9 maggio 1945: la Liberazione dal Nazifascismo grazie al sacrificio dei soldati dell’Armata Rossa mentre gli angloamericani avrebbero procrastinato l’armistizio (V. Volcic)
Di
redazione “il Faro di Roma”
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09/05/2023
Dopo 17 giorni di violenti combattimenti a Berlino il 2 maggio 1945 si conclude l’ultima battaglia delle forze naziste al palazzo del Reichstag. Il fanatismo nazista, che oggi giorno ritroviamo in Ucraina, costrinse i tedeschi, asserragliati nei sotterranei a continuare a combattere inutilmente. Dopo una falsa trattativa di resa il primo maggio i nazisti continuarono a combattere e cercarono di incendiare l’edificio per costringere i sovietici a evacuare. Al contrario i soldati dell’Armata Rossa continuarono gli scontri tra le fiamme e il fumo costringendo gli ultimi superstiti tedeschi ad arrendersi nella mattinata del 2 maggio 1945. Nel momento in cui i sergenti Egorov e Kantaria innalzavano la bandiera della vittoria sul Reichstag, Adolf Hitler e sua moglie Eva Braun si erano suicidati da alcune ore.
La resa della Germania nazista, che aveva sognato di distruggere la Russia per finire vittima del rullo compressore dell’esercito sovietico, fu firmata presso un maniero sopravvissuto ai bombardamenti alla periferia di Berlino alla fine del’8 maggio, quando a Mosca era già il 9 maggio a causa della differenza di fuso orario. Il feldmaresciallo Wilhelm Keitel, capo del Oberkommando der Wehrmacht OKW (Alto comando delle forze armate tedesche), firmò il documento di resa, controfirmato dal maresciallo Georgy Zhukov, a nome dell’alto comando supremo dell’Armata Rossa, e dal maresciallo capo dell’aeronautica Arthur Tedder, a nome del Allied Expeditionary Force, alla presenza del generale Carl Spaatz e del generale Jean de Lattre de Tassigny, come testimoni.
Il 7 maggio gli angloamericani avevano tentato di strappare la vittoria all’Unione Sovietica facendo firmare presso la lontana città francese di Reims al capo del OKW Alfred Jodl una resa incondizionata agli alleati con la presenza di un sergente dell’Armata Rossa, Ivan Susloparov, ignaro del tranello. Joseph Stalin rifiutò di considerare valido il documento di resa, considerandolo un documento preliminare. Il Presidente americano Harry S. Truman (che aveva assunto la carica il 12 aprile 1945), consapevole che era sfumato il piano di prendersi il merito della vittoria, accettò di buon grado per evitare uno scontro diretto con l’Unione Sovietica che non poteva essere vinto.
La caduta del nazismo per opera della Russia fu vista dagli angloamericani non come una vittoria delle Forze Alleate (in cui l’URSS partecipava a pieno titolo) ma come una sconfitta che impediva il sogno di controllare l’intera Europa soggiogandola agli Stati Uniti e Gran Bretagna. Nelle sue memorie il Primo Ministro Winston Churchill formulò la sua visione della situazione che si era sviluppata nella primavera del 1945: «La distruzione della potenza militare della Germania ha comportato un cambiamento fondamentale nei rapporti tra la Russia comunista e le democrazie occidentali. Hanno perso il loro nemico comune, la guerra contro la quale era quasi l’unico legame che legava la loro alleanza. D’ora in poi, l’imperialismo russo e la dottrina comunista non hanno visto e non hanno posto un limite al loro avanzamento e al desiderio di dominio finale.»
Non soddisfatto dei milioni di morti tra i soldati e i civili europei, compresi i suoi connazionali, Churchill una settimana prima della sconfitta definitiva del nazismo a Berlino ideò la Unthinkable Operation (Operazione Impensabile) che prevedeva la continuazione della seconda guerra mondiale contro l’Unione Sovietica, considerata una minaccia mortale per il capitalismo occidentale.
Il folle piano di continuare la guerra si basava su un attacco a sorpresa delle truppe americane, britanniche e francesi contro le divisioni russe stanziate in Germania e nell’Europa dell’Est, attuando una rapida avanzata che doveva andare il più a est possibile. I primi obiettivi erano: Berlino, la Cecoslovacchia e la Polonia.
Nei piani dell’Operazione Impensabile la Polonia aveva una priorità assoluta. Gli anglo-americani avevano cercato di impedire l’instaurazione di un governo comunista in Polonia, difendendo la legittimità del governo polacco di Władysław Raczkiewicz in esilio con sede a Londra. In Polonia si scatenò una breve guerra civile dove parte dell’esercito polacco fedele al governo in esilio, (la Armia Karjowa) guidato dal Generale Leopold Okulicki cercò di prendere il potere venendo però sconfitto dai partigiani polacchi e dall’Armata Rossa.
