Messaggio del Presidente dell’Anpi provinciale di Venezia Marcello Basso sul 150° dell’Unità d’Italia.

17 marzo. Un tripudio di bandiere tricolori, una partecipazione popolare straordinaria.

Molta consapevolezza, molta memoria di quello che è stato, ma, soprattutto, tanta disponibilità a lavorare per un futuro diverso della nostra Italia.

Si è percepito l’orgoglio di essere italiani, l’attaccamento al tricolore e all’inno nazionale.

Anche l’orgoglio di poter dire: “Io, nel 150° anniversario, c’ero!”.

Si è anche palesato l’imbarazzo, l’evidente imbarazzo, di quanti predicano la secessione, diffondendo a piene mani egoismo e poca solidarietà.

E’ stata sconfitta anche ogni tentazione di illusorio rifugio nella indifferenza.

L’ANPI c’era, con le sue bandiere e tanti fazzoletti al collo.

Dentro di noi, dentro l’ANPI, c’è l’Italia. Quell’Italia che conosciamo; quell’Italia che ha ormai una lunga storia che si esprime nella cultura, nella scienza, nell’arte, nella musica e nella poesia di un unico popolo.

Nelle piazze c’erano anche i partigiani, a ricordare che il primo risorgimento si è completato con la Resistenza o secondo risorgimento. A ricordare, anche, che il risorgimento rappresenta una tradizione ancora viva. Fu rivoluzione vera, non sociale, ma, certamente istituzionale. La sua forza fu quella di consentire l’unificazione di un coacervo di staterelli in un unico Stato indipendente.

La Resistenza, a sua volta, riuscì a dare agli italiani una carta costituzionale fondata sul lavoro e una Repubblica a suffragio universale. Anche la Resistenza fu rivoluzione vera. Consentì, tra l’altro, anche di salvare l’unità nazionale.

La Jugoslavia si proponeva di annettere, oltre all’Istria e Trieste, anche gran parte del Friuli.

Si sa anche delle mire francesi su Ventimiglia, Valle d’Aosta e Arcipelago Toscano.

Se tali mire non ebbero seguito è stato possibile perché De Gasperi a Parigi poté difendere l’unità d’Italia di fronte ai vincitori, proprio richiamandosi al prezzo pagato dal popolo italiano nella lotta di liberazione.

Senza dimenticare anche che chi, in questi decenni, si è riempito la bocca di italianità – ci riferiamo ai repubblichini di Salò – assistette, senza opposizione alcuna, dopo l’8 settembre ’43, alle attribuzioni territoriali alla Germania delle province di Bolzano, Trento, Belluno, Trieste, Gorizia e tutto il litorale adriatico.

L’ANPI non dimentica!  Per l’ANPI la memoria è assolutamente importante, non come eredità di un odio o di una vendetta, ma perché si ritiene possa essere davvero costitutiva della vita civile e politica del nostro Paese.

Una memoria coniugata al presente e al futuro, strumento di una battaglia politica moderna che chiamiamo con una parola altrettanto moderna: antifascismo.

Così vollero i padri costituenti uniti nel volere una costituzione dichiaratamente antifascista in grado di aprire una nuova strada per l’Italia.

L’Italia di allora si ritrovò unita da valori morali, senso dello Stato, amor di patria.

Le celebrazioni del 17 marzo hanno dimostrato che anche l’Italia di oggi può farcela se si riconosce in quei valori.

Può farcela se crede ed investe nella scuola e nella università, superando quel deficit culturale che impoverisce la nostra società esponendola agli illusionismi mediatici.

L’ANPI, infine, sta con il rettore dell’Università di Padova. Ne ha apprezzato la ferma presa di posizione contro l’intitolazione ad Almirante di un’aula universitaria a Chioggia; sta con quel rettore che inaugura il 789esimo anno accademico dell’Università di Padova, nell’aula magna del palazzo del Bò, con 300 professori con la coccarda tricolore appuntata sul petto.

