“Giorgio Almirante è stato espressione di una generazione di leader di partito che, pur da posizioni ideologiche profondamente diverse, hanno saputo confrontarsi mantenendo reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio”.
È quanto scrive il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio alla signora Assunta Almirante in occasione del centenario della nascita dello storico leader del Msi. (26 giugno 2014).
L’ANPI Provinciale di Venezia però non può dimenticare la storia di un uomo che fu fascista e che tale rimase per tutta la vita.
L’ANPI sa distinguere tra la pietà di fronte alla morte e il giudizio politico e morale che la storia dà all’uomo, alla sua vita e alle parole scritte a Christiana Muscardini: «[…] Puoi star certa che il mio ultimo respiro sarà fascista, nel nostro senso del termine, perché per me, per noi si tratta della battaglia di tutta la nostra vita. Sia utilizzata a sbattere in faccia chicchessia questa mia lettera che non è confidenziale.»
L’ANPI vuole che rimanga memoria dell’Almirante firmatario, nel 1938, del Manifesto della Razza, anticamera dell’olocausto degli ebrei, e di collaboratore, dal 1938 al 1942, della rivista “La difesa della razza”.
Ma ancora di più l’ANPI non può e non deve lasciar cadere nell’oblio le parole del comunicato apparso sui muri di Grosseto il 17 maggio 1944 a firma di Almirante: «Alle ore 24 del 25 maggio scade il termine stabilito per la presentazione dei posti militari e di polizia italiani e tedeschi, degli sbandati ed appartenenti a bande […] Tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena».
La sua attività antidemocratica continuò anche dopo che la nostra Costituzione vietava la ricostituzione del Partito Fascista.
Almirante fu incriminato, nel 1972, per favoreggiamento dell’attentato di Peteano di Sagrado, in provincia di Gorizia, e fu rinviato a giudizio. Il capo dell’MSI godeva dell’immunità parlamentare dietro la quale si trincerò per evitare di essere interrogato. Nonostante ciò non fu mai in dubbio la sua colpevolezza, finché non intervenne un’amnistia della quale beneficiò in quanto ultrasettantenne. Nel documento redatto dal Procuratore Generale di Milano, Luigi Bianchi D’Espinosa si legge: «Le numerose note a me pervenute in risposta alle mie richieste elencano un gran numero di fatti che testimoniano dell’uso della violenza nei confronti degli avversari politici e delle forze dell’ordine, della denigrazione della democrazia e della resistenza, dell’esaltazione di esponenti e principi del regime fascista, nonché di manifestazioni esteriori di carattere fascista da parte di esponenti di varie organizzazioni dell’estrema destra. […] è poi risultato che una parte preponderante di tali comportamenti trae origine dal Movimento Sociale Italiano (MSI), come si ricava dalla stampa di tale partito di cui in atti, sia dal particolare che molti dei fatti riferiti nelle varie note ufficiali allegate sono stati consumati da appartenenti alle varie organizzazioni di detto movimento, talvolta isolatamente, più spesso uniti fra loro […]»
L’ANPI non può, ancora una volta assistere inerme ai tentativi di revisionismo di chi vorrebbe dedicare vie e piazze, come Ignazio La Russa, ex MSI ora deputato di Fratelli d’Italia: «Dopo le alte parole del presidente della Repubblica mi sembra importante far sentire la voce di tutti quelli, amici e antichi avversari, che condividono l’opinione di Giorgio Napolitano per ottenere da Ignazio Marino un vero atto di civiltà e di sincero riconoscimento, quale lo ha l’intitolazione di una via a Roma per Giorgio Almirante».
Lontani dal censuare il giudizio personale del Capo dello Stato, espresso nel messaggio alla vedova di Almirante, l’ANPI vuole però ricordare l’impegno profuso il 29 novembre 2010, quando a Mirano si è opposta all’intitolazione di una via al fascista Almirante; né verrà mai dimenticando la solidale e intensa partecipazione di numerosi antifascisti che non vogliono scordare il sacrificio di tanti giovani partigiani che hanno dato la loro vita affinché l’Italia diventasse un paese democratico e antirazzista.
PER IL COMITATO
IL PRESIDENTE
PROF. Diego COLLOVINI