Manifestazione interregionale per ricordare e commemorare le vittime del rastrellamento nazi-fascista del settembre 1944.
La cerimonia prevede un corteo in Pian Cansiglio fino al monumento ai caduti, gli interventi delle Autorità e l’orazione ufficiale pronunciata dalla Consigliera Regionale Laura Puppato.
Al termine il tradizionale pranzo conviviale nel capannone in Pian Cansiglio.
Programma della manifestazione:
ore 9.30 Messa
ore 10.00 Raduno nel Piazzale Col Dar e partenza del corteo per raggiungere il monumento a ricordo dei 480 caduti della Divisione “Nino Nannetti”.
ore 10.45 Onore ai caduti, alzabandiera e deposizione della Corona. Saluto dei sindaci di Belluno e Pordenone. Orazione ufficiale di Laura Puppato, associata Anpi e capogruppo del PD al Consiglio Regionale Veneto.
L’Anpi di Mira e di Camponogara organizza un autobus con partenza alle ore 7.00 a Camponogara (PiazzaCastellara) e alle ore 7.30 a Mira (Centro Mirasole).
Incredibilmente, il Tribunale di Isernia ha condannato a una settimana di carcere – poi tramutata in multa – sette attivisti che nel settembre dello scorso anno contestarono una iniziativa dei fascisti di Casapound intonando ‘Bella Ciao’.
Mentre partecipavano ad una manifestazione di protesta contro una iniziativa di Casapound – i ‘fascisti del terzo millennio’, per loro stessa ammissione – hanno deciso di intonare Bella Ciao. Venerdì il Tribunale del capoluogo molisano li ha voluti ‘omaggiare’ di una settimana di carcere, convertita poi in una multa di 1350 euro a testa, condannandoli per ‘manifestazione non autorizzata’. Le vittime dell’incredibile vicenda sono sette attivisti di diverse organizzazioni aderenti al Comitato Antifascista del Molise che il 29 settembre del 2011 avevano promosso un sit in per contestare la concessione di una Sala della Provincia ai fascisti da parte dell’amministrazione. Non è chiaro su cosa si sia basata la magistratura per punire i contestatori, visto che il sit in era stato autorizzato verbalmente dai responsabili dell’ordine pubblico. Leggi tutto “Isernia: condannati per aver cantato Bella Ciao”
Calabria, a quasi 70 anni dalla Liberazione e a 40 dalla stagione dei “Boia chi molla” di Ciccio Franco, c’è chi osanna ancora il fascismo cercando di fare leva anche sui luoghi sacri come un ceppo in provincia di Catanzaro dove, nel 1939, era stata eretta la statua della madonna di Monte Covello. Ai piedi di quella statua, qualcuno ha affisso una targa votiva in onore dei “martiri fascisti” e ha programmato per domani un raduno di “camerati” che si incontreranno per deporre un fascio di fiori prima di un “momento conviviale”. Leggi tutto “Targa in onore dei “martiri fascisti” a Catanzaro”
Venerdì 25 agosto 1944 giunse da Nimis, invano contrastato dai partigiani, un contingente tedesco su autoblinde, che circondò alcune case situate sotto l’abitato di Torlano, che ospitavano poche famiglie, ma numerose: i Comelli, i Dri, i De Bortoli, mezzadri originari di Portogruaro, i pochi altri. Erano Waffen SS della divisione “Cacciatori del Carso”, di stanza a Gradisca d’lsonzo dove da poco s’era trasferito da Trieste un comando speciale per la lotta contro i partigiani. Li comandava un tenente SS, alto di statura, già tristemente conosciuto come il ”boia di Colonia”. Il suo nome era Fritz Joachim. Facevano da guida alcuni fascisti della Milizia per la difesa territoriale, con occhiali neri e la visiera abbassata per non farsi riconoscere. Leggi tutto “25 agosto 1944: Strage di Torlano di Nimis”
Per noi è importante, soprattutto per le giovani generazioni, trasmettere e raccontare degli elementi di memoria utili per comprendere quello che era il clima politico degli anni passati e che cosa voleva dire contrapporsi a certi personaggi che ancora oggi cercano di essere “legittimati” dai loro degni eredi.
