Signor Matteo Renzi, tra le “delizie “ che lei riesce ad esternare quotidianamente, mi ha colpito particolarmente quella che si riferiva ai “nostri Nonni”. In quella occasione lei ha avuto modo di insultarli pesantemente, definendoli colpevoli delle nostre disgrazie e non ricordo bene quanti altri improperi abbia usato. I nostri nonni sono quelli che hanno fatto la Resistenza, ricostruito l’Italia del dopoguerra distrutta materialmente dagli eventi bellici e moralmente dal fascismo, ed erano impregnati di ideali. Sono i Berlinguer, i De Gasperi, i Pertini. Semmai avrebbe potuto parlare dei “nostri padri”, quelli che appartengono alle generazioni succedute ai nonni, e che comprendono i Berlusconi e tanti altri come lui. Quelli sì che di bene all’Italia ne hanno fatto ben poco. Ma tra quelli ci sono molti suoi estimatori, suoi simpatizzanti. Gente che condivide i suoi “ideali”. Lei piace molto agli industriali , ai finanzieri, ai berlusconiani. Non ho mai visto lei presente ad una manifestazione di studenti, di operai disoccupati, di esodati. Lei è un “infiltrato” nel partito democratico per distruggere quel poco che di “sinistra” è rimasto in quel movimento. Lei è un liberista. Io sono uno dei “nonni” che hanno fatto la Resistenza. Ho assistito al prelievo, nella cella dove ero detenuto, di due miei coetanei partigiani che vennero poi fucilati. Avevano 20 anni. Non hanno avuto il tempo di diventare nonni anche loro ed è anche pensando a loro che mi auguro che lei non esca vincente nelle primarie in corso nel Pd. E mi scuso se non riesco ad accettare l’idea che lei possa rottamare anche il ricordo dei miei fratelli immolatisi per un’Italia migliore, non certamente la sua.
Romolo Benasso, Partigiano “Sipe” (lettera pubblicata da “Il Fatto” del 25 novembre 2012)