ci ha lasciato Vittorio Pesce Delfino

Vittorio Pesce Delfino scienziato comunista è morto. Era presidente del Centro Gramsci di Educazione. Un ricordo

di Milena Fiore,

Quando Vittorio mi chiamò a collaborare col suo gruppo di ricerca, lo fece perché ero una militante del PdCI, al quale anche lui era iscritto. In quegli anni collaboravo alla web tv pdci.tv, un esperimento del partito che a Vittorio piaceva molto. Cominciai a lavorare sotto la sua guida, e quella di Flavio, Lucia, Tiziana, Nino, Susi e Nico suoi stretti collaboratori, a una ricerca sul 3D nel web. Con Salvatore e Tina Cagnazzi. E con la sua inseparabile compagna, la professoressa Rosalia Ricco. Ogni giorno mi recavo da Gravina a Bari (zona industriale) al Digamma per apprendere una nuova visione reale, tecnica delle cose. Una nuova visione della vita e della sua registrazione e traduzione visiva. Ero molto felice, la fiducia che mi comunicava Vittorio mi rendeva più forte.

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Vittorio è stato un grande maestro, amava molto il suo lavoro, la sua ricerca, i suoi studenti, i suoi prototipi audiovisivi, la sua famiglia, noi, amava infinitamente i suoi compagni, gli operai, il partito, gli ideali comunisti e la politica, da Bari al mondo intero. Per lui erano un tutt’uno. Unitario come l’universo.

Antifascista di famiglia, comunista ribelle, intellettuale, scienziato, antropologo, filosofo antiaccademico e quindi organico, uomo onnilaterale, modesto quanto innovatore, spirito critico e ironico: questo era Vittorio. Per i tantissimi che lo hanno conosciuto sarà sempre presente. E futuro. Für ewig.

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Ciao, caro Vittorio

di Ada Donno della rivista “GRAMSCI”

Il compagno Vittorio Pesce Delfino è morto ieri mattina, a Bari,. Aveva compiuto da qualche settimana i 75 anni. La notizia ha fatto subito il giro del mondo scientifico e accademico, perché Pesce Delfino era uno scienziato, antropologo di fama internazionale. Docente presso la facoltà di medicina dell’ateneo barese, dove si era laureato e abilitato alla professione medica dopo avere studiato alcuni anni all’estero, specializzandosi in anatomo-patologia e svolgendo attività parallele nella carriera ospedaliera e universitaria. Ha lasciato oltre 240 pubblicazioni scientifiche, saggi e articoli divulgativi e di politica della ricerca, noti e apprezzati a livello internazionale. Ha coordinato numerosi gruppi di ricerca in campo biologico, antropologico e matematico applicato alla morfologia. Alcuni suoi studi hanno fatto il giro del mondo, come il saggio E l’uomo creò la sindone del 1982, in cui dimostrava “al di là di ogni ragionevole dubbio”, che il presunto sudario di Cristo è in realtà un falso di età medievale.

Numerose sono le scoperte di straordinario valore che a lui si devono: fra le altre, la messa a punto di un particolare sistema basato sull’uso di telecamere, per lo studio a distanza dell’Uomo neandertaliano di Altamura, ritrovato nella grotta di Lamalunga. A questa ricerca aveva dedicato quindici anni della sua vita di scienziato, misurandosi, fra i primi, con le grandi possibilità fornite alle ricerche dalle nuove tecnologie digitali, stando a capo del consorzio di ricerca Digamma, organismo senza scopo di lucro che effettua attività di ricerca, sviluppo e servizi nel settore delle tecnologie avanzate (detto per inciso, non poté portare a compimento la sua sperimentazione, con grande sua amarezza). Con il supermicroscopio 3D che permette di ottenere immagini ad altissima definizione: aveva studiato la Xylella fastidiosa, l’insetto vettore del batterio killer degli ulivi nel Salento, arrivando alla conclusione Leggi tutto “ci ha lasciato Vittorio Pesce Delfino”

25 aprile giorno della liberazione…a quando la liberazione dalle armi nucleari?…sostieni il Sindaco di Hiroshima…visita il sito “Majors for peace”

https://www.youtube.com/watch?v=juFC8zpNlhY

L’arte della guerra

Escalation nucleare in Europa Manlio Dinucci

La Casa Bianca è «preoccupata» perché caccia russi hanno sorvolato a distanza ravvicinata una nave Usa nel Baltico, effettuando un «attacco simulato»: così riportano le nostre agenzie di informazione. Non informano però di quale nave si trattasse e perché fosse nel Baltico.
È la USS Donald Cook, una delle quattro unità lanciamissili dislocate dalla U.S. Navy per la «difesa missilistica Nato in Europa». Tali unità, che saranno aumentate, sono dotate del radar Aegis e di missili intercettori SM-3, ma allo stesso tempo di missili da crociera Tomahawk a duplice capacità convenzionale e nucleare. In altre parole, sono unità da attacco nucleare, dotate di uno «scudo» destinato a neutralizzare la risposta nemica.
La Donald Cook, partendo l’11 aprile dal porto polacco di Gdynia, incrociava per due giorni ad appena 70 km dalla base navale russa di Kaliningrad, ed è stata per questo sorvolata da caccia ed elicotteri russi.
Oltre che le navi lanciamissili, lo «scudo» Usa/Nato in Europa comprende, nella conformazione attuale,  un radar «su base avanzata» in Turchia, una batteria missilistica terrestre Usa in Romania, composta da 24 missili SM-3, e una analoga che sarà installata in Polonia.
Mosca avverte che queste batterie terrestri, essendo in grado di lanciare anche missili nucleari Tomahawk, costituiscono una chiara violazione del Trattato Inf, che proibisce lo schieramento in Europa di missili nucleari a medio raggio.
Che cosa farebbero gli Stati uniti – che accusano la Russia di provocare con i sorvoli «una inutile escalation  di tensioni» – se la Russia inviasse unità lanciamissili lungo le coste statunitensi e installasse batterie missilistiche a Cuba e in Messico?  Nessuno se lo chiede sui grandi media, che continuano a mistificare la realtà.
Ultima notizia nascosta: il trasferimento di F-22 Raptors, i più avanzati cacciabombardieri Usa da attacco nucleare, dalla base di Tyndall in Florida a quella di Lakenheath in Inghilterra, annunciato l’11 aprile dal Comando europeo degli Stati uniti. Dall’Inghilterra gli F-22 Raptors saranno «dispiegati in altre basi Nato, in posizione avanzata per massimizzare le possibilità di addestramento ed esercitare la deterrenza di fronte a qualsiasi azione destabilizzi la sicurezza europea».
È la preparazione all’imminente schieramento in Europa, Italia compresa, delle nuove bombe nucleari Usa B61-12 che, lanciate a circa 100 km di distanza, colpiscono l’obiettivo con una testata «a quattro opzioni di potenza selezionabili». Questa nuova arma rientra nel programma di potenziamento delle forze nucleari, lanciato dall’amministrazione Obama, che prevede tra l’altro la costruzione di altri 12 sottomarini da attacco (7 miliardi di dollari l’uno, il primo già in cantiere), armato ciascuno di 200 testate nucleari.
È in sviluppo, riporta il New York Times (17 aprile), un nuovo tipo di testata, il «veicolo planante ipersonico» che, al rientro nell’atmosfera, manovra per evitare i missili intercettori, dirigendosi sull’obiettivo a oltre 27000 km orari.
Russia e Cina seguono, sviluppando armi analoghe.
Intanto Washington raccoglie i frutti. Trasformando l’Europa in prima linea del confronto nucleare, sabota (con l’aiuto degli stessi governi europei) le relazioni economiche Ue-Russia, con l’obiettivo di legare indissolubilmente la Ue agli Usa tramite il Ttip.
Spinge allo stesso tempo gli alleati europei ad accrescere la spesa militare, avvantaggiando le industrie belliche Usa le cui esportazioni sono aumentate del 60% negli ultimi cinque anni,  divenendo la maggiore voce dell’export statunitense.
Chi ha detto che la guerra non paga? (il manifesto, 19 aprile 2016)

