In ricordo dei caduti della Brigata Martiri di Mirano

Il 30 novembre è stato pubblicato un articolo (“L’inaugurazione a Mirano del monumento ai caduti“) in cui si faceva riferimento ad un opuscolo distribuito durante la manifestazione, contenente le biografie dei partigiani della Brigata “Martiri di Mirano”. Con l’immancabile aiuto di Martino Lazzari siamo venuti in possesso dell’opuscolo in questione: quelle sopra sono le riproduzioni del libretto originale.

Osservatorio sulle riforme costituzionale

costituzione_italianaIl 10 dicembre, a Roma, nella sede nazionale dell’ANPI si è costituito un “Osservatorio” sulle riforme costituzionali, sulla legge elettorale e sul problema della rappresentanza dei cittadini, con la presenza di numerosi rappresentanti di Associazioni e di diversi soggetti, partecipanti a titolo personale.
La proposta di istituire l’”Osservatorio” presso l’ANPI, era venuta da numerose Associazioni che avevano visto nell’ANPI la sede più idonea a realizzare un punto di incontro, di confronto e di riflessione su temi così rilevanti. La proposta è stata accolta dall’ANPI che ha manifestato la sua disponibilità, a condizione del più rigoroso pluralismo ed ha promosso il primo incontro tra promotori ed aderenti. In quella sede è stata chiarita, prima di tutto, la ragione della scelta della sede presso l’ANPI, nel senso che tutti hanno concordato sul valore anche simbolico di incontrarsi in un luogo in cui i valori e i princìpi costituzionali sono al primo posto, non solo per la tradizione storica dell’Associazione, ma anche perché essi fanno parte degli stessi indirizzi statutari dell’ANPI, che naturalmente non pretende di avere l’esclusiva in materia, ma la considera tra le più rilevanti delle proprie finalità ed è perciò idonea a costituire un punto di incontro per tutti coloro che assumono come bussola i valori della Costituzione. In secondo luogo, si è cercato di precisare i contenuti, le finalità e le modalità di azione dell’”Osservatorio”, concordando che gli aspetti “organizzativi” saranno meglio definiti in prosieguo, anche in via sperimentale, partendo per altro dal presupposto dalla necessità di disporre, per quanti credono nei valori della Costituzione, di una sede di ricerca, di confronto, di riflessione e, all’occorrenza, di iniziative, che attualmente manca, con la conseguenza che ciascuno assume le posizione che ritiene giusta e opportuna, ma senza un valido e continuo confronto e coordinamento. Pubblicheremo, in seguito, il Comunicato finale della riunione e indicheremo le principali adesioni, singole e di Associazioni. Fin d’ora, desidero rimarcare il carattere pluralista dell’iniziativa, il rifiuto di qualsiasi collocazione politica dell’Osservatorio e la piena concordanza sull’esigenza di tutelare, non solo i valori di fondo della Costituzione, ma gli stessi princìpi basilari della partecipazione, della rappresentanza e, in definitiva, della democrazia. Un’iniziativa importante, dunque, e necessaria. In una fase molto delicata della nostra stessa politica e istituzionale, il richiamo ai valori della Costituzione e della democrazia può costituire un riferimento importante per tutti coloro che ritengono che il fondamento della convivenza civile del nostro Paese non può essere costituita da altro se non dai princìpi su cui si basa la Costituzione, nata dalla Resistenza e dell’antifascismo.
Naturalmente, l’”Osservatorio” è aperto all’adesione di quanti si riconoscono nei suoi obiettivi e nei valori di fondo cui si ispira.

Carlo Smuraglia, Presidente dell’Anpi

Attacco alla casa editrice KappaVu

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Lettera aperta all’Assessore alla Cultura della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Gianni Torrenti
P.c. Alla Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani
Agli organi di informazione

