi discorsi a far capire quanta emozione e quanta voglia di non arrendersi (resistere) c’è ancora nella sua vita, nonostante le batoste e le umiliazioni ricevute. Da ascoltare e far conoscere.

 ‘ero in bicicletta, disarmato, in una zona che credevo sicura. I tedeschi sbucarono da un argine. Mi buttai giù e corsi zigzagando tra gli alberi, mentre quelli sparavano all’impazzata. Da una finestra due sorelle, nostre staffette, esclamarono “le propria al dievel” (“è proprio il diavolo”)’

…Noi sognavamo un mondo diverso, un mondo di libertà, un mondo di giustizia, un mondo di pace e un mondo di fratellanza e di serenità. Ho 85 anni, da allora ne sono passati sessanta e purtroppo questo mondo non c’è… E allora riflettete, ragionate con la vostra testa e continuate la nostra lotta…”

“A differenza di quello che dicono alcuni storici che mirano da sempre a sminuire la resistenza Italiana, affermando che il movimento partigiano abbia interessato migliaia di persone, il nostro paese in realtà, grazie alla resistenza Italiana, venne considerato paese occupato, ma cobelligerante. E sapete perché? Perché tutto il popolo ha sostenuto la resistenza. Se non ci fosse stato il popolo ad aiutarci non ce l’avremmo mai fatta. E’ stata l’unione e la comunione di ideali e di intenti che ha fatto si che il movimento funzionasse.
E il motivo per cui l’ ANPI va sostenuta è perché essa preserva la memoria storica di questi valori e di questa unione che ha fatto si  che il nostro paese riuscisse a respingere il nemico con la resistenza”

Una grande lezione di storia di Germano:

http://it.wikipedia.org/wiki/Germano_Nicolini

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