Presentiamo un compito di Alice Antoni, una ragazza di terza media, che si è meritata il massimo dei voti.
Fai una relazione sul film “Roma città aperta” di Roberto Rossellini. Riferisci in breve la trama del
film, indica a quale argomento storico è collegabile; quali sono i personaggi che ti hanno colpito di
più?
“Roma città aperta” è un film diretto da Roberto Rossellini nel 1945, nel periodo successivo alla
liberazione dell’Italia dai tedeschi e alla fine della seconda guerra mondiale. È ambientato nella
Roma del 1943, durante l’occupazione nazista. Sebbene faccia riferimento a fatti storici realmente
accaduti, i personaggi e la storia di questo film sono invenzione del regista e degli sceneggiatori.
Luigi Ferraris, uomo importante della Resistenza e militante del Partito Comunista, si nasconde con
il falso nome di ingegnere Manfredi ma viene comunque scoperto dalla polizia. Sfugge all’arresto
rifugiandosi in casa dell’amico Francesco, che vive con la futura moglie Pina. Pina è incinta e ha già
un bambino più grande avuto dal precedente marito, morto tempo prima. Manfredi si tiene in
contatto con gli altri gruppi di partigiani, grazie all’aiuto di Don Pietro, parroco che svolge il ruolo
di staffetta.
Nel quartiere dove l’ingegnere Manfredi si era nascosto viene attuata una retata della polizia e delle
SS, e questa seconda volta viene arrestato insieme a Francesco. Pina mostra la sua disperazione e
corre dietro al camion della polizia, ma muore sotto gli spari dei tedeschi. I due tuttavia vengono
liberati dagli altri partigiani, ancora prima di arrivare alla sede della Gestapo.
Si nascondono nuovamente nell’abitazione di Marina, una giovane attrice amante di Manfredi.
È una donna fragile, ingenua e legata ai soldi. Sarà lei a tradirlo, denunciandolo alle SS in cambio di
poco. Manfredi viene scoperto durante un incontro con Don Pietro, così vengono entrambi arrestati
e fatti prigionieri dai nazisti. Il maggiore Fritz Bergamam tortura e interroga il partigiano fino alla
morte, ma questi resiste e non dirà nulla. Il prete viene fatto fucilare la mattina seguente.
Il film finisce con l’inquadratura dei bambini che sono voluti restare vicino al prete, guardando da
lontano l’esecuzione, e che se ne vanno in silenzio stringendosi tra loro.
“Roma città aperta” si collega quindi con l’argomento storico della seconda guerra mondiale, più in
particolare alla situazione in Italia dopo lo sbarco al sud degli alleati nel 1943. Roma era al mezzo
di un paese diviso in due fazioni: da una parte i liberatori angloamericani, dall’altra, al nord,
l’occupazione nazista. A Roma gli alleati non erano arrivati, ma la Resistenza si fece attiva più che
mai.
Uno dei personaggi che colpiscono di più è Pina, interpretata dall’attrice Anna Magnani. È una
donna popolana, con un carattere forte e rinforzato dagli stenti portati dalla guerra.
La figura del prete è interessante; Don Pietro si dimostra un uomo di grande fede, consapevole dei
rischi che corre ma anche di quali sono i suoi doveri del suo ruolo. Penso che un prete debba aiutare
i poveri, quelli che soffrono e che vengono privati dei loro diritti più importanti. E i nazisti, i
fascisti, hanno fatto questo con le dittature, le leggi razziali, le fucilazioni, i rastrellamenti e lo
sterminio degli ebrei come di zingari, disabili e omosessuali. Don Pietro decide di dare il suo aiuto a
chi vuole combattere questo e liberare il paese.
L’ingegnere Manfredi è un uomo altrettanto convinto e deciso nelle sue azioni, nei suoi ideali e
nella resistenza alla violenza dei tedeschi. La sua forza d’animo viene dimostrata quando, nelle
scene finali, resiste a terribili torture e muore, pur di non tradire i suoi compagni.
Tuttavia in questo film mi ha personalmente colpito il monologo di uno dei generali nazisti, durante
un discorso tra SS mentre Manfredi era interrogato. Questo generale è ubriaco, parla di cose che
non dovrebbe dire ma che pensa e per questo gli altri nella sala pensano di lui che sia un “disertore”.
Dice che beve ogni sera per dimenticare quello che ha fatto e visto, ammette di non crederci più
nella “razza padrona”. Finisce ripetendo che non c’è più speranza per loro dopo tutti i morti e l’odio
che hanno seminato per tutta l’Europa.
Infine il film è una testimonianza di quegli anni e forse il messaggio finale, dato dai bambini, è che
il futuro c’è e sarà migliore, ma per averlo molti sono gli uomini che hanno dato la vita proprio
come Manfredi.
Sulla Resistenza, con la nostra classe, abbiamo visto anche una serie di interviste raccolte in un
video. A parlare erano le donne, combattenti e staffette, che hanno avuto ruoli importanti nella lotta
partigiana. Anche tra loro c’è chi ha dato la vita, chi ha messo a rischio tutto per portare avanti
quegli ideali. Le staffette avevano il compito di portare messaggi tra i vari fronti, ma anche di
portare munizioni, viveri, medicinali: molte aiutavano proprio come infermiere chi si feriva negli
scontri.
Si muovevano con le biciclette e riuscivano a passare inosservate per la maggior parte delle volte,
ma nel caso venissero fermate, dovevano avere un alibi “di ferro”. Alcune delle donne intervistate
sono state arrestate e anche portate nei campi di concentramento.
Questo filmato mi ha dato l’impressione di descrivere bene come hanno vissuto i protagonisti della
lotta partigiana, comprese quelle donne.
In conclusione, posso dire che ho un’idea precisa di cosa è stata la Resistenza per il nostro paese. Il
popolo sotto oppressione di una dittatura terribile e insensata ha combattuto per la libertà, la fine
della guerra, i propri diritti che venivano violati. È stato un movimento soprattutto di giovani di
diverse età e classe sociale, anche di vari partiti.
E molti di quei giovani sono morti, ma ancora oggi è importante ricordarli poiché nei luoghi dove
hanno combattuto e dato la vita si sono scritte le prime pagine della nostra Costituzione, quella della
Repubblica Italiana, libera dalla dittatura e che ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli.