la ragione o l’inferno ?

domani 18 giugno 2015 sicuramente troverete sui giornali una pagina “Esteri” che avrà come argomento

i rapporti “nucleari  ” fra le due Superpotenze USA e Russia . La UE e l’Italia non saranno escluse da questa

nuova corsa agli armamenti : vi facciamo vedere quello che  i mass-media non vi dicono e non vi mostreranno mai…….

se il sindaco della propria città ha dei dubbi sulla eliminazione delle armi nucleari entro il 2020 come proposto dal Sindaco di Hiroshima (majors for peace) vuol dire che possono essere accettati i 17 punti sottoelencati… cioè ad una guerra nucleare si può sopravvivere .Come rappresentanti dell’Anpi diciamo che non ci sarà un nuovo 8 Settembre non ci saranno partigiani eroi criminali traditori…sarà la fine l’inferno. quindi bisogna scegliere . Adesso-oggi-subito.Albert Camus diceva ” davanti alle prospettive terrificanti che si aprono all’umanità , ci accorgiamo ancor di più che la pace è la sola battaglia che meriti di essere combattuta. Non è più una supplica ma un ordine che deve salire dai popoli ai governi ,l’ordine di decidere definitivamente tra l’inferno e la ragione.”

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2 giugno 2015 : l’altra faccia della luna

 

 

L’ARTE DELLA GUERRA

La corsa alle armi high-tech

Manlio Dinucci
 

La parata militare ai Fori Imperiali, con cui il 2 giugno si celebra la Festa della Repubblica che nella sua Costituzione ripudia la guerra, nasconde dietro la facciata retorica una realtà sempre più drammatica: l’accelerazione della corsa alle armi high-tech, in cui l’Italia è coinvolta tramite la Nato. Corsa guidata in tutti i campi dagli Stati uniti.
Una settimana fa il «Comando dell’attacco globale» ha lanciato dalla California un missile intercontinentale Minuteman III, colpendo con una testata sperimentale un atollo nel Pacifico a 8mila km di distanza. Con questi test il Comando verifica «l’affidabiità» dei 450 Minuteman III, pronti al lancio con le loro testate nucleari. Il Congresso ha stanziato oltre 200 miliardi di dollari (acconto su circa 1000 miliardi in dieci anni) per potenziare le forze nucleari, con altri 12 sottomarini da attacco (7 miliardi l’uno, il primo già in cantiere), armato ciascuno di 200 testate nucleari, e altri bombardieri strategici (550 milioni l’uno),  ciascuno armato di 20 testate nucleari.
L’Esercito sta sperimentando armi laser capaci di abbattere velivoli, mettere fuori uso i visori e accecare i soldati nemici; la Marina ha già istallato un cannone laser sulla nave Ponce, precisando che «deve ancora essere usato in un combattimento reale»; l’Aeronautica annuncia che dal 2022 armerà di laser i suoi cacciabombardieri.
In forte sviluppo anche il settore dei droni e robot da guerra. Mentre si modernizzano i droni teleguidati (il Global Hawk ha superato le 150mila ore di volo), si sperimentano velivoli da attacco completamente robotizzati: l’X-47B ha effettuato in volo il primo rifornimento automatico di carburante. Il caccia F-35C per le portaerei, annuncia il Segretario alla marina, «sarà probabilmente l’ultimo con pilota a bordo». Nel 2016 sarà sperimentato anche un robot subacqueo che, lanciato da un sottomarino, individua e segue automaticamente le navi nemiche.
Dalla guerra robotizzata a quella spaziale il passo è breve: il 20 maggio è partito per la sua quarta missione segreta l’X-37B, un mini-shuttle robotico della U.S. Air Force già testato per quasi 4 anni nello spazio. Il generale Greaves, nuovo capo del Comando spaziale, ha dichiarato che gli Stati uniti «useranno tutti i mezzi per mantenere la supremazia nello spazio».
Alla corsa partecipano sulla scia degli Usa i maggiori paesi europei della Nato: dieci giorni fa, i ministri della difesa di Francia, Germania e Italia hanno firmato il memorandum d’intesa per lo sviluppo di un velivolo robotico da guerra. Israele partecipa alla corsa con nuovi droni e armi nucleari, armi che può continuare a sviluppare dopo che la proposta araba di convocare nel 2016 una conferenza per creare in Medioriente una zona libera da armi nucleari è stata bloccata all’Onu da Usa, Canada e Gran Bretagna.
Russia, Cina e altri paesi, che sono nel mirino strategico Usa/Nato, reagiscono di conseguenza. La Russia sta sviluppando il Sarmat, un nuovo missile balistico intercontinentale le cui testate nucleari manovrano al rientro nell’atmosfera per evitare i missili intercettori dello «scudo» Usa, e il sottomarino della classe Borey, estremamente silenzioso, armato di 200 testate nucleari. Missili e sottomarini analoghi sono costruiti dalla Cina che, secondo il Comando Usa, sta sperimentando anche armi spaziali anti-satellite per accecare i sistemi di attacco statunitensi. 
Su tutto questo cala il blackout mediatico, mentre i riflettori vengono puntati sui bambini che, alla parata militare del 2 giugno, festeggiano con ombrelli tricolori. Non la pace, come gli è stato detto, ma la guerra che li aspetta.
(il manifesto, 2 giugno 2015)   

 

visitate il nostro sito:   www.anpimirano.it

 

Anpi     Sezione “Martiri di Mirano”

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mariaTeresaSega

 

 

“I GIORNI VERI”

             Le ragazze nella Resistenza

(cortometraggio)

Venerdì, 22 maggio, ore 20.45

Sala Conferenze di Villa Errera, incontro con

Maria Teresa Sega

Aderiscono: la Commissione Pari Opportunità e il Centro Pace “Sonja Slavik”

               “I giorni veri”. Le ragazze della resistenza

 

A sentirsi intorno questa primavera diversa dalle altre,

primavera con dentro ormai la fine certa,

s’ha tanta speranza di bene e tanta fede di meglio che si è come matti,

come in una domenica a vent’anni

 

I giorni veri, diario partigiano di Giovanna Zangrandi

 

 

 

 

Avere vent’anni e vivere in guerra: il paese occupato, i militari allo sbando, i fratelli braccati….Non poche furono le donne che nella nostra regione, come in altre, dopo l’8 settembre 1943 scelsero di non stare ad aspettare, ma reagirono, si opposero ai nazisti e ai fascisti loro alleati,  parteciparono al movimento di liberazione o lo sostennero. Erano ragazze giovani , alcune giovanissime, di famiglia antifascista oppure no, studentesse, maestre, operaie o contadine, comuniste o cattoliche, o semplicemente avevano maturato avversione alla guerra e nello sfascio dell’Italia vollero fare la loro parte per costruire un futuro diverso. Divennero staffette: tennero collegamenti, trasportarono armi, esplosivo e munizioni, procurarono cibo, vestiti e scarpe per i partigiani, si presero cura dei feriti, vegliarono e seppellirono i morti. Alcune combatterono a fianco dei loro compagni, alcune caddero e fu loro conferita la medaglia al valore militare. La maggior parte fece la guerra senz’armi, usando le armi del coraggio, dell’intelligenza, della fede, della prontezza di spirito. Arrestate, resistettero a carcere e torture senza tradire. Lo fecero con naturalezza e semplicità (“non si poteva dire di no”) e, a guerra finita, non chiesero riconoscimenti, si tennero  lontane da celebrazioni, parlarono con discrezione. Ripresero la loro vita, studiarono, si sposarono ed ebbero figli. Alcune scelsero di continuare la resistenza nell’impegno sindacale, politico o sociale. Una divenne la prima donna ministro della Repubblica. Tutte si sentirono cambiate. Oggi, dopo 60 anni, è difficile capire che cosa è stata quell’esperienza, insieme terribile ed esaltante, per una generazione di donne cresciute nel fascismo, educate ad ubbidire, ad assecondare un destino già scritto. La scelta della Resistenza ha avuto anche il valore di rottura di quel destino femminile, di conquista del diritto di cittadinanza, di affermazione di soggettività per sé e per le altre. Noi, oggi,  vogliamo ricordare di essere figlie e nipoti di quella scelta, vogliamo accogliere e custodire il patrimonio di valori che ci consegnano affinché non vadano dispersi, o peggio, non siano negati, nel trascorrere dei tempi  e nel passare delle generazioni.

Abbiamo pensato che il modo migliore fosse ascoltare le testimoni e lasciarci guidare dai loro racconti:  le ottantenni di oggi sono le ragazze di allora. Ragazze con i calzettoni  e le trecce che correvano in bicicletta leggere e veloci, piene di paura e di sogni, di rabbia e di speranza: così ce le restituiscono le immagini. Ci hanno aperto i loro cassetti e i loro album, ci hanno spalancato le loro memorie per raccontare di sé e di altre che non ci sono più. Come Carmen, atrocemente torturata, morta suicida dopo la guerra. Come le altre che non possono più o non vogliono raccontare.

Abbiamo scelto di rappresentare le diverse  appartenenze, sociali, culturali, politiche, territoriali, senza tuttavia nessuna pretesa di esaustività, piuttosto costruendo un racconto, uno dei tanti possibili, a più voci, per evocare un clima, capire con quale spirito hanno affrontato quei  venti lunghi mesi, come vissero quei giorni, “i giorni veri” che aprirono loro gli occhi e le menti. E come li ricordano oggi. Non si sofferma il film a raccontare le singole biografie, a descrivere vicende drammatiche (esilio, carcere, fame, rastrellamenti, rappresaglie, torture, deportazioni). Il film vuole soltanto suscitare l’incontro tra giovani di oggi e di sessant’anni fa. Chi vorrà sapere potrà leggere l’ormai vasta memorialistica e storiografia. E chi vorrà,  potrà raccogliere la “staffetta”, come dice Lina in chiusura, che loro ci vogliono consegnare.

 

 

Luisa Bellina e Maria Teresa Sega

 

 

Lunedì 11 maggio 2015 ci ha lasciato il partigiano BRUNO TOMAT DEMONTE

Ricordiamo con affetto la figura di Bruno comandante della Compagnia “Salzano-Luneo” che pagò il più alto tributo di sangue tra tutti i gruppi partigiani che operavano nel miranese.
Bruno Tomat Demonte conobbe torture e carcere fascista.
Nel dopoguerra fu amministratore del Comune e di altri enti pubblici dando un contributo personale importante a Mirano che conobbe il suo periodo felice quando i partigiani divennero classe dirigente.
Daremo l’ultimo saluto a Bruno sabato 16 maggio 2015 alle ore 10
presso la Sala Consiliare Maria Teresa di Calcutta del Comune di Mirano.

8-9 Maggio 1945-2015 70° Anniversario della Vittoria sul nazifascismo

8 maggio 2015

Le giornate della memoria e della riconciliazione

Le giornate della memoria e della riconciliazione

Passano i decenni, il 1945 diventa sempre piu’ lontano, ma milioni di persone rendono onore agli artefici della Vittoria sul nazifascismo che rimane un evento di grandissimo valore storico. Per decisione dell’ONU, l’8 e il 9 maggio sono le Giornate della memoria e della riconciliazione.

In Polonia le associazioni dei reduci di guerra organizzano programmi speciali l’8 maggio e il 9, insieme ai funzionari dell’Ambasciata russa, depongono corone di fiori ai monumenti ai caduti per la liberta’ del paese e di tutta l’Europa:

Alla cerimonia, dice Maria Cekaleva-Demidovskaja, addetto stampa dell’Ambasciata russa in Polonia, sono invitati i nostri connazionali e i reduci di guerra che abitano in Polonia e in Russia. Le manifestazioni commemorative avranno luogo a Poznan, a Danzica e Cracovia. Oltre al ricevimento, organizziamo un concerto al Centro russo della scienza e della cultura.

Il 9 maggio, dice il politologo e giornalista tedesco Aleksandr Rar, in Germania saranno deposte corone di fiori ai numerosi monumenti ai soldati sovietici. Alle celebrazioni parteciperanno i rappresentanti delle ambasciate di Russia e delle ex repubbliche sovietiche, i nostri connazionali e i veterani che abitano a Berlino. Inoltre vi saranno anche i tedeschi, figli degli eroi della lotta antifascista.

In Francia si ricorda l’8 maggio, dice il politologo Dmitrij de Koshko’, cosi’ come si ricorda l’11 novembre, la fine della Grande Guerra. Benche’ si metta in rilievo la vittoria sul nazismo, l’accento viene posto sulla riconciliazione con la Germania.

Peccato che negli ultimi anni i francesi dimenticano la guerra e la sua storia. Molti credono che la sconfitta del nazifascismo sia dovuta allo sbarco in Normandia nel ’44, come se non fosse mai esistita l’Armata Rossa, come se non ci fossero state Stalingrado e Kursk.

Spero, conclude il politologo francese, che l’anno prossimo, nell’anniversario della battaglia di Stalingrado, avremo l’occasione di ricordare all’opinione pubblica quanto alto sia stato il prezzo pagato dal popolo sovietico per questa vittoria.

In Austria ai primi di maggio il parlamento, alla presenza dei vertici politici, ha ricordato le vittime del regime nazista. Dice l’ambasciatore di Russia a Vienna, Serghej Neciaev:

Le manifestazioni principali si svolgono l’8 maggio, al memoriale di Schwarzenbergplatz, con la partecipazione dei reduci di guerra venuti dalla Russia e i sopravissuti agli orrori del campo di sterminio Mauthausen. Inoltre in programma un concerto degli artisti russi. Ogni anno e’ un evento di grande portata, solenne e commovente.

Negli Stati Uniti il 25 aprile viene ricordato l’incontro sull’Elba, a cui partecipo’ anche Davide Willet:

Combattemmo con l’unico obiettivo: sconfiggere Hitler. In questa guerra nacque un forte sentimento di fratellanza con i russi. Non permetto mai a nessuno di parlare male dei russi. Hanno fatto tanto per noi, non lo dimentichero’ mai.
Per saperne di più: http://it.sputniknews.com/italian.ruvr.ru/2012_05_08/74133605/

La seconda guerra mondiale quella conosciuta e quella sconosciuta

confine tedesco-polacco il 1°settembre 1939-it.vikipedia.org

Dopo aver analizzato le conseguenze catastrofiche della seconda guerra mondiale Riprendiamo i principali avvenimenti del conflitto  basati sulla concretezza  con l’apporto di documenti di archivio e scarsamente noti e di memorie di protagonisti militari e politici apparteneni ai paesi belligeranti.

La seconda guerra mondiale può essere convezionalmente divisa in cinque periodi.

Primo periodo : dal 1° Settembre 1939 al 21 giugno 1941. Inizio della guerra con l’attacco alla Polonia e penetrazione delle truppe tedesche nei Paesi dell’Europa occidentale.

Secondo periodo : dal 22 giugno 1941 al 18 Novembre 1942 . Aggressione della Germania nazista contro l’Urss, diffusione della guerra su vasta scala , fallimento della teoria hitleriana della guerra lampo.

Terzo periodo : dal 19 novembre 1942 al 31 dicembre 1943 . Radicale mutamento nell’andamento della guerra  e tracollo della strategia offensiva del blocco fascista.

Quarto periodo: dal 1 gennaio 1944 al 9 maggio 1945 . Disfatta del blocco fascista in Europa ,cacciata delle truppe nemiche dal territorio dell’Urss, apertura del secondo fronte in Normandia , liberazione dei paesi europei dall’occupazione , tracollo definitivo della Germania nazista e sua capitolazione incondizionata.

quinto periodo : dal 9 maggio al 2 settembre 1945 . Disfatta del militarismo giapponese , liberazione dei popoli dell’Asia dall’occupazione nipponica e conclusione della seconda guerra mondiale. (continua)

 

 

 

L’Anpi Martiri di Mirano non cambia verso

L’Anpi non cambia verso. Tutti i no all’Italicum (Luca De Carolis)

anpi

IL PREMIER SI VANTA DEL SOSTEGNO DEI PARTIGIANI: MA IN TANTE PIAZZE ITALIANE IL 25 APRILE È STATO ANCHE UN GIORNO DI RIVOLTA CONTRO LE RIFORME RENZIANE.

Matteo Renzi lo ripete (ufficiosamente) da giorni: “Mi contestano sull’Italicum, ma quando sono stato a Marzabotto i partigiani di novant’anni mi hanno detto: ‘Vai avanti”. Luca Lotti invece lo ha promesso nero su bianco su Repubblica: “Cambieremo la Costituzione nel solco della Resistenza”. Nel pieno dello scontro sull’Italicum, Renzi e il suo “giglio magico” rivendicano l’appoggio di chi fece la Resistenza, come a cercare una legittimazione. Ma l’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani, a gennaio ha lanciato un appello contro la legge elettorale e l’abolizione del Senato, che già contestava da un anno. E il 25 aprile, nel 70° anniversario della Liberazione, ha ribadito il no alle riforme renzianissime in tante piazze d’Italia.

