Nella giornata del ricordo oltraggio ai partigiani

Simbolo-ANPIIn occasione della giornata del ricordo veniamo informati di un’iniziativa organizzata dall’Anpi di Cadoneghe in collaborazione con l’Anvgd di Padova, con la partecipazione di Maurizio Angelini, Italia Giacca e Adriana Ivanov dell’Anvgd di Padova. Come Anpi di Mirano esprimiamo la nostra assoluta contrarietà all’iniziativa e siamo sconcertati per il titolo dato a questo convegno. Le due lettere che seguono sono dell’Assessore ai Lavori Pubblici di Cadoneghe, Silvio Cecchinato, e della storica  Alessandra Kersevan, ed esprimono benissimo anche il nostro pensiero.

Anpi “Martiri di Mirano”

Sono l’assessore ai LL.PP. e Protezione Civile di Cadoneghe (PD) nonchè ricercatore di storia della Resistenza Padovana che ha espresso il proprio sdegno alla Amministrazione e alla Presidenza ANPI locale per una iniziativa che definisco offensiva per la memoria e il sacrificio dei Caduti della Resistenza. Il fatto che la commemorazione e il volantino-invito sia stato redatto di concerto tra la presidente e il vice presidente ANPI rispettivamente di Padova e della Regione Veneto è per me  un fatto di inaudita gravità. La prof.ssa Ivanov, figlia di un fascista  ha operato con gli ustascia in Croazia è autrice di un libello di manipolazione storica di concerto con la provincia di centro destra di Padova. Nel merito ho già avuto modo di polemizzare nella passata veste di Assessore alla Cultura del Comune partigiano di Cadoneghe. Mi fermo qui per lasciare a Voi tutti una valutazione nel merito. Fraterni Saluti.

Assessore Cecchinato Silvio

Caro Silvio, grazie per questa tua decisa presa di posizione. La deriva non ha ormai più fine. Credo che i vari circoli ANPI debbano chiedere conto a Angelini e agli altri soggetti dell’ANPI coinvolti in questa operazione. Questo titolo dell’iniziativa è un oltraggio alle migliaia e migliaia di comunisti che sono morti ammazzati dai fascisti per liberare l’Italia dal nazifascismo e per la Costituzione. Questo titolo mette partigiani e repubblichini sullo stesso piano, obiettivo che Violante e Fini hanno cercato di realizzare già nel 1997 trovando allora molta opposizione, ma evidentemente ora gli sforzi massmediatici e di altro tipo degli ambienti antipartigiani che fanno riferimento all’ANVGD stanno raggiungendo l’obiettivo, confondendo ormai vittime e carnefici, guerrafondai e difensori della libertà anche nella lotta di liberazione italiana, come sono riusciti a fare con quella jugoslava. Credo che non si possa ormai più far finta di niente, che la dirigenza nazionale dell’ANPI debba prendere una posizione precisa, contro le posizioni del responsabile dell’ANPI del Veneto.

Alessandra Kersevan

Questo il video in cui Alessandra Kersevan spiega gli avvenimenti del confine orientale:

Un importante articolo di Sandi Volk sul fenomeno dell’esodo:

https://drive.google.com/file/d/0B2Fig3cDXuVMbWZ4ODBSQ0FrVGs/edit?usp=sharing

Lettera del Presidente dell’Anpi di Salò, Paolo Canipari, sulla vicenda:

Ciao e buongiorno,
ho ricevuto e letto la comunicazione dell’ANPI di Mirano( VE ) che esprime la netta contrarietà ad una iniziativa della Sezione ANPI di Cadoneghe ( PD ) , che la vede coinvolta in un dibattito pubblico insieme all’Associazione ANVGD. Mi associo a quanto denunciato dall’ANPI di Mirano e vi porto a conoscenza della lettera che ho inoltrato al Consiglio Direttivo provinciale di Brescia ( di cui faccio parte ) e ad altri indirizzi , per cercare insieme di affrontare e far conoscere , nel più adeguato dei modi, un argomento che penso non sia sufficientemente conosciuto nei suoi aspetti storici.

