La legge (è) fondamentale

Locandina 5.3

LA LEGGE (È) FONDAMENTALE
COSTITUZIONE, REGOLE, GARANZIE DEI CITTADINI

PER DISCUTERNE ASSIEME
GIOVEDÌ 5 MARZO 2015 ORE 17,30
Sala Consiliare Municipale
Piazza Municipio 1 Marghera (VE)
CONVERSAZIONE CON LORENZA CARLASSARE e GIOVANNI PALOMBARINI

Nel 1948
entra in vigore la Costituzione repubblicana, frutto di discussione ed incontro tra diverse forze politiche rappresentate in Parlamento e approvata da un’Assemblea Costituente eletta dal popolo italiano secondo il criterio proporzionale.
Oggi
un disegno di legge di provenienza governativa, frutto di un accordo intercorso tra due soli soggetti, vuole modificare 40 articoli della Costituzione.
Un disegno votato da un Parlamento la cui elezione è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale nel 2014.
Un disegno il cui iter è scandito da procedure che mortificano la doverosa discussione nel merito: sistemi di rapida votazione, come “canguri” e “sedute fiume”,
approvazione in prima deliberazione alla Camera da parte di una minoranza di parlamentari

Cambiare la Costituzione italiana? Riforma o revisione della Costituzione?
Quali sono le regole che legittimano il suo cambiamento?
Quali soggetti sono legittimati a cambiarla?

La legalità è rispettare in primo luogo i principi che regolano le modifiche alla Costituzione.

E se l’ineludibile riforma fosse invece l’attuazione della Costituzione? Come attuarla?

La sostanza della Costituzione è nella sua prima parte, principi e diritti fondamentali; la forma per realizzare quella sostanza è la seconda parte della Costituzione: organi e poteri coerentemente disegnati per dare realtà ai diritti e ai doveri dei cittadini.

Quale valore ha la legalità in un sistema fondato sulla Costituzione repubblicana?
Quale ruolo hanno i cittadini perchè le regole siano rispettate?
Quale educazione alla legalità?
La legge è uguale per tutti: come amministrare la giustizia per realizzare il principio dell’art. 3 della Costituzione?
Legge e amministrazione della giustizia: come coniugarle per realizzare giustizia?
Quando si può parlare di legalità in tema di prescrizione dei reati?
Quale normativa penale in materia di corruzione ed evasione fiscale può assicurare legalità, uguaglianza della legge, realizzazione di giustizia?

A queste e ad altre domande cerchiamo di dare una risposta nell’incontro pubblico.

22 gennaio: La sovranità appartiene al popolo

LOCANDINA Carlassare e Gallo cgil

Il 22 gennaio 2015 ORE 17,30 a Mestre presso l’I. C. “GIULIO CESARE” ci sarà una conversazione con Lorenza Carlassare e Domenico Gallo. Introdurrà il Presidente provinciale dell’Anpi Venezia Diego Collovini.
La Costituzione della Repubblica Italiana del 1948 fu il risultato dell’incontro tra diverse forze politiche riunite in un’Assemblea Costituente, un’Assemblea nata per scelta dei cittadini italiani chiamati a votarla secondo il criterio proporzionale.
Oggi un Parlamento dichiarato illegittimo il 13 gennaio 2014 dalla Corte costituzionale, massimo organo dell’ordinamento statale, sta per modificare la Costituzione Italiana.

Tutto questo pone alcune domande a cui cercheremo di dare una risposta:

1. Cosa sanno i cittadini della discussione in corso in Parlamento sulla modifica della Costituzione e sulla nuova legge elettorale che dovrebbe sostituire l’incostituzionale Porcellum?
Essere informati per esercitare i propri diritti civili e politici: è questa la premessa dell’agire democratico.
2. Può un Parlamento, eletto con una legge incostituzionale, approvare una nuova legge elettorale che ripropone i difetti della precedente? Può questo Parlamento modificare il sistema istituzionale espresso dalla seconda parte della Costituzione?
La sovranità appartiene al popolo e deve essere esercitata nelle forme e nei limiti sanciti dalla Costituzione: è questa la prima regola di uno Stato costituzionale. In uno Stato costituzionale la volontà del popolo deve trovare espressione in un legittimo Parlamento.
3. L’organo legislativo che è espressione della nostra Repubblica parlamentare può garantire la rappresentanza dei cittadini se proviene da liste bloccate e da un premio di maggioranza alla lista o alla coalizione più votata? In una democrazia è accettabile che in nome della “stabilità di governo” venga sacrificato il principio della rappresentanza?
L’uguaglianza dei cittadini nel diritto di voto è necessariamente al centro di una democrazia rappresentativa. E’ il voto di ogni cittadino a garantire una democrazia, non lo sono né un meccanismo matematico né la scelta dei candidati fatta in altre sedi. Il rispetto della rappresentanza permette la stabilità di governo.
4. Quali conseguenze potrebbero ripercuotersi sui diritti dei cittadini con le modifiche alla Carta costituzionale e con una legge elettorale fondata su liste bloccate e sul premio di maggioranza?