 

Congresso provinciale Anpi Venezia intervento del Pres. Diego Collovini — Emendamenti e ordini del giorno al Documento nazionale approvati

16°Congresso Provinciale dell’ANPI di Venezia Mestre 9 aprile 2016

Relazione introduttiva del Presidente Diego Collovini al Congresso Emendamenti ordini del giorno approvati

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DUE EQUAZIONI

Statement by the Secretary General on NATO-Russia Council meeting            Statement by the Secretary General on NATO-Russia

COUNCIL MEETING

La NATO  e il resto del mondo :  Equazione 1… a questa  informativa ci pensano la Rai

                                                         Mediaset e la stampa occidentale

Il RESTO DEL MONDO e la Nato : Equazione 2…a questa informativa ci pensa

                                                               L’Anpi Mirano

Gli Stati Uniti continuano a mostrare i muscoli a Mosca, infatti per febbraio 2017 è previsto uno schieramento di uomini e mezzi sui confini est della NATO che non si era mai visto dalla fine della guerra fredda.

Il piano del Pentagono, come è emerso recentemente dalle pagine del Wall Street Journal, prevede lo stanziamento in modo permanente di 4200 uomini e mezzi corazzati in Lituania, Estonia, Lettonia, Bulgaria, Romania e Polonia. Questo bel piano dovrebbe, secondo i generali americani, tranquillizzare i Paesi dell’Est europeo spaventati dalle possibili aggressioni di Mosca. Si sa, per gli Stati Uniti il vero problema è la Russia, non i tagliagole del Daesh.

Sembra che l’Europa non abbia niente di più serio a cui pensare che difendersi dalla Russia. Mentre la NATO continua la sua guerra fredda, il Daesh uccide e semina terrore, le sanzioni antirusse provocano danni enormi all’economia europea e italiana. Quanto può durare ancora questo teatrino? Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione in merito il sociologo Francesco Alberoni, autore del libro “Tradimento. Come l’America ha tradito l’Europa e altri saggi” (Leima edizioni).— Perché secondo lei la NATO vuole creare questa tensione ai confini con la Russia?

— Certamente gli Stati Uniti e in parte l’Europa hanno a mio giudizio sviluppato un atteggiamento negativo nei riguardi della Russia, che sarebbe stato più conveniente avere come alleato. Nelle vicende storiche degli ultimi tempi, finita la guerra fredda ci si poteva aspettare un avvicinamento fra gli Stati Uniti e la nuova Russia, semmai anche in funzione di una lotta contro il radicalismo islamico, che la Russia conduce da molto tempo.

Le manovre della NATO rientrano in una strategia dimostrativa che non ha nessun significato reale, non c’è nessun pericolo. In questo modo distolgono l’attenzione dell’Unione europea da quella che è la vera minaccia, cioè l’ISIS e il flusso islamico. È una politica americana che purtroppo va avanti dalla caduta dell’Unione Sovietica. Mi sono sempre augurato che finisse e venisse fatta la pace. Per gli europei questo è un danno. Quelli della NATO e del Pentagono a mio avviso sono tutti degli show.

— Perché gli Stati Uniti conducono questa politica proprio oggi quando bisognerebbe fare un unico fronte con la Russia contro il Daesh e il terrorismo?

— È una vecchia politica dell’Inghilterra e dell’America che precede l’Unione Sovietica. L’Inghilterra ha sempre lottato contro la Russia, se pensiamo anche alla guerra di Crimea. Questo per evitare che la Russia si espandesse.

