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NOTAZIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI

CARLO SMURAGLIA:costituzione_italiana

2 giugno 2giugno 2 giugno 2 giugno 2 giugno 2 giugno  2giugno 2 giugno  2 giugno

Da tempo contestiamo che il 2 giugno possa risolversi in una parata militare o

poco più. Abbiamo, nel tempo, accentuato il connotato di anniversario

fondamentale per la vita del Paese; in seguito, abbiamo collegato al 2 giugno il

tema della Costituzione, dando luogo anche a manifestazioni molto partecipate,

d’ intesa con la CGIL.

Quest’anno, è impossibile celebrare il 2 giugno senza ricordare che nel 2016 si

concentrano ben tre anniversari: la Repubblica, il voto alle donne e la nascita

della Costituente. Tre anniversari che imprimono un carattere particolarmente

significativo ad una Festa che, per noi, ha sempre avuto un’importanza del tutto

particolare. A fronte di un interrogativo che alcuni si sono posti, se il 2 giugno

abbia rappresentato il punto di arrivo della crisi che portò il Paese fuori dal

fascismo e dalla guerra, oppure il primo passo di un nuovo possibile

cambiamento, ho personalmente ritenuto – sempre – che il tema fosse mal

posto, perché in realtà, la vera fase conclusiva del periodo della dittatura fu l’8

settembre, che segnò anche l’inizio della fase di riscatto. Il 2 giugno fu il giorno

della scelta decisiva, influenzata solo in parte dal comportamento dei Savoia: la

scelta se restare ancorati ai modelli del periodo prefascista, oppure avviare con

determinazione il cammino, magari non facile, verso una democrazia, in cui i

cittadini assumessero finalmente il ruolo – chiave, attraverso la partecipazione.

Per chi ha partecipato alla Resistenza, una simile scelta non aveva alternative,

perché in realtà ciò che si era voluto, tutti, era la fine della dittatura e la nascita

di un sistema democratico, che andasse oltre, anche rispetto all’esperienza del

periodo liberale.

Molti di noi, il 2 giugno 1946, non ebbero dubbi, sembrandoci impossibile non

trarre le conseguenze logiche e necessarie dell’esperienza che avevamo vissuto

e dei sogni che avevamo coltivato. Del resto, nelle famose ”aree libere”, quando

vi fu la possibilità concreta di sperimentare la democrazia, talora in forma poco

più che primitiva, la definizione a cui si pensò, fu quella di “repubblica

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partigiana”. La Repubblica fu, dunque, per molti, la speranza di un futuro

diverso, nel quale non ci fosse più posto per qualsiasi forma di autoritarismo e

tanto meno di “sudditanza” dovendo il popolo diventare, finalmente, il vero

protagonista della scena politica.

Non a caso, del resto, nel 1946, si decise, finalmente, di riconoscere alle donne

il diritto di votare e di essere elette; ed anche questo era frutto di

un’aspirazione certo lontana nel tempo (i movimenti femministi risalgono alla

fine dell’800 ed alla parte iniziale del ‘900), ma consolidata con l’irruzione delle

donne sulla scena politica, negli anni della seconda guerra mondiale e

soprattutto tra il 1943 e il 1945, con l’assunzione di inedite responsabilità e

compiti, come staffette, come partigiane, come protagoniste della Resistenza

non armata, infine come componenti dei “gruppi di difesa della donna”.

E’ nel 1946 che si concretizza quello che per molto tempo era stato il sogno

impossibile e che ora, dopo la Resistenza, appariva come imprescindibile, al di

là di ogni pregiudizio e di ogni timore. E non è un caso, che sempre nel 1946, e

proprio a seguito del voto del 2 giugno, fu eletta l’Assemblea Costituente, si

diede vita – cioè – al percorso che doveva creare le condizioni di vita e di

rapporti politici e sociali (anch’essi sognati nella Resistenza e finalmente avviati

alla realizzazione ) creando la struttura di quella che diventerà poi la nostra

Costituzione, destinata a durare nel tempo.

Per tutto questo, oggi il 2 giugno non può essere festeggiato solo come

l’anniversario di una scelta, pur decisiva, ma deve essere considerato nel

contesto di tutti gli anniversari che si celebrano nel 2016, perché fra di essi vi è

un legame strettissimo e indissolubile (Repubblica, voto alle donne,

Costituente), riconducibile ad un’unica matrice, la Resistenza ed alla volontà di

riscatto del popolo italiano.

