i brics sono nostri nemici ?
BRICS
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gli stati membri al 1º gennaio 2024.
Tipo Organizzazione intergovernativa
Membri 9 (2024):
Brasile
Cina
Egitto
Emirati Arabi Uniti
Etiopia
India
Iran
Russia
Sudafrica
BRICS è un raggruppamento delle economie mondiali emergenti formato dai Paesi del precedente BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) con l’aggiunta di Sudafrica (nel 2010) e di Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti (nel 2024). L’acronimo originale “BRIC” fu coniato nel 2001 dall’economista della Goldman Sachs Jim O’Neill[1] per descrivere le economie in rapida crescita che avrebbero dominato collettivamente l’economia globale entro il 2050.
Questi paesi condividono una situazione economica in via di sviluppo e abbondanti risorse naturali strategiche, ma, soprattutto, sono stati caratterizzati da una forte crescita del prodotto interno lordo (PIL) e del peso nel commercio mondiale, specie agli inizi del XXI secolo.
Tali economie, dunque, si propongono di costruire un sistema commerciale e finanziario globale attraverso accordi bilaterali non basati sul dollaro (de-dollarizzazione); in particolare, ciò potrebbe avvenire con il lancio di una nuova moneta, potenzialmente condivisa.
Il deserto del New Mexico fu scelto per il suo presunto essere disabitato, ma in realtà, nel raggio di 150 miglia dall’esplosione, vivevano quasi mezzo milione di persone, completamente ignare di ciò che stava succedendo intorno a loro[4].
Il governo degli Stati Uniti, in procinto di sperimentare l’arma più letale mai inventata dall’uomo, decise di non informare la popolazione circostante … clicca sopra
Son passate appena 24 ore dal bombardamento atomico di Hiroshima, 79 anni fa. Dobbiamo abbandonare l’immagine dall’alto del fungo atomico e portarci sotto al piano terra, come ha fatto l’autore del manga “Gen di Hiroshima”, un fumetto in quattro volumi che potete trovare in cartaceo alla biblioteca di Montebelluna. Quando l’avrete in mano il vostro corpo vibrera’ con quello di Gen in una emozione irrefrenabile e sarete lì nell’inferno di Hiroshima. Autore Keiji Nakazawa.
9 maggio 1945: la Liberazione dal Nazifascismo grazie al sacrificio dei soldati dell’Armata Rossa mentre gli angloamericani avrebbero procrastinato l’armistizio (V. Volcic)
Dopo 17 giorni di violenti combattimenti a Berlino il 2 maggio 1945 si conclude l’ultima battaglia delle forze naziste al palazzo del Reichstag. Il fanatismo nazista, che oggi giorno ritroviamo in Ucraina, costrinse i tedeschi, asserragliati nei sotterranei a continuare a combattere inutilmente. Dopo una falsa trattativa di resa il primo maggio i nazisti continuarono a combattere e cercarono di incendiare l’edificio per costringere i sovietici a evacuare. Al contrario i soldati dell’Armata Rossa continuarono gli scontri tra le fiamme e il fumo costringendo gli ultimi superstiti tedeschi ad arrendersi nella mattinata del 2 maggio 1945. Nel momento in cui i sergenti Egorov e Kantaria innalzavano la bandiera della vittoria sul Reichstag, Adolf Hitler e sua moglie Eva Braun si erano suicidati da alcune ore.
La resa della Germania nazista, che aveva sognato di distruggere la Russia per finire vittima del rullo compressore dell’esercito sovietico, fu firmata presso un maniero sopravvissuto ai bombardamenti alla periferia di Berlino alla fine del’8 maggio, quando a Mosca era già il 9 maggio a causa della differenza di fuso orario. Il feldmaresciallo Wilhelm Keitel, capo del Oberkommando der Wehrmacht OKW (Alto comando delle forze armate tedesche), firmò il documento di resa, controfirmato dal maresciallo Georgy Zhukov, a nome dell’alto comando supremo dell’Armata Rossa, e dal maresciallo capo dell’aeronautica Arthur Tedder, a nome del Allied Expeditionary Force, alla presenza del generale Carl Spaatz e del generale Jean de Lattre de Tassigny, come testimoni.
Il 7 maggio gli angloamericani avevano tentato di strappare la vittoria all’Unione Sovietica facendo firmare presso la lontana città francese di Reims al capo del OKW Alfred Jodl una resa incondizionata agli alleati con la presenza di un sergente dell’Armata Rossa, Ivan Susloparov, ignaro del tranello. Joseph Stalin rifiutò di considerare valido il documento di resa, considerandolo un documento preliminare. Il Presidente americano Harry S. Truman (che aveva assunto la carica il 12 aprile 1945), consapevole che era sfumato il piano di prendersi il merito della vittoria, accettò di buon grado per evitare uno scontro diretto con l’Unione Sovietica che non poteva essere vinto.
La caduta del nazismo per opera della Russia fu vista dagli angloamericani non come una vittoria delle Forze Alleate (in cui l’URSS partecipava a pieno titolo) ma come una sconfitta che impediva il sogno di controllare l’intera Europa soggiogandola agli Stati Uniti e Gran Bretagna. Nelle sue memorie il Primo Ministro Winston Churchill formulò la sua visione della situazione che si era sviluppata nella primavera del 1945: «La distruzione della potenza militare della Germania ha comportato un cambiamento fondamentale nei rapporti tra la Russia comunista e le democrazie occidentali. Hanno perso il loro nemico comune, la guerra contro la quale era quasi l’unico legame che legava la loro alleanza. D’ora in poi, l’imperialismo russo e la dottrina comunista non hanno visto e non hanno posto un limite al loro avanzamento e al desiderio di dominio finale.»
Non soddisfatto dei milioni di morti tra i soldati e i civili europei, compresi i suoi connazionali, Churchill una settimana prima della sconfitta definitiva del nazismo a Berlino ideò la Unthinkable Operation (Operazione Impensabile) che prevedeva la continuazione della seconda guerra mondiale contro l’Unione Sovietica, considerata una minaccia mortale per il capitalismo occidentale.
Il folle piano di continuare la guerra si basava su un attacco a sorpresa delle truppe americane, britanniche e francesi contro le divisioni russe stanziate in Germania e nell’Europa dell’Est, attuando una rapida avanzata che doveva andare il più a est possibile. I primi obiettivi erano: Berlino, la Cecoslovacchia e la Polonia.
Nei piani dell’Operazione Impensabile la Polonia aveva una priorità assoluta. Gli anglo-americani avevano cercato di impedire l’instaurazione di un governo comunista in Polonia, difendendo la legittimità del governo polacco di Władysław Raczkiewicz in esilio con sede a Londra. In Polonia si scatenò una breve guerra civile dove parte dell’esercito polacco fedele al governo in esilio, (la Armia Karjowa) guidato dal Generale Leopold Okulicki cercò di prendere il potere venendo però sconfitto dai partigiani polacchi e dall’Armata Rossa.
Churchill considerava la Polonia la chiave per l’Europa orientale e credeva che gli anglo-americani non avrebbero dovuto in nessun caso consentire l’istituzione di un governo comunista in essa. Per questo propose che le truppe anglo americane attaccassero di sorpresa e con una guerra lampo respingessero i sovietici verso i confini dell’Ucraina. Suggeriva che se ci fossero state le possibilità materiale anche di “liberare” l’Ucraina. Churchill prevedeva di usare nella offensiva a sorpresa le divisione naziste tedesche ed ucraine arrese in Francia e Belgio.
Il 4 maggio, due giorni dopo la sconfitta dei nazisti a Berlino, Churchill ordinò agli strateghi del Gabinetto di guerra di presentare le proprie opinioni su una possibile campagna militare contro l’URSS. Il piano fu pronto il 22 maggio 1945 e in esso venne data una valutazione della situazione, furono formulati gli obiettivi dell’operazione, le forze coinvolte, le direttive degli attacchi delle truppe alleate occidentali e furono determinati i loro probabili risultati.
Gli esperti incaricati da Churchill scartarono la possibilità di una rivoluzione “democratica” in Russia e il collasso politico dei Soviet. L’eliminazione della Russia poteva essere ottenuta soltanto con l’occupazione dei territori dell’est Europa per accerchiare la Russia e farla crepare di fame visto che era stata la Nazione più devastata dal conflitto appena conclusosi.