Churchill considerava la Polonia la chiave per l’Europa orientale e credeva che gli anglo-americani non avrebbero dovuto in nessun caso consentire l’istituzione di un governo comunista in essa. Per questo propose che le truppe anglo americane attaccassero di sorpresa e con una guerra lampo respingessero i sovietici verso i confini dell’Ucraina. Suggeriva che se ci fossero state le possibilità materiale anche di “liberare” l’Ucraina. Churchill prevedeva di usare nella offensiva a sorpresa le divisione naziste tedesche ed ucraine arrese in Francia e Belgio.
Il 4 maggio, due giorni dopo la sconfitta dei nazisti a Berlino, Churchill ordinò agli strateghi del Gabinetto di guerra di presentare le proprie opinioni su una possibile campagna militare contro l’URSS. Il piano fu pronto il 22 maggio 1945 e in esso venne data una valutazione della situazione, furono formulati gli obiettivi dell’operazione, le forze coinvolte, le direttive degli attacchi delle truppe alleate occidentali e furono determinati i loro probabili risultati.
Gli esperti incaricati da Churchill scartarono la possibilità di una rivoluzione “democratica” in Russia e il collasso politico dei Soviet. L’eliminazione della Russia poteva essere ottenuta soltanto con l’occupazione dei territori dell’est Europa per accerchiare la Russia e farla crepare di fame visto che era stata la Nazione più devastata dal conflitto appena conclusosi.
La data d’inizio dell’attacco doveva essere il 1º luglio 1945, ovvero quattro giorni prima delle elezioni generali nel Regno Unito. L’obiettivo iniziale dell’operazione prevedeva un attacco a sorpresa delle forze angloamericane contro le forze sovietiche in Germania respingendole all’est per poi puntare sulla Cecoslovacchia, Polonia e se possibile l’Ucraina. Churchill suggerì di non coinvolgere i soldati francesi e non prese in considerazione l’utilizzo di quello che rimaneva dell’esercito italiano ma di utilizzare le divisioni naziste tedesche ed ucraine in quanto altamente motivate a prendersi una rivincita sulla Russia.
L’attacco a sorpresa doveva essere inferto da un massimo di 107 divisioni britanniche americane e naziste a Dresda, nel mezzo delle linee sovietiche, e l’arretramento dell’URSS a est della linea Oder-Neisse. Il contingente angloamericano rappresentava quasi la metà delle divisioni a disposizione delle sedi britanniche, americane e canadesi in quel momento. Gli angloamericani avrebbero affrontato 170 divisioni sovietiche di cui 30 corazzate. Tuttavia gli esperti incaricati da Churchill evidenziarono la superiorità navale britannica, sperando che il blocco delle esportazioni occidentali verso l’URSS potesse paralizzare il suo apparato militare.
Il piano per la campagna di terra prevedeva il lancio di due principali attacchi il primo su Berlino e la Germania e il secondo nell’Europa nord-orientale in direzione della Polonia. L’area ritenuta migliore per un’offensiva era a nord della linea Zwickau-Chemnitz-Dresda-Görlitz. Gli altri attacchi dovevano essere diretti a nord, lungo l’asse Stettino-Schneidemühl-Bydgoszcz, e a sud, lungo l’asse Lipsia-Cottbus-Poznań e Breslavia. Nonostante il fatto che gli Alleati fossero numericamente inferiori alle forze sovietiche, avrebbero avuto la possibilità di avere successo grazie al fattore sorpresa e alla superiorità nel comando e controllo delle truppe e dell’aviazione.
Per convincere gli americani Churchill fece circolare false notizie su presunti piani di invasione sovietica di Turchia, Grecia, Norvegia e dei giacimenti petroliferi in Iraq, e Iran. Inoltre affermò che Stalin stava attivamente lavorando con i partiti comunisti europei per far scoppiare rivoluzioni bolsceviche in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Italia.
Nulla di più falso e inverosimile. Rispettoso degli accordi di Yalta, Stalin chiarì ai leader dei partiti comunisti europei che dovevano contribuire alla ricostruzione delle rispettive Nazioni rinviando la rivoluzione bolscevica a tempi migliori, incaricando il suo braccio destro: Palmiro Togliatti (rientrato dalla Russia dopo lo sbarco degli angloamericani in Sicilia e l’armistizio di Cassibile, ricomparendo a Napoli sotto il falso nome di “compagno Ercoli”) di imporre la politica delle “due fasi” (prima la restaurazione della democrazia poi la rivoluzione comunista) e di isolare ogni fazione che tendeva a prendere il potere sopratutto se proveniente dalle milizie di resistenza armata: i partigiani.
Nella guerra civile in Grecia (1943 – 1949) che contrappose i partigiani comunisti del ELAS, organizzati nell’Esercito Democratico Greco e appoggiati dai partigiani jugoslavi e le forze governative monarchiche greche sostenute da Gran Bretagna e Stati Uniti; Stalin di fatto rifiutò di sostenere i partigiani comunisti con armi e munizioni o di inviare reparti dell’Armata Rossa in quanto il Partito Comunista greco aveva rifiutato di obbedire alla politica delle due fasi. Il tradimento di Stalin ai compagni greci fu uno dei maggior motivi della rottura del partito comunista jugoslavo con Mosca.