Da questo punto di vista, non è male raccontare l’accoglienza ricevuta dal fucilatore di partigiani, nonchè protettore di stragisti neri, Giorgio Almirante, in quel di Bologna.
Il fatto avvenne ai primi di giugno del 1971, nell’area di sosta dell’Autostrada del Sole Bologna-Firenze, al Cantagallo, nelle vicinanze di Casalecchio di Reno. Un barista dell’autostazione vide Almirante con i suoi uomini avvicinarsi al banco dell’Autogrill per mangiare, fece girare la voce e tutti i lavoratori (dai baristi ai benzinai) incrociarono le braccia e scesero in sciopero: “Né un panino né una goccia di benzina al fucilatore di Partigiani”, fu il passaparola. Leggi tutto “Via Almirante da Bologna!”
Gradualmente, di passo in passo, di trucco in trucco, di trama in trama, di sirena in sirena, di leggenda in leggenda, di menzogna in menzogna, di guerra democratica in guerra umanitaria e viceversa, di cretinismo in cretinismo, di seminatore di panico in seminatore di panico, di crisi in crisi , di scintilla in scintilla……….
1929 – crollo di Wall Street
1931 – il Giappone invade la Cina e si impadronisce della Manciuria
1935 – l’Italia conquista l’Etiopia
1936 – la Germania introduce le sue truppe nella Renania, zona smilitarizzata secondo il Trattato di Versailles.
1936 e 1937 – Patto antiKomintern fra Germania Italia e Giappone.
1936 – la Germania e l’Italia organizzano un intervento Armato contro la Spagna repubblicana.
1937 – gli Hitleriani con l’Anschluss si annettono l’Austria.
1938 – con la famigerata politica di non intervento di Usa Francia Inghilterra negli incontri di Settembre a Monaco si da il via libera a Hitler e Mussolini verso Oriente.
1939 – trattato di non aggressione fra Urss e Germania.
1939 – il primo di Settembre l’aggressione tedesca alla Polonia, inizio della Seconda Guerra mondiale.
1941 – aggressione all’Urss.
1945 – in maggio fine della seconda guerra mondiale
Bilancio:
50 milioni di morti
110 milioni di persone vestirono un’uniforme
In Europa i danni materiali ammontarono a 260 miliardi di dollari ( valore 1938)
Dal 1 settembre 1939 al 2 settembre 1945 nei soli paesi della coalizione antihitleriana furono prodotti
588.000 aerei
236.000 carri armati
1.476.000 cannoni
616.000 mortai
“Un fatto passato per essere storia e non semplice segno grafico, deve essere ripensato e in questo ripensamento si contemporaneizza, poiché la valutazione, l’ordine che si dà ai suoi elementi costitutivi dipendono necessariamente dalla “coscienza contemporanea” di chi fa la storia anche passata, di chi ripensa il fatto passato.” Benedetto Croce
L’Attualità ci fa vivere il passato e il passato ci fa rivivere il presente, l’OGGI.
Di censori in censori,di politicanti in politicanti, di imbottitori di crani in imbottitori di crani, di illusionisti in illusionisti che fingono di ignorare quel che sanno e di sapere quel che ignorano, che cercano di nascondere le bassezze dei mezzi sotto la nobiltà dei fini, che si atteggiano a profondi quando non sono che vuoti, che si dichiarano resistenti e sostituiscono la pace con la guerra, che gridano che tutto va bene anche quando gli affari vanno male, di “illusionisti democratici i quali credono di sopprimere l’azione socialista con un decreto legge e somigliano a quel mentecatto che s’illudeva di punire il mare frustandolo”. (A. Gramsci)
1946 – inizio guerra fredda tra USA-URSS intercalata con fronti caldi Corea – Vietnam.
