“Le eredità di Vittoria Giunti” di Gaetano Gato Alessi

alessi

Venerdì 31 ottobre alle ore 20.45 nella Sala Conferenze di Villa Errera, in Via Bastia Fuori 58 a Mirano (VE), l’, Anpi “Martiri di Mirano” in collaborazione con Libera Miranese, presenterà il libro di Gaetano Gato Alessi “Le eredità di Vittoria Giunti”.

Pochi conoscono la storia e l’identità della prima donna sindaco di Sicilia. Vittoria Giunti, siciliana di adozione, per scelta d’amore, comunista e partigiana, fu la prima donna a ricoprire la carica di sindaco in Sicilia, tra i primi sindaci d’Italia, dopo il fascismo. La Costituzione, approvata nel ’48, conferiva alle donne la sola capacità elettorale attiva, ma poco più tardi venne corretta, attribuendo anche alle donne il diritto di essere elette. Grazie a Gaetano Alessi, giovane militante e dirigente di sinistra, sindacalista, attivista antimafia con l’Arci, giornalista freelance, editorialista di Articolo 21 e Liberainformazione, oggi viene restituita memoria storica a questa donna straordinaria, che rischiava l’oblio. Le eredità di Vittoria Giunti, edito dalla Rivista Ad est, da Alessi fondata nel 2003, della quale Giunti è la madre spirituale, fa conoscere al mondo la prima sindaca siciliana. Per ironia della sorte, dopo anni di carteggi, solo il 29 ottobre il Tribunale di Agrigento riconosce e iscrive la testata al Registro dei giornali, riviste e periodici col n.° 290.

Vittoria Giunti, classe 1917, fiorentina di origine, di famiglia antifascista, di tradizione ottocentesca per la libertà e il rispetto della persona, vive a Firenze e poi si trasferisce a Roma, dove studia all’Istituto di alta Matematica, frequentando la via Panisperna, la via dei “ragazzi”, il gruppo di Fermi. Si laurea in matematica. Prima del conflitto è assistente all’Università di Firenze. Per indole e per formazione combatte il fascismo, ma fa una scelta di impegno, necessaria e sentita: diventa partigiana e lotta per la liberazione e la libertà. Partecipa a tutte le fasi che portano l’Italia alla Costituzione della Repubblica, facendo parte di diverse commissioni della Costituente, tra cui quella per il voto alle donne, di cui andrà sempre fiera. Dirige la casa della Cultura di Milano, è tra le fondatrici e direttrice della rivista Noi donne. Durante la Resistenza incontra il partigiano Salvatore Di Benedetto, più tardi sindaco di Raffadali, Deputato e Senatore della Repubblica che nelle fasi della Liberazione di Milano riporta gravi ferite. Si innamorano e dopo il 25 Aprile decidono di costruire il loro futuro insieme, in Sicilia. Di Benedetto la porta con sé a Raffadali, dove vivrà fino alla morte, avvenuta il 3 giugno del 2006, il giorno dopo una data a lei cara, la nascita della Repubblica. In Sicilia trova un’altra Resistenza che in quegli anni i contadini combattono contro i padroni e la mafia che li fiancheggia. Sono gli anni dell’occupazione delle terre, della presa di coscienza dei contadini della loro forza e del loro sfruttamento. Le donne sono protagoniste delle lotte. Con umiltà si integra, parla agli uomini e alle donne, lotta al loro fianco in quegli anni di riscatto sociale e umano, rappresentati dalla Riforma agraria. Il suo essere forestiera presto non sarà più un pregiudizio perché lei si pone con discrezione, senza superbia, alla pari. Vittoria riflette sulla fortuna che ha avuto nel nascere a Firenze, ad avere avuto una famiglia agiata, ad avere studiato e frequentato persone libere e rispettose della libertà altrui. Tutto quello che lei aveva avuto altri non lo avevano avuto in dono dalla vita. Perciò non si potevano colpevolizzare. Con la sua umiltà e il rispetto profondo per i siciliani conquista la loro stima e l’affetto. La sua concezione della politica è alta, antica. Politica per lei è servire il popolo, il debole, lavorare per loro. Vittoria Giunti è una figura di grande attualità, un esempio di cui la memoria collettiva abbisogna per il significato storico, sociale e politico, in questi tempi bui e indifferenti al significato originario e antico del fare politica. Nel racconto-intervista, Alessi ricostruisce le fasi della scelta dell’accettazione della candidatura a sindaco di Sant’Elisabetta, piccolo comune dell’entroterra siciliano, divenuto autonomo nel 1955. In un’epoca di povertà e arretratezza, Vittoria, donna fiorentina, scienziata e umanista, libera per indole e formazione, senza mai parlare di sé e della sua storia, conquista i siciliani, che la scelgono e per lei avranno parole di stima e affetto perchè le riconoscono l’onestà intellettuale, l’amore per gli ideali, veri e universali, rappresentati fortemente dal Partito Comunista, per il quale milita e agisce rispondendo al sogno di una cosa che aveva visto realizzare nell’Italia liberata del 1945.