La data d’inizio dell’attacco doveva essere il 1º luglio 1945, ovvero quattro giorni prima delle elezioni generali nel Regno Unito. L’obiettivo iniziale dell’operazione prevedeva un attacco a sorpresa delle forze angloamericane contro le forze sovietiche in Germania respingendole all’est per poi puntare sulla Cecoslovacchia, Polonia e se possibile l’Ucraina. Churchill suggerì di non coinvolgere i soldati francesi e non prese in considerazione l’utilizzo di quello che rimaneva dell’esercito italiano ma di utilizzare le divisioni naziste tedesche ed ucraine in quanto altamente motivate a prendersi una rivincita sulla Russia.
L’attacco a sorpresa doveva essere inferto da un massimo di 107 divisioni britanniche americane e naziste a Dresda, nel mezzo delle linee sovietiche, e l’arretramento dell’URSS a est della linea Oder-Neisse. Il contingente angloamericano rappresentava quasi la metà delle divisioni a disposizione delle sedi britanniche, americane e canadesi in quel momento. Gli angloamericani avrebbero affrontato 170 divisioni sovietiche di cui 30 corazzate. Tuttavia gli esperti incaricati da Churchill evidenziarono la superiorità navale britannica, sperando che il blocco delle esportazioni occidentali verso l’URSS potesse paralizzare il suo apparato militare.
Il piano per la campagna di terra prevedeva il lancio di due principali attacchi il primo su Berlino e la Germania e il secondo nell’Europa nord-orientale in direzione della Polonia. L’area ritenuta migliore per un’offensiva era a nord della linea Zwickau-Chemnitz-Dresda-Görlitz. Gli altri attacchi dovevano essere diretti a nord, lungo l’asse Stettino-Schneidemühl-Bydgoszcz, e a sud, lungo l’asse Lipsia-Cottbus-Poznań e Breslavia. Nonostante il fatto che gli Alleati fossero numericamente inferiori alle forze sovietiche, avrebbero avuto la possibilità di avere successo grazie al fattore sorpresa e alla superiorità nel comando e controllo delle truppe e dell’aviazione.
Per convincere gli americani Churchill fece circolare false notizie su presunti piani di invasione sovietica di Turchia, Grecia, Norvegia e dei giacimenti petroliferi in Iraq, e Iran. Inoltre affermò che Stalin stava attivamente lavorando con i partiti comunisti europei per far scoppiare rivoluzioni bolsceviche in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Italia.
Nulla di più falso e inverosimile. Rispettoso degli accordi di Yalta, Stalin chiarì ai leader dei partiti comunisti europei che dovevano contribuire alla ricostruzione delle rispettive Nazioni rinviando la rivoluzione bolscevica a tempi migliori, incaricando il suo braccio destro: Palmiro Togliatti (rientrato dalla Russia dopo lo sbarco degli angloamericani in Sicilia e l’armistizio di Cassibile, ricomparendo a Napoli sotto il falso nome di “compagno Ercoli”) di imporre la politica delle “due fasi” (prima la restaurazione della democrazia poi la rivoluzione comunista) e di isolare ogni fazione che tendeva a prendere il potere sopratutto se proveniente dalle milizie di resistenza armata: i partigiani.
Nella guerra civile in Grecia (1943 – 1949) che contrappose i partigiani comunisti del ELAS, organizzati nell’Esercito Democratico Greco e appoggiati dai partigiani jugoslavi e le forze governative monarchiche greche sostenute da Gran Bretagna e Stati Uniti; Stalin di fatto rifiutò di sostenere i partigiani comunisti con armi e munizioni o di inviare reparti dell’Armata Rossa in quanto il Partito Comunista greco aveva rifiutato di obbedire alla politica delle due fasi. Il tradimento di Stalin ai compagni greci fu uno dei maggior motivi della rottura del partito comunista jugoslavo con Mosca.
La guerra contro la Russia desiderata da Churchill fu respinta sia dagli alleati americani che da due dei più influenti militari britannici: Il feldmaresciallo Alan Brooke e il generale Hastings Ismay che successivamente divenne il primo segretario generale della NATO.
