sosteniamo il sindaco di Hiroshima : “distruggiamo le armi nucleari entro il 2o2o”

foto telecaprinews

Risultati immagini per mattarella putin MOSCA incontro Mattarella   Putin

5. Il dialogo come prospettiva politica (tratto da “dialegesthai di Daniele Silvestri )

L’ampliamento delle prospettive di ciascun gruppo culturale legato alla disponibilità di mezzi di comunicazione rapidi e ramificati, i contatti diretti fra persone che appartengono a popoli diversi, contatto non più riservato alla ristretta categoria dei «nomadi» e degli «avventurieri» ritrovabile in ogni società ma che oggi è concreto per tutti, apre uno scenario dai chiaroscuri molto accentuati: possibilità inusitate di una nuova sintesi culturale per chi si avventura sul terreno della convivenza fra le differenti culture e pericoli pesantissimi di conflitti, di «scontri di civiltà», per chi è attento a difendere i radicamenti identitari di ciascun gruppo.

Mai come oggi il dialogo è necessario e difficile al tempo stesso perché, anche se questo ultimamente viene meno portato all’attenzione dell’opinione pubblica, la possibilità tecnica di una distruzione totale del pianeta non è cessata con la fine della guerra fredda e i conflitti a base identitaria (identità etnica, culturale, religiosa) sono anche più feroci, come le guerre dagli anni ’90 in poi ci hanno fatto chiaramente vedere, di quelli a base ideologica a cui il XX secolo ci aveva abituato.

È per questo che la riflessione sul dialogo, lungi dall’essere una questione accademica, assume oggi un’urgenza dai profondi significati politici.

 SINTESI INCONTRO MATARELLA   PUTIN      link >>         https://www.avvenire.it/attualita/pagine/mattarella-a-mosca-

       intervento Mattarella  https://www.youtube.com/watch?v=JyZEDcEYmuk

pikadon :2 minuti e mezzo all’ora del giudizio…ieri , oggi poco meno di 1 minuto

Risultati immagini per bomba atomica hiroshimaCOMUNICATO DEL COMITATO NO GUERRA NO NATO SULL’ATTACCO USA ALLA SIRIA Due navi da guerra statunitensi, la USS Porter e la USS Ross della Sesta Flotta di stanza a Napoli, hanno attaccato la base siriana di Shayrat con 59 missili da crociera Tomahawk.     L’attacco, ordinato dal presidente Trump, è stato eseguito dal Comando delle forze navali Usa in Europa, agli ordini dell’ammiraglia Michelle Howard, che allo stesso tempo comanda la Forza congiunta della Nato con quartier generale a Lago Patria (Napoli). L’operazione bellica è stata appoggiata dalla base aeronavale Usa di Sigonella e dalla stazione di Niscemi del sistema statunitense Muos di trasmissioni navali.   L’Italia – dove si trovano importanti comandi e basi per operazioni militari in una vasta area che dal Medioriente e Nordafrica arriva fino al Mar Nero – è un fondamentale trampolino di lancio della strategia aggressiva Usa/Nato.   Gli Stati Uniti e gli alleati europei della Nato sono i principali responsabili di una situazione sempre più pericolosa, provocata dalla demolizione dello Stato libico, attaccato dall’interno e dall’esterno, e dal tentativo di fare lo stesso in Siria (sempre durante l’amministrazione Obama) tramite gruppi terroristi presentati come «ribelli», addestrati e armati dalla Cia e finanziati dall’Arabia Saudita e altre monarchie del Golfo. Proprio mentre tale tentativo stava fallendo per l’intervento russo a sostegno delle forze governative, e si stava per aprire un negoziato per mettere fine alla guerra, Stati Uniti e Nato hanno gettato benzina sul fuoco accusando il governo siriano di aver fatto strage di civili, tra cui molti bambini, con un deliberato attacco chimico. Come ha dichiarato il Vescovo siriano Antoine Audo di Aleppo, «non si può immaginare che il governo siriano sia così sprovveduto e ignorante da poter fare degli errori così madornali». Vi sono invece prove che i «ribelli» siano in possesso, e abbiano già usato, armi chimiche. Fallito il tentativo di far passare al Consiglio di sicurezza dell’Onu una risoluzione di condanna del governo siriano, che avrebbe permesso di attaccare «legalmente» la Siria come venne fatto nel 2011 con la Libia, il presidente Trump ha ordinato l’attacco missilistico alla base governativa siriana. Le implicazioni di tale atto sono gravissime. Esse rendono ancora più tesi i rapporti tra Stati Uniti e Russia, le cui forze ora si fronteggiano direttamente in una situazione incandescente. Non possiamo essere semplici spettatori mentre la guerra divampa, mentre aumenta il rischio di una catastrofica guerra nucleare. W3Schools       2 minuti e mezzo all’ora del giudizio            Iscriviamo il proprio Comune a MAJORS FOR PEACE PER LA DISTRUZIONE DELLE ARMI NUCLEARI ENTRO IL 2020                                                                      Dobbiamo esercitare i nostri diritti costituzionali, ripudiando la guerra nell’unico modo concreto che abbiamo: pretendere che l’Italia esca dall’alleanza aggressiva della Nato, non abbia più sul proprio territorio basi militari straniere né armi nucleari. Dobbiamo lottare per un’Italia neutrale, in grado di svolgere la funzione di ponte di pace sia verso Sud che verso Est.