L’Anpi “Martiri di Mirano” aderisce alla manifestazione del 25 ottobre

14_10_25-Banner

La sezione Anpi “Martiri di Mirano” aderisce e partecipa, alla manifestazione nazionale della CGIL del 25 ottobre 2014 a Roma, in difesa degli spazi di democrazia, al fine di contrastare gli attacchi alla Costituzione nata dalla resistenza al fascismo e per contrastare ogni forma di possibile regime autoritario.

Il lavoro non si crea cancellando i diritti conquistati con anni e anni di sacrifici e di lotte, ma allargando le tutele universali. Si vuole abolire definitivamente l’Articolo 18 della legge 300, in realtà per cancellare lo statuto dei lavoratori e per aprire sempre più le porte all’arbitrio senza regole nei rapporti di lavoro (ricordiamo tra l’altro, cosa sta accadendo con la riforma del Senato).
Si deve invece combattere la precarietà cancellando la giungla dei 46 tipi di contratti esistenti, che rendono un inferno non solo il lavoro ma anche la vita di tante persone.

Sempre più è necessario che tutte le forze che hanno a cuore i diritti sociali e i principi di libertà istituzionali si mobilitino, perché l’attacco al movimento dei lavoratori e il conseguente suo indebolimento, potrebbe essere veramente un grave pericolo per la democrazia nel nostro Paese.

Partecipiamo in massa a questa grande manifestazione per difendere le nostre conquiste ma anche indicando sentieri di lotta democratica ai nostri giovani.

ANPI sez. “Martiri di Mirano”

Perché dobbiamo eliminare le armi nucleari e sottoscrivere la mozione del sindaco di Hiroshima che prevede la loro distruzione entro il 2020

the_day_afterUna guerra nucleare. Fu quello che si sfiorò nel 1983, ma che è rimasto all’oscuro. Fino ad oggi. Nel novembre del 1983, gli Usa e i loro alleati della Nato condussero una serie di esercitazioni militari, denominate “Operation Able Archer”, talmente realistiche dal convincere i russi della possibilità di un attacco nucleare sul loro territorio. Quando l’allora governo conservatore britannico venne informato del rischio dai servizi segreti, il premier Margaret Thatcher ordinò ai suoi funzionari di fare pressione sugli americani affinché un simile errore non si ripetesse.

Tutto questo è stato rivelato grazie a una serie di documenti top secret, ora desecretati, ottenuti da Peter Burt, direttore del Nuclear Information Service (Nis), un’organizzazione impegnata contro la proliferazione delle armi nucleari. “Questi documenti testimoniano un momento di svolta nella storia moderna, il punto nel quale un allarmato governo Thatcher si rende conto che bisogna mettere fine alla Guerra Fredda e inizia a convincere gli alleati americani a fare altrettanto”, spiega Burt al quotidiano britannico Guardian.

Able Archer, che prevedeva lo spostamento di 40mila militari Usa e della Nato attraverso l’Europa occidentale ed era coordinato da un sistema criptato di comunicazioni, immaginava uno scenario nel quale le Forze Blu (Nato) intervenivano a difesa dei loro alleati dopo che le Forze Arancioni (Patto di Varsavia) avevano invaso la Jugoslavia a seguito di sommovimenti politici interni. Le Forze Arancioni, secondo lo scenario ipotizzato nell’esercitazione, avevano poi anche invaso la Finlandia, la Norvegia e la Grecia. In breve, il conflitto immaginario subiva un’escalation che prevedeva l’uso di armi chimiche e nucleari.

A quanto riporta l’Adnkronos, secondo Paul Dibb, che in passato è stato direttore della Joint Intelligence Organisation (Jio), gli ex servizi di intelligence australiani, l’esercitazione militare Nato del 1983 costituì per la pace nel mondo una minaccia ancora più grave di quella della crisi dei missili di Cuba del 1962. “Able Archer avrebbe potuto dare il via alla catastrofe definitiva”.

Ad aumentare il rischio di una fatale incomprensione tra i due schieramenti era soprattutto il contesto storico nel quale avvenne l’esercitazione. Due mesi prima, nel settembre del 1983, i russi avevano abbattuto un Boeing 747 delle linee aeree coreane, uccidendo le 269 persone a bordo, credendo che l’aereo fosse un velivolo spia americano. In precedenza, il presidente Usa Ronald Reagan aveva pronunciato il famoso discorso nel quale definiva l’Unione Sovietica “l’impero del male”, annunciando i suoi piani di “Guerre Stellari” per la realizzazione di un sistema di difesa strategico.

