Per noi è importante, soprattutto per le giovani generazioni, trasmettere e raccontare degli elementi di memoria utili per comprendere quello che era il clima politico degli anni passati e che cosa voleva dire contrapporsi a certi personaggi che ancora oggi cercano di essere “legittimati” dai loro degni eredi.
Da questo punto di vista, non è male raccontare l’accoglienza ricevuta dal fucilatore di partigiani, nonchè protettore di stragisti neri, Giorgio Almirante, in quel di Bologna.
Il fatto avvenne ai primi di giugno del 1971, nell’area di sosta dell’Autostrada del Sole Bologna-Firenze, al Cantagallo, nelle vicinanze di Casalecchio di Reno. Un barista dell’autostazione vide Almirante con i suoi uomini avvicinarsi al banco dell’Autogrill per mangiare, fece girare la voce e tutti i lavoratori (dai baristi ai benzinai) incrociarono le braccia e scesero in sciopero: “Né un panino né una goccia di benzina al fucilatore di Partigiani”, fu il passaparola.
Forse, Almirante e i suoi non avevano considerato che il Cantagallo distava pochi chilometri da Marzabotto, il paese martire per la strage nazista del 1944, o forse non pensavano che, pur se erano passati 27 anni da quel massacro di innocenti, l’orrore e il ricordo della complicità dei fascisti non si erano ancora cancellati.
Almirante se ne dovette andare senza nemmeno un panino e per il pieno di benzina dovette rivolgersi ad un’altra stazione di servizio.
Quella insolita forma di protesta sollevò grande scandalo e si impadronì delle prime pagine dei giornali per diversi giorni, ma anche i fascisti decisero di rispondere. Qualche giorno dopo, un gruppo di squadristi missini, guidati dal parlamentare modenese Pietro Cerullo, si presentò al Cantagallo per la rappresaglia. Anche questa azione trovò una risposta adeguata e alcuni fascisti in fuga, lasciati a piedi anche dalla loro auto, furono fermati dalla polizia in autostrada.
Dell’episodio del Cantagallo si parlò anche nel processo contro l’organizzazione neofascista Ordine Nuovo; infatti, nei verbali, si ritrova la dichiarazione rilasciata da Martino Siciliano (un vecchio amico di Delfo Zorzi, con cui militava nella cellula di Ordine Nuovo di Mestre), durante il suo interrogatorio del 20/10/1997: “….ricordo benissimo l’episodio dell’autogrill Cantagallo che risale all’inizio degli anni ’70 e a seguito del quale i camerieri, riconosciuto Almirante proclamarono subito uno sciopero di protesta. Ricordo anche che Almirante si era fermato presso l’autogrill di ritorno da una manifestazione politica, mi sembra in concomitanza con qualche manifestazione elettorale. Il nostro ambiente subì l’episodio come un affronto non solo per l’M.S.I. in quanto tale, ma anche per Ordine Nuovo che era rientrato nel M.S.I. e che vedeva inoltre nell’on. Almirante, benché non sulle nostre posizioni, un simbolo per tutta la destra. Si discusse quindi, in Via Mestrina, sulla possibilità di dare una risposta forte a tale affronto e Zorzi, in particolare, progettò la collocazione da parte del nostro gruppo di un ordigno esplosivo all’esterno dell’autogrill, collocandolo in particolare in prossimità di tubi o bombole di gas al fine di aumentare la potenza dell’esplosione. Il progetto si arrestò in quanto l’M.S.I. prese una propria autonoma iniziativa che si concretizzò in una spedizione punitiva all’Autogrill capeggiata da Pietro Cerullo, che all’epoca era uno dei responsabili giovanili del Partito a livello nazionale. La spedizione punitiva ebbe notevole risalto in quanto sfociò nel danneggiamento dell’autogrill e in tafferugli con i camerieri che erano stati responsabili dell’episodio contro Almirante e di conseguenza un nostro ulteriore intervento, per d ipiù di quella gravità, avrebbe finito col mettere in difficoltà il partito in cui eravamo ormai inseriti. Quindi, dato il notevole risalto che ebbe l’iniziativa condotta dall’on. Cerullo, abbandonammo il nostro progetto”.
Ci fu grande solidarietà attorno ai lavoratori del Cantagallo, ma questo non impedì che 16 lavoratori dell’Autogrill fossero denunciati. Per raccogliere fondi per il processo, il Canzoniere delle Lame incise al volo un 45 giri, scritto da Janna Carioli e Gianfranco Ginestri, che raccontava i fatti di quella giornata, per poi regalarlo ai lavoratori dell’autostazione. Il disco venne venduto “sottobanco” dagli addetti alle pompe di benzina e dai baristi.
Attraverso il passaparola si seppe in tanti luoghi che esisteva questa canzone e parecchia gente si recò al Cantagallo apposta per acquistarlo.
Due anni più tardi, i sedici lavoratori incriminati furono assolti.