Resistenza miranese

Oreste Licori
Oreste Licori

ANPI Mirano     Patrocinio Comune

di Mirano

 

       Venerdì 30 Ottobre Villa Errera

       Via bastia fuori   Sala Conferenze

                        

       Commemorazione di Oreste Licori

fucilato dai nazifascisti il 1 Novembre 1944

           ore 20.45 testimonianza video :

     11 minuti con Luigi fratello di Oreste

           ore 21.00 proiezione del film

                     “Atomic Caffè””

nel contesto della riflessione

Resistenza Costituzione Disarmo nucleare”

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                 Domenica 1 Novembre

Partenza del corteo da Piazza Martiri monumento al

partigiano ore 11 fino al cimitero per rendere omaggio

                                     ad   Oreste

27 ott. 2015

RICORDO DI FRANCESCO DE GASPARI con foto del 25 Aprile 1996 con uff. scozzese Sind. Marchiori e B.Ballan

 

anpimirano_francesco_de_Gasperi_25_aprile_1996

Francesco Giuseppe De Gaspari (detto “Bepi Santone”) è nato a Santa Maria di Sala il 19 agosto 1923. Dalla primavera del 1944 partecipa alle attività della compagnia “bis”, VI battaglione “Sparviero” della Divisione Garibaldina “F. Sabatucci ” di Padova, in qualità  di commissario politico. Opera nella zona di Camposampiero e Santa Maria di Sala.

CI HA LASCIATI FRANCESCO DE GASPARI

A N P I

sez. MARTIRI di MIRANO

MERCOLEDI’ 21 OTTOBRE 2015

CI HA LASCIATI IL PARTIGIANO GARIBALDINO

FRANCESCO DE GASPARI

COMBATTENTE PER LA LIBERTA’,PRESIDENTE DAL 1970

DELLA SEZ. A.N.P.I “MARTIRI DI MIRANO”

IL VICEPRESIDENTE RENZO TONOLO, IL SEGRETARIO BRUNO TONOLO LO PIANGONO UNITI ALLA FAMIGLIA NEL DOLORE

I PARTIGIANI, GLI ANTIFASCISTI DEL MIRANESE, L’A.N.P.I TUTTO, LO RICORDANO PER LE SUE QUALITA’ UMANE, PER IL VALORE DELL’ IMPEGNO PROFUSO NEGLI ANNI DELLA LOTTA DI LIBERAZIONE, PER LA COERENZA DELLA SUA TESTIMONIANZA DI SINCERO DEMOCRATICO

LE ONORANZE FUNEBRI SI TERRANNO, SABATO 24 OTTOBRE, ALLE ORE 11.00 PRESSO LA CHIESA DI S.EUFEMIA, S. ARCANGELO DI S. MARIA DI SALA

“L’inverno nucleare” di alberto moravia edito da Bompiani Feltrinelli

« […] la protezione dell’ambiente […] è dopo tutto, qualche cosa che sfiora il pericolo atomico, perché subito dopo la minaccia nucleare, viene quella ecologica. Anzi la minaccia ecologica è già in atto; la fine della Terra è già cominciata…».

Non si tratta di un estratto di qualche comunicato ambientalista diffuso nel corso della recente campagna informativa sulle questioni referendarie – in specifico quelle riguardati l’energia nucleare – cui gli elettori italiani sono chiamati ad esprimersi. Le parole sono quelle dello scrittore e intellettuale Alberto Moravia e i giorni erano i primi del settembre 1984, all’indomani della sua elezione al Parlamento Europeo con circa 260.000 voti di preferenza, come indipendente nelle file del Partito comunista.

In quella sede istituzionale Moravia portò avanti, fino al 1989, una battaglia che era già iniziata prima e altrove, in luoghi certamente a lui più consoni e famigliari, più appropriati per la sua penna di giornalista, saggista e narratore. Tra il 1982 e il 1985, l’autore romano si era espresso più volte in articoli, saggi e interviste, sul problema del nucleare e nel 1986 questi interventi sparsi furono raccolti in un volume curato da Renzo Paris ed edito da Bompiani, L’inverno nucleare.

«Le notizie, anche le più terribili, come quelle delle catastrofi ecologiche, vengono messe d’istinto dal pubblico al livello dei film di orrore, cioè dei film che divertono con la paura. E’ uno strano divertimento sentirsi dire che può accadere, da un momento all’altro, che moriremo tutti bruciati vivi». Moravia si confronta con l’ossessione del disastro nucleare perchè come intellettuale calato nel suo tempo non può sottrarsi a tale responsabilità, e il suo approccio parte da una considerazione inquietante che il passo sopra citato sintetizza efficacemente: l’energia atomica pone l’umanità davanti alla concreta prospettiva di un’autodistruzione, di un suicidio collettivo coscientemente autoinflitto, e per poterci convivere ognuno è chiamato ad affrontare un profondo cambiamento interiore, una rivoluzione spirituale che tocchi le radici più profonde dell’Io.

