80° Anniversario dell’inizio della lotta di Liberazione 8 settembre 1943

foto : Giornata della Memoria Miranese

8 SETTEMBRE 1943
1.
—8 settembre del ’43. In città (Venezia) arrivarono le truppe tedesche e si videro in giro le Brigate Nere. Orrendi
manifesti affissi sui muri delle case della mia bella città intimavano ai ragazzi e agli uomini di
presentarsi immediatamente nelle caserme, minacciando gravi rappresaglie per chi non lo avesse
fatto. Un gruppo di giovani leggevano un manifesto vicino a me e si chiedevano cosa dovessero
fare. Mi rivolsi a loro con una voce che non mi era propria – ero molto timida- : “Non dovete
presentarvi. Nascondetevi”.
Passai tutta la giornata davanti a quei manifesti, dando a molti ragazzi quel consiglio che nessuno
mi aveva detto di dar loro. Poi mi accorsi che alcuni uomini in divisa mi stavano osservando e
scappai via per quelle calli e callette veneziane che sembrano fatte apposta per aiutare chi è in fuga.
Quello fu il mio primo atto politico del tutto autonomo e da allora tanti altri ne ho compiuti! E come
me tante altre donne si diedero da fare, così, spontaneamente.
Avevamo saputo che alla stazione partivano treni pieni di soldati italiani, diretti in Germania. Con
alcune amiche decidemmo di portare dei viveri e pacchi di vestiti civili per cercare di aiutare
qualche soldato. Ricordo che le più anziane dicevano: “Voglio aiutare i giovani perché qualche altra
mamma aiuterà mio figlio”.
Queste fu il primo sentimento che animò le donne facendo loro superare la paura e compiere atti
che mai avrebbero pensato di compiere. Fu la solidarietà e l’avversità alla guerra. Un sentimento
profondo che gli uomini che avevano fatto il militare non potevano provare con quell’intensità.
Poi, quando si seppe delle atroci rappresaglie, delle torture nelle carceri, subentrò l’odio contro i
tedeschi, odio che già era nella memoria storica della gente veneta. Da sempre le donne del popolo
dicevano ai loro bambini: “Ste’ boni perché se no ciamemo i cruchi!”.
(Aida Tiso)
2.
—Nel porto di Venezia sono ancorate le prime navi stipate di prigionieri italiani affamati. Ci
avviciniamo con una barca carica di marmitte di minestra e di altro cibo. I tedeschi ci hanno
promesso di non sparare. La nave brulica di uomini che dagli oblò urlano e invocano. Piovono
dall’alto gamelle che noi riempiamo in fretta. Le nostre facce grondano lacrime e brodo di fagioli.
(Ida D’Este)
3.
…avevamo un deposito di patate per l’osteria, salami e altre cose per l’inverno, … e mano a mano
che venivano questi ragazzi affamati abbiamo esaurito tutto, non sono stata a pensare che ci sarebbe
stato un domani! E dopo cosa ho fatto? Ho preso una pentola grande l’ho riempita di patate e
mangiavano patate e vino e dopo, all’imbrunire, li facevamo scappare rifocillati…
Ho detto: “qua bisogna fare qualcosa” e ci siamo riunite tutte quante noialtre donne.
(Ines Mumeni)
4.
Nel ’43 avevo 14 ani, ero proprio sull’adolescenza, quando tutti i marinai del forte di Mazzorbo, l’8
settembre, sono scappati. Mio fratello, del ’23, era andato sotto le armi, era un mariner de la
corvetta “Fenice”; non abbiamo saputo più niente di lui. Allora io cosa ho fatto? Siccome sti tosi
venivano a chiedere di cambiarsi, ho dato tutta la roba di mio fratello; ho detto: «Se me fradeo trova
qualchedun che ghe dà la roba anca a lu…». E mia mamma mi ha detto di tutto: «Se el vien a casa,
cosa el se mete?» «Eh, combater
, trovaremo! » E sti marinai, man mano che arrivava qualche
barca salivano, perché non c’erano tanti vaporetti, due al giorno che andavano e venivano per
Burano e Venezia; e questi marinai prendevano il vaporetto, in borghese, e cercavano di farla
franca. Non li abbiamo più visti, non sappiamo nemmeno se sono ancora vivi. Però alcuni erano
rimasti nascosti nelle case dell’isola (perché abitavano lontano).
Noi abitavamo a Mazzorbo, in fondamenta, e dietro la casa avevamo l’orto; dopo gli orti c’era il
forte dei marinai e dietro avevamo la terra a mezzadria. Andavo a lavorare con mio padre. Mio papà
faceva l’ortolano, coltivava i carciofi, tutte queste cose che si coltivano a Mazzorbo e si portavano a
Rialto con la barca; venivano anche i compratori, allora si prendeva la barca e la si portava alle
palae a forsa de vogar.
Non erano scappati tutti i marinai, alcuni erano rimasti nascosti. Allora, quando venivano a far
rastrellamento, io avevo la barca in canale, li portavo di là del canale, nei campi e loro si
nascondevano in mezzo al formenton. C’era un pescatore che veniva a dire: «Vardè che ghe xè i
vaporeti par el rastrelamento». Allora noi cosa facevamo? Si passava parola casa per casa,
venivano da me e io con la barca li portavo di là.
Anche se sembra un fatto piccolo, è grande quando si ha paura, no? Voga, voga, non arrivavamo
mai! Dovevo buttarli di là, tornar indietro e nascondermi in casa; una volta, tornando, sono saltata
sulla riva e sono andata dentro in casa, però mi hanno gridato: «Ehi, partisan! ». Mi no gero
partisana, aiutavo sta gente; mi no savevo gnanca de esar … Li buttavamo di là e forse ne
abbiamo salvato diversi e dopo non so che fine hanno fatto, perché nessuno è tornato.
(Wilma Ballarin)
Profili biografici