Il Presidente americano Harry Truman e gli alti ufficiali del Pentagono considerarono l’Operazione Impensabile estremamente pericolosa. Valutarono assai improbabile una rapida offensiva contro le truppe sovietiche che avevano il morale altissimo per aver sconfitto i nazisti e supportati da una industria bellica che sfornava armi a getto continuo arrivando a fabbricare dai 60 ai 80 pezzi di artiglieria e carri armati al giorno. Inoltre il Pentagono valutò che la continuazione della guerra attaccando l’alleato russo poteva far scoppiare rivoluzioni nell’Europa occidentale e la ripresa delle ostilità delle formazioni partigiane comuniste contro le truppe angloamericane. In sintesi l’Operazione Impensabile avrebbe rischiato gli Stati Uniti di intrappolarsi in una guerra prolungata contro forze superiori sia in numero che per capacità di produzione industriale bellica.
Infine gli Stati Uniti stavano trasferendo il loro sforzo bellico nel Pacifico per l’invasione del Giappone e non avevano alcuna intenzione di sottrarre uomini e risorse per una stupida guerra contro la Russia voluta dai loro cugini inglesi quando Stalin dava ampie garanzie di rispettare gli accordi di divisione dell’Europa sanciti a Yalta. Per chiudere il folle capitolo il presidente Truman affermò in un cablogramma militare diretto a Churchill che gli statunitensi non avevano alcuna possibilità di guidare uno sforzo per rimuovere con la forza le truppe sovietiche dalla Polonia.
Il feldmaresciallo Alan Brooke, appartenente allo Stato Maggiore dell’esercito britannico, concordò con le valutazioni del Pentagono: l’operazione era impossibile e le truppe alleate sarebbero state “impegnate in una guerra protratta contro ogni probabilità, rischiandola di perderla, consegnando l’intera Europa ai sovietici e, forse, di vedere finire la Monarchia in Inghilterra come successe alla dinastia degli Zar nel 1917.
Il generale Hastings Ismay fu disgustato dall’idea di usare le truppe naziste tedesche e ucraine sconfitte perché ciò sarebbe stato “assolutamente impossibile per i leader dei Paesi democratici anche solo pensarci”. Ismay disse inoltre che i Sovietici avevano fatto “la parte del leone nella lotta e avevano avuto sofferenze indicibili”.
Il colpo di grazia che fece definitivamente abortire l’abominio dell’Operazione Impensabile fu Guy Burgess, spia britannica che lavorava per i sovietici. Riuscì a informare Mosca di tutti i dettagli militari della offensiva militare angloamericana ideata da Churchill. Nel giugno 1945 il maresciallo Georgij Žukov raggruppò 144 divisioni presenti nell’est Europa, ricevendo ordini da Mosca di creare una linea di difesa impenetrabile in Germania e Cecoslovacchia per infrangere l’impeto della offensiva angloamericana. Dopo di ché il maresciallo Žukov doveva contrattaccare con il supporto di altre 36 divisioni provenienti dalla Siberia e spazzar via le forze capitalistiche dall’Europa. Gli ordini di Stalin erano precisi. Nessuna controffensiva se gli ex alleati avessero deciso di non attaccare.
Il 24 giugno 1945 Joseph Stalin presenziò a Mosca alla prima parata cerimoniale della vittoria sul Nazismo: la День Победы (Giornata della Vittoria) invece di dirigere le operazioni militari per annientare le forze anglosassoni in Europa. Durante l’esistenza dell’Unione Sovietica, il 9 maggio è stato celebrato anche nei Paesi del Patto di Varsavia. Nei primi anni dell’era post sovietica, durante gli anni ’90, la festa del 9 maggio fu celebrata con grandi manifestazioni di massa. Dopo l’ascesa al potere di Vladimir Putin, il governo russo ha iniziato a promuovere il prestigio del regime e della storia al governo, e le festività e le commemorazioni nazionali sono diventate una fonte di autostima nazionale.
Il Giorno della Vittoria in Russia è diventato sempre più una celebrazione in cui la cultura popolare gioca un ruolo centrale. Il 60° e il 70° anniversario del Giorno della Vittoria in Russia (2005 e 2015) sono diventati le più grandi festività popolari della Russia. Il Giorno della Vittoria è l’occasione per ricordare i sacrifici del popolo russo per liberare l’Europa dal giogo nazista. Ventisette milioni di cittadini sovietici morirono, di gran lunga la più grande perdita di qualsiasi paese, in quella che i russi chiamano la Grande Guerra Patriottica.