Marcello Basso

Presidente provinciale ANPI Venezia

18 marzo 2011

Minuto di silenzio contro il premier: In classe il prof legge la Costituzione (Corriere della Sera)

Minuto di silenzio contro il premier

In classe il prof legge la Costituzione

La protesta all’istituto Majorana di Mirano, al Mozzoni di Mestre e al Tommaseo di Venezia. Donazzan: basta politica in aula, lo facciano per l’alpino morto.

MIRANO – «Allora, ragazzi. La teoria kantiana dice che…» Marta Traverso, quarta superiore, liceo Majorana Corner di Mirano alza gli occhi. La professoressa davanti a lei ha smesso improvvisamente di spiegare. Si è avvicinata alla cattedra e ha preso un libro: la Costituzione Italiana. «Voglio leggervi gli articoli che si riferiscono alla scuola, e la descrivono come libera e aperta a tutti», spiega K.B. ai suoi studenti, e comincia a leggere. Gli articoli sono quattro: 9, 33, 34, 54. «L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento – recita la docente – la Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi». Nell’aula accanto, succede la stessa cosa. E in quella dopo lo stesso.
E’ accaduto in una ventina di sezioni del liceo scientifico Majorana di Mirano, ma anche all’istituto magistrale Tommaseo di Venezia e all’istituto professionale Mozzoni di Mestre. Una protesta messa in campo dagli insegnanti contro le parole dette sabato dal premier Silvio Berlusconi, che si è scagliato contro la scuola pubblica, dicendo che lì «gli insegnanti inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie». In alcune classi i docenti hanno letto la Costituzione, in altre c’è stato un minuto di silenzio. «È stata un’iniziativa autonoma mia e dei colleghi – spiega G. B., professore di disegno e storia dell’arte del liceo Majorana – ci siamo sentiti per messaggi, dopo aver sentito le affermazioni del Presidente del Consiglio e avevamo deciso di partecipare anche noi alla “protesta” del minuto di silenzio. Poi l’idea di fare qualcosa di più corposo, leggendo ai ragazzi quattro articoli della Costituzione, per farli riflettere. Non c’è stato alcun dibattito politico, serve di più riflettere su queste cose».
La protesta si è diffusa in tutta la regione. A Vicenza è stato il dirigente scolastico stesso dell’istituto comprensivo di Sandrigo a scrivere ai docenti per manifestare la «stima e il rispetto per quanto ogni giorno fate e per i lodevoli risultati che conseguite», mentre nel pomeriggio il Collegio docenti ha approvato una mozione che ha chiesto le dimissioni di Gelmini e Berlusconi. A Treviso, a prendere posizione sono stati i docenti dell’Itis Plank: «È difficile educare seriamente quando ci si confronta col discredito che da tempo viene gettato sul personale della scuola – scrivono in una lettera aperta – le chiediamo, se non un provvidenziale passo indietro, almeno un doveroso silenzio». E mentre in mattinata anche l’assessore alle Politiche educative del Comune di Venezia, Andrea Ferrazzi è intervenuto: «Dette dall’attuale presidente del Consiglio le esternazione appaiono, oltre che offensive, grottesche», in vista della protesta patavina, (prevista oggi) l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan è intervenuta polemicamente: «Vengo a sapere che alcune scuole a Padova avrebbero l’intenzione d’inscenare l’ennesima manifestazione politica anti-governativa con un minuto di silenzio. Che lo osservino per l’alpino, il tenente Massimo Ranzani, peraltro figlio della nostra Terra, caduto oggi in Afghanistan, cosa che quasi certamente non hanno fatto per gli altri nostri caduti. Basta con la politica in classe ».

Alice D’Este
01 marzo 2011

Corriere della Sera

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneziamestre/notizie/cronaca/2011/1-marzo-2011/minuto-silenzio-contro-premier-classe-prof-legge-costituzione-190125836358.shtml