A.N.P.I. Provinciale Venezia, C.G.I.L. Venezia, LIBERA Venezia e terraferma, LIBERTÀ E GIUSTIZIA Venezia, RETE PER LA COSTITUZIONE Venezia.

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Lorenza Carlassare: Così si strozza la democrazia

costituzione_italianaProfessoressa Lorenza Carlassare da costituzionalista come giudica la decisione di contingentare i tempi della discussione sulla riforma?

E’ una decisione contraria alla Costituzione. Non mi era mai venuto in mente che nella revisione di una legge costituzionale si potesse agire in questo modo. Strozzare un dibattito su una riforma che deve essere votata con una maggioranza elevata proprio perché sia ragionata e condivisa. Mi sembra una cosa inaudita. Soprattutto considerando che risulta implicitamente escluso dalla stessa
Costituzione, che prevede appunto maggioranze molto elevate, due distinte delibere per ogni camera con uno scopo preciso: garantire che la riforma venga meditata, discussa e approvata da una maggioranza larga, non da una maggioranza artificiale che forza gli altri, una minoranza prefabbricata che vuole imporre la sua volontà. Il disprezzo del dissenso e la volontà di soffocarlo è propria dei sistemi autoritari. Non è lo spirito della Costituzione.

Il problema forse è all’origine: ci troviamo di fronte a una riforma costituzionale che non nasce dal parlamento ma viene dettata dal governo.

Anche questa è un’anomalia. Purtroppo negli ultimi anni ne abbiamo viste tantissime. Il governo si è impadronito di tutte le funzioni del parlamento e lo ha esautorato. Della funzione legislativa si è impadronito totalmente facendo solo decreti legge e ora s’ impossessa anche della revisione costituzionale. Tutto quello a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi lascia sgomenti.

Vede dei rischi in questo modo di procedere da parte di governo e maggioranza?

Da tanto tempo vedo rischi, perché questa forzatura deriva dal fatto che non si vuole accettare il dialogo, che si vedono gli emendamenti e le proposte degli altri come un impaccio, un ostacolo, dei sassi sui binari da rimuovere, come ha detto Renzi. Ma gli argomenti degli altri non sono da rimuovere, sono da considerare ed eventualmente da confutare con argomenti idonei, altrimenti che
democrazia è? Oltre tutto si tratta di una riforma che fa parte di un programma più ampio di cui non sappiamo nulla.

Si riferisce al patto del Nazareno?

Questo patto Berlusconi-Renzi, che poi è Berlusconi-Verdini-Renzi che cosa significa? E’ un patto fra soggetti dei quali uno non aveva e non ha funzioni politiche istituzionali di alcun genere; ha perduto anche il titolo di senatore. Allora la domanda è: cosa c’è in questo patto? Un patto tra due partiti si può anche ammettere se è trasparente, ma un accordo segreto di cui ogni tanto trapelano alcune notizie ma del quale si esige che sia assolutamente rispettato alla lettera, no. Mi chiedo ancora: siamo in un Paese democratico o no?

Però il ministro Boschi di fronte alle accuse di autoritarismo risponde che si tratta di allucinazioni.

Penso che il ministro Boschi, della cui buona fede non dubito, non abbia nessuna idea di cosa è la democrazia e soprattutto che cosa è la “democrazia costituzionale”, che non vuol dire dominio della maggioranza. Quello che offende è la menzogna, continuamente ripetuta, che chi propone modifiche non voglia le riforme: tutti vogliono la riforma del bicameralismo attuale! Ma molti non vogliono la soluzione imposta. Perché il governo non vuole il Senato elettivo come negli Stati Uniti, con un numero ristretto di senatori eletti dai cittadini delle diverse regioni? Perché no?

Lei che risposta si dà?