Profili biografici
Aida Tiso (Venezia 1922, Roma 1999)
Fu una delle poche donne del Veneto che ricevette la qualifica di “partigiano combattente” dal
Ministero della Difesa.
Anche per Aida l’adesione alla Resistenza inizia dopo l’8 settembre 1943. Dalla stazione partivano
treni pieni di soldati italiani, diretti in Germania. A loro, insieme a delle amiche, portava viveri e
pacchi di vestiti. Suo marito era medico ed era stato catturato dai tedeschi per essere deportato in
Germania. Riuscì a fuggire e insieme si trasferirono a Santa Giustina Bellunese, dove la loro casa e
lo studio del marito divennero punto di riferimento per i partigiani della zona. Un giorno
dell’autunno del 1944 una staffetta avvertì che un traditore aveva segnalato la loro casa, così
dovettero tornare Venezia. Ad Aida venne chiesto, dal CLN, di organizzare i “Gruppi di difesa
delle donne e di assistenza dei partigiani”, ma rifiutò preferendo continuare l’attività clandestina.
Ebbe un ruolo importante nella liberazione dei membri del Comando Piazza, mentre stavano
organizzando l’insurrezione della città, che erano stati incarcerati dalle Brigate Nere nella caserma
di San Zaccaria. Uno di loro era suo marito, Carlo Oliverio. Ad Aida venne chiesto di recarsi alla
Caserma delle Brigate Nere e di chiedere un colloquio con il marito per riferirgli che, insieme agli
altri, doveva riuscire a farsi ricoverare all’Ospedale Civile, da dove i partigiani li avrebbero poi
liberati. Consegnò un falso documento intestato “Governo dell’Italia libera” ai militi che erano di
guardia in Ospedale, in cui si ordinava il rilascio dei detenuti politici. L’operazione ebbe successo.
La Liberazione era vicina. e poco dopo ci fu l’avanzata dell’Esercito Alleato e il ritiro dell’Esercito
Tedesco.
Aida, a causa della sua timidezza, non riuscì a partecipare alla sfilata di tutti i partecipanti veneti in


1 “Non sto a combattere” espressione tipica veneziana per dire “lascio perdere”. Di seguito: burci = barconi da
trasporto; moeche = granchi teneri durante la muta; ghebo = piccolo canale ; canoti de formenton = steli del granoturco.


Piazza San Marco il 5 maggio: sapeva però di essere diversa, di essersi emancipata, di essere
diventata autonoma e indipendente nei suoi giudizi. Dopo la guerra non si ritirò a vita privata, ma
continuò il suo impegno nella politica come militante del PCI.
Ida D’Este (Venezia 1917-1976), si laurea in Lingue a Ca’ Foscari nel settembre del ’43. Cattolica
fervente, militante dell’Azione cattolica, si impegna in opere di apostolato sociale. Dopo l’8
settembre organizza con le sue amiche del circolo di Azione cattolica un’intensa attività di aiuto ai
soldati sbandati e ai militari italiani prigionieri nelle navi che arrivano alla Marittima per essere
deportati. Entra quindi nella Resistenza come staffetta di collegamento tra il CLN – Comitato di
Liberazione Nazionale – regionale veneto e i CLN provinciali di Venezia, Padova, Vicenza e
Rovigo, a fianco di Giovanni Ponti, primo sindaco di Venezia dopo la guerra. Arrestata nel gennaio
del 1945, detenuta e torturata dalla Banda Carità a Palazzo Giusti a Padova, è deportata nel lager di
Bolzano, dove rimane fino alla Liberazione, obbligata a lavorare in una fabbrica di cuscinetti a
sfera e a lavare la biancheria dei soldati.
Dopo la guerra, Ida viene eletta in Consiglio comunale nelle prime libere elezioni del 1946 (le
donne votano per la prima volta) ed in seguito viene eletta alla Camera, dove si impegna per il
riscatto della condizione femminile, sostenendo attivamente la senatrice Lina Merlin nella sua
battaglia per la promulgazione e l’attuazione della Legge contro la regolamentazione della
prostituzione di stato (Legge Merlin, 1958). Osteggiata e isolata dal suo stesso partito, abbandona la
vita politica e si dedica con passione alla riabilitazione delle prostitute e alla tutela delle ragazze
madri, in strutture di accoglienza intitolate a Giovanna d’Arco, riprendendo il nome che aveva
scelto per sé da staffetta partigiana.
Ines Mumeni nasce nel 1917 a Campolongo Maggiore, in una famiglia antifascista di dieci fratelli,
sei femmine e quattro maschi. Dopo la quinta elementare, dagli undici ai quindici anni lavora a
servizio presso alcune famiglie Venezia, quindi come operaia alla Salca, alla Breda e alla Galileo di
Marghera. Si sposa nel ‘38 e ha tre figli. Dopo il matrimonio lavora nell’osteria del suocero Nalin,
comunista, il cui fratello era stato mandato al confino.
Inizia la sua attività resistenziale dopo il 25 luglio del ‘43, aiutando soldati inglesi a fuggire dai
campi di prigionia alle Giare, e, dopo l’8 settembre, aiutando e sfamando i soldati italiani sbandati,
in fuga per non essere catturati dai tedeschi.
Svolge attività di staffetta nella brigata garibaldina “Umberto Fasolato”, costituitasi a Mira
nell’estate del ‘44 per iniziativa di alcuni operai della Mira Lanza. È testimone della
cosiddetta battaglia dell’Olmo, che costò un notevole tributo di sangue alla brigata, intercettata da
alcune compagnie della X Mas, a causa di una delazione, nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1945, nei
giorni dell’insurrezione.
Dopo la guerra, fonda l’UDI – Unione Donne Italiane – e anima le lotte delle donne della Riviera del
Brenta con alcune storiche battaglie, alla Mira Lanza e alla Breda. Assiste i profughi del Polesine
dopo l’esondazione del Po del 1951.
Muore a Gambarare di Mira nel 2015.
Cecilia Wilma Ballarin
Nasce a Lio Piccolo, nella laguna veneziana, nel 1929. La famiglia si trasferisce presto a Mazzorbo,
dove il padre, ortolano, coltiva a mezzadria i campi degli Scarpa.
Dopo l’8 settembre del ’43 i marinai del forte di Mazzorbo si danno alla fuga. Wilma, che ha un fratello
militare, li aiuta a nascondersi e a scappare. Entra a far parte della rete di salvataggio e in seguito svolge
attività clandestina, che fa capo al postino Guido. Verso il 25 aprile ‘45, assiste dalla finestra di casa alla
resa dei tedeschi ai partigiani.
Dopo la guerra lavora nella locanda Cipriani a Torcello, poi a servizio dagli Scarpa. Nel ‘50 sposa
Angelo Fantinato, che lavora in fornace a Murano. Vanno ad abitare a Venezia e poi, nel ‘59, a Favaro
Veneto, nella terraferma veneziana. Il marito è operaio alla Sirma a Marghera. Entrambi aderiscono al
Pci e sono politicamente impegnati: lui nel Consiglio di fabbrica, lei in quartiere con l’UDI.
A Favaro allora non c’erano scuole e lei è in prima fila a lottare, a raccogliere firme, a organizzare le
donne per andare in delegazione in Comune, Provincia e Regione. Poi lottano per le fognature e per gli
autobus.
Quando nel 1964 gli operai occupano la Sirma per un mese, Wilma e le altre donne sono fuori dei
cancelli della fabbrica. E’ candidata alle elezioni comunali ed eletta consigliera dal 1970 al 1975.

