pinochet – ANPI Associazione Nazionale Partigiani d'Italia – Sezione del Miranese "Martiri di Mirano" http://anpimirano.it Wed, 11 Sep 2013 09:18:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 11 settembre 1973: colpo di stato in Cile http://anpimirano.it/2013/11-settembre-1973-colpo-di-stato-in-cile/ http://anpimirano.it/2013/11-settembre-1973-colpo-di-stato-in-cile/#comments Tue, 10 Sep 2013 09:06:17 +0000 http://anpimirano.it/?p=4789 Leggi tutto "11 settembre 1973: colpo di stato in Cile"]]> “Loro hanno la forza, potranno farci schiavi ma i progressi sociali non si arrestano né con il crimine, né con la forza, la storia è nostra ed è fatta dal popolo. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!”. Queste le ultime parole di Salvador Allende prima di essere assassinato dai golpisti cileni comandati da Pinochet e ispirati,aiutati e supportati dal governo americano che non voleva un governo marxista in America Latina. Il 24 febbraio 1974 sul settimanale “L’Espresso” compare un articolo del grande scrittore Gabriel Garcia Marquez: non si tratta di una narrazione storica ma di una ricostruzione appassionata, che utilizza tutte le fonti, i materiali, le ipotesi sul dramma cileno. “Ho scritto questa rievocazione soprattutto per far capire agli americani del nord quel che era successo sotto i loro occhi, e in parte per colpa loro” ha detto Marquez inviando il manoscritto al giornale. Questa è la parte finale dell’articolo:

“Aveva compiuto 64 anni il luglio prima ed era un leone perfetto: tenace, deciso e imprevedibile. “Quel che pensa Allende, solo Allende lo sa”, mi aveva detto uno dei suoi ministri. Amava la vita, amava i fiori e i cani, era di una galanteria un po’ all’antica, fatta di bigliettini profumati e di incontri furtivi. La sua maggior virtù fu la coerenza, ma il destino gli apparecchiò la rara e tragica grandezza di morire difendendo a colpi di mitra lo sgorbio anacronistico del diritto borghese, difendendo una Suprema corte di giustizia che l’aveva ripudiato ma che doveva legittimare i suoi assassini, difendendo un congresso miserando che lo aveva dichiarato illeggittimo ma che doveva soccombere compiaciuto davanti alla volontà degli usurpatori, difendendo la libertà dei partiti di opposizione che s’erano venduti l’anima al fascismo, difendendo tutto il bric-à-brac tarlato di un sistema di merda che egli si era proposto di distruggere senza sparare un colpo. Il dramma ebbe luogo in Cile, per sventura dei cileni, ma passerà alla storia come qualcosa che capitò a noi tutti, uomini di questo tempo, e c’è rimasto dentro, nelle nostre vite, per sempre.”

Questa è la sequenza finale del film “La memoria ostinata” di Patricio Guzman, una sequenza intensa e terribile: dopo la proiezione de “La guerra del Chile” (un documentario dello stesso Guzman sulla storia dell’esperienza di Unidad Popular in Chile) fa vedere i visi sconvolti, commossi dei giovani incapaci di dominare l’emozione che sgorga nel vedere la propria storia. Il film è una lotta contro l’oblio e la falsificazione della storia, sulla memoria negata. Come afferma José Balmes: “la memoria e l’oblio sono come il polo positivo e quello negativo della riflessione umana, ci fanno soffire e morire, ma ci permettono anche di vivere”.

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15 settembre 1973: assassinio di Victor Jara http://anpimirano.it/2012/15-settembre-1973-assassinio-di-victor-jara/ Fri, 14 Sep 2012 19:28:51 +0000 http://anpimirano.it/?p=1438 Leggi tutto "15 settembre 1973: assassinio di Victor Jara"]]>
Victor Jara e Joan Turner

“Victor Jara era un comunista! Ed è la ragione per la quale l’11 settembre del 1973 non rimase a casa ad ascoltare la radio né cercò di fuggire, ma andò all’università per organizzarsi insieme a tanti compagni per i quali aveva composto e cantato la sua musica. Fu catturato, portato insieme a migliaia di persone in uno degli di stadi di Santiago del Cile  e dopo giorni di torture e di terrore, gli maciullarono le mani, lo trucidarono”: queste le parole con cui Daniele Sepe riassume gli ultimi giorni della vita di Victor Jara.
Ma chi era Victor Jara? Perchè era così tanto odiato dai militari fascisti?Jara nasce a Chillan, nel sud del Chile, il 28 Settembre del 1932, da una famiglia di contadini. La madre è una cantante dotata e con una spiccata passione per la musica: gli regala una chitarra e gli insegna a suonarla. Nel 1966 pubblica il primo disco, le sue canzoni parlano, comunicano, danno voce al popolo e in breve diventa il faro di quel movimento definito “Nueva cancion chilena”. Victor infastidisce il potere, è bello, intelligente, pieno di calore umano, è amato dal “pueblo”. Si schiera dalla parte di Salvador Allende, contribuendo alla elezione del primo presidente marxista dell’America latina.