PIKADON : Onu. Il mondo vuole distruggere le armi nucleari entro il 2020

     https://www.youtube.com/watch?v=y6Jzl11wlss

Dal 27 Marzo all’Onu il mondo inizia a discutere la messa al bando delle armi nucleari

Giornata storica alle Nazioni Unite di New York per l’avvio delle negoziazioni verso un Trattato di messa al bando degli ordigni nucleari; risultato ottenuto grazie alla mobilitazione degli ultimi anni a sostegno della “Iniziativa Umanitaria” promossa dalla società civile internazionale e rilanciata da oltre 120 Stati

Fonte: Senzatomica – Rete Italiana per il Disarmo – 27 marzo 2017

Ban the bomb

Oggi a New York inizia la prima sessione di negoziati per l’elaborazione di un Trattato che inserisca la messa al bando delle armi nucleari nella legislazione internazionale. Un momento storico importante anche perché il Trattato viene elaborato sulla base del riconoscimento che l’impatto umanitario dell’uso di ordigni nucleari sia moralmente inaccettabile. Già solo per la loro esistenza le circa 16.000 testate nucleari presenti nel mondo rappresentano un significativo rischio per la sicurezza umana.

In apertura della Conferenza di negoziazione all’ONU Beatrice Fihn (direttrice della Campagna internazionale ICAN, che raccoglie la società civile internazionale impegnata per il disarmo nucleare e ha come membri italiani Rete Disarmo e Senzatomica) sottolinea che: “Questo Trattato finalmente metterà al bando armi che sono progettate per uccidere indiscriminatamente civili; verrà così completato il processo di proibizione di tutte le armi di distruzione di massa”.

Pass ONU nuclearban Alla sessione che si apre oggi si è arrivati grazie al voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che, con il sostegno di più di 120 Paesi, ha approvato e confermato la decisione di procedere a negoziati su questo Trattato presa nell’ottobre 2016 in seno al Primo Comitato sul disarmo. L’azione decisa a livello ONU è la conseguenza di una serie di conferenze internazionali che hanno raccolto dati e indicazioni stringenti sul costo umanitario inaccettabile di qualsiasi uso di armi nucleari, e sul ruolo che la proibizione di tali ordigni avrebbe nel rafforzare la legge umanitaria internazionale. In base al documento di convocazione ci si aspetta che il Trattato impedirà legalmente agli Stati che decideranno di sottoscriverlo di utilizzare, possedere, sviluppare armi nucleari e di assistere altri Paesi in questa attività. Il nuovo strumento internazionale funzionerà in armonia con l’esistente regime di accordi sulla non proliferazione e disarmo nucleare, rafforzando le norme contro questi ordigni indiscriminati e mettendo a disposizione degli Stati un metodo e un percorso per adempiere ai propri obblighi di disarmo.