Cari compagni,
Quando alcune sezioni dell’ANPI non sono adeguatamente informate su quanto accadde in quel periodo storico, succede di cadere in queste ” brutte e cattive ” iniziative, che l’ANPI di Cadoneghe ha intrapreso per commemorare la ” Giornata del ricordo “. E’ successo anche qualche anno fa, a Vobarno (BS) dove, anche nella buona fede del Sindaco ( mio amico e compagno e iscritto all’ANPI – antifascista DOC ) su suggerimento di ” amministratori comunali di Brescia ” si invitò il ” noto” Rubessa dell’ANVGD di Brescia per l’esposizione di una Mostra e per un dibattito pubblico. Meno male, che l’ANPI di Vobarno ( con il segretario Vezzola ) e il sottoscritto intervennero per sminuire le ” porcate ” del suddetto Rubessa.
In questi giorni è apparsa e sta imperversando nella mia Zona (specialmente nelle scuole) – a Salò ( ahimè la mia città ), Gavardo , Moniga ( dove addirittura il Comune l’anno scorso ha concesso ” La cittadinanza onoraria ” ), la ” testimone ” Nadia Cernecca – figlia ( allora aveva 7 anni ) di ” una vittima del diffuso propagandato odio dei partigiani di Tito verso gli italiani ” così è la presentazione ufficiale con la quale si presenta, a nome di un’altra fantomatica Associazione – Ass.Naz C(ongiunti)D(eportati)I(taliani) in J(ugoslavia).(??) – ( Notizia dell’Ultimo minuto, mentre sto scrivendo – e con beneficio di inventario: mi dicono che il Sindaco di Gavardo ha annunciato un collegamento in diretta con ” Porta a Porta ” proprio con la loro iniziativa con la Cernecca.. Udite – udite).
E nelle sezioni ANPI ancora l’argomento non è sufficientemente conosciuto, nonostante il convegno organizzato dalla Commissione Scuola – il 31 gennaio 2005 – a Cellatica ( BS ) e i continui interventi sul nostro periodico provinciale ” Ieri e Oggi Resistenza”.
Varrebbe la pena, secondo il mio parere, organizzare un seminario, una giornata di studio ..un qualcosa.. sull’argomento.
Una ” sventagliata di falsità” da parte di questi figuri – che si atteggiano a ” storici “, e di fronte specialmente a studenti storicamente impreparati, cancella in un battibaleno il prezioso e costante lavoro che tante Sezioni dell’ANPI svolgono in occasione della ” Giornata della Memoria”, o del 25 aprile o del 2 giugno..
In vista delle prossime scadenze elettorali, varrebbe la pena “informare” che anche la generazione dei “nuovi ” Amministratori dovrà fare riferimento ai principi dell’antifascismo, così come sanciti dalla nostra Costituzione e così tenacemente da salvaguardare nei suoi principi fondamentali ( come ci sta sollecitando il nostro Presidente Smuraglia).
Anche la scuola oggi dimostra scarsa attenzione ai periodi storici succedutisi dalla nascita della nostra Repubblica.
Lo dico come Presidente dell’ANPI di Salò, una città quasi solamente conosciuta a livello internazionale per la sua antistorica assonanza nominale di capitale della RSI ( da qui ” repubblica di Salò “) e magari non conosciuta come città natale dell’ottava vittima della strage di Piazza Loggia del 1974 ( il compagno Vittorio Zambarda ). Io stesso ero presente quella mattina e mi sono salvato solo perchè appoggiato ad una colonna. E si fa fatica a rendere l’episodio come parte della ” storia ” della città: a 40 anni di distanza. Ma anche qui , se chiedete alle nuove generazioni della mia zona se hanno qualche informazioni o conoscenza della carneficina. Risposta: quasi niente !! ( o magari sono state le brigate rosse!!).
Per ultimo: vi ricordo che proprio a Salò, la mia sezione ha in corso la esposizione della Mostra ” Testa per dente ” curata , curata dagli storici che fanno riferimento alla casa editrice “Kappavu ” di Udine (di cui fa parte anche la dott.ssa Kersevan – autrice della lettera inviata all’ANPi di Cadoneghe – inserita nell’allegato).
(Non me ne voglia la sezione ANPI di Cadoneghe: avranno sicuramente modo di rimediare a quello che è, sicuramente, un incidente di percorso. Anzi: li invito a Salò per un cordiale incontro).
Paolo Canipari – Presidente Sezione ANPI di Salò