Gentile Assessore
Le scriviamo come storici che hanno pubblicato con la casa editrice KappaVu di Udine. Leggiamo che Lei avrebbe dichiarato alla stampa (Il Piccolo, 29.11.2014) che la KappaVu in quanto tale, e quindi tutti i suoi autori di testi storici, negherebbe la drammatica vicenda della resa dei conti (“nega radicalmente la portata storica della vicenda”) avvenuta alla fine della guerra (impropriamente definita vicenda delle foibe) e sosterrebbe idee non condivisibili.
Se tali affermazioni risultassero vere sarebbero da un lato assurde – com’è infatti possibile negare la portata storica di un vicenda che è argomento quasi quotidiano di dibattito e strumentalizzazioni politiche da ormai 70 anni – e dall’altro mistificanti e offensive. Questo perché, al di la della inaccettabile riduzione dell’attività editoriale in campo storico della KappaVu al solo tema della resa dei conti alla fine della guerra, quello che portiamo avanti nei testi che pubblichiamo non sono idee, condivisibili o meno, bensì ricerca storica. La quale si occupa di ricostruire le vicende storiche collocandole nel loro tempo e contesto sulla base del maggior numero possibile di fonti prodotte dal maggior numero possibile di soggetti coinvolti. Naturalmente riteniamo che le nostre ricerche possano e debbano essere discusse, ma non in base a preconcetti, stereotipi ed “idee”, bensì sulla base delle fonti. Siamo perciò disponibilissimi a un pubblico dibattito storiografico sulle vicende in questione e auspichiamo che il suo Assessorato voglia prendere l’iniziativa di promuoverlo.
Distinti saluti.
Trieste, 1 dicembre 2014

Alessandro (Sandi) Volk, Claudia Cernigoi, Paolo Consolaro, Piero Purini, Gorazd Baj, Giacomo Scotti, Adriano Hvalica Qualizza, Giuliano Zelco, Andrea Martocchia, Federico Tenca Montini, Boris M. Gombac, Joze Pirjevec, Monica Rebeschini, Vanni D’Alessio Wu Ming, Roberta Michieli

Presidio antifascista a Monselice

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Alle 10 di ieri a Monselice c’è stato un presidio antifascista organizzato dall’Anpi di Padova, contro la vergognosa proposta lanciata da un Assessore della Giunta del Comune di intitolare a Benito Mussolini una piazza della frazione di San Bortolo. Uno sfregio – anche alla memoria di tanti monselicensi – verso chi, durante il fascismo, lottò per la libertà del nostro Paese. Questo il discorso pronunciato da Stelvio Ziron, segretari dell’Anpi di Monselice, più volte minacciato dai fascisti della città:

Nel momento in cui tutta la cittadinanza si adopera per celebrare degnamente il centenario della prima guerra mondiale, quando si condannano i soprusi dei generali, quando Monselice non ha ancora sanato le ferite dell’ultimo conflitto sentiamo la proposta dell’assessore Andrea Tasinato di intitolare la piazza della Frazione di San Bortolo a Mussolini, (quanti illustri monselicensi possono essere ricordati? In primis la medaglia d’oro al V.M. Bussolin Bruno tanto per citarne uno) la notizia apparsa sui giornali provinciali e regionali ha provocato grande indignazione fra la popolazione.
Le Associazioni d’arma Combattenti e Reduci, Ex Deportati e Partigiani d’Italia particolarmente colpite da questa affermazione, vogliono ricordale che non tutti gli italiani hanno la memoria corta. Qui vicino al gazebo c’è una croce scolpita, di notte, su una pietra dai “montaricani” per ricordare Usaggi Pietro ucciso il 21.9.1921 con un pugno da un fascista perché l’Usaggi non aveva salutato il gagliardetto. Iniziava il terrore dittatoriale.
L’eccidio di Giacomo Matteotti.
L’obbligo di iscrizione al partito fascista per tutti i lavoratori o la fame.
Il confino o il carcere duro per gli oppositori.
Gramsci, Pertini, Saragat ( i nomi più noti) furono ospitati (ironicamente) in villeggiatura a Ventotene e poi sommariamente processati da giudici prezzolati.
La costituzione nell’Italia Meridionale di 43 campi di detenzione per gli oppositori al regime.
Il patto Roma – Berlino è stato di fatto l’asservimento ai tedeschi di Hitler. Successivamente il patto Roma-Berlino-Tokio.
L’uso di armi chimiche nella guerra contro l’Etiopia.
Le leggi razziali del 1938 che hanno escluso tutti gli ebrei dall’esercizio della professione statale o privata o dall’insegnamento.
Nel 1944 la cattura di tutti gli ebrei di ogni età ed inviati nei campi di sterminio.
Egli ha sempre dichiarato di avere otto milioni di baionette da mandare contro i carri armati. Aveva bisogno di 2000 morti dopo l’aggressione alla Francia nel 1941 per sedere al tavolo delle trattative.
Arriva il 25 luglio 1943 (si sveglia Casa Savoia) egli è arrestato. Con un colpo di mano tedesco viene liberato dalla prigione sul Gran Sasso divenendo succube di Hitler. L’8 settembre 1943 la nota dichiarazione di armistizio.
Le truppe italiane sono abbandonate, in tutti i presidi in tutte le caserme, anche all’estero, a se stesse preda dei tedeschi e inoltrati nei campi di lavoro in Germania.
Con la repubblica di Salò diviene il capo fantoccio della Germania nazista.
I Monselicensi ricordano le tante vittime civili – militari e i partigiani deceduti a centinaia, i reduci dai campi di annientamento a causa della ferocia nazi-fascista.
Testimonianze dei tanti internati deceduti e sopravissuti sono custodite nei tanti testi presso la Biblioteca Comunale di Monselice
Un dubbio ci rode: forse l’assessore è il mandante di quelle scritte infamanti apparse sui muri di Monselice?
In periodo di democrazia tutto è ammesso meno la diffamazione, perseguita dalla legge e la condanna a qualsiasi riferimento al disciolto partito fascista.
Non merita democrazia chi l’ha negata.

