2 minuti e mezzo all’ora del giudizio

1 Febbraio, 2017



2 minuti e mezzo, ecco quanto manca all’ora del
giudizio

Alessandro Pascolini
Università di Padova

Le preoccupazioni quotidiane, i problemi immediati e
più vicini ci fanno dimenticare o rimuovere i pericoli
che tutta l’umanità sta correndo a causa della minaccia
legata alla stessa presenza delle armi nucleari e ai
cambiamenti climatici che stanno modificando le condizioni di vita sul nostro
pianeta.
Per esprimere in modo efficace l’urgenza del rischio nucleare e climatico
attraverso una metafora immediatamente comprensibile a tutti (forse anche ai
politici!) la Federation of atomic scientists ha scelto di indicare con le lancette di un
orologio quanti minuti rimangano prima della mezzanotte antecedente al giorno del
giudizio.

Questi scienziati, che per primi, già dal 1945, si sono posti l’obiettivo di
combattere lo sviluppo delle armi nucleari, hanno trovato uno strumento per
diffondere le loro analisi e proposte nel Bulletin of the atomic scientists, creato da Leo
Szilard e Eugene Rabinowich. Ed è appunto il Bulletin che presenta in tutti i suoi
numeri l’ora corrente del rischio nucleare, fissata annualmente dal suo Science and
security board.
La prima indicazione, siamo nel 1947, fu di mezzanotte meno sette minuti: gli
USA hanno deciso di rafforzare il monopolio delle armi nucleari, si sta accendendo
la guerra fredda ed è fallito il tentativo del controllo internazionale dell’energia
nucleare nell’ambito dell’apposita commissione creata dall’ONU.
Nel 1949, con l’acquisizione delle armi nucleari da parte dell’URSS, la situazione
si aggrava e le lancette vengono portate a 3 minuti da mezzanotte. Un ulteriore
aggravamento (e siamo a meno due minuti) si ha nel 1953 con la decisione, invano
contrastata da larga parte della comunità scientifica, di procedere allo sviluppo delle
armi termonucleari.
Nel corso degli anni, a fronte dell’evoluzione del confronto nucleare fra le
superpotenze e la proliferazione ad altri paesi, l’orologio si è allontanato e avvicinato
alla mezzanotte; il momento più sicuro si è avuto nel 1991 alla fine della guerra
fredda (17 minuti da mezzanotte) per poi via via aggravarsi negli anni successivi di
fronte all’incapacità del mondo politico internazionale di superare il confronto
nucleare, risolvere i nuovi conflitti e di affrontare le problematiche legate al
cambiamento climatico globale, fino a ritornare nel 2015 a meno tre minuti come nel
1949. Lo scorso 26 gennaio il gruppo internazionale di 16 esperti incaricato di
muovere le lancette dell’orologio si è convinto dell’ulteriore aggravamento della
situazione e ha ridotto di altri 30 secondi la distanza dalla catastrofe globale fino a
due minuti e mezzo, la peggior situazione dal 1953.
”Nel corso del 2016, il panorama della sicurezza globale si è aggravato poiché la
comunità internazionale non ha saputo affrontare in modo efficace le più urgenti ed
esistenziali minacce al genere umano – le armi nucleari e il cambiamento climatico.”
Gli scienziati e studiosi hanno motivato la loro decisione con i cambiamenti
climatici non controllati, la modernizzazione globale delle armi nucleari, le
dimensioni eccessive degli arsenali delle armi nucleari e i rischi inerenti alle nuove
tecnologie.

L’aggravamento del pericolo nucleare presenta una varietà di aspetti:
– la modernizzazione globale delle armi, in particolare i massicci programmi di
modernizzazione delle “triadi” nucleari in Russia e negli USA,
– i problemi di sicurezza degli enormi arsenali delle maggiori potenze,
– le situazioni critiche in aree di conflitti attivi, in particolare gli sviluppi quantitativi
e qualitativi delle armi indiane e pakistane, i nuovi test nucleari della Corea del
Nord con gli sviluppi delle sue forze missilistiche, il diretto confronto fra Russia e
NATO, con iniziative militari di entrambe le parti, a seguito del conflitto armato in
Ucraina,
– il pericolo di ulteriore proliferazione, con la crisi del trattato di non-proliferazione,
– gli ostacoli a iniziative di disarmo, con uno stallo del processo negoziale.

Il cambiamento climatico in atto si manifesta in modo chiarissimo con l’aumento
della temperatura globale, l’innalzamento del livello del mare, la diminuzione dei
ghiacci polari e la crescita della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera;
le conseguenze si manifestano nella modifica della distribuzione delle piogge,
l’accresciuta violenza dei fenomeni atmosferici, la riduzione della biodiversità.
La comunità scientifica mondiale non ha dubbi sui meccanismi alla base dei
mutamenti del clima e dell’impatto dell’attività antropica sui processi che li
determinano. L’accordo raggiunto a Parigi entrato in vigore nel 2016 ha convinto
alcuni paesi a intraprendere azioni per ridurre l’emissione di gas serra, e la crisi
economica globale ne ha fermato l’aumento; tuttavia non ci sono indicazioni che
l’economia stia andando verso la necessaria trasformazione in un mondo con zero
emissione di carbonio, e la conferenza di Marrakech non ha visto gli auspicati
progressi.

