Anpi Mirano in lutto : ci ha lasciato Roberto Solari

Roberto  

Sabato 25 marzo ci ha lasciato il compagno Roberto Solari La sua

attività politica e sociale a Mirano ha permesso la realizzazione di

molte iniziative sulla Resistenza ,  Lotta di  Liberazione,  Costituzione ampliando le conoscenze

nostre e dei cittadini del territorio  miranese sull’epica lotta contro il nazifascismo

con proiezione verso il futuro-

Inoltre è stato tra i fondatori del “sito “ Anpi Mirano che ha arricchito con le sue

Ricerche storiche del passato e del presente  un patrimonio storico culturale

Notevole e soprattutto consultabile dalle nuove generazioni .

Di questo  siamo grati a Roberto

Le più sentite condoglianze a Lucia Alice Marco

 

IL SALUTO A ROBERTO SARÀ  GIOVEDI 30 MARZO ALLE ORE 14 e 30

NELLA SALA DEL COMMIATO DEL CIMITERO DI SPINEA (VE) IN VIA MATTEOTTI  A SPINEA

Il Direttivo Anpi Mirano

pikadon : il mondo del sole che cadrà

Sicilia base d’attacco Usa/Nato Manlio Dinucci

Risultati immagini per bomba atomica

https://www.youtube.com/watch?v=y6Jzl11wlss

Si svolge dal 12 al 24 marzo, di fronte alle coste mediterranee della Sicilia, l’esercitaziome navale Nato Dynamic Manta cui partecipano le marine militari di Stati uniti, Canada, Italia, Francia, Spagna, Grecia e Turchia.
La punta di lancia delle 16 unità navali impegnate è il sottomarino nucleare statunitense da attacco rapido California SSN-781. Armato di un centinaio di siluri e di quasi 150 missili da crociera per attacco a obiettivi terrestri, esso fa parte della Task Force 69, responsabile delle operazioni Usa di guerra sottomarina in Europa e Africa. Oltre che col sottomarino da attacco, la U.S. Navy partecipa all’esercitazione col cacciatorpediniere lanciamissili Porter e aerei da pattugliamento marittimo, con la stazione Muos di Niscemi e la base aeronavale di Sigonella.
La Dynamic Manta 2017 si svolge nell’area del Comando della forza congiunta alleata (il cui quartier generale è a Lago Patria, Napoli), agli ordini dell’ammiraglia statunitense Michelle Howard, che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa in Europa e le Forze navali Usa per l’Africa.
L’Italia, oltre a partecipare all’esercitazione con proprie unità, svolge quello che il contrammiraglio De Felice,  comandante di MariSicilia, definisce un «ruolo fondamentale» poiché fornisce tutto il supporto logistico. Particolarmente importante è Augusta, «punto strategico in quanto fornisce  rifornimenti di combustibile, di munizionamento e di supporto per le unità  navali che vengono addirittura da paesi al di là dell’Atlantico». Rilevante anche il porto di Catania, disponibile a ospitare ben nove navi da guerra.
Contemporaneamente, sono in corso da febbraio esercitazioni a fuoco di forze speciali statunitensi nel poligono di Pachino.  Quest’area è stata ufficialmente concessa in «uso eclusivo degli Stati uniti», in base a un accordo sottoscritto col Pentagono nell’aprile 2006, durante il governo Berlusconi III.
Nello stesso accordo sono state concesse agli Stati uniti in uso esclusivo un’area all’interno della base di Sigonella, per la stazione aeronavale, e una a Niscemi, per il centro di trasmissioni radio navali e la successiva stazione terrestre del Muos. In tali aree, viene specificato a chiare lettere, «il Comandante Usa ha il pieno comando militare sul personale, gli equipaggiamenti e le operazioni statunitensi», col solo impegno di «notificare in anticipo al Comandante italiano tutte le significative attività statunitensi».
Riguardo alle spese della stazione aeronavale statunitense, in base all’accordo viene finanziata esclusivamente dagli Usa solo la Nas I, l’area amministrativa e ricreativa, mentre la Nas II, quella dei reparti operativi e quindi la più costosa, è finanziata dalla Nato, ossia anche dall’Italia.
La situazione della Sicilia, emblematica di quella nazionale, dovrebbe essere uno dei temi centrali della mobilitazione del 25 marzo, il giorno dopo la conclusione della Dynamic Manta. Non si può pensare di liberarci dai poteri rappresentati dall’Unione europea senza  liberarci  dal dominio e dall’influenza che gli Usa esercitano sull’Europa direttamente e tramite la Nato. Oggi 22 dei 28 paesi della Ue, con oltre il 90% della popolazione dell’Unione, fanno parte della Nato, riconosciuta dalla Ue quale «fondamento della difesa collettiva».
La Nato sotto comando Usa sta preparando altre guerre, dopo Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Libia 2011, Siria dal 2011, Ucraina dal 2014. Lo conferma la Dynamic Manta, che sicuramente ha testato anche le capacità di attacco nucleare nell’esercitazione di guerra sottomarina. Notizia rimasta sommersa nella grande «informazione»                dal manifesto 21 marzo

e’ sempre 8 marzo

venerdì 17 marzo sera ore 20.45

 