La diffidenza reciproca tra i due blocchi era quindi ai massimi livelli. Dopo l’avvio dell’esercitazione della Nato, il Cremlino diede l’ordine di decollo a una decina di bombardieri nucleari dislocati in Germania est e Polonia. Circa 70 rampe di lancio dei missili SS-20 vennero poste in stato di allerta, mentre i sottomarini sovietici armati con missili nucleari vennero inviati sotto i ghiacci dell’Artico, per sfuggire ai sistemi di rilevamento della Nato. All’inizio, i comandanti della Nato pensarono che le mosse sovietiche fossero a loro volta una esercitazione militare ordinata da Mosca.

I documenti ottenuti da Peter Burt indicano invece quanto fatale potesse rivelarsi quell’equivoco. In un rapporto desecretato del Joint Intelligence Commitee (Jic) britannico si legge: “Non possiamo escludere la possibilità che almeno alcuni funzionari e ufficiali sovietici possano avere male interpretato Able Archer 83 e considerino altre esercitazioni nucleari come una reale minaccia”.
L’allora segretario di Downing Street, Sir Robert Armstrong, in un briefing alla Thatcher spiegò che la risposta sovietica non aveva le caratteristiche di un’esercitazione perchè “avveniva durante un’importante festività sovietica, aveva la forma di una reale attività militare e di allerta, non solo di un’esercitazione ed era limitata geograficamente in un’area, l’Europa centrale, coperta dall’esercitazione della Nato”.

In sintesi, l’Unione Sovietica temeva un attacco della Nato mascherato da esercitazione militare. Gran parte delle informazioni di intelligence contenute nel briefing per il primo ministro, inoltre, provenivano da Oleg Gordievskij, l’ex doppio agente segreto al servizio dell’intelligence britannica. La Thatcher, rivelano ancora i documenti, prese talmente sul serio la minaccia derivante da un catastrofico malinteso, che ordinò ai suoi funzionari di “considerare quanto può essere fatto per impedire il rischio che l’Unione Sovietica reagisca in maniera spropositata a causa di una interpretazione sbagliata delle intenzioni occidentali”. Il premier chiese quindi di “prendere urgentemente” misure per convincere gli americani del rischio.

Il ministero della Difesa e quello degli Esteri stesero allora una bozza di documento da sottoporre all’attenzione di Washington, nella quale si proponeva che d’ora in avanti “la Nato dovrebbe informare regolarmente l’Unione Sovietica sulle previste attività di esercitazioni militari che comprendono simulazioni nucleari”. Il briefing che tanto allarmò la Thatcher finì anche sulla scrivania di Reagan, che volle incontrare personalmente la spia Gordievskij. Secondo le ricostruzioni, il presidente Usa rimase talmente colpito dagli argomenti presentatigli, che si convinse della necessità di un approccio diverso con l’Unione Sovietica.

da http://www.huffingtonpost.it

http://it.wikipedia.org/wiki/Able_Archer_83

Roma 12 ottobre 2013: La via maestra

OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl 12 ottobre 2013 alla manifestazione “La via maestra”, l’Anpi di Mirano era a Roma insieme a tante altre Anpi per difendere la nostra Costituzione, i diritti che da essa discendono, e il dovere di difenderne i principi straordinariamente avanzati che, nonostante le rovine della guerra, i padri costituenti seppero indicare in modo netto e chiaro. Perchè, come diceva il documento ufficiale della manifestazione “la difesa della Costituzione non è uno stanco richiamo a un testo scritto tanti anni fa. Non è un assurdo atteggiamento conservatore, superato dai tempi. Non abbiamo forse, oggi più che mai, nella vita d’ogni giorno di tante persone, bisogno di dignità, legalità, giustizia, libertà? Non abbiamo bisogno di politica orientata alla Costituzione? Non abbiamo bisogno d’una profonda rigenerazione bonificante nel nome dei principi e della partecipazione democratica ch’essa sancisce?”.
Le mani sulla nostra Carta fondamentale le hanno purtroppo messe e anche in maniera pesante, ma noi, come tanti altri, cercheremo di opporci e di ribadire in ogni luogo che “la difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente. È un impegno, al tempo stesso, culturale e politico che richiede sia messa in chiaro la natura della posta in gioco e che si riuniscano quante più forze è possibile raggiungere e mobilitare. Non è la difesa d’un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa.”

Le foto di quel giorno: http://imgur.com/a/rnvSG

Decennale della scomparsa di Eugenio Bruno Ballan “Barba”

Intitolazione Ballan e altri_LOCANDINA_luoghi

Tre giorni dedicati a quattro amministratori che hanno contribuito a costruire la Mirano di oggi con il suo patrimonio sociale e storico culturale:

venerdì 10 ottobre ore 20.30 a Mirano, presso la Sala Conferenze di villa Errera: convegno “Per non dimenticare”
sabato 11 ottobre ore 9.30: deposizione targhe

domenica 12 ottobre ore 9.30: commemorazione battaglia del Parauro e alle ore 11.30 commemorazione Bruno Ballan a Santa Maria di Sala.