1949 – 4 aprile nascita della Nato
1955 – 14 maggio nascita del Patto di Varsavia
1990 – crollo del dei Paesi Socialisti e Patto di Varsavia
1991 – aggressione alla Yugoslavia
2000 – crisi economica mondiale
2001 – 11 settembre attacco alle Torri gemelle
2001 – 7 ottobre 2001 aggressione all’Afghanistan
2008 – 11 agosto definitiva invasione dell’Iraq
2011 – aggressione della Libia
2012 – preparazione della aggressione alla Siria…..
Ad Affile il tempo si è fermato. Nel comune, in provincia di Roma, l’amministrazione locale riunisce la comunità per esaltare “l’eroismo del soldato”, il generale mussoliniano e concittadino Rodolfo Graziani, seppellito nel cimitero comunale. Iniziativa pubblica, soldi di tutti per l’inaugurazione di un parco pubblico con sacrario dedicato a Graziani che fu protagonista della guerra di conquista fascista in Etiopia e poi ministro della Difesa nella Repubblica sociale italiana.
Nella Regione Lazio che chiude gli ospedali e sforbicia i servizi, il sindaco Ercole Viri, che guida una giunta di centrodestra, inaugura il sacrario con annesso parco costato 125 mila euro, prelevati da apposito fondo regionale. Una serata di commemorazione con il taglio del nastro alla presenza dell’assessore regionale Francesco Lollobrigida, discorso delle autorità in memoria della patria e di Graziani e cena sociale. Leggi tutto “Mausoleo per il criminale di guerra Graziani”
Questa è la storia di una delle tante stragi dimenticate e riesumate col ritrovamento del famoso “armadio della vergogna”: “la strage di Borgo Ticino è una delle più gravi di quel periodo ma anche una delle più documentate dal punto di vista storico (racconta Giovanna Gazzetta, nipote di una delle vittime dell’eccidio, Giovani Fanchini allora 26enne). La verità era scritta in una decina di faldoni occultati dalla fine della seconda guerra mondiale. Per anni ho cercato di far luce su quella vicenda invano, finché mi è capitato tra le mani un libro che riguardava proprio l’apertura dell’armadio della vergogna. E tra gli episodi narrati si accennava anche a Borgo Ticino. Da lì è iniziato il nostro percorso». Il processo è iniziato il 15 maggio 2012 presso il Tribunale di Verona, e la giunta di centro-sinistra del comune di Borgo Ticino ha deciso di costituirsi parte civile. Si è costituita parte civile anche l’Anpi e il presidente Carlo Smuraglia, come teste costituito parte civile, ha portato la sua testimonianza .
Rapporto del Nucleo dei Carabinieri di Borgo Ticino al Pretore di Borgo Manero in data 12 febbraio 1947 (volume V, foglio 33) in atti nel processo contro Junio Valerio Borghese e altri, Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio 1949: “Il 13 agosto, verso le ore 14 giunsero in Borgo Ticino reparti delle SS, tedesche e della X Mas, tutti provenienti da Sesto Calende, fu bloccato il paese. Armati di mortai, mitragliatrici, armi automatiche portatili di ogni genere e di autoblinde, portarono, con la minaccia delle armi e mediante sparatorie intimidatrici, tutti gli abitanti sulla piazza denominata “Dei Martiri”. Ammalati, invalidi, bambini, donne, vecchi, tutti furono costretti a raggiungere la piazza.