La guerra contro la Russia desiderata da Churchill fu respinta sia dagli alleati americani che da due dei più influenti militari britannici: Il feldmaresciallo Alan Brooke e il generale Hastings Ismay che successivamente divenne il primo segretario generale della NATO.
Il Presidente americano Harry Truman e gli alti ufficiali del Pentagono considerarono l’Operazione Impensabile estremamente pericolosa. Valutarono assai improbabile una rapida offensiva contro le truppe sovietiche che avevano il morale altissimo per aver sconfitto i nazisti e supportati da una industria bellica che sfornava armi a getto continuo arrivando a fabbricare dai 60 ai 80 pezzi di artiglieria e carri armati al giorno. Inoltre il Pentagono valutò che la continuazione della guerra attaccando l’alleato russo poteva far scoppiare rivoluzioni nell’Europa occidentale e la ripresa delle ostilità delle formazioni partigiane comuniste contro le truppe angloamericane. In sintesi l’Operazione Impensabile avrebbe rischiato gli Stati Uniti di intrappolarsi in una guerra prolungata contro forze superiori sia in numero che per capacità di produzione industriale bellica.
Infine gli Stati Uniti stavano trasferendo il loro sforzo bellico nel Pacifico per l’invasione del Giappone e non avevano alcuna intenzione di sottrarre uomini e risorse per una stupida guerra contro la Russia voluta dai loro cugini inglesi quando Stalin dava ampie garanzie di rispettare gli accordi di divisione dell’Europa sanciti a Yalta. Per chiudere il folle capitolo il presidente Truman affermò in un cablogramma militare diretto a Churchill che gli statunitensi non avevano alcuna possibilità di guidare uno sforzo per rimuovere con la forza le truppe sovietiche dalla Polonia.
Il feldmaresciallo Alan Brooke, appartenente allo Stato Maggiore dell’esercito britannico, concordò con le valutazioni del Pentagono: l’operazione era impossibile e le truppe alleate sarebbero state “impegnate in una guerra protratta contro ogni probabilità, rischiandola di perderla, consegnando l’intera Europa ai sovietici e, forse, di vedere finire la Monarchia in Inghilterra come successe alla dinastia degli Zar nel 1917.
Il generale Hastings Ismay fu disgustato dall’idea di usare le truppe naziste tedesche e ucraine sconfitte perché ciò sarebbe stato “assolutamente impossibile per i leader dei Paesi democratici anche solo pensarci”. Ismay disse inoltre che i Sovietici avevano fatto “la parte del leone nella lotta e avevano avuto sofferenze indicibili”.
Il colpo di grazia che fece definitivamente abortire l’abominio dell’Operazione Impensabile fu Guy Burgess, spia britannica che lavorava per i sovietici. Riuscì a informare Mosca di tutti i dettagli militari della offensiva militare angloamericana ideata da Churchill. Nel giugno 1945 il maresciallo Georgij Žukov raggruppò 144 divisioni presenti nell’est Europa, ricevendo ordini da Mosca di creare una linea di difesa impenetrabile in Germania e Cecoslovacchia per infrangere l’impeto della offensiva angloamericana. Dopo di ché il maresciallo Žukov doveva contrattaccare con il supporto di altre 36 divisioni provenienti dalla Siberia e spazzar via le forze capitalistiche dall’Europa. Gli ordini di Stalin erano precisi. Nessuna controffensiva se gli ex alleati avessero deciso di non attaccare.
Il 24 giugno 1945 Joseph Stalin presenziò a Mosca alla prima parata cerimoniale della vittoria sul Nazismo: la День Победы (Giornata della Vittoria) invece di dirigere le operazioni militari per annientare le forze anglosassoni in Europa. Durante l’esistenza dell’Unione Sovietica, il 9 maggio è stato celebrato anche nei Paesi del Patto di Varsavia. Nei primi anni dell’era post sovietica, durante gli anni ’90, la festa del 9 maggio fu celebrata con grandi manifestazioni di massa. Dopo l’ascesa al potere di Vladimir Putin, il governo russo ha iniziato a promuovere il prestigio del regime e della storia al governo, e le festività e le commemorazioni nazionali sono diventate una fonte di autostima nazionale.
Il Giorno della Vittoria in Russia è diventato sempre più una celebrazione in cui la cultura popolare gioca un ruolo centrale. Il 60° e il 70° anniversario del Giorno della Vittoria in Russia (2005 e 2015) sono diventati le più grandi festività popolari della Russia. Il Giorno della Vittoria è l’occasione per ricordare i sacrifici del popolo russo per liberare l’Europa dal giogo nazista. Ventisette milioni di cittadini sovietici morirono, di gran lunga la più grande perdita di qualsiasi paese, in quella che i russi chiamano la Grande Guerra Patriottica.
Vladimir Volcic