“Siamo molto soddisfatti di questo risultato e parteciperemo direttamente alla sessione di New York anche in rappresentanza delle altre campagne italiane per il disarmo nucleare – sottolinea Daniele Santi segretario generale di Senzatomica – Arriviamo a questo appuntamento dopo una mobilitazione di molti mesi che ha portato la nostra mostra sugli effetti devastanti degli ordigni nucleari in decine di città italiane. Il sostegno ricevuto in quel contesto ci dimostra che la maggioranza della popolazione italiana è contro queste armi e le vorrebbe cancellate dalla storia”.

Purtroppo il Governo italiano, a meno di sorprese dell’ultima ora, non parteciperà ai negoziati, allineandosi a quei Paesi (della Nato o sotto l’ombrello nucleare Usa) che si sono opposti alla Risoluzione di convocazione. Eppure il voto espresso in Assemblea Generale non implica esclusione automatica dai negoziati, cui infatti prenderanno parte i Paesi Bassi (nella stessa situazione italiana) e altri Stati UE come Austria e Irlanda.

Sole e Daniele - delegazione L’Italia rischia così di vanificare la possibilità di un ruolo attivo e positivo in questo processo, in quanto per la sua situazione geopolitica e l’essere paese ospitante di armi nucleari statunitensi potrebbe invece fungere da mediatore positivo; e spingere i propri alleati Nato a considerare concretamente la strada verso il disarmo nucleare. Proprio per ricordare la pericolosità gli ordigni nucleari presenti sui propri territori dei giorni scorsi attivisti di Italia, Belgio, Germania, Paesi Bassi hanno dimostrato davanti alle basi che li ospitano ad Aviano e Ghedi (Italia), Kleine Brogel (Belgio), Büchel (Germania) e Volkel (Paesi Bassi).

Il Trattato in discussione avrà comunque un impatto anche sugli Stati che decideranno di non partecipare ai negoziati, poiché imposterà norme internazionali di comportamento e contribuirà a cancellare il prestigio politico associato al possesso di armi nucleari.

“Per tutti questi motivi noi continuiamo fare appello al Governo italiano, a cui abbiamo scritto nelle scorse settimane senza ottenere risposte, affinché cambi la propria posizione e si allinei con le nazioni che vogliono concretamente il disarmo nucleare, non solo a parole – commenta Lisa Clark co-presidente dell’International Peace Bureau e coordinatrice per il disarmo nucleare di Rete Disarmo – Abbiamo bisogno di coraggio e che il nostro Paese riprenda quella leadership internazionale per il disarmo che ha già svolto in passato a riguardo di altri armamenti. L’alternativa sarebbe quella di seguire la dottrina del nuovo presidente Trump, che ha già dichiarato di voler addirittura aumentare l’arsenale nucleare”.

Non a caso, e con una mossa senza precedenti, gli Stati Uniti hanno convocato una conferenza stampa di protesta contro negoziati all’ingresso del Palazzo di Vetro, poco dopo l’inizio della sessione. Sarà importante capire chi seguirà le indicazioni dell’amministrazione Trump.