Si vuol togliere la parola al popolo. Quanto sta accadendo va messo insieme alla legge elettorale con l’8% di sbarramento; si vuole chiudere la bocca alle minoranze, e non solo a minoranze esigue: la soglia dell’8% non è certo leggera. Si vuole fare una Camera interamente dominata dai due partiti dell’accordo, due partiti che poi sono praticamente uno perché lavorano insieme, in stretto accordo, quindi siamo arrivati al partito unico.

O magari al partito nazionale di cui parla Renzi.

Una cosa che mi fa venire i brividi. La democrazia costituzionale è necessariamente pluralista, perché gioca anche sull’articolazione politica del sistema e del parlamento, sulla possibilità di un dialogo e di un dissenso. Qui invece si parla di partito nazionale. Credo che per qualcuno si tratti di scarsa conoscenza e di scarsa dimestichezza con il costituzionalismo, per qualcun altro purtroppo no.

In questo rientra anche la decisione di innalzare da 500 a 800 mila le firme necessarie per proporre un referendum abrogativo?

Siamo sempre nella stessa logica di riduzione del peso del popolo, che evidentemente dà fastidio e bisogna tacitarlo. La gente chiede lavoro, è preoccupata per la chiusura delle fabbriche e i governanti si impuntano esclusivamente su queste cose. La riforma costituzionale serve certamente al fine di poter esercitare il potere con le mani libere, senza gli impacci della democrazia costituzionale. Però c’è anche un’altra ragione di fondo, ed è che la riforma è un bello schermo per nascondere il fatto che sugli altri piani non si fa niente. L’economia è andata più a rotoli che mai, finora si è fatto solo un gran parlare, un chiacchierare arrogante e assolutamente inutile.

Però seimila emendamenti sono tanti. L’opposizione non sta esagerando?

L’opposizione non ha altre armi perché il dialogo la maggioranza non lo vuole, ha detto subito che “chi ci sta, ci sta”. E gli altri, evidentemente, se “non ci stanno” a votare ciò che il governo vuole “se ne faranno una ragione”! In tale situazione chi vorrebbe una riforma diversa non può fare altro che rendere faticoso il percorso per indurre la maggioranza a riflettere su quello che fa e, per non veder fallire tutto, ad accettare qualche modifica. Ripeto ancora ciò che più volte ho detto: se vogliono fare un Senato con i rappresentanti delle regioni e degli enti locali non eletti dal popolo, lo facciano pure, però non possono attribuire a quest’organo funzioni costituzionali. Non possono dargli la possibilità di legiferare al massimo livello. A un simile Senato, fatto da persone che non ci rappresentano, dominate dai capi partito, si vuole invece assegnare il potere di revisione costituzionale, di partecipare all’elezione del presidente della Repubblica e di altri alti organi costituzionali. E’ assurdo. Facessero allora un Senato che è espressione delle autonomie con funzioni limitate alle necessità di raccordo con le autonomie locali. Altrimenti, se gli si vogliono attribuire funzioni costituzionali, deve essere elettivo. Ma, se non è possibile discutere di questo e di altri punti significativi, allora non resta altro
da fare che proporre emendamenti a raffica.

Intervista di Carlo Lania da “Il Manifesto” del 25/7/14

Lorenza Carlassare: Immunità, con questo Senato discussione ridicola

Assemblea della sinistra, promossa dalla FiomL’intervista di Radio Popolare a Lorenza Carlassare:

Come andrebbe risolta la questione dell’immunità di cui tanto si parla in queste ore?

Se non fosse tragico sarebbe ridicolo. Ieri ho sentito che la ministra Boschi diceva di voler trovare una mediazione. La mediazione si ha tra persone che vogliono cose diverse. Sull’immunità nessuno la voleva. Tra chi mediano? Nessuna l’aveva messa, nessuno l’aveva pensata, che allora la eliminino, che mediazione è?
Ho sentito anche qualcuno dei miei colleghi parlare del ’700, delle origini celebri dell’immunità parlamentare, ma si sono dimenticati di ricordare da chi allora ci si voleva difendere. Già nel medioevo inglese le rivendicazioni delle libertà parlamentari nascevano dall’esigenza concreta, quotidiana, politica, di garantirsi dalle interferenze del re nell’attività parlamentare e più tardi viene addirittura codificata la regola del Bill of right nel 1689 che la libertà di parola, discussione e di azione in parlamento non può essere contestata in sede giudiziaria. Per difendersi. In Francia, quindi un secolo dopo, alla fine del ’700, mentre il re era pronto a usare la forza contro i rappresentanti del terzo stato riuniti in assemblea generale, Bailly disse “la nazione riunita in assemblea non riceve ordini da nessuno”. E si approvò una dichiarazione che sanciva l’inviolabilità della persona, di ciascun deputato, che discende dai principi che “nessun centro di potere può ergersi al di sopra del corpo rappresentativo della nazione” (Robespierre). Qui è tutto ridicolo: il re non c’è, i giudici non sono i giudici del re, del governo, da chi si devono difendere? Loro non sono i rappresentanti della nazione perchè non sono nemmeno eletti (questi del nuovo senato).