“Mirano per la memoria” è il titolo del programma con cui il Comune di Mirano celebra il Giorno della Memoria del 27 gennaio, istituito dall’Assemblea Generale dell’ONU per ricordare le vittime dell’Olocausto. Fare memoria significa infatti conservare l’umanità.
In collaborazione con il Centro per la Pace e Legalità “Sonja Slavik”, con gli Istituti comprensivi Mirano 2 e “G. Gabrieli” e con gli Istituti superiori miranesi sono proposti undici appuntamenti, alcuni riservati agli studenti e altri aperti alla cittadinanza.
Interverranno diverse personalità del miranese e di rilievo nazionale con testimonianze sulla tragedia della Shoah e dei campi di sterminio.
Nella Biblioteca comunale è stato allestito lo spazio della memoria dove, assieme ad altri documenti, è consultabile “Il Diario di Renzo, mio padre”, in cui Sandra Levis racconta la storia della sua famiglia, che ha trovato accoglienza e rifugio a Zianigo nel periodo della persecuzione razziale, lasciando una testimonianza unica.
L’attore Gianmarco Busetto recita nel monologo “9841/Rukeli”, prodotto da Farmacia Zooè, sia per gli studenti che per il pubblico.
L’artista Tobia Ravà racconta agli alunni delle scuole primarie e secondarie la storia della sua famiglia nel periodo delle leggi razziali.
Margherita Stevanato, accompagnata alla fisarmonica da Enrico Palù, propone una lettura-spettacolo tratta dal libro “Il pane perduto” di Edith Bruck, nata in Ungheria da una povera famiglia ebraica, deportata ad Auschwitz ancora bambina. Nel libro, premio Strega 2021, racconta ciò che ha vissuto e la vita dopo l’orrore, l’estrema fatica del ricominciare tra persone che non potevano capire.
Docenti e studenti dell’IIS “Levi Ponti” raccontano il progetto “Auschwitz tra Storia e Memoria”, realizzato da diversi anni in collaborazione con il liceo “Majorana-Corner”, con l’obiettivo di spingere a riflettere sui fattori che hanno portato alla creazione dei lager nazisti e allo sterminio di milioni di persone.
Con la proiezione dei film “Il viaggio di Fanny”, gratuito per i ragazzi sotto i 12 anni e “One Life” viene raccontata la storia della persecuzione nazista nei confronti dei bambini.
Il 1° febbraio l’Amministrazione comunale intitola la sala conferenze in corte di Villa Errera a Paolo Errera e sua moglie Nella Grassini, che qui abitavano prima di essere arrestati il 25 febbraio 1944, deportati ad Auschwitz e assassinati il 10 aprile 1944. Entrambi appartenenti a famiglie di possidenti veneziani con ruoli di spicco sia nella società borghese veneziana sia nella comunità ebraica, trascorsero la vita tra la città natale e la loro casa di Mirano, di cui Paolo Errera fu sindaco dal 1895 al 1920. Negli anni Paolo ricoprì numerosi altri incarichi pubblici e amministrativi, soprattutto a Mirano e a Venezia, fra cui la presidenza del Consiglio di amministrazione dell’Asilo Mariutto e la direzione dell’Ospedale Civile di Mirano. Intanto Nella Grassini, donna colta ed emancipata, si dedicava alla filantropia lavorando negli ospedali e nelle strutture per l’infanzia. I due coniugi furono testimoni attivi delle trasformazioni sociali e delle svolte politiche del loro tempo. Approfondimento nel sito https://www.progetti.iisleviponti.it/errera-2/
Ultimo appuntamento martedì 5 marzo con l’autrice Lia Levi che presenterà il suo libro “Una bambina e basta” agli studenti.
Programma
mercoledì 24– mercoledì 31 gennaio
-da lunedì a venerdì ore 9.00/13.00 e 15.00/19.00, sabato ore 9.00/13.00
Biblioteca comunale
Spazio memoria
Consultazione de “Il Diario di Renzo, mio padre”, di Sandra Levis sulla storia della sua famiglia a Zianigo nel periodo della persecuzione razziale. Una testimonianza unica, una storia di accoglienza e rifugio a Zianigo, un patrimonio collettivo
Teatro di Villa Belvedere
Spettacolo “9841/Rukeli” – matinée dedicata alle scuole
La storia del pugile di pugile di origine sinti Johann Trollmann, detto Rukeli, che ha osato sfidare la propaganda nazista con un gesto eclatanti e poco noto alla storia
venerdì 26 gennaio
Istituto Comprensivo Mirano 2 – Scuola secondaria di prima grado
Intervento dell’artista Tobia Ravà: la sua famiglia nel periodo delle leggi razziali
Teatro di Villa Belvedere – ore 20.45
Lettura-spettacolo “Il pane perduto”, tratto dall’omonimo libro di Edith Bruck, con Margherita Stevanato, accompagnamento alla fisarmonica Enrico Palù
venerdì 27 gennaio
Auditorium della Cittadella scolastica
“Auschwitz tra Storia e Memoria” a cura dei docenti e degli studenti dell’I.I.S. “Levi – Ponti”
domenica 28 gennaio
Teatro di Villa Belvedere – ore 18.00
Spettacolo “9841/Rukeli” – ingresso con biglietto (posti esauriti)
La storia del pugile di pugile di origine sinti Johann Trollmann, detto Rukeli, che ha osato sfidare la propaganda nazista con un gesto eclatanti e poco noto alla storia
mercoledì 31 gennaio
Cinema Teatro di Mirano – ore 17.30
Proiezione film “Il viaggio di Fanny”
Ingresso con biglietto, gratuito ragazzi sotto i 12 anni
Cinema Teatro di Mirano – ore 20.15
Proiezione film One Life”. Ingresso con biglietto
25 GENNAIO, 2024
United Nations A/RES/60/7 General Assembly Distr.: General 21 November 2005
Sixtieth session Agenda item 72 05-48796 Resolution adopted by the General
Assembly on 1 November 2005 [without reference to a Main Committee (A/60/L.12
and Add.1)] 60/7.
Holocaust remembrance
The General Assembly, Reaffirming the Universal Declaration of Human Rights,1 which proclaims that everyone is entitled to all the rights and freedoms set forth therein, without distinction of any kind, such as race, religion or other status, Recalling article 3 of the Universal Declaration of Human Rights, which states that everyone has the right to life, liberty and security of person, Recalling also article 18 of the Universal Declaration of Human Rights and article 18 of the International Covenant on Civil and Political Rights,2 which state that everyone has the right to freedom of thought, conscience and religion, Bearing in mind that the founding principle of the Charter of the United Nations, “to save succeeding generations from the scourge of war”, is testimony to the indelible link between the United Nations and the unique tragedy of the Second World War, Recalling the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide, 3 which was adopted in order to avoid repetition of genocides such as those committed by the Nazi regime, Recalling also the preamble of the Universal Declaration of Human Rights, which states that disregard and contempt for human rights have resulted in barbarous acts which have outraged the conscience of mankind, Taking note of the fact that the sixtieth session of the General Assembly is taking place during the sixtieth year of the defeat of the Nazi regime, Recalling the twenty-eighth special session of the General Assembly, a unique event, held in commemoration of the sixtieth anniversary of the liberation of the Nazi concentration camps, _______________ 1 Resolution 217 A (III). 2 See resolution 2200 A (XXI), annex. 3 Resolution 260 A (III), annex. A/RES/60/7 2
Honouring the courage and dedication shown by the soldiers who liberated the concentration camps,
Reaffirming that the Holocaust, which resulted in the murder of one third of the Jewish people, along with countless members of other minorities, will forever be a warning to all people of the dangers of hatred, bigotry, racism and prejudice, 1. Resolves that the United Nations will designate 27 January as an annual International Day of Commemoration in memory of the victims of the Holocaust; 2. Urges Member States to develop educational programmes that will inculcate future generations with the lessons of the Holocaust in order to help to prevent future acts of genocide, and in this context commends the Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance and Research; 3. Rejects any denial of the Holocaust as an historical event, either in full or part; 4. Commends those States which have actively engaged in preserving those sites that served as Nazi death camps, concentration camps, forced labour camps and prisons during the Holocaust; 5. Condemns without reserve all manifestations of religious intolerance, incitement, harassment or violence against persons or communities based on ethnic origin or religious belief, wherever they occur; 6. Requests the Secretary-General to establish a programme of outreach on the subject of the “Holocaust and the United Nations” as well as measures to mobilize civil society for Holocaust remembrance and education, in order to help to prevent future acts of genocide; to report to the General Assembly on the establishment of this programme within six months from the date of the adoption of the present resolution; and to report thereafter on the implementation of the programme at its sixty-third session. 42nd plenary meeting 1 November 2005
Ad Auschwitz, circa dieci giorni prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa.