Qui tutte le foto del presidio: http://imgur.com/a/DhTeN

8 novembre: Presidio Anpi a Monselice

anpiL’ANPI di Padova e provincia invita tutte le associazioni, le forze politiche e sociali, i comitati e i movimenti che si riconoscono nei valori dell’antifascismo, nonché tutti i cittadini che hanno a cuore la Costituzione Repubblicana nata dalla Lotta di Liberazione a partecipare alla manifestazione-presidio che si terrà:

SABATO 8 NOVEMBRE dalle 10 alle 13 in Piazza Mazzini a Monselice

Con questa presenza pacifica e, ci auguriamo, numerosa, l’ANPI vuole ribadire la sua ferma opposizione alla irricevibile proposta avanzata, nei giorni scorsi, dall’Assessore Comunale di Monselice Andrea Tasinato, che vorrebbe intitolare a Benito Mussolini la piazza della frazione di San Bortolo.
L’ANPI è già intervenuta, sulla stampa locale ed in un apposito incontro con il Sindaco di Monselice, ribadendo la condanna, non suscettibile di revisione storica, sull’operato di Benito Mussolini: egli tolse con la violenza a tutti gli Italiani le libertà democratiche, promulgò nel 1938 vergognose leggi razziste, scatenò guerre imperialiste e coloniali, trascinò, infine, il nostro Paese nella guerra di aggressione più tragica, che segnò la rovina d’Italia.
L’ANPI chiede dunque al Sindaco di Monselice di assumere un atteggiamento fermo ed esplicito di dissociazione e di condanna rispetto all’operato dell’Assessore Tasinato; questo Assessore ha infatti negato, nei fatti, la sostanza dei valori della Costituzione, su cui il Sindaco di Monselice ha giurato. Né si dimentichi che l’apologia di fascismo è un reato, perseguito dalle leggi vigenti, e che ad un rappresentante delle istituzioni si richiede il rigoroso rispetto delle leggi.
L’ANPI ricorda infine che la proposta di Tasinato di riabilitare il fascismo e il suo capo si inserisce all’interno di fenomeni, italiani ed europei, di reviviscenza del neofascismo, del neonazismo, del razzismo, della xenofobia, dell’omofobia che suscitano in tutti democratici preoccupazione e che esigono vigilanza e mobilitazione democratica.

Anpi Provinciale Padova

Anche un sardo fra i giovani partigiani caduti nella Battaglia del Parauro

v2nb0c9Briana di Noale (VE), domenica 12 ottobre 2014. Al diradarsi della nebbia mattutina nella pianura veneta, dopo la rievocazione del Fatto d’Arme avvenuto 70 anni orsono e degli aspetti più cruenti che lo caratterizzarono, la commozione si fa palpabile e la Presidente dell’Associazione Culturale “Un ponte fra Sardegna e Veneto”, Dr.ssa Elisa Sodde, chiamata a ricevere temporaneamente in consegna l’Onorificenza tributata al giovane Eroe originario della sua Terra, è visibilmente emozionata nel portare i ringraziamenti a nome dei familiari e dell’Amministrazione Comunale di Tonara, piccolo centro della Barbagia, in Provincia di Nuoro, che diede i natali al Partigiano Antonio Zucca, caduto l’11 ottobre 1944 nelle campagne di Briana di Noale, in quella che viene ricordata come la “Battaglia di Briana o del Parauro”, durante la Guerra di Liberazione.