Nella Costituzione italiana l’immunità era stata prevista secondo quale ragionamento?

Quando siamo passati dalla monarchia alla repubblica è rimasta nella costituzione l’immunità, sempre per ragioni più fragili però sempre opportune. Una cosa rimane importante. La riforma del 1993 ha tolto il secondo comma dell’articolo 68, che prevedeva due cose: l’insindacabilità e questa va benissimo, questa deve rimanere per chiunque: i membri del parlamento non possono essere perseguiti – oggi è scritto chiamati a rispondere, un cambiamento semantico importante – per le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Questa è l’insindacabilità, questa è corretto che ci sia.
La seconda cosa era l’immunità, che chiedeva l’autorizzazione della camera per sottoporre a procedimento penale, che è stata tolta. E’ arrivata l’autorizzazione a procedere per gli arresti, le perquisizioni, le intercettazioni e i sequestri di corrispondenza. Questa no, non deve rimanere per sindaci e presidenti di regione spesso indagati.
Io vorrei però sottolineare una cosa importante: la prassi che è stata usata. Dopo la riforma del 1993 rimane l’insindacabilità per le opinioni espresse nell’esercizio della funzione. Invece le camere cosa hanno fatto per difendersi fortemente, al massimo, hanno allargato il concetto di “opinioni espresse nell’esercizio delle funzioni”  fino a comprendere in pratica tutte le attività, ogni espressione di pensiero di ogni parlamentare.
La garanzia del secondo comma viene spostata nel primo, per estendere le garanzie e la difesa.
Allora che resti solo l’insindacabilità – senza parificare deputati e senatori perchè i deputati sono eletti dal popolo, mentre questi sono (in qualche modo nominati) dalle segreterie dei partiti. Vengono sì eletti, ma si elegge quello che il partito offre.
Io sono molto contraria a questa riforma perchè la vedo globalmente come il desiderio di togliere la popolo qualsiasi possibilità di interferire, la legge elettorale che mette la soglia di sbarramento all’8% per i partiti non coalizzati vuol dire togliere le minoranze. C’è il desiderio di andare avanti senza impacci.
Bisogna stare attenti quando si riducono gli spazi di democrazia e le garanzie, le minoranze espulse, un senato non elettivo…. questo senato non elettivo: o ne fanno un espressione che sia solo relativo alle questioni regionali, e allora più che un senato diventa un organo di consulenza. Ma qui si sta giocando male perchè ci sono delle funzioni importantissime che gli sono attribuite: ha la funzione legislativa più elevata possibile perchè nel progetto questo Senato che non è un Senato, è uno “sgorbio”, concorre insieme all’altra camera alla riforma della costituzione. Quindi una legge di riforma costituzionale, che è la più importante, è di competenza anche di quest’organo. Allora il discorso cambia. Io accetto il discorso di un senato delle autonomie ma non di un senato nominato così, che partecipi alla formazione della corte costituzionale su cui è tanti anni che vogliono mettere le mani.

Il suo giudizio è che questo “sgorbio” sia frutto di insipenza o di mediazioni eccessive, sbagliate…?