L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista.
Nonostante i sovietici avessero liberato, circa sei mesi prima di Auschwitz, il campo di concentramento di Majdanek[5] e «conquistato [nell’estate del 1944] anche le zone in cui si trovavano i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka [precedentemente smantellati dai nazisti nel 1943]»[6] fu stabilito che la celebrazione del giorno della Memoria coincidesse con la data in cui venne liberato Auschwitz”[7].
La data del 27 gennaio in ricordo della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, è indicata quale data ufficiale agli Stati membri dell’ONU, in seguito alla risoluzione 60/7[8] del 1º novembre 2005. vikipedia
Camera dei deputati on X: “#27gennaio 1945 – Con la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche, vengono alla luce gli orrori dello sterminio. Oggi è la #
Gaza – I bambini e le loro famiglie soffrono alcune delle condizioni più orribili che abbia mai visto, dice il Vice direttore esecutivo Ted Chaiban alla fine della sua missione nella Striscia
Gaza – I bambini e le loro famiglie soffrono Credit: UNICEF/UNI453264/El Baba
19 Gennaio, 2024Ho appena terminato una visita di tre giorni nella Striscia di Gaza, dove ho potuto coordinarmi con le organizzazioni locali e internazionali sulla risposta all’emergenza e fare il punto sulle operazioni umanitarie dall’ultima volta che sono stato nella Striscia di Gaza due mesi fa. Ma soprattutto, ho potuto incontrare i bambini e le loro famiglie che soffrono in condizioni tra le più terribili che abbia mai visto”.Dalla mia ultima visita, la situazione è passata da catastrofica a quasi al collasso”. L’UNICEF ha descritto la Striscia di Gaza come il luogo più pericoloso al mondo per un bambino. Abbiamo detto che questa è una guerra contro i bambini. Ma queste verità non sembrano passare. Delle quasi 25.000 persone che si dice siano state uccise nella Striscia di Gaza dall’escalation delle ostilità, fino al 70% sarebbero donne e bambini. L’uccisione dei bambini deve cessare immediatamente.“Martedì ho incontrato una bambina di 11 anni di nome Sama all’ospedale Al-Nasser di Khan Younis. Stava saltando con gli amici quando sono stati colpiti dalle schegge di un bombardamento. Le schegge hanno squarciato l’addome di Sama, costringendola a un intervento chirurgico per l’asportazione della milza. Si sta riprendendo in ospedale, isolata da tutti coloro che la circondano perché ora è immunocompromessa in una zona di guerra piena di malattie e infezioni.“10 minuti dopo ho incontrato Ibrahim, 13 anni.Era in un rifugio designato con la sua famiglia, in un’area che gli era stata indicata come sicura, quando tutto è crollato intorno a loro. La mano di Ibrahim era gravemente danneggiata e si è rapidamente infettata.Senza medicine, la cancrena ha preso piede e alla fine ha perso il braccio durante un’amputazione senza anestesia.La madre di Ibrahim, Amani, che lo ha accompagnato nel sud della Striscia per ricevere cure salvavita ad Al-Nasser, ha chiesto aiuto per raggiungere gli altri sei figli e il marito rimasti a nord di Gaza City.Non ha notizie di loro da due mesi.“Poche ore dopo la nostra partenza, molte famiglie sono fuggite dall’ospedale di Al-Nasser mentre i combattimenti si avvicinavano alla zona.“Oltre 1,9 milioni di persone, ovvero quasi l’85% della popolazione di Gaza, sono ora sfollate, tra cui molti che sono stati sfollati più volte. Più di un milione di loro si trova a Rafah, in un mosaico di rifugi e siti di fortuna che hanno reso la piccola città quasi irriconoscibile.