Lettera di Renzo Giannoccolo a Carlo Smuraglia:

Signor Presidente Carlo Smuraglia,

il 25 luglio 2012, in quel di Gattatico (RE), l’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA, da Lei presieduta, e l’ISTITUTO ALCIDE CERVI, sottoscrissero il documento/manifesto “Per un nuovo impegno e una nuova cultura antifascista”.
La lettura del documento fece immediatamente breccia su di me e, a partire dal mese di settembre dello stesso anno, iniziai una lunga serie di telefonate, contattando compagne e compagni della CGIL – anche di Avellino e Alessandria – dello SPI, dell’ANPI – locale e provinciale – di ISTORECO e dell’ISTITUTO CERVI.
Con il prezioso contributo di tutti, compresa l’Amministrazione comunale di Correggio, organizzammo, nelle giornate del 15 e 16 dicembre 2012, un evento che recepiva il titolo del documento/manifesto del 25 luglio: “PER UN NUOVO IMPEGNO E UNA NUOVA CULTURA ANTIFASCISTA”. “FINE SETTIMANA RESISTENTE” che comparve anche sul sito dell’ANPI nazionale.
Allego il link http://www.anpi.it/eventi/per-un-nuovo-impegno-e-una-nuova-cultura-antifascista__20121215/

In questi giorni, frequentando le pagine di facebook, leggo che il 17 febbraio prossimo, in quel di Cadoneghe (PD), in occasione del “GIORNO DEL RICORDO”, si svolgerà un dibattito dal titolo più che emblematico: “Ci chiamavano fascisti, ci chiamavano comunisti; siamo italiani e crediamo nella Costituzione”.
Il dibattito è organizzato da ANPI Veneto e Padova (sigh!) e da ANVGD di Padova, e vede la partecipazione, tra le altre persone, del sindaco di Cadoneghe.
Allego link https://www.facebook.com/photo.php?fbid=620027838067924&set=a.502872946450081.1073741827.100001821392324&type=1&theater
Ora, mio chiedo e Le chiedo: dove trovano piena cittadinanza e coerenza il “Nuovo impegno e la nuova cultura antifascista”?
Nella iniziativa svolta a Correggio il 15 e 16 dicembre 2012 o in quella programmata a Cadoneghe per il 17 febbraio prossimo?
La sezione ANPI di Cadoneghe ha letto il documento/manifesto del 25 luglio 2012? In caso di risposta affermativa, perchè organizza una iniziativa che va in direzione opposta e contraria?

Signor Presidente Carlo Smuraglia,
nel ricordarLe la Sua puntuale e tempestiva presa di posizione, nel 2011, di fronte alla proposta di legge (primo firmatario Gregorio Fontana del Pdl), di equiparare i repubblichini di Salò ai Partigiani (il link) http://www.repubblica.it/politica/2011/05/31/news/pdl_propone_riconoscimento_ex_combattenti_sal_per_loro_contributi_statali_come_per_anpi-17031066/?ref=HREC1-5
Le chiedo cortesemente e, altrettanto fermamente, anche in qualità di iscritto all’ANPI, di PRENDERE DECISAMENTE LE DISTANZE DALL’INIZIATIVA DI CADONEGHE e, per quanto Le sarà possibile, attivarsi affinchè non si compia l’ennesimo scempio e l’ennesima violenza contro coloro che hanno combattuto e, in troppi, dato la vita per la Liberazione dell’Italia che nulla e, ribadisco, nulla hanno avuto in comune con coloro che hanno combattuto a fianco dei nazisti per l’occupazione del nostro Paese e che la Libertà ci volevano togliere.
E per rispetto dei tanti e tante che, in una situazione politica, economica, sociale e culturale sempre più drammatica, si battono quotidianamente.
PER UN NUOVO IMPEGNO E UNA NUOVA CULTURA ANTIFASCISTA.