INTERVENTO ANPI MIRANO IN PIAZZA MARTIRI IL 25 APRILE 2023

Lliberazione 78 anni fa. Il 25 aprile del ‘45 è stato un giorno di grande storica universale Felicità. La sconfitta del nazifascismo e della monarchia,  l’istituita Repubblica italiana e la scrittura della Carta Costituzionale nel rinnovato Parlamento,   sanciscono definitivamente la libertà di pensiero e la messa al bando del partito fascista . Una Pace  sofferta e ottenuta da tutti i popoli Resistenti Europei. Il mondo necessitava di una “Pace Perpetua”(Kant) sorretta dalle Nazioni Unite espressione essenziale dei Diritti di tutti i  popoli della Terra . La stessa Emotività pervase l’Umanità nel 1918 alla fine della prima guerra Mondiale, anche allora si sanciva  il diritto di vivere con l’uso della ragione nei rapporti internazionali . Così con la rivoluzione d’Ottobre nel 20°secolo in Russia e centotrent’ anni  prima con la Rivoluzione Francese. Queste Grandi Emotività portate a raziocinio ponevano  delle soluzioni a fronte dei problemi che si presentavano alle grandi masse popolari, problemi che i regimi antecedenti  non erano in grado di risolvere.

Pure una grande ultima emotività nel 1991 che decretava, con la dissoluzione dell’Urss la fine della Guerra Fredda. Queste opportunità, di farne una esperienza di memoria storica venivano  irrazionalmente abbandonate  e gli spettri di Nagasaki Hiroshima, dal ’45, si concretizzavano nella Deterrenza Nucleare ( National Defense Strategy 2022) rendendo istituzionale nel mondo  la presenza del terrore Apocalittico.  DOMANI– se lo vedremo un domani- I fautori della deterrenza nucleare e del continuo riarmo atomico  saranno bollati difronte al tribunale della storia come oggi lo sono il Fascismo e il Nazismo , dottrine che sono dichiarate universalmente folli. Ma questo giudizio non può arrivare  in ritardo e non potrebbe resuscitare le vittime. Prima che città e campagne siano devastate da un disguido tecnico o da un progetto criminale, prima che la civiltà umana sia ridotta ad un lazzaretto deve essere chiaro a tutti che la reazione psichica delle bombe atomiche ha fatto impazzire – nel senso letterale del termine- i loro detentori che si mostrano ragionevoli e appaiono come persone normali, civili e responsabili. Noi come cittadini, vittime potenziali di questo Principio strategico militare che cosa possiamo e dobbiamo fare per impedire che questi “freddi consapevoli calcolatori” scatenino una guerra nucleare ? A questa domanda come Anpi, come cittadini di Mirano, come italiani, come europei, come esseri umani rispondiamo che venga perseguito l ‘obiettivo di eliminare le armi nucleari usando gli unici due strumenti disponibili a livello internazionale: il Trattato per la Eliminazione delle armi nucleari e l’iscrizione dei Sindaci a Mayors for Peace Associazione presieduta dal Sindaco di Hiroshima e Vicepresidente il Sindaco di Nagasaki , così come ha fatto il Comune di Mirano.

Oggi Il contrasto  e le contrapposizioni esistenti da più di un secolo con due guerre Mondiali, in un continuo svolgimento di guerre falsamente “giustificate”, sono sfociati  nella guerra  in Ucraina;  essa presenta il nodo  più intricato che l’Umanità nella sua storia Infinita e universale, ha dovuto e  deve affrontare; in esso tutto il mondo si tormenta e a ragione per la presenza delle armi nucleari, armi di distruzione di massa.

Ciononostante la maggioranza degli Opinionisti e gli intellettuali organici di questo sistema dominante, attraverso gli strumenti della Comunicazione, si adoperano più che altro intorno a stranezze, curiosità e manipolazioni;sorge la domanda: ma la creazione di un nemico è una soluzione?La possibilità della fine del mondo  sullo scacchiere internazionale è un accecamento generale; con la presenza di migliaia di armi nucleari non si possono più creare nemici, se lo facciamo siamo morti che parlano. Il pericolo atomico va affrontato sul punto essenziale, sulla minaccia che pesa sull’umanità, sull’ apocalisse che ne deriverebbe. Ci rivolgiamo alla Società Civile ai Governatori delle Regioni Italiane affinchè si facciano promotori di una campagna per iscrivere tutti i Comuni a Mayors for Peace e i Sindaci a firmare simbolicamente, per quanto compete il loro territorio, il Trattato per la eliminazione delle armi nucleari, inducendo il Governo Italiano a sottoscriverlo quanto prima… questo Trattato.         Al bando le armi nucleari, al bando le guerre !     anpi Mirano

9 maggio 1945—78° anniv Commemorazione della Vittoria degli Alleati sulla germania nazista

vincitori e vinti

BATTAGLIA DI BERLINO –INTRDUZIONE DI BURT LANCASTER

Burt Lancaster è nato il figlio del postino James Henry Lancaster e Elizabeth Roberts. In giovane età era molto sportivo ed è così che è finito nel circo come acrobata. Ha sposato June Ernst nel 1935, da cui ha divorziato nel 1946. È stato sposato con Norma Anderson dal 1946 al 1969 e con Susan Martin dal 1991 fino alla sua morte. Lancaster aveva la reputazione di essere un donnaiolo. Aveva relazioni con, tra gli altri Shelley Winters e Deborah Kerr. Era amico di un collega Kirk Douglas, con il quale ha recitato in sette film. Lancaster era noto per le sue opinioni liberali. Così si voltò apertamente contro il caccia alle streghe sui comunisti nel 50s, ha sostenuto John F. Kennedy e Martin Luther King ed era nel anni ’80 attivo nella lotta contro Aids.

https://www.google.com/search?q=%D0%B1%D0%B8%D1%82%D0%B2%D0%B0+%D0%B7%D0%B0+%D0%B1%D0%B5%D1%80%D0%BB%D0%B8%D0%BD+mosfilm&tbm=vid&sxsrf=APwXEdchqSPy2k11hLevFBn9YYLNDtgQzQ:1683648502950&ei=9m9aZLnNOdWOxc8PhOmMQA&start=10&sa=N&ved=2ahUKEwi5oMe3z-j-AhVVR_EDHYQ0AwgQ8tMDegQIDRAE&biw=2133&bih=953&dpr=0.9#fpstate=ive&vld=cid:e8788753,vid:mSM6rGE0PVI

PROGRAMMA 25 APRILE 2023 ANPI MIRANO

Programma Anpi sezione Martiri di Mirano 25 Aprile

In partecipazione diretta e indiretta con le varie Ass.

Adotta un cippo Partigiano!

 18 aprile 2023  



All’ombra dei cipressi del viale alberato che conduce al cimitero di Mirano, un cippo, posto sul marciapiede, ricorda Oreste Licori nel posto in cui venne ammazzato “eroico esempio per le coscienze smarrite”
Secondo la relazione del CLN Miranese, datata 6 luglio 1945, il primo nucleo di una ventina di partigiani si formò nell’ottobre del 1943 a Zianigo, sotto il comando di Michele Cosmai e Oreste Licori.

Nell’ottobre del 1944, i nuclei diventarono Compagnia di 50-60 persone, suddivisi in squadre. La compagnia guidata da Oreste Licori era la “Volga” che operava tra le zone di Zianigo e Salzano.
Oreste Licori, a 23 anni, venne fucilato presso il cimitero di Mirano il 1º novembre 1944.
ANPI “Martiri di Mirano”

La Lega SPI CGIL del Miranese ha “adottato” il cippo dedicato ad Oreste Licori–

-venerdì 21 aprile – ore 18.00

Villa Giustinian Morosini “XXV Aprile”

Comune

Martina Longhin presenta il suo romanzo “Classe 1911. I sogni devono attendere” in dialogo con Martino Lazzari

-Ripercorrendo la Storia in bicicletta

INSIEME, IN BICI, PER RENDERE OMAGGIO AI CADUTI PER LA LIBERTÀ!