Con un rischio di detonazione nucleare oggi al massimo livello dalla fine della Guerra Fredda questo Trattato dovrebbe essere una priorità urgente per tutti quei popoli e Stati che credono in un futuro libero dalle armi nucleari. Inoltre, il progressivo smantellamento degli arsenali esistenti – quale esito ultimo della messa al bando – sarebbe l’unico modo realmente efficace per neutralizzare i rischi dell’uso non intenzionale di armi nucleari e del c.d. terrorismo nucleare: rischi rispetto ai quali l’equilibrio fondato sulla deterrenza non può nulla. Gli sforzi di disarmo del recente passato dimostrano come i passi più efficaci verso l’eliminazione di una determinata classe di armi sia la proibizione sotto la legislazione internazionale. La completa eliminazione delle armi nucleari da parte degli Stati che oggi le possiedono non avverrà immediatamente, ma la situazione sempre più complessa della sicurezza internazionale e la proliferazione di armi di distruzione di massa pone all’ordine del giorno in maniera pressante la necessità di porre fine all’era nucleare.

Italia ripensaci - Ban negotiations

 

 

I COMUNI DEVONO ISCRIVERSI A MAJORS FOR PEACE

 

 SOSTENIAMO IL SINDACO DI HIROSHIMA

 

I POLITICI DEVONO SBOCCARE NELLA SUPREMA MORALITA’ :

 

 distruggere le armi nucleari  per LA SOPRAVVIVENZA DELL’ UMANITA’

 


 

Da lunedì 27 marzo 2017 a New York l’Onu per LA PRIMA VOLTA discute la messa al bando delle armi nucleari Ma le potenze nucleari sono decise a impedire il divieto.

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/onu-il-mondo-vuole-fermare-armi-nucleari-bomba-atomica

 

Anpi Mirano in lutto : ci ha lasciato Roberto Solari

Roberto  

Sabato 25 marzo ci ha lasciato il compagno Roberto Solari La sua

attività politica e sociale a Mirano ha permesso la realizzazione di

molte iniziative sulla Resistenza ,  Lotta di  Liberazione,  Costituzione ampliando le conoscenze

nostre e dei cittadini del territorio  miranese sull’epica lotta contro il nazifascismo

con proiezione verso il futuro-

Inoltre è stato tra i fondatori del “sito “ Anpi Mirano che ha arricchito con le sue

Ricerche storiche del passato e del presente  un patrimonio storico culturale

Notevole e soprattutto consultabile dalle nuove generazioni .

Di questo  siamo grati a Roberto

Le più sentite condoglianze a Lucia Alice Marco

 