Con Affetto e Cordialità

Renzo Giannoccolo

Un commento su “Nella giornata del ricordo oltraggio ai partigiani”

  1. MAGAZZINO 18. LE FOIBE E L’ ESODO DIVENTANO UN MUSICAL.
    ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA STORIA CHE CRISTICCHI METTE IN MUSICA.
    di Francesco Cecchini

    “ La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza o con altrettanta dolcezza, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un’insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un’altra.”
    Mao Tse-tung
    Lo stesso può essere detto per la lotta partigiana che liberò il confine orientale dal nazi-fascismo. In questo ambito molti italiani scelsero di abbandonare l’ Istria e la Dalmazia. Questo esodo è il tema di Magazzino 18 di Simone Cristicchi, scritto con Jan Barnas. Regia di Sergio Calenda.

    Locandina dello spettacolo.

    1947
    di Sergio Endrigo
    Da quella volta
    non l’ho rivista più,
    cosa sarà
    della mia città.

    Ho visto il mondo
    e mi domando se
    sarei lo stesso
    se fossi ancora là.

    Non so perché
    stasera penso a te,
    strada fiorita
    della gioventù.
    http://www.youtube.com/watch?v=d1kYu2w8iko&feature=youtube_gdata_player

    Sergio Endrigo
    Il cantante canta la giovinezza e la città dove ha trascorso l’ adolescenza Pola o Pula o Pulji, lasciata quando i suoi genitori scelsero di venire in Italia. Poi ritrovata perché Sergio Endrigo non ha mai voluto assumere il ruolo del fuggiasco e tagliare i legami con la sua terra. Internazionalista fu un italiano amico di tutti i popoli, anche degli slavi del sud, oltre il confine.

    Pola, Pula, Pulji negli anni 40, a sinistra, ed oggi
    Sergio Endrigo, è stato un comunista che con passione ha vissuto, scritto e cantato la vita, la passione, i conflitti e le contraddizioni del proprio tempo. Significativa del suo impegno è la canzone,
    LA BALLATA DELL’EX:

    Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano
    La notte solo il vento gli faceva compagnia
    Laggiù nella vallata è già pronta l’imboscata
    Nell’alba senza sole eccoci qua
    Qualcuno il conto oggi pagherà
    Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano
    Il mondo è un mondo cane ma stavolta cambierà
    Tra poco finiranno i giorni neri di paura
    Un mondo tutto nuovo sorgerà
    Per tutti l’uguaglianza e la libertà…
    http://www.youtube.com/watch?v=wF6fkLTVubw&feature=youtube_gdata_player
    Parlando di questa canzone il cantautore ha detto: “È nata dalle letture di Calvino, Pratolini, il Cassola della Ragazza di Bube ed esprime l’amarezza di quanti avevano creduto nella grande rivoluzione che doveva avvenire nel dopoguerra e che ovviamente non c’è stata”. Negli anni Sessanta la canzone venne anche censurata .

    Partigiani, dopo aver sconfitto il nazifascismo entrano a Pola o Pula o Pulji.

    1914 è anche cantata, con molto meno bravura, da Simone Cristicchi, in uno spettacolo di questi giorni al quale, sicuramente, Sergio Endrigo, se vivo, non avrebbe partecipato. In Magazzino 18 Cristicchi e il giornalista Bernas Jan, propongono in musica un luogo comune che in questi anni viene diffuso con impegno, quello di centinaia di migliaia di italiani dell’ Istria e Dalmazia che
    di fronte all’ odio etnico nazionalista del comunista Tito ed alla minaccia di finire nelle famigerate foibe diedero vita ad un esodo di dimensioni bibliche. Affinché il luogo comune non venga fessurato da dubbi è stata e eleminata la lettura di un brano dell’antifascista sloveno e triestino Boris Pahor,
    «Piazza Oberdan era piena di gente che gridava in un alone di luce scarlatta. Tutta Trieste stava a guardare l’alta casa bianca, dove le fiamme divampavano a ogni finestra. Fiamme come lingue taglienti, come rosse bandiere. Gli uomini neri intanto gridavano e ballavano come indiani che, legata al palo la vittima, le avessero acceso sotto il fuoco».
    che racconta l’ incendio e la distruzione il 13 luglio 1920 di un importante centro di cultura, vita sociale ed economica della comunità slava di Trieste, il Norodni Dom ( Hotel Balkan). L’ atto terroristico, opera dei fascisti sotto l’ occhio complice delle autorità , fu la più grave e clamorosa di una serie di intimidazioni e violenze.