È vero che c’è un forte legame economico fra gli Stati Uniti e l’Inghilterra e i potenti del Golfo. Gli anglosassoni continuano a preferire le potenze del Golfo, hanno impedito che si formasse una grande unificazione economica fra le due metà dell’Europa, la Russia e il resto dell’Europa.

— Vista la minaccia evidente del Daesh, la politica degli Stati Uniti, che tuttora vedono nella Russia il nemico, è inspiegabile, no?

— È spiegabilissima. Non hanno voluto che si creasse una grande potenza militare e economica. L’Europa, la Russia e tutti i territori asiatici avrebbero costituito una notevole potenza. Questo agli anglosassoni ha sempre dato fastidio e hanno continuato perciò a fare la guerra fredda. Non è una vera guerra, ma sono segni di ostilità, e gli europei sono andati dietro a questa politica anglosassone. L’Europa ubbidisce a quello che dicono gli americani.

— Il Cremlino ha risposto ai piani della NATO dichiarando che ci saranno delle risposte a queste azioni. Secondo lei si corre un rischio concreto con questa politica della NATO?

— Secondo me quelle della NATO sono provocazioni e sarebbe meglio non rispondere niente alle provocazioni. Secondo me non c’è un rischio concreto, la Russia non attaccherà nessuno. Si tratta di una propaganda che non va nemmeno considerata. Bisognerebbe lasciar cadere queste fantasie. Bisognerebbe fare un trattato di pace, organizzare delle mostre artistiche, affrontare il problema sul piano culturale, facendo delle conferenze su Dostoevskij. Bisognerebbe dire agli americani di lasciar perdere le armi e di venire al Bolshoi. Non c’è il rischio di nessun’invasione, si tratta di fantasie, oltretutto pericolose. La Russia non vuole invadere nessuno e non c’è alcuna intenzione di una guerra americana in Europa. Sono scenari e giochi da bambini che fanno i generali.

NATO all'est contro la minaccia russa
© Sputnik. Vitaly Podvitsky
NATO all’est contro la minaccia russa

— L’Italia subisce forti danni economici per questi giochi da guerra fredda. Gli interessi italiani non coincidono con quelli americani, no?

— Le sanzioni sono un gravissimo danno. Credo che oramai lo sappiano tutti, ma gli anglosassoni insistono, perché è un modo per tenere ferma la Russia e indebolirla.

Gli americani non vogliono la super potenza, vogliono essere loro i padroni del mondo.

— Per l’Italia non sarebbe ora di ripensare i rapporti con la Russia?

— L’Italia è un Paese piccolo che non ha voce in capitolo. L’Italia soffre da tempo per le sanzioni, ma è la Comunità Europea che è rigida e infine ubbidisce alle richieste americane. Molti Paesi europei sono contrari alle sanzioni. Sono convinto che un’unione economica fra l’Europa e la Russia avrebbe arricchito tutti e due. Ed è proprio quello che gli americani non hanno voluto. Le sanzioni sono un grave danno per la Russia, l’Europa e anche per la stessa cultura europea.

— Questo confronto fra Stati Uniti e Russia è destinato a suo avviso a terminare ad un certo punto?

— In parte continuerà, perché questo confronto è stato esagerato negli ultimi tempi, la crisi ucraina è stata gestita male, c’è stata una cattiva volontà delle diplomazie europee nel risolvere i problemi. Io non escludo che questi problemi possano essere risolti, sarà una gran cosa molto buona per tutti.

Le armi servono in certi casi, come per esempio nella lotta al Daesh. Mettere in ballo la questione delle armi nel nord Europa è una follia, che non va presa sul serio, bensì ridotta a quello che è. Si tratta di propaganda bellicista, la NATO monta scenari che non esistono. Non ci sono solo i Paesi Baltici, c’è anche il resto dell’Europa dove nessuno vuole una guerra sul proprio continente! La guerra va fatta al Califfato!

L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.