IL SALUTO A ROBERTO SARÀ  GIOVEDI 30 MARZO ALLE ORE 14 e 30

NELLA SALA DEL COMMIATO DEL CIMITERO DI SPINEA (VE) IN VIA MATTEOTTI  A SPINEA

Il Direttivo Anpi Mirano

pikadon : il mondo del sole che cadrà

Sicilia base d’attacco Usa/Nato Manlio Dinucci

Risultati immagini per bomba atomica

https://www.youtube.com/watch?v=y6Jzl11wlss

Si svolge dal 12 al 24 marzo, di fronte alle coste mediterranee della Sicilia, l’esercitaziome navale Nato Dynamic Manta cui partecipano le marine militari di Stati uniti, Canada, Italia, Francia, Spagna, Grecia e Turchia.
La punta di lancia delle 16 unità navali impegnate è il sottomarino nucleare statunitense da attacco rapido California SSN-781. Armato di un centinaio di siluri e di quasi 150 missili da crociera per attacco a obiettivi terrestri, esso fa parte della Task Force 69, responsabile delle operazioni Usa di guerra sottomarina in Europa e Africa. Oltre che col sottomarino da attacco, la U.S. Navy partecipa all’esercitazione col cacciatorpediniere lanciamissili Porter e aerei da pattugliamento marittimo, con la stazione Muos di Niscemi e la base aeronavale di Sigonella.
La Dynamic Manta 2017 si svolge nell’area del Comando della forza congiunta alleata (il cui quartier generale è a Lago Patria, Napoli), agli ordini dell’ammiraglia statunitense Michelle Howard, che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa in Europa e le Forze navali Usa per l’Africa.
L’Italia, oltre a partecipare all’esercitazione con proprie unità, svolge quello che il contrammiraglio De Felice,  comandante di MariSicilia, definisce un «ruolo fondamentale» poiché fornisce tutto il supporto logistico. Particolarmente importante è Augusta, «punto strategico in quanto fornisce  rifornimenti di combustibile, di munizionamento e di supporto per le unità  navali che vengono addirittura da paesi al di là dell’Atlantico». Rilevante anche il porto di Catania, disponibile a ospitare ben nove navi da guerra.
Contemporaneamente, sono in corso da febbraio esercitazioni a fuoco di forze speciali statunitensi nel poligono di Pachino.  Quest’area è stata ufficialmente concessa in «uso eclusivo degli Stati uniti», in base a un accordo sottoscritto col Pentagono nell’aprile 2006, durante il governo Berlusconi III.
Nello stesso accordo sono state concesse agli Stati uniti in uso esclusivo un’area all’interno della base di Sigonella, per la stazione aeronavale, e una a Niscemi, per il centro di trasmissioni radio navali e la successiva stazione terrestre del Muos. In tali aree, viene specificato a chiare lettere, «il Comandante Usa ha il pieno comando militare sul personale, gli equipaggiamenti e le operazioni statunitensi», col solo impegno di «notificare in anticipo al Comandante italiano tutte le significative attività statunitensi».
Riguardo alle spese della stazione aeronavale statunitense, in base all’accordo viene finanziata esclusivamente dagli Usa solo la Nas I, l’area amministrativa e ricreativa, mentre la Nas II, quella dei reparti operativi e quindi la più costosa, è finanziata dalla Nato, ossia anche dall’Italia.
La situazione della Sicilia, emblematica di quella nazionale, dovrebbe essere uno dei temi centrali della mobilitazione del 25 marzo, il giorno dopo la conclusione della Dynamic Manta. Non si può pensare di liberarci dai poteri rappresentati dall’Unione europea senza  liberarci  dal dominio e dall’influenza che gli Usa esercitano sull’Europa direttamente e tramite la Nato. Oggi 22 dei 28 paesi della Ue, con oltre il 90% della popolazione dell’Unione, fanno parte della Nato, riconosciuta dalla Ue quale «fondamento della difesa collettiva».
La Nato sotto comando Usa sta preparando altre guerre, dopo Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Libia 2011, Siria dal 2011, Ucraina dal 2014. Lo conferma la Dynamic Manta, che sicuramente ha testato anche le capacità di attacco nucleare nell’esercitazione di guerra sottomarina. Notizia rimasta sommersa nella grande «informazione»                dal manifesto 21 marzo

e’ sempre 8 marzo

venerdì 17 marzo sera ore 20.45

 

“Nuovo Cinema”   clicca www. anpi mirano

  unica proiezione del film documento

 

 

“LE STREGHE DELLA NOTTE”

   Le Streghe della Notte(Ночные ведьмы) tratto dal libro di Gian Piero Milanetti

 

 

di Gian Piero Milanetti, IBN Editore, 2011, pp.276, euro 22,00

  • Saggio
  • Storia delle donne
  • Seconda guerra mondiale

Leggi tutto “e’ sempre 8 marzo”

mercoledì 8 marzo TINA ANSELMI – MIRANO – venerdì 17 marzo “le streghe della notte ” MIRANO

                                                                                                     

 da LA STAMPA     E’ sempre L’8 MARZO

Russia 1917, la rivoluzione nasce il giorno della festa della donna

In febbraio (marzo per il nostro calendario) operaie e madri di famiglia scesero in piazza contro la guerra, poco dopo lo Zar abdicò e fu arrestato

Maria Bochkariova (1889-1920, terza in basso da sinistra) assieme a alcune soldatesse del suo battaglione


 
 


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Pubblicato il05/03/2017 da L A STAMPA
Ultima modifica il 05/03/2017 alle ore 12:45
anna zafesova

Una rivoluzione nata l’8 marzo non poteva che avere un volto femminile. In una Russia arretrata fin dal calendario, la giornata della donna coincideva con il 23 febbraio, e le tessitrici di Torshilovo e le dipendenti del deposito di tram dell’isola Vassilievsky sfilarono sulla Prospettiva Nevsky.