Non credo sia insipienza, il mio giudizio è che questo sgorbio sia frutto di un disegno che va avanti da tantissimi anni di cambiare la costituzione. E quando loro parlano di cambiare la costituzione non pensano ad alcune modifiche, pensano di toccarne il cuore, quella che è la sua forma e cioè la democrazia costituzionale. Democrazia costituzionale non vuol dire totalitaria o maggioritaria dove chi vince ha tutto, ma vuol dire limiti e regole al potere. Il costituzionalismo nasce per questo, per porre limiti e regole al potere. Il potere non le vuole e quindi reagisce in modi più o meno educati a seconda del momento storico e dei personaggi. Io sono veramente ostile. Se questo senato fosse un organo di consulenza e basta a me andrebbe anche bene, ma allora non devono dargli il potere di revisione costituzionale. Questo è inammissibile, veramente inammissibile. Devo dire la verità che mi sono un pò scoraggiata in quest’ultimo periodo, vedo che tutti saltano sul carro dei vincitori, anche alcuni miei insospettabili colleghi.
Devo aggiungere una cosa: tra le mediazioni possibili inserire la corte costituzionale nelle questioni politiche è un modo per ammazzare la corte, delegittimarla, sottoporla a critiche per il suo operato e ingombrarne inutilmente il lavoro. La funzione della corte andrebbe allargata nelle verifiche dopo le elezioni, per dire era ineleggibile.  Facciamo l’esempio di Berlusconi. Quando è stato eletto non era eleggibile, c’era una legge che lo vietava perchè era titolare di una concessione pubblica. Il parlamento ha detto che andava bene lo stesso, perchè tanto non era lui che gestiva ma gestiva Confalonieri. Le varie forze politiche non sono una garanzia, negli altri paesi queste questioni dell’ineleggibilità sono gestite dalla corte costituzionale, sia in Francia che in Germania.
Questo darei alla corte.

Lorenza Carlassare: Costituzione a rischio

costituzione_italianaProfessoressa Carlassare, le polemiche sulle riforme non accennano a placarsi.

C’è una verità sotterranea che unisce certi comportamenti: l’insofferenza al dialogo e alle critiche, la reazione smodata a un appello firmato da persone completamente prive di potere, come siamo noi che abbiamo sottoscritto il documento di Libertà e Giustizia. Ed è la mancanza assoluta di cultura costituzionale, che porta a un’idea deformata di democrazia: cioè che si può arrivare anche a escludere i cittadini dalle decisioni. Quello che si avverte – ed è ben evidenziato dall’articolo di Marco Travaglio sul Fatto di mercoledì – è che il concetto di democrazia costituzionale è del tutto estraneo anche a persone di buona cultura.

Ce lo spieghi meglio.

Democrazia “costituzionale” significa soprattutto controllo sul potere; per evitare che si concentri, ha come fondamentale principio la divisione dei poteri e il reciproco controllo. L’abbiamo ripetuto centinaia di volte: il costituzionalismo esprime l’esigenza di dare regole e limiti al potere e dunque, limiti alla maggioranza per realizzare “una serie di garanzie reciproche tra le varie forze sociali e politiche in modo da evitare che la sovranità popolare si risolva automaticamente nella sovranità di una semplice maggioranza parlamentare” (come diceva un grande costituzionalista, Vezio Crisafulli).

La nostra è una democrazia pluralista.

Il punto è esattamente questo, la Costituzione vuole il pluralismo in tutte le sue forme: pluralismo religioso, sindacale, politico, territoriale. Ma siccome il pluralismo costituisce un freno, non lo si ama. E ora si vogliono eliminare i limiti giuridici e politici derivanti dalla pluralità di opinioni difformi. Si vuole cancellare il Senato: io non amo il Senato, né il bicameralismo perfetto, vorrei chiarire, ma a questa riforma che vuole eliminarlo o reciderne il legame con gli elettori si accompagna l’idea di eleggere la Camera dei deputati con un sistema che esclude il pluralismo e potenzia al massimo un partito (che raggiunge una soglia non elevata) mediante un premio che lo pone in posizione egemone. Il limite politico, in democrazia, è dato dalle minoranze, ma con l’Italicum restano fuori dal Parlamento.

Oltre al contenuto, a lei non è piaciuto nemmeno il modo in cui le riforme sono nate, con il patto del Nazareno.

Il modo in cui le riforme sono nate non è democratico. Non possono essere i capi di due partiti a decidere. Al Parlamento si fanno proposte, non si può pretendere che siano immodificabili. È una cosa folle: a questo punto sarebbe meglio eliminiamo non solo il Senato, ma anche la Camera! Spendiamo meno e le leggi le fanno in due.

Tra il Porcellum e l’inerzia legislativa degli ultimi anni, ci siamo assuefatti a un Parlamento diminuito?

Appunto, si vuole – si è voluto – emarginare il Parlamento che è l’organo della rappresentanza popolare. O meglio: quello che ci resta perché questo Parlamento, per le note vicende del Porcellum, non ci rappresenta. Depotenziata la rappresentatività delle due Camere, ora si vuole sancire anche lo svuotamento delle loro funzioni imponendo decisioni prese altrove.