Ma il nome di Victor Jara è scritto da tempo nella lista del quaderno della morte compilata da Pinochet e, il giorno del golpe, i militari festeggiano la sua cattura all’università di Santiago. Ai militari non piace la bellezza, la creatività profonda, la vitalità, l’amore per i più indifesi, la ribellione e quindi non vedono l’ora di distruggere le mani di Victor, vogliono fermare quell’arma micidiale che aveva combattuto contro i privilegi, la violenza, l’ingiustizia, lo sfruttamento, il colonialismo americano, il fascismo.  Così macellano le sue dita e le spezzano, gli tagliano le mani (“e adesso prova a suonarci una canzone”)….ma Victor ha ancora un’arma e, mentre lo torturano, comincia a cantare la “Canzone del Partito di Unità Popolare” e solo allora i militari lo fanno tacere con 40 colpi di pistola.

“Siamo saliti al secondo piano, dove erano gli uffici amministrativi e, in un lungo corridoio, ho trovato il corpo di Victor in una fila di una settantina di cadaveri. La maggior parte erano giovani, e tutti mostravano segni di violenze e di ferite da proiettile. Quello di Victor era il più contorto. Aveva i pantaloni attorcigliati alle caviglie, la camicia rimboccata, le mutande ridotte a strisce dalle coltellate, il petto nudo pieno di piccoli fori, con un’enorme ferita, una cavità, sul lato destro dell’addome, sul fianco. Le mani pendevano con una strana angolatura e distorte; la testa era piena di sangue e di ematomi. Aveva un’espressione di enorme forza, di sfida, gli occhi aperti”

Queste sono le parole di Joan Turner, la moglie di Victor.  È a lei che dobbiamo la conoscenza delle sue canzoni, perchè ai militari non piacciono i ricordi e le memorie e quindi distruggono le matrici dei dischi che trovano, bruciano i testi che Victor aveva scritto: ma Joan, dopo aver riconosciuto il corpo straziato del marito, scappa in Inghilterra con le matrici originali dei dischi e con il testo dell’ultima canzone di Victor, scritta nello stadio-lager di Santiago.
Le mani di Victor…le sue mani che non hanno smesso di scrivere, le sue mani come simbolo di resistenza al potere più ignorante e violento, le sue mani come simbolo profondo e vibrante che fa sentire ancora forte la sua voce.

Gli ultimi 5 minuti di vita di Victor Jara immaginati dal grande Stefano Tassinari:

 

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11 settembre 1973: golpe in Cile http://anpimirano.it/2012/11-settembre-1973-golpe-in-cile/ Mon, 10 Sep 2012 11:15:19 +0000 http://anpimirano.it/?p=1472 Leggi tutto "11 settembre 1973: golpe in Cile"]]>
La copertina de "L'Espresso" con l'articolo di G.G.Marquez sul golpe cileno

L’11 settembre del 1973 il generale Pinochet, alla guida delle forze armate golpiste, prese il potere in Cile, facendo finire nel sangue il governo di sinistra del presidente Salvador Allende, il primo presidente marxista della storia dell’America latina. Nel bellissimo corto del 2002 del maestro Ken Loach presente all’interno di “11 settembre 2001”, un profugo cileno a Londra scrive una lettera ai familiari delle vittime dell’11 settembre 2001, ricordando loro l’altro 11 settembre, quello del golpe del 1973.
Questo è il testo del film, che descrive benissimo le fondamentali complicità del governo americano dell’epoca:

Care madri, cari padri e persone di coloro che sono morte l’11 Settembre a New York, sono cileno, vivo a Londra e vorrei dirvi che forse abbiamo qualcosa in comune: i vostri cari furono assassinati come lo furono i miei; abbiamo anche la data in comune, l’11 Settembre, martedì 11 Settembre. Nel 1970 ci furono le elezioni, io avevo 18 anni e votavo per la prima volta; avevamo un bellissimo sogno, costruire una società in cui tutti potessero condividere il frutto del proprio lavoro e le ricchezze del paese. Così quel Settembre del 1970 andammo tutti a votare e vincemmo! C’era il latte e la scuola per i figli, terre incolte vennero distribuite ai contadini senza terra, le miniere di rame e carbone e le principali industrie divennero proprietà di tutti noi. Per la prima volta nella loro vita le persone avevano una dignità. Ma non sapevamo quanto questo fosse pericoloso. Il vostro segretario di stato Henry Kissinger disse: “Non vedo come si possa stare fermi a guardare un paese che cade nelle mani dei comunisti grazie all’irresponsabilità del suo stesso popolo”: le nostre scelte democratiche, i nostri voti non erano rilevanti, il mercato ed i profitti sono più importanti della democrazia; da quel momento in poi il nostro dolore, il vostro dolore furono legalizzati. Il vostro presidente Nixon affermò che avrebbe fatto crollare la nostra economia, la CIA ricevette istruzioni di attivarsi per organizzare un’insurrezione militare, un colpo di stato; oltre 10.000.000 dollari furono stanziati per sbarazzarsi del nostro presidente Allende.
Amici, i vostri leader decisero di distruggerci: provocarono uno sciopero dei trasporti che finì quasi per paralizzare la nostra economia, bloccarono gli scambi delle merci nel nostro paese creando il caos, si unirono a quanti nel nostro paese non avevano accettato la nostra vittoria. I vostri dollari foraggiavano gruppi neofascisti che portavano la violenza nelle strade e mettevano bombe nelle fabbriche e nelle centrali elettriche. Incredibilmente la cosa non funzionò: nelle elezioni amministrative il consenso popolare addirittura aumentò. E cosa fecero gli Stati Uniti?!?
“L’11 Settembre i nemici della libertà hanno compiuto un atto di guerra contro il nostro paese e la notte è calata su un mondo diverso, un mondo dove la libertà stessa è sotto attacco” (George W.Bush): L’11 Settembre i nemici della libertà compirono un atto di guerra contro il nostro paese. Alle prime luci dell’alba truppe corazzate avanzarono contro il nostro palazzo presidenziale, Allende e i suoi ministri consiglieri erano all’interno. Allende non fuggì mentre il palazzo della “Moneda” veniva bombardato: “Loro hanno la forza, potranno farci schiavi ma i progressi sociali non si arrestano né con il crimine, né con la forza, la storia è nostra ed è fatta dal popolo. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!”. Fu assassinato. Martedì, anche noi accadde un martedì, l’11 Settembre del 1973, un giorno che distrusse le nostre vite per sempre.
Mi spararono a un ginocchio e poi mi sbatterono la testa contro l’asfalto lurido della strada, me la sbatterono non so quante volte, finchè non persi conoscenza. Un giorno in prigione mi issai sulle sbarre della finestra e vidi fuori un amico che veniva trascinato per le braccia, gli avevano spezzato le ossa, sanguinava dalle orecchie, poi lo assassinarono. Sapemmo dei campi di tortura comandati da ufficiali addestrati nelle scuole militari americane, sapemmo di quelli sbudellati, gettati dagli elicotteri in volo, di quelli torturati davanti ai loro figli e alle loro mogli; sapete cosa facevano? Collegavano fili elettrici ai genitali, mettevano topi nelle vagine delle donne, addestravano i cani a stuprare le donne. E poi sapemmo della carovana della morte, del generale che andava di città in città ordinando esecuzioni a caso, 30.000 persone furono assassinate, 30.000. Il vostro ambasciatore in Cile protestò per le torture, ma Kissinger replicò: “Ditegli di non mettersi a fare lezioni di scienze politiche”. Il generale Pinochet che aveva guidato il colpo di stato accolse ridendo il segretario di stato che si era congratulato con lui per il lavoro ben fatto.
Mi chiamarono terrorista, mi condannarono al carcere a  vita senza processo né difesa. Fui rilasciato dopo 5 anni ma dovetti abbandonare il paese per la sicurezza dei miei amici. Ora non posso tornare in Cile, anche se ci penso continuamente: il Cile è la mia casa, ma cosa ne sarebbe dei miei figli?!? Loro sono nati qui a Londra, non posso condannarli all’esilio come fu per me, non posso farlo ora anche se con tutto il mio cuore vorrei tornare a casa.
S. Agostino diceva: “La speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno e il coraggio: sdegno per le cose come sono, e coraggio per cambiarle”.
Madri, padri e persone care di coloro che sono morti a New York, presto sarà il ventinovesimo anniversario del nostro martedì 11 Settembre e il primo anniversario del vostro, noi vi ricorderemo, spero che voi vi ricordiate di noi.  Pablo

Il 24 febbraio 1974 sul settimanale “L’Espresso” compare un articolo (la copertina è quella all’inizio del post) del grande scrittore Gabriel Garcia Marquez: non si tratta di una narrazione storica ma di una ricostruzione appassionata, che utilizza tutte le fonti, i materiali, le ipotesi sul dramma cileno. “Ho scritto questa rievocazione soprattutto per far capire agli americani del nord quel che era successo sotto i loro occhi, e in parte per colpa loro” ha detto Marquez inviando il manoscritto al giornale. Questo è il documento: https://docs.google.com/open?id=0B9EZVVVyy4LjMTF5QWE1bTJZSms

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