 

Chiedevano pane per le famiglie dei soldati, pace per i loro figli e diritti per se stesse. A loro si unirono gli operai della fabbrica Putilov, e le massaie esasperate da ore di code per il pane, che sfidarono la polizia e i soldati. L’imperatrice Alessandra le osservò dalle finestre del Palazzo d’Inverno, annotando sdegnata nel suo diario una giornata di «ragazzine che corrono e urlano di non avere pane, solo per incitare gli altri, se il tempo fosse stato più freddo sarebbero rimaste a casa». Una settimana dopo la monarchia sarebbe crollata, e otto mesi dopo l’ex palazzo degli zar sarebbe stato preso d’assalto dai bolscevichi, un battaglione di volontarie sarebbe rimasto l’ultimo a difendere il governo dalla nuova rivoluzione, quella di Ottobre.

 

La Prima guerra mondiale portò gli uomini al fronte e le donne in fabbrica, nelle scuole, negli uffici, e poi in piazza. Quattro giorni dopo l’abdicazione di Nicola II, un’altra manifestazione, di 40 mila donne, ottenne dal nuovo governo provvisorio il diritto al voto: «Il suffragio non è universale senza le donne», recitava uno degli striscioni. Nell’automobile in testa al corteo sedeva Vera Figner, icona vivente del populismo, che aveva scontato 20 anni di carcere per l’attentato ad Alessandro II, e tra la folla c’erano femministe liberali e bolsceviche, operaie e intellettuali, maestre, aristocratiche, mogli dei soldati, e tante «donne affamate che chiedevano pane», le vere iniziatrici della rivoluzione, secondo il sociologo Pitirim Sorokin. Una mobilitazione che trovò impreparati i bolscevichi, che subordinavano la «questione femminile» alle esigenze di tutto il proletariato, e le attiviste della fabbrica tessile di Torshilovo furono consigliate dai dirigenti maschi di astenersi da iniziative autonome e «seguire le direttive del Comitato centrale». Ma il ritorno dall’esilio della nutrita pattuglia di donne al seguito di Lenin ribaltò rapidamente la situazione.

 

La rivoluzione acquisì un volto femminile. La poliglotta Alexandra Kollontaj, figlia di un generale, che lasciò il marito e il figlio «per non sentirsi intrappolata», faceva propaganda tra i soldati e i marinai, ed ebbe una storia d’amore appassionata con uno di loro, lo scatenato Pavel Dybenko che perfino i bolscevichi consideravano troppo spietato ed irruento (ma Lenin la costrinse a sposarlo).

 

Dopo la rivoluzione d’Ottobre divenne responsabile del Welfare, la prima donna ministro nella storia, e la seconda a diventare ambasciatrice. Passò alla storia come una propagandista dell’amore libero (con entrambi i sessi), anche se in realtà sognava una donna razionale liberata dai sentimenti. La francese Inessa Armand fu non solo l’alleata più fedele del padre della rivoluzione, ma anche la sua amante, con il consenso dell’emancipata moglie Nadezhda Krupskaja (che sarebbe stata cruciale nel riempire la nuova Russia di scuole e biblioteche): salirono in tre nel famigerato vagone piombato che riportò Lenin a Pietrogrado. Inessa fondò il mitico «Zhenotdel», il «dipartimento donne» del partito, che promulgo i pari diritti, organizzando corsi per insegnare alle donne a leggere e scrivere, e trasformare le sottomesse mogli dei contadini in emancipate operaie.

 

Le donne si arruolavano in massa nella neonata Armata Rossa, e nella Commissione straordinaria, la Ceka antenata del Kgb, cosa che spinse un’altra donna carismatica, la poetessa Zinaida Ghippius, fervente anticomunista, a denunciare il «regno di una crudeltà speciale, tenace e ottusa».

 

Il Zhenotdel fu una rivoluzione nella rivoluzione: il governo bolscevico per primo al mondo liberalizzò il divorzio e l’aborto, equiparando in tutto le donne agli uomini (anche se molti compagni maschi furono ostili al suffragio universale, temendo che le donne delle campagne avrebbero votato per il ritorno della monarchia). L’emancipazione nel 1917 non portava solo la firma dei bolscevichi: il governo provvisorio veniva difeso dai «battaglioni della morte» femminili, organizzati dalla indomita Maria Bochkariova, detta «Yashka». Una donna-soldato, figlia di contadini, che mandava al fronte dattilografe, sarte, studentesse e principesse, pronte a morire in una guerra che gli uomini non volevano più combattere. Divenne un’icona delle femministe, osannata da Emmeline Pankhurst, mandata a Pietrogrado in missione semiufficiale da Lloyd George. Le soldatesse di «Yashka» furono travolte dalle guardie rosse durante la presa del palazzo d’Inverno, la loro inflessibile comandante fu fucilata dai bolscevichi nel 1920.

 

Donne al governo, donne con il fucile, ma soprattutto tante donne in fuga. La vita di migliaia di famiglie venne sconvolta da un giorno all’altro. Le contesse vendevano diamanti in cambio di patate, le poetesse, come Marina Zvetaeva, pativano la fame. Le madri di famiglia fuggivano verso l’esilio con addosso la pelliccia, che diventava poi sacco a pelo, coperta, cuscino, l’unico indumento da portare fino alla consunzione, per poi utilizzare i pezzi sopravvissuti per orlare un semplice cappotto, da mettere sopra un vestito confezionato con la garza trovata in ospedale. Storie tragicomiche della vecchia Russia in fuga dalla guerra e dalla rivoluzione, raccontate dalla giornalista Teffi nelle sue Memorie: da Mosca al Mar Nero, appena tradotte: «Eravamo come stelle alpine, che fioriscono nella neve eterna, perché non c’è un posto dove un essere umano non riesca a vivere».

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CINA  ITALIA  EUROPA

Per uno scenario senza guerre  la  Pace  lo Sviluppo    la  Democrazia il Disarmo e la distruzione delle armi nucleari

(Lectio Magistralis del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Università “Fudan” di Shanghai)

 

Illustre Presidente Xu,

 

Autorità accademiche,

Cari studenti,

Signore e Signori,

sono particolarmente lieto di essere ospite di questa prestigiosa Istituzione accademica e desidero in primo luogo ringraziarVi per l’accoglienza particolarmente calorosa riservata a me e alla delegazione che mi accompagna.

La visita che, su invito del Presidente Xi, sto compiendo, mi sta ponendo a contatto con gli innumerevoli ed affascinanti volti di un Paese che – attraverso i millenni – ha costituito e continua oggi a rappresentare una delle architravi della cultura e della civiltà mondiali.

Una cultura, quella cinese, che – dovremmo sempre tenerlo a mente – l’Occidente ha conosciuto ancor prima dell’epoca dei primi viaggi che hanno caratterizzato l’era che convenzionalmente, in Europa, definiamo “delle grandi scoperte” e che portò alla colonizzazione delle Americhe.

Le civiltà dell’Europa e della Cina sono venute a contatto ben prima.