Ormai si legifera solo con decreti leggi o leggi delega.

Il paradosso è che nel periodo berlusconiano le leggi che servivano all’ex Cavaliere venivano approvate alla velocità della luce. Sono riusciti perfino a fare una riforma costituzionale che nel 2006 il referendum ha bocciato. Poi c’è stato un abnorme ricorso alla legislazione d’urgenza e ora si vuole un Parlamento che si limiti ad approvare. Si ricorda Berlusconi quando parlava di un “Parlamento di figuranti”? Che, aggiungo io, è stato sfigurato da quella legge elettorale poi dichiarata illegittima. Ma ora la si vuole perpetuare: l’Italicum ha gli stessi difetti del Porcellum. Dunque un Parlamento “per approvare”. Ma attenzione, per approvare non solo ciò che propone il governo, ma ciò che i capi partito hanno deciso nelle segrete stanze e che impongono all’Assemblea che dovrebbe rappresentare il popolo. Cioè il popolo “sovrano”, in base all’articolo 1 della Costituzione: forse vogliamo cancellare anche quello?

Da Il Fatto Quotidiano del 13/04/2014.

La costituzionalista Lorenza Carlassare: “Addio saggi, io non sto zitta”

Mentre attorno alla decisione di sospendere i lavori parlamentari contro la fissazione di un’udienza in Cassazione (imputato Silvio B) si fa un gran blaterare di “scelta faticosa” e di “errori di comunicazione” (lettera dei senatori Pd), qualcuno che sbatte la porta c’è. Lorenza Carlassare, professore emerito di diritto costituzionale a Padova, ha presentato ieri le sue dimissioni dalla commissione dei saggi per le riforme. E attenzione: non c’entrano nulla i lavori della citata commissione. C’entra proprio la decisione di sospendere i lavori del Parlamento: l’organo Costituzionale deputato alla funzione legislativa, non lo sfogatoio dei malumori di un imputato.

Professoressa, cosa pensa di quanto è accaduto in Parlamento mercoledì?

È un attacco alla democrazia. Con queste dimissioni voglio protestare contro un atto che io ritengo di una gravità inaudita. Una cosa inammissibile. Atto che ha avuto anche l’avallo del Partito democratico.
Stiamo precipitando in un baratro. Non so cosa pensare, sono indignata per quello che è accaduto. A cosa mira questo comportamento? A tacitare i giudici? Lo Stato di diritto dove va a finire? Non posso assolutamente più continuare a collaborare con la Commissione: la maggioranza ha deciso di fermare i lavori del Parlamento perché la data di una sentenza non consente a un imputato di beneficiare della prescrizione. Ma scherziamo?

Un atto intimidatorio contro i giudici che il 30 luglio dovranno deliberare sul ricorso proposto dai legali di Berlusconi contro la condanna che in appello lo ha visto condannato a quattro anni (più l’interdizione dai pubblici uffici) per frode fiscale?

Ma certo che è stata una cosa intimidatoria nei confronti dei giudici che dovranno decidere! Per questo è inaccettabile. Stiamo parlando di un potere dello Stato che sospende i lavori per protesta contro un altro potere.

I nodi delle sentenze che vedono imputato l’ex premier stanno venendo al pettine: era immaginabile che il governo e il parlamento sarebbero stati ostaggio delle proteste berlusconiane. E già un antipasto c’era stato, quando l’11 marzo i neo deputati del Pdl (tra cui alcuni futuri ministri) avevano manifestato davanti al Tribunale di Milano.

Ma quello che è accaduto in Parlamento è ancora più grave, molto più grave. Là si trattava di parlamentari, qui del Parlamento, del massimo organo dello Stato. Non un gruppo politico, ma l’organo costituzionale che sospende i lavori contro un altro potere dello Stato. Perché è questo che è accaduto.

In molti hanno taciuto. Troppi?

Sono sgomenta, esterrefatta e indignata: me lo faccia ripetere. Sono stupita dai silenzi che provengono da sedi di rilievo istituzionale e da autorità politiche. Questi silenzi sono inauditi. Le reazioni di tutti dovrebbero essere ferme e decise. Ma non dispero: sono sicura che si farà sentire presto la voce dei giuristi. È il fatto più grave accaduto in questi ultimi, tormentati, anni di vita della Repubblica.  (di Silvia Truzzi da “Il Fatto”)