La Villa della Morte di Vo’

 

LA VILLA DELLA MORTE DI VO’
(dal Sole 24 ore di domenica 15 gennaio 2012)

Sessanta ebrei furono internati in un piccolo campo sui Colli Euganei. Tornarono
in tre. Francesco Selmin ne ricostruisce la storia

di Sergio Luzzatto

“Se l’Italia è caduta nella vergogna e nel disonore, se l’Italia conosce oggi il periodo più oscuro della sua
storia, ciò lo deve all’ebraismo, a quell’ebraismo che bisogna sterminare». «Dobbiamo pertanto liberarci una volta per sempre, senza sentimentalismi e senza discriminazioni, di questa genia malvagia di parassiti, che di italiano non ha che la cittadinanza usurpata e del tradimento il marchio inconfondibile».

Così, l’8 ottobre 1943, un giornale collaborazionista di Padova – «Il Veneto» – aveva suonato a raccolta contro la «razza ebraica maledetta da Dio». L’armistizio dell’8 settembre era stato annunciato da un mese esatto, Mussolini era stato liberato dalla prigione del Gran Sasso, la Repub-blica di Salò era sorta sulle ceneri dell’odioso tradimento del 25 luglio: che cosa bisognava attendere ancora perché i maggiori responsabili della rovina, i perfidi giudei, venissero colpiti da una «vendetta terrib¬le e annientatrice?» Eppure le stesse autorità germaniche si erano limitate, fino a quel momento, a recepire i dati anagrafici e gli indirizzi dei 544 ebrei di Padova schedati già nel 1938, dopo la promulgazione delle leggi razziali.

Per gli impazienti collaborazionisti patavini della Soluzione finale, la prima buona notizia arrivò il 19 ottobre sotto forma di un treno piombato: erano i carri bestiame che trasportavano gli oltre mille ebrei di Roma razziati nel ghetto tre giorni prima, il 16 ottobre 1943, e che transitarono per la stazione ferroviaria di Padova verso una direzione ufficialmente sconosciuta, ma certamente ingrata ai passeggeri. La seconda buona notizia arrivò il 14 novembre, quando il congresso di Verona del Partito fascista repubblicano definì gli appartenenti alla «razza ebraica», fossero pure cittadini italiani, «stranieri» di «nazionalità nemica». A quel punto, anche giornali moderati come il veneziano «Gazzettino» poterono scatenarsi contro gli infami «discendenti di Giuda».
Ili 1° dicembre, le prefetture della Repubblica di Salò ricevettero dal ministero degli Interni l’ordine di deportare «tutti gli ebrei» in «appositi campi di concentramento». E per allestire tali campi disposero di adattare una varietà di luoghi più o meno conformi alla bisogna: caserme, scuole, colonie estive, ville di campagna. Su una ventina in totale, il campo maggiore fu quello di Fossoli (presso Carpi, in provincia di Modena) che già era servito al concentramento di prigionieri di guerra. Quanto agli ebrei di’Padova e del Padovano, vennero concentrati in un’antica villa dal nome aristocraticamente risonante – villa Contarini Venier – situata nel cuore di Vo’ Vecchio, un borgo al margine occidentale dei Colli Euganei.

Trascurato per decenni dalla storiografia universitaria e quasi obliterato dalla memoria collettiva, il campo di concentramento di Vo’ è stato “riscoperto” una ventina d’anni fa grazie alle’ricerche di un studioso locale, Francesco Selmin: che ne restituisce ora la vicenda in un piccolo libro intitolato Nessun «giusto” per Eva. Si tratta di una ricostruzione tanto asciutta quanto sensibile del destino occorso a qualche decina fra gli ebrei padovani investiti dalla Soluzione finale; una specie di breve microstoria, ma rivelatrice di una storia grande e terribile.

Il titolo del libro viene all’autore da una giovane ebrea italiana di origini ungheresi, Eva Ducci, che dopo 1’8 settembre cercò scampo con la famiglia a Firenze e che, in realtà, nel campo di Vo’ non fu internata affatto: ma Eva aveva condiviso con altri ebrei del Padovano gli studi classici al liceo-ginnasio Tito Livio, prima di esserne esclusa dalle leggi razziali. Soprattutto, Eva Ducci condivise con la sessantina di ebrei internati a Vo’ dal dicembre 1943 al luglio 1944 (padovani in maggioranza, ma non solo: anche torinesi, triestini, sloveni) il destino della deportazione in Polonia. Fra gli ospiti coatti di villa Contarini Venier, soltanto tre – tre donne – ritorneranno salvi da Auschwitz.