Ultimato il feroce rastrellamento, la popolazione tenuta a bada dalle armi dei nazisti e della X, venne arringata da un interprete che comunicò agli astanti l’ordine del comandante tedesco, Capitano Krumhar, di effettuare una rappresaglia perchè nella zona erano stati feriti tre nazisti. Bisognava dare alle fiamme il paese onde impedire il ricovero e l’assistenza ai partigiani. Venne ingiunta una taglia di 300.000 lire a titolo di risarcimento; vennero scelti tra la folla 13 giovani, che furono schierati al muro. Si incassò la taglia, ma venne ugualmente schierato il plotone di esecuzione (Krumhar dirà all’udienza: “i quattrini non bastano pel sangue-tedesco”). Dopo un’attesa che tenne tutta la popolazione in istato di disperata angoscia, le 13 vittime caddero tutte sotto il piombo delle armi naziste; solo uno visse miracolosamente all’eccidio, il giovane Piola Mario. Dopo l’eccidio la popolazione venne buttata fuori dell’abitato, percossa e braccata; i nazisti e quelli della X Mas si dettero a rapinare, incendiare e distruggere ogni cosa. Prima di iniziare le devastazioni e gli incendi la soldataglia della X Mas in combutta coi tedeschi, commise rapine di maiali, animali da cortile, biancheria, biciclette, radio, riserve alimentari di ogni genere, liquori, oggetti preziosi, valori correnti, il tutto per una quantità ingentissima.
I danni materiali ascendono grosso modo a parecchie diecine di milioni. I tedeschi appartenenti alle. S.S. erano al comando del Capitano Krumhar e gli italiani, della X Mas, erano al comando del tenente Ungarelli. Essi furono gli esecutori e gli organizzatori della strage “. Nella serata, i familiari dei caduti tentarono di ricuperare le salme e poter dare loro onorata sepoltura, ma non fu possibile; l’ordine era di lasciarli sul posto fino all’indomani.
Per non dimenticare, gli orrori di una guerra, di tutte le guerre.
A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.
La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.
Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.
La strage di Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in essa radicati. (dal sito http://www.santannadistazzema.org)
Aggiornamento del 22/5/2013: La procura generale di Stoccarda ha bocciato la richiesta di riaprire le indagini su cinque presunti autori dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema ancora in vita
Tra Pugnano e Molina di Quosa, in località ” La Romagna “, dal mese di luglio del 1944 sono nascoste intere famiglie di abitanti dei paesi collocati a ridosso di quel versante dei Monti Pisani, sulla strada che collega Pisa a Lucca, parallela alla linea della ferrovia Ripafratta – Molina di Quosa – Pugnano.
Giorni prima il distaccamento dei soldati tedeschi presente nella zona aveva emanato un bando che intimava a tutti profughi presenti sui monti di consegnarsi presso i luoghi di raccolta per essere assegnati ai diversi luoghi di lavoro.
Il 2 agosto 1944 quel bando è ormai scaduto e per tale ragione il Comando della XVI Divisione SS di stanza nella vicina Nozzano avvia un rastrellamento diffuso, al quale partecipano in ausilio anche soldati della 65a divisione di fanteria che hanno il loro campo ad Asciano, oltre a numerosi soldati della Wehrmacht che provengono dal versante lucchese dei monti.
Con la collaborazione di alcuni fascisti locali, armati di razzi e lanciafiamme, l’intera zona della Romagna viene rastrellata palmo a palmo: alla fine saranno circa trecento le persone rastrellate.
Gli uomini vengono così separati dalle donne. I primi, quasi tutti, vengono assegnati alla Pia Casa di Lucca, centro di smistamento della manodopera, mentre i restanti – 68 in tutto dichiaratasi inabili al lavoro, ai quali si aggiunge di sua iniziativa Livia Gereschi, insegnante di Molina di Quosa, che accompagna i civili conoscendo il tedesco – sono condotti a Nozzano, sede del comando ma anche del Tribunale e del carcere della divisione.
Dopo una drammatica permanenza, tra il 10 e l’11 agosto i rastrellati de ” La Romagna “, inclusa la Gereschi, vengono tradotti nei boschi tra Balbano e Massaciuccoli e lì trucidati.
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