E’ possibile consultare Il programma dettagliato nella locandina allegata.

Hong Kong, sotto l’ombrello

Di fronte alla «Umbrella Revolution» (definizione made in Usa), il governo britannico si dice «preoccupato» che a Hong Kong siano garantiti «i fondamentali diritti e le fondamentali libertà». Londra su questo può dare lezione.

Nell’Ottocento  gli inglesi, per penetrare in Cina, ricorrono allo smercio di oppio che portano dall’India, provocando enormi danni economici e sociali. Quando le autorità cinesi confiscano e bruciano a Canton l’oppio immagazzinato, intervengono le truppe inglesi costringendo il governo a firmare nel 1842 il Trattato di Nanchino, che impone tra l’altro la cessione di Hong Kong alla Gran Bretagna. Da allora fino al 1997 Hong Kong è colonia britannica, sotto un governatore inviato da Londra. I cinesi sono sfruttati dai monopoli britannici e segregati, esclusi anche dai quartieri abitati da britannici. Scioperi e ribellioni vengono duramente repressi.

Dopo la nascita della Repubblica popolare nel 1949, Pechino, pur rivendicando la sovranità su Hong Kong, la usa  come porta commerciale, favorendone lo sviluppo. La Hong Kong riannessa alla Cina quale regione amministrativa speciale, con 7,3 milioni di abitanti su  quasi 1,4 miliardi della Cina, ha oggi un reddito procapite di 38420 dollari annui, più alto di quello italiano, quasi il sestuplo di quello della Cina.

Ciò perché Hong Kong, quale porta commerciale della Cina, è il 10° esportatore mondiale di merci e l’11° di servizi commerciali. Inoltre, essa viene visitata ogni anno da oltre 50 milioni di turisti, dei quali 35 milioni cinesi.

La crescita economica, pur inegualmenrte distribuita (vedi il sottoproletariato locale e straniero che campa con «l’arte di arrangiarsi»), ha portato a un generale miglioramento delle condizioni di vita, confermato dal fatto che la durata media della vita è salita a 84 anni (rispetto a 75 nell’intera Cina).

Il movimento studentesco nato a Hong Kong per chiedere che l’elezione del capo di governo sia diretta e non condizionata da Pechino, è formato da giovani appartenenti in genere agli strati sociali avvantaggiati dalla crescita economica.

Su questo sfondo si pone la domanda: perché, mentre si ignorano centinaia di milioni di persone che in tutto il mondo lottano ogni giorno per i più elementari diritti umani in condizioni ben peggiori, si trasformano alcune migliaia di studenti di Hong Kong, al di là delle loro stesse rivendicazioni, in icona globale di lotta per la democrazia?

La risposta va cercata a Washington. Gli ispiratori e i capi di quello che viene definito «un movimento senza leader» – dimostra un’ampia documentazione –  sono collegati al Dipartimento di stato e a sue emanazioni sotto forma di «organizzazioni non-governative», in particolare la «Donazione nazionale per la democrazia» (Ned) e l’«Istituto democratico nazionale» (Ndi) che, dotate di ingenti fondi, sostengono «gruppi democratici non-governativi» in un centinaio di paesi.

Due esempi fra i tanti. Benny Tai, il docente di Hong Kong che ha lanciato il movimento «Occupy Central»  (v. il South China Morning Post del 27 settembre), è divenuto influente grazie a una serie di forum finanziati da queste «ong». Martin Lee, fondatore del «Partito democratico» di Hong Kong, è stato invitato a Washington dalla Ned e, dopo un briefing teletrasmesso (2 aprile), è stato ricevuto alla Casa Bianca il 7 aprile dal vice-presidente Biden.

Da questi e altri fatti emerge una strategia, analoga a quella delle «rivoluzioni colorate» nell’Est europeo, che, strumentalizzando il movimento studentesco, mira a rendere Hong Kong ingovernabile e a creare movimenti analoghi in altre zone della Cina abitate da minoranze nazionali.

Manlio Dinucci, il manifesto, 7 ottobre 2014

“Assalto al Monte Grappa”: i video della serata

http://youtu.be/6xUaKdSqUrA?list=UUkACoSwDssj_XxMTkX3K0IA http://youtu.be/5Pm-1bN-hmM?list=UUkACoSwDssj_XxMTkX3K0IA http://youtu.be/Qf0V0DES8FQ?list=UUkACoSwDssj_XxMTkX3K0IA http://youtu.be/Ne6m60M6EN4?list=UUkACoSwDssj_XxMTkX3K0IA

http://anpimirano.it/2014/12-settembre-2014-assalto-al-monte-grappa/