Sabato 22 APRILE 2023

Ritrovo:

P.tta S. Pertini Spinea: ore 8,30

Referenti:  Stefano     

S. 3887940967 

-martedì 25 aprile – ore 9.30    

Piazza Martiri

ripristinare lo Spirito del ’45

Comune e ANPI sezione “Martiri di Mirano”

78° Anniversario della Liberazione

Cerimonia di commemorazione

-Martedi25aprile Sala Conferenze Villa Errera Mirano

POSTCERIMONIA ore 12 Tesseramento anpi 2023

Ore 12.15 vernissage : “Pikadon: Whole world on fire”

                                    Immagini cartacee di brunotonolo

Ore 13    finissage :   “TPNW”

martedì 25 aprile – ore 20.45 

Teatro Belvedere

Gli Amici della rosa bianca, NOI Oratorio San Francesco e Comune

Piazza Martiri. Elegia per i ragazzi di Mirano uccisi dai fascisti nel dicembre ’44

Lettura scenica, testo di Giuseppe Bovo

Mercoledi 26 Aprile 2023

Villa Errera Sala sottoportico Piano terra ore 18.15   

ANPI SEZIONE MARTIRI DI MIRANO

 Titolo: Antifascismo e Resistenza nel 75° anniversario della Costituzione repubblicana 

breve descrizione:
A 75 anni dall’entrata in vigore della Costituzione i valori fondativi della Resistenza e dell’antifascismo rappresentano oggi un patrimonio ed un punto di riferimento indispensabile in una società contemporanea dove la guerra, la crisi della democrazia, l’aumento delle disuguaglianze sociali ed il revisionismo storico minano alla base il nostro patto collettivo.

Relatore:
Davide Conti, storico  

Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina

Il ruolo della fede nelle Nazioni Unite

Testo completo

Fonte: Xinhua. Editor: huaxia.

24.02.2023, ore 10:00:30

PECHINO, 24 febbraio (Xinhua) – La Cina ha pubblicato venerdì un documento in cui esprime la propria posizione a proposito della soluzione politica della crisi ucraina. Qui di seguito il testo integrale.

La posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina

1.Rispettare la sovranità di tutti i Paesi. Il diritto internazionale universalmente riconosciuto, compresi gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, deve essere rigorosamente osservato. La sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti i Paesi devono essere effettivamente sostenute. Tutti i Paesi, grandi o piccoli, forti o deboli, ricchi o poveri, sono membri uguali della comunità internazionale. Tutte le parti dovrebbero sostenere congiuntamente le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali e difendere l’equità e la giustizia internazionali. Occorre promuovere un’applicazione equa e uniforme del diritto internazionale, mentre doppi standard devono essere respinti.

2. Abbandonare la mentalità della guerra fredda. La sicurezza di un Paese non dovrebbe essere perseguita a spese degli altri. La sicurezza di una regione non dovrebbe essere raggiunta rafforzando o espandendo blocchi militari. I legittimi interessi e preoccupazioni in materia di sicurezza di tutti i Paesi devono essere presi sul serio e affrontati adeguatamente. Non esiste una soluzione semplice a un problema complesso. Tutte le parti dovrebbero, seguendo la visione di una sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile e tenendo presente la pace e la stabilità a lungo termine del mondo, contribuire a forgiare un’architettura europea della sicurezza equilibrata, efficace e sostenibile. Tutte le parti dovrebbero opporsi al perseguimento della propria sicurezza a spese della sicurezza degli altri, prevenire lo scontro di blocco e lavorare insieme per la pace e la stabilità nel Continente eurasiatico.

3. Cessazione delle ostilità. Il conflitto e la guerra non giovano a nessuno. Tutte le parti devono rimanere razionali ed esercitare moderazione, evitare di soffiare sul fuoco e aggravare le tensioni e impedire che la crisi si deteriori ulteriormente, o addirittura vada fuori controllo. Tutte le parti dovrebbero sostenere la Russia e l’Ucraina nel lavorare nella stessa direzione e riprendere il dialogo diretto il più rapidamente possibile, in modo da allentare gradualmente la situazione e, infine, raggiungere un cessate il fuoco globale.

4. Ripresa dei colloqui di pace. Il dialogo e il negoziato sono l’unica soluzione praticabile alla crisi ucraina. Tutti gli sforzi che contribuiscono alla soluzione pacifica della crisi devono essere incoraggiati e sostenuti. La comunità internazionale dovrebbe mantenere il suo impegno con un giusto approccio, al fine di promuovere colloqui di pace, aiutare le parti in conflitto ad aprire la porta a una soluzione politica il più presto possibile e creare condizioni e piattaforme per la ripresa dei negoziati. La Cina continuerà a svolgere un ruolo costruttivo in questo senso.