Roma, Porta San Paolo: Ernesto Nassi e Tina Costa “La legge elettorale e la riforma del Senato di questo governo sono un rischio concreto per la nostra democrazia e la nostra Costituzione”. Ernesto Nassi, presidente dell’Anpi di Roma, lo ha sibilato davanti al palco di Porta San Paolo: il luogo dove iniziò la resistenza partigiana nella capitale, nel quale il 10 settembre 1943 l’esercito italiano e tanti volontari cercarono di fermare l’occupazione tedesca della città. “Atti di autoritarismo sono già in atto, in commissione Affari costituzionali hanno tolto dieci deputati così, in un sol colpo” ricordava Nassi. Convinto che “con un Senato non elettivo è a rischio la Carta”. Accanto a lui Tina Costa, 90 anni, “staffetta” sulla Linea Gotica durante la guerra: “Rischiamo che ci tolgano la libertà, e la libertà è stata scritta con fiumi di sangue. La Costituzione non può essere cambiata, va applicata”. Treviso, piazza dei Signori: Umberto Lorenzoni Quasi una parola d’ordine, lanciata dal palco: “Oggi la Resistenza va portata avanti contro la deriva autoritaria”. Umberto Lorenzoni, 88 anni, presidente dell’Anpi di Treviso, ce l’aveva con le riforme di Renzi: “L’Italicum è peggio del Porcellum, e non si rispetta la Costituzione”. Il partigiano che la guerra l’ha combattuta sulle Prealpi (nome di battaglia, Eros) vuole stare ancora in trincea: “Non intendo offendere nessuno, ma come Anpi saremo sempre a difesa dei valori della Costituzione repubblicana”. Alessandria, quei no alla Boschi e alla Pinotti Il caso è tracimato anche sulla stampa nazionale, la settimana scorsa. Perché ha fatto rumore il veto dell’Anpi di Alessandria (e di quella nazionale) al ministro Maria Elena Boschi, la responsabile delle Riforme, come oratore nella celebrazione cittadina della Liberazione. L’aveva invitata il sindaco, Maria Rita Rossa, renziana. Boschi non avrebbe comunque potuto accettare, avendo già scelto Sant’Anna di Stazzema per il suo 25 aprile. Ma l’Anpi (che avrebbe voluto Sergio Cofferati) ha subito fatto muro: contro la Boschi, come contro Andrea Orlando e Roberta Pinotti, altri nomi proposti dal sindaco. “Nulla di personale, solo una questione di opportunità politica” ha dichiarato al Secolo XIX il vicepresidente provinciale, Roberto Rossi, spiegando: “Non condividiamo la riforma costituzionale che questo governo sta portando avanti, così come non ci convince il progetto della nuova legge elettorale. Immagini cosa sarebbe successo il 25 aprile: allo stesso microfono la Boschi avrebbe difeso le riforme e noi le avremmo contestate.”. E sono stati fiumi di polemiche, nella Liguria dove la sinistra e il Pd sono spaccati in vista delle Regionali. E l’Anpi, con una nota, ha optato per un no più istituzionale: “Non possiamo accettare come oratore ufficiale per il 25 aprile un ministro che rappresenta la maggioranza degli italiani, ma non tutti i cittadini, mentre la Resistenza è patrimonio di tutti gli antifascisti”. Catania, palazzo del Comune: Santina Sconza “Si ribelli al governo Renzi”. La presidente dell’Anpi di Catania, Santina Sconza, lo ha tuonato in faccia al deputato del Pd Giovanni Burtone, nel bel mezzo della cerimonia per i 70 anni della Liberazione, nel cortile del palazzo comunale. “Lei deve ribellarsi a questo esecutivo che vuole stravolgere la Costituzione, frutto delle lotte partigiane” lo ha esortato dal microfono, sotto gli occhi Santino Serrao e Nicolò Di Salvo, gli ultimi due partigiani di Catania ancora in vita. Burtone, figlio di un altro partigiano, ha cercato una via d’uscita: “Non sono qui in rappresentanza di un partito politico, sono qui perché qui mio padre ogni anno faceva il suo discorso”. Ma Sconza l’ha ripetuto: “La Costituzione non si tocca”. Piacenza, piazza Cavalli: l’oratore Bersani Ha giocato in casa, con evidente soddisfazione. Il 25 aprile Pier Luigi Bersani l’ha celebrato nella sua Piacenza, come oratore graditissimo all’Anpi. Contenta, di sentirgli dire: “Davanti ai cambiamenti bisogna sapere dove mettere i piedi, con una semplificazione della democrazia si possono indebolire la mediazione sociale e il ruolo dei soggetti della società. Cambiamenti per adeguarsi ai tempi sì, ma nel solco di quei valori di 70 anni fa”. Parole di protesta, nel giorno della Liberazione. E dell’Anpi, non proprio renziana.

Da Il Fatto Quotidiano del 28/04/2015.