Si sono incontrate grazie a quella che venne definita la “Via della Seta”, o grazie – più precisamente – alle molte vie che, in un senso e nell’altro, consentivano gli scambi, alimentando il desiderio di sapere e la curiosità reciproca e, con essi, nutrivano una nascente osmosi tra due universi resi lontani da distanze che – soltanto sino a non molto tempo or sono – apparivano – ed effettivamente erano – quasi insormontabili. Leggi tutto “”

pikadon : il nuovo mondo di trump e del complesso militare industriale nucleare

Colpo di sonno nucleare

Manlio Dinucci

Il governo Gentiloni ha capovolto il voto del governo Renzi all’Onu, votando a favore dell’avvio di negoziati per il disarmo nucleare! La sensazionale notizia si è rapidamente diffusa, portando alcuni disarmisti a gioire per il risultato ottenuto. Per avere chiarimenti in proposito, il senatore Manlio Di Stefano (Movimento 5 Stelle) e altri hanno presentato una interrogazione, a cui il governo ha dato risposta scritta nel bollettino della Commissione Esteri. Essa chiarisce come sono andate le cose.

Il 27 ottobre 2016, durante il governo Renzi, l’Italia (accodandosi agli Stati uniti) ha votato«No», nella prima commissione dell’Assemblea generale, alla risoluzione che proponeva di avviare nel 2017 negoziati per un Trattato internazionale volto a vietare le armi nucleari, risoluzione approvata in commissione a grande maggioranza.

Successivamente, il 23 dicembre 2016 durante il governo Gentiloni, quando la stessa risoluzione è stata votata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’Italia ha invece votato«Sì» insieme alla maggioranza.

Capovolgimento della posizione italiana? No, solo un errore tecnico. «Tale errore – spiega il governo nella risposta scritta – sembra essere dipeso dalle circostanze in cui è avvenuta la votazione, a tarda ora della notte». In altre parole il rappresentante italiano, probabilmente per un colpo di sonno, ha premuto il pulsante sbagliato. «L’erronea indicazione di voto favorevole – spiega sempre il governo – è stata successivamente rettificata dalla nostra Rappresentanza permanente presso le Nazioni Unite, che ha confermato il voto negativo espresso in prima commissione».

Il governo Gentiloni, come quello Renzi, ritiene che «la convocazione, nel 2017, di una Conferenza delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento giuridicamente vincolante sulla proibizione delle armi nucleari, costituisca un elemento fortemente divisivo che rischia di compromettere i nostri sforzi a favore del disarmo nucleare». Insieme ai paesi militarmente non-nucleari dell’Alleanza Atlantica, «l’Italia è tradizionalmente fautrice di un approccio progressivo al disarmo, che riafferma la centralità del Trattato di non-proliferazione».

Il governo ribadisce in tal modo la centralità del Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari, ratificato nel 1975, in base al quale l’Italia «si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari né il controllo su tali armi, direttamente o indirettamente». Mentre in realtà viola il Trattato, poiché mantiene sul proprio territorio, ad Aviano e Ghedi-Torre, almeno 70 bombe nucleari Usa B-61, al cui uso vengono addestrati anche piloti italiani.

Quale sia l’«approccio progressivo al disarmo nucleare» perseguito dall’Italia lo dimostra il fatto che tra circa due anni essa riceverà dagli Usa, per rimpiazzare quelle attuali, le nuove bombe nucleari B61-12, sganciabili a distanza e con capacità penetranti anti-bunker. Armi nucleari da first strike dirette soprattutto contro la Russia, che, rendendo più probabile il lancio di un attacco nucleare dal nostro paese, lo esporranno ancora di più al pericolo di rappresaglia nucleare.

Il modo concreto attraverso cui possiamo contribuire all’eliminazione delle armi nucleari, che minacciano la sopravvivenza dell’umanità, è chiedere che l’Italia cessi di violare il Trattato di non-proliferazione e chieda di conseguenza agli Stati uniti di rimuovere immediatamente qualsiasi arma nucleare dal territorio italiano e rinunciare a installarvi le nuove bombe B61-12. Battaglia politica fondamentale se anche l’opposizione non fosse stata contagiata dal colpo di sonno,  che assopisce perfino l’istinto di sopravvivenza.

(il manifesto, 28 febbraio 2017)