5. Risolvere la crisi umanitaria. Tutte le misure che contribuiscono ad alleviare la crisi umanitaria devono essere incoraggiate e sostenute. Le operazioni umanitarie dovrebbero seguire i principi di neutralità e imparzialità e le questioni umanitarie non dovrebbero essere politicizzate. La sicurezza dei civili deve essere efficacemente protetta e devono essere istituiti corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili dalle zone di conflitto. Sono necessari sforzi per aumentare l’assistenza umanitaria nelle aree pertinenti, migliorare le condizioni umanitarie e fornire un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli, al fine di prevenire una crisi umanitaria su scala più ampia. L’ONU dovrebbe essere sostenuta nello svolgere un ruolo di coordinamento nel convogliare gli aiuti umanitari verso le zone di conflitto.

6. Proteggere i civili e i prigionieri di guerra (POW). Le parti in conflitto dovrebbero rispettare rigorosamente il diritto internazionale umanitario, evitare di attaccare civili o strutture civili, proteggere donne, bambini e altre vittime del conflitto e rispettare i diritti fondamentali dei prigionieri di guerra. La Cina sostiene lo scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina e invita tutte le parti a creare condizioni più favorevoli a questo scopo.

7. Mantenere sicure le centrali nucleari. La Cina si oppone agli attacchi armati contro centrali nucleari o altri impianti nucleari pacifici e invita tutte le parti a rispettare il diritto internazionale, compresa la Convenzione sulla sicurezza nucleare (CNS) ed evitare risolutamente incidenti nucleari provocati dall’uomo. La Cina sostiene l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) nello svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere la sicurezza degli impianti nucleari pacifici.

8. Ridurre i rischi strategici. Le armi nucleari non devono essere usate e le guerre nucleari non devono essere combattute. La minaccia o l’uso di armi nucleari dovrebbe essere contrastato. La proliferazione nucleare deve essere prevenuta e la crisi nucleare evitata. La Cina si oppone alla ricerca, allo sviluppo e all’uso di armi chimiche e biologiche da parte di qualsiasi Paese in qualsiasi circostanza.

9. Facilitare le esportazioni di cereali. Tutte le parti devono attuare pienamente, efficacemente e in modo equilibrato l’iniziativa sul grano del Mar Nero firmata da Russia, Turchia, Ucraina e Nazioni Unite, e sostenere le Nazioni Unite nello svolgere un ruolo importante al riguardo. L’iniziativa di cooperazione sulla sicurezza alimentare globale proposta dalla Cina fornisce una soluzione fattibile alla crisi alimentare globale.

10. Cessazione delle sanzioni unilaterali. Le sanzioni unilaterali e la massima pressione non possono risolvere il problema; creano solo nuovi problemi. La Cina si oppone alle sanzioni unilaterali non autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I Paesi interessati dovrebbero smettere di abusare di sanzioni unilaterali e di una “giurisdizione a braccio lungo” contro altri Paesi, in modo da fare la loro parte nel ridurre la crisi ucraina e nel creare le condizioni di crescita delle economie dei Paesi in via di sviluppo, migliorando la vita della loro gente.

11. Mantenere stabili le catene industriali e di approvvigionamento. Tutte le parti dovrebbero mantenere seriamente l’attuale sistema economico mondiale e opporsi all’uso dell’economia mondiale come strumento o arma per scopi politici. Sono necessari sforzi congiunti per mitigare le ricadute della crisi e impedire che interrompa la cooperazione internazionale nei settori dell’energia, della finanza, del commercio alimentare e dei trasporti e che comprometta la ripresa economica globale.

12. Promuovere la ricostruzione postbellica. La comunità internazionale deve adottare misure per sostenere la ricostruzione postbellica nelle zone di conflitto. La Cina è pronta a fornire assistenza e svolgere un ruolo costruttivo in questo sforzo.

IL GIORNO DEL RICORDO La Segreteria nazionale ANPI alle Istituzioni: “Nel Giorno del Ricordo sia rispettata la verità storica e contrastata la faziosità dell’estrema destra” Appello della Segreteria nazionale ANPI per il 10 febbraio, Giorno del Ricordo 2023

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Mirano (VE) 20/10-4/11/2012: "IL LUNGO SILENZIO" SUI ...