Il documento segnala inoltre altre due problematiche che aggravano la
situazione presente e possono avere effetti deleteri in futuro: le potenziali minacce
delle nuove tecnologie e il diffuso atteggiamento dei governi mondiali di ignorare o
trascurare i dati scientifici e le opinioni esperte nei loro processi decisionali.
La dipendenza crescente del mondo moderno dalla tecnologia delle informazioni
e la cibernetica espone le strutture civili a rischi di attacchi con potenziali gravissime
conseguenze da parte di hacher esperti (sia gruppi privati che entità governative): fra
gli obiettivi, attività finanziarie, reti elettriche e trasporti nazionali, impianti
industriali, incluse centrali nucleari, lo stesso sistema elettorale alla base della vita
democratica e le libertà personali. Oltre ai rischi cibernetici stanno diventando reali
anche armi autonome letali, sistemi in grado di uccidere senza il controllo
immediato di un operatore umano, e armi biologiche basate sulla manipolazione
genetica.

Queste innovazioni tecnologiche potenzialmente rischiose avvengono con una
velocità che sfida la capacità della società di seguirne lo sviluppo, mentre invece è
assolutamente necessario che esse siano monitorate e possibilmente anticipate.
In tutti questi campi di tecnologia avanzata, incluso il settore nucleare, sia
militare che civile, e a fronte della varietà delle sfide climatiche, sono cruciali
conoscenze fattuali precise e la loro comprensione scientifica. Invece in molti paesi
gran parte dei cittadini hanno perso fiducia nelle istituzioni scientifiche e i governi
nel loro processo decisionale non solo riducono il ruolo di esperti indipendenti, ma
ignorano gli stessi fatti oggettivi.

Gli estensori notano che anche la nuova amministrazione degli USA si presenta
con un tale atteggiamento, in particolare al riguardo dei problemi climatici e delle
relazioni internazionali, sia per le affermazioni fatte nel corso della campagna
elettorale che per le personalità individuate come responsabili a livello governativo
dell’energia e della protezione ambientale. È la prima volta nei 70 anni di esistenza
dell’orologio che le posizioni e le azioni di una singola persona influiscono
sull’aggravamento della situazione mondiale – ma si tratta del nuovo presidente
degli USA.

Il documento si rivolge ai governi, ma anche ai cittadini del mondo e quindi
conclude con delle raccomandazioni volte a limitare i rischi globali:

– i leader russi e americani ritornino al tavolo dei negoziati per ulteriori riduzioni
delle armi nucleari e per limitare i programmi di modernizzazione di tali armi che
stanno minacciando una nuova corsa agli armamenti;

– la Russia e gli USA riducano il livello di allerta delle loro armi nucleari e usino gli
esistenti meccanismi per la stabilizzazione delle crisi per evitare conflitti accidentali;

– i governi mondiali riducano decisamente l’emissione di gas serra nei loro paesi e
rispettino pienamente gli accordi di Parigi per limitare l’aumento di temperatura a
due gradi sopra i valori pre-industriali;

– l’amministrazione Trump riconosca il cambiamento climatico come una realtà
verificata dalla scienza e raddoppi gli sforzi per limitare l’emissione di anidride
carbonica, sostenendo le sorgenti energetiche alternative al carbone e incoraggiando
l’efficienza;

– USA, Cina, Russia e gli altri paesi interessati trattino con la Corea del Nord
impegnandola a ridurre i rischi del programma nucleare;
– i leader dei paesi con programmi energetici elettro-nucleari affrontino i problemi di
sicurezza degli impianti nucleari civili e del trattamento delle scorie; a prescindere
dalla traiettoria dell’industria nucleare globale, ci sarà un continuo bisogno a breve a
lungo termine di strutture per il deposito delle scorie nucleari e per impianti nucleari
estremamente sicuri;

– i paesi del mondo collaborino alla creazione di istituzioni con il compito specifico
di esplorare e affrontare impieghi potenzialmente nocivi o catastrofici delle nuove
tecnologie.
Se i suggerimenti sono rivolti ai governi per azioni immediate, il documento fa
appello a tutti i cittadini del mondo a tener viva l’attenzione su queste problematiche
globali e a esercitare le dovute pressioni sui propri rappresentanti, utilizzando ogni
mezzo democratico, inclusi i social media, per la diminuzione dei rischi globali e
l’aumento della sicurezza del pianeta e di tutta l’umanità. “Saggi governanti
dovrebbero agire immediatamente, guidando l’umanità lontano dal baratro. Se non
lo fanno, saggi cittadini devono passare avanti e guidare il cammino.”

Il testo originale del rapporto, It is two and half minutes to midnight, con le biografie
dei membri del Science and security board, è reperibile sul sito del Bulletin of the atomic
scientists all’indirizzo.
http://thebulletin.org/sites/default/files/Final%202017%20Clock%20Statement.pdf
Per informazioni sulla modernizzazione delle forze nucleari mondiali vedi A.
Pascolini, All’ombra dei missili in fiore. La modernizzazione (o riarmo?) nucleare, Scienza e
pace VII(2), Research Paper n.37, giugno 2016.

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