Il campo di concentramento di Vo’ era così piccolo che Selmin ha potuto scriverne qualcosa come una storia totale: identificando per nome e per cognome non soltanto tutti i detenuti, ma anche la maggior
parte dei (pochi) carcerieri.
Selmin ha potuto inoltre ritrovare le tracce di alcune fra le suore elisabettine che prima dell’8 settembre avevano preso in affitto la villa, e che servivano i pasti ai futuri deportati. Ha ritrovato il menù (per così dire) di quei magrissimi pasti. Ha ritrovato perfino il fabbro al quale le autorità di Salò chiesero di costruire le griglie che dovevano impedire ai reclusi di scambiare lettere o messaggi con l’esterno. E Selmin ha ritrovato la bella figura del parroco di Vo’ Vecchio, don Giuseppe Rasia, che generosamente volle assistere gli ebrei internati nella villa, e i cui appunti costituiscono la fonte principale per questa storia della Shoah in miniatura.

Ci sono scene del libro che si fissano nella memoria. Come quella di Anna Zevi, un’ebrea di Este poco più che trentenne e gravemente malata, che i130 gennaio 1944 fu autorizzata a uscire da villa Contarini Venier per raggiungere la chiesa parrocchiale e ricevere il battesimo cristiano. Il suo fu un sacramento diverso dal battesimo che tanti ebrei italiani si erano fatti amministrare, dopo le leggi razziali del 1938, per ragioni più o meno opportunistiche, cioè nella speranza di scampare in tal modo alla persecuzione: nel gennaio del ’44 Anna Zevi aveva ormai il destino segnato, l’acqua santa da lei ricevuta sul capo non sarebbe comunque valsa a tenerla lontano dal treno per Auschwitz.

Altra scena indimenticabile, quella di una bambina di sei anni – si chiamava Sara Gesses, ed era figlia di un ebreo di origini russe con negozio di valigie a Padova – che al momento della chiusura del campo di Vo’ cercò in tutti i modi di scampare a una sorte della quale, peraltro, doveva sfuggirle la portata. Dapprima, il 17 luglio 1944, Sara riuscì (forse con l’aiuto delle guardie italiane del campo) a non salire sui camion che trasferirono a Padova i reclusi di Vo’. E anche quando, l’indomani, una terrorizzata madre superiora delle suore elisabettine consegnò la bambina alle autorità tedesche del capoluogo, ancora Sara cercò di sfuggire al pullman destinato alla triestina Risiera di San Sabba, tappa intermedia del viaggio verso la Polonia.
Ma Sara, sei anni, non riuscì nell’intento. Finì per salirci anche lei,sul convoglio 33T, il suo treno per Auschwitz. Con tutti gli altri internati di Vo’, sbarcò sulla rampa di Birkenau nella notte fra il 3 e il 4 agosto 1944. E come quasi tutti gli altri, fu immediatamente “selezionata” e mandata in gas.

Francesco Selmin, Nessun «giusto» p Eva. La Shoah a Padova e nei Padovano, Cierre edizioni, Sommacampagna (Verona), pagg. 162, € 12,50

 

Vai alla presentazione di Ferdinando Camon: http://anpimirano.it/2012/noi-veneti-indifferenti-alle-vittime-di-ieri-e-di-oggi/

Giornata della Memoria: La lunga marcia dei 54

In occasione della “GIORNATA DELLA MEMORIA” dei partigiani
fucilati dai nazifascisti al cimitero di Mirano il 17-gennaio-1945 la
Sezione di Mirano dell’Anpi presenta il film:

“La lunga marcia dei 54”.

 

alle ore 20.45 del 20 gennaio 2012 presso la Sala Conferenze di
Villa Errera a Mirano con interventi di Alberto Gambato e Laura
Fasolin. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti.

 
scarica volantino:

Giornata della memoria – La Lunga Marcia dei 54

 

SINOSSI:
Dopo un rastrellamento durato tutto il giorno precedente nelle campagne di
Castelguglielmo (RO) e costato la vita ad 11 tra civili e partigiani, il 15 ottobre 1944
a Villamarzana (RO) il regime nazifascista perpetrò l’esecuzione di 43 persone,
partigiani e non, tramite fucilazione. Venne adottata la legge tedesca 1-10. Un ‘Primo
Esempio’ di rappresaglia rispetto alle azioni partigiane nel Medio ed Alto Polesine.
LAURA FASOLIN / Coordinatrice del progetto Centro di Documentazione sugli
eccidi nazifascisti di Villamarzana (RO):
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LA RESISTENZA IN MONTAGNA

LA RESISTENZA IN MONTAGNA

[Relazione di Roberto Tacca al convegno organizzato dall’ANPI di Mirano per la “Giornata della Memoria dedicata ai Martiri di Mirano, Sala conferenza di Villa Errera, Mirano, 11 dicembre 2011]

Convegno a Mirano, 11 dicembre 2011.