Sabato 20 ottobre 2012 alle ore 17.00 presso la barchessa di Villa Giustinian Morosini “XXV aprile” verrà inaugurata la mostra promossa dall’Anpi provinciale di Venezia, dall’Anpi di Mirano e dal Comune di Mirano dal titolo “Il lungo silenzio” documenti e testimonianze sui crimini di guerra fascisti.
La mostra resterà aperta fino al 4 novembre.
Orari: sabato e domenica 10-12.30/14.30-17.30. Dal lunedì al venerdì 14.30-17.30.

La mostra è composta di 36 pannelli, 18 fanno parte della sezione curata da Davide Conti e sono il frutto delle ricerche d’archivio che ha effettuato per la pubblicazione del volume “Criminali di guerra italiani. Accuse, processi, impunitàgli altri 18 sono curati da Paolo Consolaro (con la collaborazione di Alessandra Kersevan, Claudia Cernigoi e Sandi Volk) e fanno parte della esposizione intitolata “Testa per dente – crimini fascisti in Jugoslavia. Vengono presentati foto e documenti d’archivio che ripercorrono le fasi dell’occupazione italiana dei Balcani (Jugoslavia, Grecia e Albania) durante la seconda guerra mondiale e dei crimini di guerra commessi dalle truppe del regio esercito nei confronti delle popolazioni civili locali e dei membri delle formazioni partigiane.
Attraverso documenti in gran parte provenienti dall’archivio del Ministero degli Esteri, viene presentata la ricostruzione delle relazioni internazionali e degli equilibri geopolitici che permisero al governo italiano post-fascista di Badoglio e poi a quelli della Repubblica democratica di evitare la consegna a tribunali internazionali o l’estradizione nei paesi ex-occupati di migliaia di militari italiani iscritti nelle liste dei presunti criminali di guerra consegnate alle Nazioni Unite dalla Jugoslavia, dalla Grecia, dall’Albania, dall’Urss, dalla Francia e dagli anglo-americani.
Il lavoro si concentra sulle trattative, gli accordi, le tensioni nazionali e internazionali relative alla questione dei presunti criminali di guerra, cercando di evidenziare come e perché fu possibile assicurare l’impunità a centinaia di militari del regio esercito e di camicie nere dando luogo alla cosiddetta “mancata Norimberga” ed al mito autoassolutorio degli “italiani brava gente”. È bene precisare che nella mostra non c’è nulla che possa essere paragonato a una “fiction”: l’impatto emotivo di alcuni contenuti è legato esclusivamente alla loro funzione documentaria. Le immagini e alcuni testi («in corsivo») sono tratti da pubblicazioni e documenti originali dell’epoca. Senza pretendere una completezza e una profondità di analisi impossibili da ottenere con un tale mezzo divulgativo, la cura nella ricerca e nella scelta del materiale è tale da non temere critiche fondate sul piano storico e metodologico.
Per verifiche, consultazioni e approfondimenti sono disponibili l’elenco puntuale delle fonti e un’ampia bibliografia.

2 FEBBRAIO 1943 80° Anniversario della firma -resa di Von Paulus e della 6°armata nazifascista a Stalingrado

TESTIMONIANZA DI Von Paulus al Processo di Norimberga
non abbiamo la traduzione in italiano, se qualcuno la invia ne saremo grati

http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1888%3Afriedrich-paulus-il-feldmaresciallo-tedesco-sconfitto-a-stalingrado-che-fini-per-aderire-al-s

Correspondence between the Chairman of the Council of Ministers of the USSR
and the Presidents of the USA and the Prime Ministers of Great Britain
during the Great Patriotic War of 1941 – 1945

1943

“” A nome del popolo degli Stati uniti D’America consegno questo diploma alla città di Stalingrado per testimoniare la nostra ammirazione ai suoi eroici difensori, di cui il coraggio, il valore e l’abnegazione durante l’assedio dal 13 settembre al 31 gennaio 1943 saranno per sempre motivo di ispirazione per i cuori di tutti gli uomini liberi. La loro gloriosa vittoria arrestò l’ondata dell’invasione e fu il punto di svolta nella guerra delle Nazioni alleate contro le forze della agressione.””