“Nuovo Cinema”   clicca www. anpi mirano

  unica proiezione del film documento

 

 

“LE STREGHE DELLA NOTTE”

   Le Streghe della Notte(Ночные ведьмы) tratto dal libro di Gian Piero Milanetti

 

 

di Gian Piero Milanetti, IBN Editore, 2011, pp.276, euro 22,00

  • Saggio
  • Storia delle donne
  • Seconda guerra mondiale

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mercoledì 8 marzo TINA ANSELMI – MIRANO – venerdì 17 marzo “le streghe della notte ” MIRANO

                                                                                                     

 da LA STAMPA     E’ sempre L’8 MARZO

Russia 1917, la rivoluzione nasce il giorno della festa della donna

In febbraio (marzo per il nostro calendario) operaie e madri di famiglia scesero in piazza contro la guerra, poco dopo lo Zar abdicò e fu arrestato

Maria Bochkariova (1889-1920, terza in basso da sinistra) assieme a alcune soldatesse del suo battaglione


 
 


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Pubblicato il05/03/2017 da L A STAMPA
Ultima modifica il 05/03/2017 alle ore 12:45
anna zafesova

Una rivoluzione nata l’8 marzo non poteva che avere un volto femminile. In una Russia arretrata fin dal calendario, la giornata della donna coincideva con il 23 febbraio, e le tessitrici di Torshilovo e le dipendenti del deposito di tram dell’isola Vassilievsky sfilarono sulla Prospettiva Nevsky.

 

Chiedevano pane per le famiglie dei soldati, pace per i loro figli e diritti per se stesse. A loro si unirono gli operai della fabbrica Putilov, e le massaie esasperate da ore di code per il pane, che sfidarono la polizia e i soldati. L’imperatrice Alessandra le osservò dalle finestre del Palazzo d’Inverno, annotando sdegnata nel suo diario una giornata di «ragazzine che corrono e urlano di non avere pane, solo per incitare gli altri, se il tempo fosse stato più freddo sarebbero rimaste a casa». Una settimana dopo la monarchia sarebbe crollata, e otto mesi dopo l’ex palazzo degli zar sarebbe stato preso d’assalto dai bolscevichi, un battaglione di volontarie sarebbe rimasto l’ultimo a difendere il governo dalla nuova rivoluzione, quella di Ottobre.

 

La Prima guerra mondiale portò gli uomini al fronte e le donne in fabbrica, nelle scuole, negli uffici, e poi in piazza. Quattro giorni dopo l’abdicazione di Nicola II, un’altra manifestazione, di 40 mila donne, ottenne dal nuovo governo provvisorio il diritto al voto: «Il suffragio non è universale senza le donne», recitava uno degli striscioni. Nell’automobile in testa al corteo sedeva Vera Figner, icona vivente del populismo, che aveva scontato 20 anni di carcere per l’attentato ad Alessandro II, e tra la folla c’erano femministe liberali e bolsceviche, operaie e intellettuali, maestre, aristocratiche, mogli dei soldati, e tante «donne affamate che chiedevano pane», le vere iniziatrici della rivoluzione, secondo il sociologo Pitirim Sorokin. Una mobilitazione che trovò impreparati i bolscevichi, che subordinavano la «questione femminile» alle esigenze di tutto il proletariato, e le attiviste della fabbrica tessile di Torshilovo furono consigliate dai dirigenti maschi di astenersi da iniziative autonome e «seguire le direttive del Comitato centrale». Ma il ritorno dall’esilio della nutrita pattuglia di donne al seguito di Lenin ribaltò rapidamente la situazione.

 

La rivoluzione acquisì un volto femminile. La poliglotta Alexandra Kollontaj, figlia di un generale, che lasciò il marito e il figlio «per non sentirsi intrappolata», faceva propaganda tra i soldati e i marinai, ed ebbe una storia d’amore appassionata con uno di loro, lo scatenato Pavel Dybenko che perfino i bolscevichi consideravano troppo spietato ed irruento (ma Lenin la costrinse a sposarlo).