Ritengo necessario, per una buona comprensione dell’argomento, focalizzare l’attenzione su 3 punti principali tra loro collegati: le principali caratteristiche dell’Alpenvorland; la Resistenza nelle province di Bolzano e Trento; la Resistenza nel bellunese.

Se parliamo di Resistenza in montagna diventa necessario un prologo di cosa fosse l’Alpenvorland e del perché della sua creazione.
All’indomani dell’annuncio dell’armistizio italiano con le forze alleate il regime nazista fondò due regioni autonome a statuto speciale di fatto annesse, pur senza alcuna dichiarazione, al III Reich (10 settembre 1943). Si tratta dell’Alpenvorland (Prealpi), che inglobava le province di Bolzano, Trento e Belluno; e dell’ Adriatisches Kustenland (Litorale Adriatico) che comprendeva una zona più vasta dal Friuli fino a Fiume, in Istria, e quasi tutta l’attuale Slovenia.
Noi qui ci occuperemo solo Continua a leggere

Nel Miranese la “difficile” Resistenza di pianura

Nel Miranese la “difficile” Resistenza di pianura.

[Relazione di Maria Luciana Granzotto al convegno organizzato dall’ANPI di Mirano per la “Giornata della Memoria dedicata ai Martiri di Mirano, Sala conferenza di Villa Errera, Mirano, 11 dicembre 2011]

Qui il file Pdf completo di note:
Maria Luciana Granzotto Nel Miranese la difficile resistenza di pianura

 

Il miranese , o meglio, quel tratto di pianura veneta compreso tra le città di Padova, Venezia e Treviso, è stato teatro di una Resistenza che dalla città ha ricevuto l’impulso per nascere e svilupparsi. Possiamo individuare due fasi del movimento partigiano, che sono in sintonia col quadro nazionale : una prima fase, che va dal settembre ’43 alle soglie della primavera del ’44, in cui le persone coinvolte furono poche e legate ai vertici militari e politici; una seconda fase in cui la base del movimento partigiano tanto in pianura, quanto in montagna, si era allargata e politicizzata.

Padova in questo contesto svolse un ruolo di assoluto rilievo, in città vi era il Comando Regionale Veneto della Resistenza, il cui nucleo operativo faceva capo all’università cittadina.
Il 1° settembre era stato nominato nuovo rettore dell’Università Concetto Marchesi, prorettore Egidio Meneghetti, farmacologo, l’8 settembre si era diffusa la notizia dell’armistizio. Il giurista e prestigioso uomo politico azionista Silvio Trentin, esule in Francia dal 1926, in quei giorni era a Padova; il 10 la città fu occupata dalle truppe tedesche.

In una data imprecisa di questo periodo Continua a leggere

In ricordo del Partigiano Felice Montanari

Che peso hanno nella storia gesti come quello di Felice Montanari, giovane partigiano a soli sedici anni?

Oggi si vorrebbero commemorare anche quelli che dell’Italia fecero scempio tanti anni orsono e dimenticarsi dei giovani come Felice Montanari, che senza nulla pretendere per se stessi, hanno tracciato la strada della libertà per questo Paese. E non c’è nulla di più ingannevole, perchè per quanto si voglia confondere e millantare la storia, la vicenda di Felice Montanari è quanto di più autentico e veritiero nel rimarcare la differenza tra chi combatté da partigiano nella Resistenza e chi fu fascista fino in fondo.

Se è vero che là dove è morto un partigiano è nata la Costituzione, allora sono davvero tanti i luoghi che riconducono ad Essa e quale sia stato il prezzo per avere una carta come quella del nuovo Stato risorto dal Fascismo.

Felice Montanari era nativo di Canneto sull’Oglio in provincia di Mantova, faceva il garzone in una bottega di barbiere. Diventò partigiano molto presto, a sedici anni, come tanti giovani del tempo. Un gesto d’istinto, di ribellione, una scelta chiara. All’alba del 5 gennaio 1945, isolato dal resto della squadra, “Nero” trovò rifugio nel casello ferroviario numero 23 della linea tra Boretto e Poviglio, aveva con sé un sottufficiale tedesco preso prigioniero.

Tedeschi e fascisti lo individuarono e circondarono il casello. Resistette per ore, sparando da più finestre per far credere di non essere solo. Poi, tentando un ultimo assalto, i nazifascisti presero dei civili e li usarono come scudi umani, Nero a questo punto, a corto di munizioni e per non sparare su quegli innocenti, prima liberò il suo prigioniero e poi si sparò. Sul muro del casello scrisse: “Perduto. Portate un fiore rosso”.