    L’ Hotel Balkan in fiamme.

    Rimane, nonostante proteste di fascisti e di “esuli”, una poesia in sloveno recitata da una bambina che narra una delle tante tragedie del fascismo in quelle terre, il campo di concentramento di Arbe. Un timido accenno a ciò che precedette l’esodo, ma troppo poco per riflettere su quello che accadde in realtà. Arbe fu un vero e proprio lager di sterminio, ma altri campi per slavi vennero furono allestiti in territorio italiano ( Monigo, Gonars, Chiesanuova, Renicci, Visco ) e nel suolo slavo con un coinvolgimento di oltre 100.000 persone, sloveni, croati, montenegrini. Solo dalla provincia di ne provenivano 30.000 secondo della diocesi locale, 67.230 secondo fonti juogoslave. Nonostante alcune ottime ricerche, Di là del muro di Francesca Meneghetti, I ampi del duce di Capogreco, Un campo di concentramento fascista, Gonars di Alessandra Kersvan ed altri, il tema dei lager per slavi istituiti dal fascismo con la collaborazione delle autorità militari resta ancora da esplorare per intero.
    VCc
    Campi di concentramento per slavi Lager di Arbe

    L’ esodo di italiani dall’ Istria e dalla Dalmazia è una storia del secondo dopoguerra impossibile da comprendere isolandola e non prendendo in considerazione il fascismo, e prima di lui la politica imperialista dei governi liberali, la guerra mondiale con i suoi crimini, le stragi di civili e la guerra di liberazione in quelle terre.
    Va colta nelle sue contraddizioni ed indagata per creare quella coscienza che fa della memoria il luogo di comprensione della realtà e lo strumento per capire il significato di quel tempo storico. Purtroppo viviamo in tempi di mistificazione diffusa, che va da lavori pseudo storici come gli scritti di Arrigo Petacco, a romanzi come Foiba Grande di Sgorlon o al recente Terra Rossa di Mario Tonino, a film come Porzus
    alla telenovela Il cuore nel pozzo. Ora si aggiunge anche il musical di Cristicchi e Benras che decontestualizza la vicenda dell’sodo. Nessun accenno alle politiche antislave adottate dal regime fascista, nulla circa i crimini commessi dagli occupanti fascisti nei Balcani, nessun riconoscimento, alla Resistenza jugoslava, trattata quasi come elemento criminale, che con il suo enorme tributo di sangue che, determinante per la sconfitta del nazifascismo. Una Resistenza cui, dopo l’8 settembre 1943, si affiancarono decine di migliaia di soldati italiani che, in migliaia, morirono poi per mano nazista o per il tifo, riscattando il nostro Paese dall’ignominia in cui l’aveva gettato il fascismo.

    Dove vivo, Montebelluna, il 10 febbraio 2012 , l’ Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia / Comitato Provinciale di Treviso, per non dimenticare i giuliani dalmati morti nelle foibe, ha commemorato con il sostegno dell’ amministrazione leghista, coinvolgendo le scolaresche un genocidio, pubblicamente propagandato in manifesti e volantini, ma mai avvenuto, in realtà . Relatore , Arrigo Petacco, conduttrice Avv. Maria Bortoletto, partecipante il Sindaco Marzio Favero. Un anno dopo, lo stesso sindaco ha impedito un convegno organizzato dall’ ANPI, su fascismo, confine orientale e foibe con la partecipazione delle storiche Monica Emmanuelli ed Alessandra Kersevan, mettendo così in pratica un’ anatema lanciato dagli esuli della NVGD : “ … si eviti di invitare tutti coloro che in un modo o nell’altro potrebbero venire meno allo spirito commemorativo espresso da relativa legge dello Stato (no 92/2004) e anzi mostrarsi in palese contrasto con essa attraverso tesi vergognosamente negazioniste ed offensive, come purtroppo troppo spesso è accaduto in passato anche in sedi prestigiose.”
    Nessuna meraviglia quindi se qualcuno, esule istriano, amministratore comunale od altro pensi di organizzare per la cittadinanza montebellunese , il prossimo 10 febbraio, lo spettacolo di Cristiano Mastricchi, Magazzino 18. .