     Alla presenza delle numerose Autorità locali – fra le quali il Sindaco del Comune di Noale, Prof.ssa Patrizia Andreotti; i Sindaci dei Comuni di Mirano, Dr.ssa Maria Rosa Pavanello, di Santa Maria di Sala, Sig. Nicola Fragomeni, di Massanzago, l’Assessore Jessica Costa in rappresentanza del Sindaco Prof. Stefano Scattolin; il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Noale Lgt Lino Pavanetto e il Comandante della Polizia locale, Michela Bovo – il 12 ottobre scorso, dinnanzi al Monumento ai Caduti Partigiani di Via Parauro in Noale, si è svolta la solenne Cerimonia di Commemorazione del 70° Anniversario della “Battaglia del Parauro”, promossa dalla Sezione noalese dell’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), guidata dal Presiedente Ing. Giancarlo Rossi, con l’Amministrazione Comunale di Noale (che ha presenziato alla cerimonia con numerosi Assessori e Consiglieri delegati), in concorso con le Associazioni Patriottiche e d’Arma del territorio e la C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori) di Mirano.

     Intervenuti alla celebrazione anche diversi esponenti delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane della zona: il Presidente Provinciale A.N.P.I. di Venezia, Dr. Diego Collovini, che ha accompagnato il Labaro sul quale spiccavano le Medaglie concesse al V.M.; il Segretario Provinciale, Dr. Tullio Cacco; il Presidente della Sezione di Martellago, Dr. Cosimo Moretti; il Segretario A.N.P.I. del Miranese, Dr. Bruno Tonolo; e, con le loro Bandiere, i Rappresentanti delle Sezioni A.N.P.I. di Santa Maria di Sala, Mirano, Camponogara, Fiesso d’Artico, Spinea, e della Sezione A.N.C.R. (Associazione Nazionale Combattenti e Reduci) di Noale, accompagnata dal novantaduenne Presidente, Cav. Gordiano Garavello.

    Erano altresì presenti le Bandiere e i Labari delle locali Sezioni dell’Associazione Nazionale del Fante, dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, dell’Associazione Nazionale Carabinieri, dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani.

 Il Miranese è il territorio pianeggiante che si estende a nord della Riviera del Brenta, nell’area centro-occidentale della provincia di Venezia, comprendente, attualmente, i Comuni di Mirano, Santa Maria di Sala, Salzano, Noale, Scorzè, Martellago, Spinea, e confinante ad Ovest con la Provincia di Padova, ad Est col Comune di Venezia e a Nord con la Provincia di Treviso.

All’epoca dei fatti, fu una delle aree in cui la lotta divampò con maggiore durezza, per la considerevole presenza nella zona di formazioni partigiane coordinate dal C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) e per la rabbiosa azione repressiva intrapresa dalle forze nazi-fasciste (reparti tedeschi e Guardia Nazionale Repubblicana della R.S.I.) per schiacciare le iniziative apertamente insurrezionali della lotta clandestina che, nel Veneto in particolare, hanno caratterizzato la Resistenza Italiana.

     L’11 ottobre del 1944, nelle campagne fra Noale (VE), Santa Maria di Sala (VE) e Massanzago (PD), in località Parauro – Zeminiana, si combatté quella che è passata alla storia come la “Battaglia del Parauro” o “Battaglia di Zeminiana”, definita dal Presidente Giancarlo Rossi nella sua rievocazione storica come ‹‹uno dei fatti d’arme più eclatanti della Lotta di Liberazione nel Veneto››.

     I combattimenti si accesero violenti nel primo pomeriggio, intorno alle ore 13, quando una ventina di partigiani locali confluiti nella Compagnia BIS del VI Btg “Sparviero” della Brigata Garibaldi d’Assalto “Padova”, capeggiati dal Comandante Eugenio Bruno Ballan, attendati nelle campagne di Noale, udirono il rumore di camion, auto e motociclette che si fermavano nelle vicinanze del loro accampamento. I nazi-fascisti (circa 250 uomini tra soldati tedeschi e miliziani italiani delle “Brigate Nere”), probabilmente informati da qualche delatore, avevano individuato la presenza dei partigiani e si accingevano ad un rastrellamento. Il Comandante Ballan (detto il “Barba”) diede immediatamente disposizione ai suoi uomini di armarsi, suddividendoli per gruppi e assegnando loro i settori d’azione e i compiti per fronteggiare la situazione di pericolo che aveva intuito, e che di lì a poco si sarebbe palesata.

     Attraverso le memorie del Comandante Ballan e le diverse testimonianze raccolte nel dopoguerra dagli storici locali, si è potuto ricostruire(*) lo svolgimento dei fatti. Dopo circa un’ora di durissimi scontri a fuoco, le perdite da parte delle milizie fasciste ammontavano ad una ventina di morti e numerosi feriti, mentre tra le fila dei partigiani furono catturati quattro uomini dei nuclei avanzati del dispositivo di difesa predisposto dal “Barba”: De Cesaro Silvio, da Castelfranco Veneto (TV); Aiello Cosimo, da Palermo; Bordani Amleto, da Bologna; Zucca Antonio, da Tonara (NU).

     Nello scontro col nutrito contingente di forze nazi-fasciste, il giovane partigiano sardo rimase ferito ad una coscia. Perdeva molto sangue e, disteso per terra, implorava il miliziano che lo aveva catturato di fasciargli la ferita per arrestare la forte emorragia. Questi rispose di dover aspettare il suo capo, dal quale solo avrebbe preso ordini e disposizioni in merito. Giunto sul posto il comandante –  tale Alfredo Allegro, appartenente alle “Brigate Nere” – raccontano i testimoni, che questi lo colpì ripetutamente sulla testa con il calcio del moschetto, fracassando il cranio del ferito, che rimaneva a terra esanime sul ciglio della strada, dove era stato trascinato. Qualche ora dopo, constatato che  dava ancora segni di vita, il povero Antonio Zucca veniva brutalmente “finito” con una pugnalata al petto.

     Anche per gli altri tre partigiani catturati, De Cesaro Silvio, Aiello Cosimo e Bordani Amleto di soli 17 anni,  non ci fu scampo, né sentimenti di umana pietà: furono tutti e tre giustiziati con un colpo di pistola alla nuca.

     Per non dimenticare l’eroico sacrificio dei quattro giovani Caduti nella Guerra di Liberazione, in occasione del 70° Anniversario dei “Combattimenti del Parauro”, il Comune di Noale, di concerto con la locale Sezione dell’A.N.P.I., congiuntamente con le Associazioni Patriottiche e d’Arma del territorio e la C.I.A. di Mirano (Locale Sezione della Confederazione Italiana Agricoltori – organizzazione nella quale ha successivamente operato per lungo tempo, Bruno Ballan, salvatosi fortunosamente dai tragici fatti del Parauro, nonostante la brutta ferita riportata nello scontro a fuoco), ha voluto conferire loro una Medaglia Commemorativa, da consegnare alle loro famiglie o, in loro vece, alle amministrazioni dei Comuni d’origine dei Caduti ed altresì ricordare con una targa di riconoscimento il Comandante Ballan a dieci anni dalla sua morte.

     In rappresentanza dei congiunti del Caduto Antonio Zucca e del Comune di Tonara (NU), ha preso in consegna la Medaglia la Presidente dell’Associazione Culturale “Un ponte fra Sardegna e Veneto”, che visibilmente commossa, ha così ringraziato:

‹‹…A nome dei familiari del giovane Caduto, dell’Amministrazione Comunale di Tonara (NU), facendomi interprete dei sentimenti della Gente di Sardegna, Ringrazio per questa Onorificenza tributata ad un Figlio della nostra Isola, che 70 anni or sono ha sacrificato la sua giovane vita per la Libertà e la Redenzione di queste Sacre Terre.

     Sarà mia cura consegnare la Medaglia concessa alla memoria del Soldato Antonio Zucca nelle mani dei suoi familiari e del Sindaco di Tonara, Sig. Pierpaolo Sau, alla presenza delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane Sarde, con le quali l’Associazione Culturale “Un ponte fra Sardegna e Veneto” – che mi onoro di presiedere – sta portando avanti  importanti progetti di recupero dei luoghi della memoria legati agli eventi della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, nel segno dei sacri vincoli storici che uniscono le nostre due Regioni. L’occasione giusta potrebbe essere la giornata del 25 Aprile 2015, data nella quale sarà celebrato il 70° Anniversario della Guerra di Liberazione…››

     Ancora una volta, l’Associazione Culturale “Un ponte fra Sardegna e Veneto” si pone come anello di congiunzione fra due Regioni che, seppur geograficamente distanti, sono accomunate dall’inscindibile nodo della storia che il Sodalizio sardo-veneto intende sempre più portare avanti con grande impegno e dedizione, attraverso la promozione di rilevanti iniziative culturali, nel segno del comune ricordo di quanti sacrificarono la loro giovane esistenza per l’Unità e la Libertà del nostro Paese.

     Nei suoi ricordi di bambino, il Sig. Nello Roncato – Segretario della Sezione A.N.P.I. di Noale – ha presente sua madre, la Signora Maria Vallotto, che si recava a deporre un fiore sulla tomba del Caduto Sardo, Antonio Zucca, “…poiché diceva: Quel poro fiol qua no ‘l  ga nissun parente che ‘l possa recitar na orassion davanti la sò tonba e ricordar el sò ato da eroe che ghe ga costà la vita”

ZUCCA Antonio,

nato il 2 maggio 1920 a Tonara (NU),

Soldato del 23° Reggimento di Artiglieria per Divisione di Fanteria,

Combattente della 2^ Guerra Mondiale,

sbandatosi con il suo reparto nei giorni seguenti l’Armistizio dell’8 settembre 1943,

confluito nella Brigata Partigiana Garibaldi d’Assalto “Padova”

Caduto l’11 ottobre 1944 a Briana di Noale (VE)

per la Libertà dell’Italia.

“PRESENTE!”

(*): “La battaglia del Parauro ed il Patrigiano E. B. Ballan”, a cura di A. Serpellon e M. Citton per l’ANPI di Santa Maria di Sala (VE), pagg. 35 ss. Saggio presentato il 12 ottobre 2014 presso la Sala Riunioni del Municipio di Santa Maria di Sala.

Di Elisa Sodde da http://tottusinpari.blog.tiscali.it/

“Le eredità di Vittoria Giunti” di Gaetano Gato Alessi

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Venerdì 31 ottobre alle ore 20.45 nella Sala Conferenze di Villa Errera, in Via Bastia Fuori 58 a Mirano (VE), l’, Anpi “Martiri di Mirano” in collaborazione con Libera Miranese, presenterà il libro di Gaetano Gato Alessi “Le eredità di Vittoria Giunti”.

Pochi conoscono la storia e l’identità della prima donna sindaco di Sicilia. Vittoria Giunti, siciliana di adozione, per scelta d’amore, comunista e partigiana, fu la prima donna a ricoprire la carica di sindaco in Sicilia, tra i primi sindaci d’Italia, dopo il fascismo. La Costituzione, approvata nel ’48, conferiva alle donne la sola capacità elettorale attiva, ma poco più tardi venne corretta, attribuendo anche alle donne il diritto di essere elette. Grazie a Gaetano Alessi, giovane militante e dirigente di sinistra, sindacalista, attivista antimafia con l’Arci, giornalista freelance, editorialista di Articolo 21 e Liberainformazione, oggi viene restituita memoria storica a questa donna straordinaria, che rischiava l’oblio. Le eredità di Vittoria Giunti, edito dalla Rivista Ad est, da Alessi fondata nel 2003, della quale Giunti è la madre spirituale, fa conoscere al mondo la prima sindaca siciliana. Per ironia della sorte, dopo anni di carteggi, solo il 29 ottobre il Tribunale di Agrigento riconosce e iscrive la testata al Registro dei giornali, riviste e periodici col n.° 290.

Vittoria Giunti, classe 1917, fiorentina di origine, di famiglia antifascista, di tradizione ottocentesca per la libertà e il rispetto della persona, vive a Firenze e poi si trasferisce a Roma, dove studia all’Istituto di alta Matematica, frequentando la via Panisperna, la via dei “ragazzi”, il gruppo di Fermi. Si laurea in matematica. Prima del conflitto è assistente all’Università di Firenze. Per indole e per formazione combatte il fascismo, ma fa una scelta di impegno, necessaria e sentita: diventa partigiana e lotta per la liberazione e la libertà. Partecipa a tutte le fasi che portano l’Italia alla Costituzione della Repubblica, facendo parte di diverse commissioni della Costituente, tra cui quella per il voto alle donne, di cui andrà sempre fiera. Dirige la casa della Cultura di Milano, è tra le fondatrici e direttrice della rivista Noi donne. Durante la Resistenza incontra il partigiano Salvatore Di Benedetto, più tardi sindaco di Raffadali, Deputato e Senatore della Repubblica che nelle fasi della Liberazione di Milano riporta gravi ferite. Si innamorano e dopo il 25 Aprile decidono di costruire il loro futuro insieme, in Sicilia. Di Benedetto la porta con sé a Raffadali, dove vivrà fino alla morte, avvenuta il 3 giugno del 2006, il giorno dopo una data a lei cara, la nascita della Repubblica. In Sicilia trova un’altra Resistenza che in quegli anni i contadini combattono contro i padroni e la mafia che li fiancheggia. Sono gli anni dell’occupazione delle terre, della presa di coscienza dei contadini della loro forza e del loro sfruttamento. Le donne sono protagoniste delle lotte. Con umiltà si integra, parla agli uomini e alle donne, lotta al loro fianco in quegli anni di riscatto sociale e umano, rappresentati dalla Riforma agraria. Il suo essere forestiera presto non sarà più un pregiudizio perché lei si pone con discrezione, senza superbia, alla pari. Vittoria riflette sulla fortuna che ha avuto nel nascere a Firenze, ad avere avuto una famiglia agiata, ad avere studiato e frequentato persone libere e rispettose della libertà altrui. Tutto quello che lei aveva avuto altri non lo avevano avuto in dono dalla vita. Perciò non si potevano colpevolizzare. Con la sua umiltà e il rispetto profondo per i siciliani conquista la loro stima e l’affetto. La sua concezione della politica è alta, antica. Politica per lei è servire il popolo, il debole, lavorare per loro. Vittoria Giunti è una figura di grande attualità, un esempio di cui la memoria collettiva abbisogna per il significato storico, sociale e politico, in questi tempi bui e indifferenti al significato originario e antico del fare politica. Nel racconto-intervista, Alessi ricostruisce le fasi della scelta dell’accettazione della candidatura a sindaco di Sant’Elisabetta, piccolo comune dell’entroterra siciliano, divenuto autonomo nel 1955. In un’epoca di povertà e arretratezza, Vittoria, donna fiorentina, scienziata e umanista, libera per indole e formazione, senza mai parlare di sé e della sua storia, conquista i siciliani, che la scelgono e per lei avranno parole di stima e affetto perchè le riconoscono l’onestà intellettuale, l’amore per gli ideali, veri e universali, rappresentati fortemente dal Partito Comunista, per il quale milita e agisce rispondendo al sogno di una cosa che aveva visto realizzare nell’Italia liberata del 1945.

L’Anpi “Martiri di Mirano” aderisce alla manifestazione del 25 ottobre

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La sezione Anpi “Martiri di Mirano” aderisce e partecipa, alla manifestazione nazionale della CGIL del 25 ottobre 2014 a Roma, in difesa degli spazi di democrazia, al fine di contrastare gli attacchi alla Costituzione nata dalla resistenza al fascismo e per contrastare ogni forma di possibile regime autoritario.

Il lavoro non si crea cancellando i diritti conquistati con anni e anni di sacrifici e di lotte, ma allargando le tutele universali. Si vuole abolire definitivamente l’Articolo 18 della legge 300, in realtà per cancellare lo statuto dei lavoratori e per aprire sempre più le porte all’arbitrio senza regole nei rapporti di lavoro (ricordiamo tra l’altro, cosa sta accadendo con la riforma del Senato).
Si deve invece combattere la precarietà cancellando la giungla dei 46 tipi di contratti esistenti, che rendono un inferno non solo il lavoro ma anche la vita di tante persone.

Sempre più è necessario che tutte le forze che hanno a cuore i diritti sociali e i principi di libertà istituzionali si mobilitino, perché l’attacco al movimento dei lavoratori e il conseguente suo indebolimento, potrebbe essere veramente un grave pericolo per la democrazia nel nostro Paese.

Partecipiamo in massa a questa grande manifestazione per difendere le nostre conquiste ma anche indicando sentieri di lotta democratica ai nostri giovani.

ANPI sez. “Martiri di Mirano”

Roma 12 ottobre 2013: La via maestra

OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl 12 ottobre 2013 alla manifestazione “La via maestra”, l’Anpi di Mirano era a Roma insieme a tante altre Anpi per difendere la nostra Costituzione, i diritti che da essa discendono, e il dovere di difenderne i principi straordinariamente avanzati che, nonostante le rovine della guerra, i padri costituenti seppero indicare in modo netto e chiaro. Perchè, come diceva il documento ufficiale della manifestazione “la difesa della Costituzione non è uno stanco richiamo a un testo scritto tanti anni fa. Non è un assurdo atteggiamento conservatore, superato dai tempi. Non abbiamo forse, oggi più che mai, nella vita d’ogni giorno di tante persone, bisogno di dignità, legalità, giustizia, libertà? Non abbiamo bisogno di politica orientata alla Costituzione? Non abbiamo bisogno d’una profonda rigenerazione bonificante nel nome dei principi e della partecipazione democratica ch’essa sancisce?”.
Le mani sulla nostra Carta fondamentale le hanno purtroppo messe e anche in maniera pesante, ma noi, come tanti altri, cercheremo di opporci e di ribadire in ogni luogo che “la difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente. È un impegno, al tempo stesso, culturale e politico che richiede sia messa in chiaro la natura della posta in gioco e che si riuniscano quante più forze è possibile raggiungere e mobilitare. Non è la difesa d’un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa.”

Le foto di quel giorno: http://imgur.com/a/rnvSG

12 settembre 2014: “Assalto al Monte Grappa”

manifestoprovamanifestoprova4Il 21 settembre del 1944 iniziava “la più sanguinosa azione militare antipartigiana che abbia avuto luogo durante i 20 mesi della guerra di Liberazione” e “la più grave disfatta militare della Resistenza e di tutta la storia”: così Sergio Luzzato, storico e giornalista definisce il rastrellamento del Monte Grappa, organizzato e attuato da 8000 uomini di cui 5000 nazisti e 3000 fascisti. La legione M Tagliamento (con Giorgio Albertazzi comandante della 2° compagnia fucilieri), le brigate nere di Treviso e Vicenza, la decima mas, il CST trentino, ucraini, cosacchi, SS tedesche, contro i 1200 partigiani componenti le brigate partigiane “Campocroce”, “Archeson”, “Matteotti”, “Gramsci” e numerosi prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento. 40 partigiani caduti in combattimento, 260 impiccati o fucilati, 250 deportati che non fecero più ritorno, malghe incendiate, paesi interi dati alle fiamme, migliaia di capi di bestiame trasferiti in Germania per essere macellati e i 51 cadaveri mai più ritrovati di Casella d’Asolo. Un massacro attuato mediante un progetto infame che sconvolse intere comunità e che fece sentire i suoi effetti per molti anni, visto anche la totale impunità dei colpevoli.

Il 12 settembre alle ore 20.45 a Mirano, nella Sala Conferenze di Villa Errera, cercheremo di far luce su questa strage che è ancora sconosciuta a molti di noi.
Interverranno Federico Maistrello e Lorenzo Capovilla, autori del libro “Assalto al Monte Grappa – Settembre 1944, il rastrellamento nazifascista del Grappa, nei documenti italiani, inglesi e tedeschi” e Catia Costanzo Boschieri con una storia di Resistenza per immagini, oggetti, documenti e parole: “Il racconto di una scelta, Antonio Boschieri, il comandante D’Artagnan”.

http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2012/PATRIAluglio_Biblioteca_pag43-44.pdf

http://anpimirano.it/2013/antonio-boschieri-dartagnan/