Forse, nella mente dei vincitori del voto del 2 giugno, vi fu solo in parte questa

consapevolezza complessiva; forse si coltivavano perfino speranze eccessive, al

limite delle illusioni. Ma intanto il dado era tratto, con la forma di Stato, col

riconoscimento del diritto universale di voto, con le basi gettate – con la

Costituente – per una Costituzione radicalmente innovativa, che fosse di rottura

netta col passato, ma anche di premessa ed impegno per un futuro

socialmente, politicamente e democraticamente diverso.

Tutto questo significa, dunque, oggi, il 2 giugno; e come tale lo festeggeremo,

anche se attraversiamo una fase non facile ed anche se è in atto uno scontro

proprio sulla Costituzione. Ma siamo intenti a “celebrare” la ricorrenza, non

tanto sulla base del ricordo storico, quanto e soprattutto sulla base della

conoscenza e della riflessione: per capire meglio chi siamo e da dove veniamo e

per guardare ad un futuro che potrà essere ancora incerto, ma non potrà mai

prescindere dalle scelte di settant’anni fa e di ciò che hanno rappresentato e

rappresentano tuttora nella vita e nei sentimenti del nostro Paese.

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Raccolta firme, campagna referendaria e “confronti”

Un dirigente “ periferico” dell’ANPI mi ha scritto per chiedere il mio parere

sull’opportunità di realizzare , in questa fase, dei “confronti” fra le ragioni del SI

e quelle del NO, in relazione al prossimo referendum.

Non ho esitato a rispondere che il confronto di opinioni differenti è sempre

possibile e può anche essere positivo, naturalmente a condizione che non si

svolga sulla base della tipologia degli incontri (o scontri) televisivi, che troppo

spesso vediamo, con disgusto, dove i partecipanti si parlano addosso, qualcuno

grida, per meglio soverchiare l’avversario e alla fine non si capisce nulla o non si

aggiunge nulla a ciò che già si conosce. Ma questa opinione corrisponde anche

alla fase attuale, quella cioè in cui – più che di una campagna referendaria vera

e propria – almeno per noi – si tratta di impegnarsi per raccogliere le firme

necessarie (ricordiamolo ancora una volta, per godere di una “status” di

partecipi alla competizione referendaria, con diritto agli spazi televisivi e negli

organi di informazione pubblici e con la possibilità, in caso di successo del

rimborso delle spese)?

La mia risposta è negativa: in questa fase, l’impegno massimo è quello di

raccogliere le firme, perché ne occorrono tante e il tempo è poco; e dunque è

ad esso che va data l’assoluta priorità. E non deve fare scandalo il fatto che una

simile fase comporti, prima e più che un confronto di idee contrapposte, una

completa e corretta informazione sulle ragioni per le quali si chiede di prendere

posizione (nel nostro caso, firmando per il NO alla riforma del Senato e per il Si

alla abrogazione di due modifiche che si richiede di introdurre nella legge

elettorale).

Chi ha idee diverse dalla nostra, ha tutto il diritto di esporle e farle conoscere (

e del resto già lo fa, fin troppo, con gli interventi quotidiani del Presidente del

Consiglio, dei Ministri, dei dirigenti del partito di maggioranza e con il

consistente appoggio di alcuni organi di stampa, interamente dediti (in spregio

alla regola della corretta informazione) a sostenere le ragioni della maggioranza

governativa, talora perfino senza pudore. Dunque, senza togliere nulla a

nessuno e riservando i confronti ad altri momenti, l’indicazione che posso e

devo dare è quella di concentrarsi sulla raccolta delle firme e sulla

predisposizione dei luoghi in cui cittadine e cittadini possano firmare:

certamente, con consapevolezza, e da ciò la necessità di informare delle nostre

ragioni chiunque si possa avvicinare, per cercare di indurlo a firmare ora, e a

votare poi, secondo le nostre indicazioni. Non togliamo nulla a nessuno così

facendo, né alteriamo alcuna regola democratica. Oltretutto, andiamo contro il

nostro interesse egoistico, che sarebbe quello di dimostrare per tabulas la

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debolezza degli argomenti degli altri. Semplicemente facciamo il nostro dovere,

quello cioè, di impegnarci fino in fondo in una causa in cui fortemente crediamo

e in una battaglia in cui vogliamo vincere.

VI INFORMIAMO CHE I COMITATI REFERENDARI

NAZIONALI HANNO LANCIATO PER IL WEEK-END

DELL’11 E 12 GIUGNO UN FIRMA DAY IN TUTTA

ITALIA (INFO SU http://www.iovotono.it/ e

www.referendumitalicum.it ).

IN QUESTO AMBITO ANPI E ARCI SI RISERVANO DI

REALIZZARE ULTERIORI INIZIATIVE COMUNI DI CUI

SI DARA’ NOTIZIA A BREVE.

PARTECIPATE E FIRMATE

Pensaci.

PUOI VALERE DI PIU’

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