    L’ istituzione, il 10 febbraio di ogni anno, di una “ giornata della memoria dell’esodo dall’Istria, dall’Istria, da Fiume e dalle coste dalmate” con la legge 30 marzo 2004 n.92 approvata dalla Camera col voto favorevole del “centro-sinistra” guidato dagli allora DS (che nel maggio del 2003 avevano presentato una proposta di legge in tal senso, i cui firmatari erano il segretario della Quercia Piero Fassino, il presidente del gruppo DS alla Camera Luciano Violante e il deputato Alessandro Maran eletto nel Friuli-Venezia Giulia) un oltraggio alla Resistenza. “memoria condivisa” che cancella ogni distinzione storica e politica fra fascismo e antifascismo.
    La storia non si può eliminare, né si può riscrivere strumentalmente a colpi di leggi; si può anche rinnegare, ma non si può cambiare.
    Emblematici di quello che avvenne nelle terre acquisite dal trattato di Rapallo furono il discorso di Benito Mussolini tenuto a Pola il 22 settembre 1920 :
    «Di fronte ad una razza inferiore e barbara come quella slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino ma quella del bastone … i confini dell’ Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani»
    e quanto Italo Sauro (consigliere per le questioni slave presso il governo di Roma) scrisse nel memoriale per il duce del 9 dicembre 1939 :
    «… alienare in tutte le forme gli slavi dai propri terreni e dai paesi dell’interno […] minare la proprietà slava attraverso tutte le operazioni di credito e del fisco […] favorire l’emigrazione di rurali slavi … trasferire continuamente operai e minatori specializzati in centri lontani del Regno e delle colonie. […] Quello che importa… è l’italianizzazione del confine orientale..»
    Solo dal 1920 al 1939, 100.000 sloveni che da secoli vivono nella zona nord est del regno d’Italia, ( Zona di Trieste, Istria e Dalmazia) vengono definiti allogeni – cioè estranei a quella terra – e deportati in altre zone del regno sabaudo
    Comunque penso sia inutile riprendere in dettaglio i vari fatti storici che spiegano foibe ed esodo e sono parti fondamentali della questione del confine orientale: responsabilità dell’ Italia liberale prima e de regime fascista poi , oppressione del fascismo , l’aggressione nazi-fascista, l’ occupazione tedesca e il collaborazionismo italiano che significarono la strage dei popoli slavi, la liberazione ed il fenomeno, nelle sue dimensioni reali di italiani dalle terre liberate. Storici come Alessandra Kersevan, Claudia Cenigoi , Alessandro Sandi Volk ed altri hanno ampiamento scritto ed informato sui temi sopra elencati.
    E’ sufficiente una sintesi, fornita dallo storico A. Del Boca del bilancio delle vittime civili in 26 mesi ( 1941 – 1943) di terrore italo fascista nella sola “provincia di Lubiana”:
    Ostaggi fucilati per rappresaglia: 1.500
    Fucilati sul posto durante i “rastrellamenti”: 2.500
    Deceduti per sevizie: 84
    Torturati e arsi vivi: 103
    Uomini, donne e bambini morti nei campi di concentramento: 7.000
    Totale: 11.100
    Se si contano i circa 900 partigiani catturati e “passati per le armi” sul posto, nonché le 83 sentenze di morte emesse dal tribunale militare di guerra di Lubiana (che comminò anche 434 ergastoli e 2695 altre pene detentive per un totale di 25.459 anni), le vittime furono più di 12.000.
    I villaggi completamente devastati furono 800, e più di 3000 le case saccheggiate e distrutte col fuoco.