“L’enorme massa di civili al confine è difficile da comprendere e le condizioni in cui vivono sono disumane. L’acqua scarseggia e le carenze igieniche sono inevitabili.Il freddo e la pioggia di questa settimana hanno creato fiumi di rifiuti. Il poco cibo disponibile non soddisfa le esigenze nutrizionali specifiche dei bambini. Di conseguenza, migliaia di bambini sono malnutriti e malati.“Due mesi fa, i casi di diarrea erano aumentati del 40% rispetto a prima dell’escalation delle ostilità. A metà dicembre, erano stati registrati 71.000 casi tra i bambini sotto i cinque anni, con un aumento di oltre il 4.000 per cento dall’inizio della guerra.“Questo non è altro che uno sconcertante declino delle condizioni dei bambini di Gaza.Se questo declino persiste, potremmo assistere a decessi dovuti a conflitti indiscriminati a cui si aggiungono quelli dovuti a malattie e fame. Abbiamo bisogno di una svolta epocale.“Questo inizia con la fine degli intensi bombardamenti, che non solo uccidono migliaia di persone, ma impediscono anche la consegna degli aiuti ai sopravvissuti. Dobbiamo far entrare più camion, attraverso più valichi e con processi di ispezione molto più efficienti. Prima del conflitto, più di 500 camion entravano nella Striscia di Gaza ogni giorno. Quando ero lì a novembre, entravano circa 60 camion di aiuti al giorno. Ora sono circa 130 camion al giorno, insieme a una media di 30 camion commerciali al giorno. Questo con l’apertura di un secondo punto di attraversamento, che però rimane del tutto inadeguato.Stiamo cercando di far gocciolare l’assistenza con una cannuccia per soddisfare un oceano di bisogni.“Devono esserci meno restrizioni sul tipo di aiuti che possiamo portare, come i generatori per le pompe dell’acqua e i tubi per riparare le strutture idriche, che sono fondamentali per ripristinare i servizi idrici e igienici essenziali per la sopravvivenza della popolazione.“Una volta che gli aiuti entrano nella Striscia di Gaza, la nostra capacità di distribuirli diventa una questione di vita o di morte.È indispensabile eliminare le restrizioni di accesso, garantire comunicazioni terrestri affidabili e agevolare la circolazione delle forniture umanitarie per garantire che coloro che sono rimasti senza aiuti per giorni ricevano l’assistenza disperatamente necessaria. Inoltre, dobbiamo far fluire il traffico commerciale a Gaza, in modo che i mercati possano riaprire e le famiglie possano dipendere meno dai soccorsi.“Infine, abbiamo bisogno di accedere al nord.Si stima che tra le 250.000 e le 300.000 persone che vivono nel nord di Gaza non abbiano accesso all’acqua potabile e a malapena al cibo. Nelle prime due settimane di gennaio, solo 7 delle 29 consegne di aiuti previste hanno raggiunto le loro destinazioni nel nord di Gaza.Non un solo convoglio dell’UNICEF ha raggiunto il nord della Striscia di Gaza nel 2024.“Dove abbiamo accesso, possiamo fare la differenza.Ho visitato uno dei due impianti di desalinizzazione di Khan Younis che l’UNICEF sta sostenendo e che fornisce acqua a circa 250.000 persone.Ho visto bambini che indossavano i vestiti invernali che abbiamo portato e famiglie che usavano sapone e prodotti sanitari dai kit per l’igiene che erano arrivati.“Non possiamo aspettare oltre per un cessate il fuoco umanitario che ponga fine alle uccisioni e ai ferimenti quotidiani di bambini e delle loro famiglie, che consenta la consegna urgente di aiuti disperatamente necessari e il rilascio sicuro e incondizionato dei due bambini israeliani ancora tenuti in ostaggio a Gaza.Non si può continuare così”.Per saperne di più clicca qui. ShareFacebookTwitterWhatsAppEmailPrint
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