Alessandro Fontanesi  –  “Il Fatto Quotidiano”  5 gennaio 2012

Domenica 11 dicembre 2011 Giornata della Memoria dei MARTIRI di MIRANO

Programma:


Ore  10.00  Deposizione di fiori sul monumento al Partigiano

in piazza Martiri

Sala conferenze villa Errera:

Ore  10.30  Saluti delle Autorità Comunali

Introduce Marcello Basso pres. Anpi Provinciale Venezia

Ore 11.00  Commemorazione – ricordo dei martiri della

Piazza di Mirano Maurizio Angelini   pres. Anpi Reg. Veneto

Ore 11.30  Testimonianze sull’eccidio e proiezione di video

Ore 12.00   Gemellaggio tra Sez. Anpi-Mirano  (ve)

Sez. Anpi “La Spasema” Sinistra Piave bellunese

Ore 12.10 “Respingere il revisionismo storico”

Prof. Luciano Padovani segr. Sez. Anpi

“La Spasema”

Ore 12.30 “La Resistenza in pianura”

Prof. Luciana Granzotto

Ore 12.50 “La Resistenza in montagna “

Prof. Roberto Tacca “.

Ore 13.15 Chiusura della Commemorazione

ANPI MIRANO

con il patrocinio del Comune di Mirano

Commemorazione di Oreste Licori

Martedì 1 novembre 2011 ricorderemo la figura di Oreste Licori, partigiano di 23 anni, fucilato dai nazifascisti a Mirano il primo novembre 1944.

 

Alle 10.30 partenza del corteo da Piazza Martiri, seguirà l’inaugurazione di un cippo alla memoria di Oreste Licori in via Cimitero.
Partecipiamo in tanti per ricordare adeguatamente la figura di questo martire caduto per la libertà del nostro Paese.

Commemorazione Marzabotto (ANPI di Mira)

Diffondiamo un messaggio dell’Anpi di Mira.

Cari tutti, vi comunichiamo che il 2 ottobre ci sarà l’uscita per ricordare l’eccidio di Marzabotto. L’Anpi di Mira assieme alle varie Anpi della riviera organizza un pullman le cui date e luoghi di partenza sono comunicati nell’allegato. Per chi volesse farne parte è pregato di mettersi in contatto al più presto .( si accettano prenotazioni fino ad esaurimento posti)

Ciao a tutti, Margherita.

 

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA

ENTE MORALE D.L.N. 224 DEL 5 APRILE 1945
Sez. di mira via Toti n.7 Tel. 041 421064- 3351220376- 340084751-

Cari compagni/e amici ,come ogni anno vi comunico l’uscita del 2 ottobre 2011 alla 67 commemorazione dell’eccidio Marzabotto.
La strage di Marzabotto del 29 settembre 1944 fu la tragica tappa finale di una «marcia della morte» che era iniziata in Versilia. L’esercito alleato indugiava davanti alla Linea Gotica e il maresciallo Albert Kesserling, per proteggersi dall’«incubo» dei partigiani, aveva ordinato di fare «terra bruciata» alle sue spalle.

Kesserling fu il mandante di una strage che nessun’altra superò per dimensioni e per ferocia e che assunse simbolicamente il nome di Marzabotto anche se i paesi colpiti furono molti di più. L’esecutore si chiamava Walter Reder. Era un maggiore delle SS soprannominato «il monco» perché aveva lasciato l’avambraccio sinistro a Charkov, sul fronte orientale. Kesserling lo aveva scelto perché considerato uno «specialista» in materia.

Al comando del 16° Panzergrenadier «Reichsfuhrer», il «monco» iniziò il 12 agosto una marcia che lo porterà dalla Versilia alla Lunigiana e al Bolognese lasciando dietro di sé una scia insanguinata di 3000 corpi straziati: uomini, donne, vecchi e bambini.
Crediamo che, in questi momenti così importanti della nostra storia, bisogna esserci. Per le prenotazioni vi invitiamo di telefonare ai numeri sotto indicati. L’ANPI Provinciale e specificatamente L’ANPI di Mira e Camponogara organizzano un pullman con le seguenti modalità:

Camponogara, partenza alle ore 6.40 dall’area vicino alla Chiesa
Fiesso d’Artico, partenza alle ore 6.50 davanti al Comune.
Dolo, partenza ore 7.00 dall’area piazza mercato fianco Pretura.
Mira, partenza da Mira,alle ore 7.15 dal parcheggio “Mira sole”..

La quota totale compreso viaggio, pranzo e spuntini mattino e pomeriggio è di euro 35.
Recapito Tel. 041 421064 (ore pasti) -3351220376- 3400984751. Tullio-Margherita- Mira
Recapito tel. 339409952- pres. Tamburini Alfredo –tel.3397898487- Claudio Cogno- Camponogara