    Vale la pena invece dire qualcosa d’ altro sul musical di Cristicchi.
    “Quando entri nel magazzino hai la stessa sensazione di quando entri ad Auschwitz, respiri l’aria che si sente alle Fosse Ardeatine”.
    Così Cristicchi in una dichiarazione rilasciata ad Huffington Post del 19 ottobre 2013. Il magazzino è quello 18 del Punto Franco Vecchio del Porto di Triste dove sono stipate centinaia di metri cubi di masserizie abbandonati da coloro che se ne andavano da Istria e Dalmazia. Alle Fosse Ardeatine furono massacrati 335 civili militari italiani, ad Auschwitz , Birkenau, Monowitz e nei sottocampi collegati al complesso Auschwitz furono sterminate un numero di persone che va da 1.1000.000 a 1.500.000.
    Il paragonare il Magazzino 18 alle Fosse Ardeatine e ad Auschwitz la dice lunga sulla poca serietà del cantante Simone Cristicchi e sulla sua malafede. Magazzino 18 è una miscela di demagogia e di sentimentalismo strappalacrime. Cristicchi e ed il coautore Jonas Bernas sono della stessa pasta. Lo scopo dei due non è dare al racconto, ed alle canzoni un fondamento di verità, ma di catturare l’ attenzione di un vasto pubblico giocando su immagini facili come fossimo a San Remo od altro festival musicale.
    Il titolo del libro di Bernas, prefazione di Veltroni, postfazione di Fini è anche un verso della canzone Magazzino 18:
    E siamo scesi dalla nave bianca , i bambini, le donne, gli anziani, ci chiamavano fascisti eravamo solo italiani …
    che continua e termina così:
    Quando domani in viaggio arriverai sul mio paese, carezzami ti prego il campanile, la chiesa, la mia casetta.
    http://www.youtube.com/watch?v=oW2IrXGJNyA&feature=youtube_gdata_player
    La quintessenza quindi di un cattivo gusto mal cantato e male recitato, dove anche il numero di coloro che abbandonarono quelle terre, 350.000 è quanto afferma il cantante, è esagerato.

    Simone Cristicchi nel Magazzino 18 di Trieste che vorrebbe far credere sia Auschwitz
    Con le recite dello spettacolo alla storica Sala Umberto di Roma dal 17 al 22 dicembre scorso si è concluso un primo ciclo di rappresentazioni in Italia d anche in Istria di Magazzino. La diffusione ed anche la critica favorevole non solo di giornali di destra come Libero, Il Piccolo o Il Giornale, ma anche di altri, come a pubblica devono far riflettere sul livello di mistificazione raggiunto e che porta alla rimozione della verità storica sul fascismo, le sue responsabilità ed i suoi crimini. Quest’ opera di de-storicizzazione / contraffazione, di cui il musical di Cristicchi è parte è in concomitanza con un onda nera che monta. Non è un caso che dove, la marca trevigiana per esempio, dove si onorano olocausti immaginari di popolazioni giuliano-dalmate e si silenzino iniziative di controinformazione su queste balle eclatanti, si svolgano poi, indisturbati, i raduni nazionali di Casa Pound .
    Che fare, a questo punto?
    – Praticare un ’antifascismo militante che tolga spazio ad organizzazioni come Casa Pound, Forza Nuova etc. ,etc.. Il raduno nazionale di Casa Pound meritava una mobilitazione nazionale dell’ ANPI, come richiesto al presidente dell’ANPI, Smuraglia, e non un raduno di un centinaio di persone un mese dopo l’avvenimento.
    – Intensificare il lavoro di controinformazione. Si avvicinano le scadenza istituzionali della giornata della memoria , il 27 gennaio, ed il giorno del ricordo. In occasione della giornata si deve informare di tutti i genocidi avvenuti non solo quello del popolo ebreo, ma anche quello degli armeni dei tutsi in Ruanda e non ultimo quello interamente dimenticato / rimosso di oltre un milione di comunisti in Indonesia. La giornata del ricordo deve servire a ricordare oltre a foibe, esodi e crimini nazi-fascisti in Jugoslavia:
    Le vittime civili libiche nel 1930 durante la deportazione cirenaica.
    I gas asfissianti ( pirite e fosgene) lanciati dall’aviazione fascista sulla popolazione etiopica.
    Le migliaia di civili passate per le armi dopo l’attentato a Graziani nel 37, oltre i 310 monaci cristiani di rito ortodosso trucidati nel monastero di Debra Lianos.
    I bombardamenti della Croce Rossa in Etiopia
    Gli africani sterminati nei campi di concentramento di Danane, Somalia, e Nocra , Eritrea.
    I crimini in Somalia ed Eritrea.

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