 

Dopo la rivoluzione d’Ottobre divenne responsabile del Welfare, la prima donna ministro nella storia, e la seconda a diventare ambasciatrice. Passò alla storia come una propagandista dell’amore libero (con entrambi i sessi), anche se in realtà sognava una donna razionale liberata dai sentimenti. La francese Inessa Armand fu non solo l’alleata più fedele del padre della rivoluzione, ma anche la sua amante, con il consenso dell’emancipata moglie Nadezhda Krupskaja (che sarebbe stata cruciale nel riempire la nuova Russia di scuole e biblioteche): salirono in tre nel famigerato vagone piombato che riportò Lenin a Pietrogrado. Inessa fondò il mitico «Zhenotdel», il «dipartimento donne» del partito, che promulgo i pari diritti, organizzando corsi per insegnare alle donne a leggere e scrivere, e trasformare le sottomesse mogli dei contadini in emancipate operaie.

 

Le donne si arruolavano in massa nella neonata Armata Rossa, e nella Commissione straordinaria, la Ceka antenata del Kgb, cosa che spinse un’altra donna carismatica, la poetessa Zinaida Ghippius, fervente anticomunista, a denunciare il «regno di una crudeltà speciale, tenace e ottusa».

 

Il Zhenotdel fu una rivoluzione nella rivoluzione: il governo bolscevico per primo al mondo liberalizzò il divorzio e l’aborto, equiparando in tutto le donne agli uomini (anche se molti compagni maschi furono ostili al suffragio universale, temendo che le donne delle campagne avrebbero votato per il ritorno della monarchia). L’emancipazione nel 1917 non portava solo la firma dei bolscevichi: il governo provvisorio veniva difeso dai «battaglioni della morte» femminili, organizzati dalla indomita Maria Bochkariova, detta «Yashka». Una donna-soldato, figlia di contadini, che mandava al fronte dattilografe, sarte, studentesse e principesse, pronte a morire in una guerra che gli uomini non volevano più combattere. Divenne un’icona delle femministe, osannata da Emmeline Pankhurst, mandata a Pietrogrado in missione semiufficiale da Lloyd George. Le soldatesse di «Yashka» furono travolte dalle guardie rosse durante la presa del palazzo d’Inverno, la loro inflessibile comandante fu fucilata dai bolscevichi nel 1920.

 

Donne al governo, donne con il fucile, ma soprattutto tante donne in fuga. La vita di migliaia di famiglie venne sconvolta da un giorno all’altro. Le contesse vendevano diamanti in cambio di patate, le poetesse, come Marina Zvetaeva, pativano la fame. Le madri di famiglia fuggivano verso l’esilio con addosso la pelliccia, che diventava poi sacco a pelo, coperta, cuscino, l’unico indumento da portare fino alla consunzione, per poi utilizzare i pezzi sopravvissuti per orlare un semplice cappotto, da mettere sopra un vestito confezionato con la garza trovata in ospedale. Storie tragicomiche della vecchia Russia in fuga dalla guerra e dalla rivoluzione, raccontate dalla giornalista Teffi nelle sue Memorie: da Mosca al Mar Nero, appena tradotte: «Eravamo come stelle alpine, che fioriscono nella neve eterna, perché non c’è un posto dove un essere umano non riesca a vivere».

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CINA  ITALIA  EUROPA

Per uno scenario senza guerre  la  Pace  lo Sviluppo    la  Democrazia il Disarmo e la distruzione delle armi nucleari

(Lectio Magistralis del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Università “Fudan” di Shanghai)

 

Illustre Presidente Xu,

 

Autorità accademiche,

Cari studenti,

Signore e Signori,

sono particolarmente lieto di essere ospite di questa prestigiosa Istituzione accademica e desidero in primo luogo ringraziarVi per l’accoglienza particolarmente calorosa riservata a me e alla delegazione che mi accompagna.

La visita che, su invito del Presidente Xi, sto compiendo, mi sta ponendo a contatto con gli innumerevoli ed affascinanti volti di un Paese che – attraverso i millenni – ha costituito e continua oggi a rappresentare una delle architravi della cultura e della civiltà mondiali.

Una cultura, quella cinese, che – dovremmo sempre tenerlo a mente – l’Occidente ha conosciuto ancor prima dell’epoca dei primi viaggi che hanno caratterizzato l’era che convenzionalmente, in Europa, definiamo “delle grandi scoperte” e che portò alla colonizzazione delle Americhe.

Le civiltà dell’Europa e della Cina sono venute a contatto ben prima.

Si sono incontrate grazie a quella che venne definita la “Via della Seta”, o grazie – più precisamente – alle molte vie che, in un senso e nell’altro, consentivano gli scambi, alimentando il desiderio di sapere e la curiosità reciproca e, con essi, nutrivano una nascente osmosi tra due universi resi lontani da distanze che – soltanto sino a non molto tempo or sono – apparivano – ed effettivamente erano – quasi insormontabili. Leggi tutto “”