Senza dubbio per l’autore degli Indifferenti è stato così, non si spiegherebbe altrimenti il dirompere del tema anche all’interno della sua produzione narrativa. Nel 1985 usciva infatti L’uomo che guarda, in cui lo stato d’animo del protagonista, Dodo, risulta legato a doppio filo all’incubo della catastrofe nucleare: «Ore sei e trenta. Dormo poco, non più di sei ore per notte e, appena mi sveglio, dedico cinque, dieci minuti a quella rara occupazione che va sotto il nome di pensiero. A che cosa penso? A dirlo così può persino parere ridicolo: alla fine del mondo. Non so quando e in che modo è cominciata quest’abitudine; forse non tanto tempo fa, in seguito alla lettura di un libro che per caso ho trovato sulla scrivania di mio padre che è professore di fisica all’università, un libro tra i tanti sulla guerra nucleare».

 

Ma la sua intima e personale riflessione sui pericoli dell’atomica Moravia la affidò a quei dialoghi-intervista raccolti soprattutto in Germania e in Giappone, paesi che con un uso del nucleare a scopi bellici si erano drammaticamente confrontati: la svolta fu per lui la visita ad Hiroshima, da cui scaturirà la Lettera da Hiroshima e la consapevolezza che davanti all’orrore della devastazione nucleare non si può non vedere, né tantomeno ignorare. Raccolse tra gli altri la testimonianza del filosofo e scrittore tedesco Ernst Jünger (1895-1998), uno dei più lucidi e razionali analisti della modernità, in un’intervista già su «L’Espresso» del 28 agosto 1983. All’epoca il nucleo del dibattito era al guerra atomica e Jünger ne tracciava i caratteri ponendo l’accento su pochi ed efficaci termini chiave: minaccia, evento catastrofico, capacità distruttiva, annientamento.
Lo scrittore non risparmiò le critiche nei confronti di una follia nucleare che conduce al lungo ed omonimo inverno, trattandola al pari di una malattia che appesta la società del progresso tecnologico, di un virus diffuso da quello che chiama il «club atomico», per questo motivo titolò uno dei suoi interventi Il morbo atomico è come l’Aids, accostando quelle che vedeva destinate a diventare, con profetica lucidità, le più terribili armi di distruzione di massa del XX secolo.
Il tema tornò in seguito nella produzione moraviana, in Passeggiate africane (1987) dove si interrogava sull’avvenire dei paesi sottosviluppati «se una guerra nucleare non si frapporrà fra la rivoluzione paleo-industriale e quella elettronica», e ancora in Diario europeo, comparso come volume singolo nel 1993, ma costituito da editoriali prima pubblicati sul «Corriere della Sera» a partire dal 1984 e relativi all’esperienza come europarlamentare. Le ultime impressioni le raccolse nell’autobiografia scritta insieme ad Alain Elkann nel 1990, Vita di Moravia, a chiudere il capitolo della sua intera esistenza e di una battaglia per la salvezza del genere umano condotta attraverso gli strumenti che gli erano propri, la scrittura e l’uso della parola, un uso consapevolmente strumentale «per combattere una guerra di liberazione dalla guerra».
A combattere quale guerra siamo chiamati domenica e lunedì? Contro un futuro di energia nucleare a favore di fonti rinnovabili? O contro i limiti di sviluppo imposti dalla mancata presenza di centrali sul territorio italiano? Per qualunque fronte si desideri parteggiare, l’importante è non essere disertori e andare alle urne. Moravia, come cittadino e intellettuale l’avrebbe fatto.
Laura Dabbene
Foto via http://www.ibs.it; www.amazon.com; http://italiano.sismondi.ch
http://www.wakeupnews.eu/nucleare-si-o-no-la-testimonianza-di-alberto-moravia/

resistenza 8 sett. 1943 costituzione 22 dic.1947 disarmo nucleare 2020

Verso l’Italia le nuove atomiche Usa Manlio Dinucci          http://www.armscontrol.org/act/2014_05/Nuclear-Weapons-Modernization-A-Threat-to-the-NPT

Stanno per arrivare in Italia le nuove bombe nucleari statunitensi B61-12, che sostituiscono le precedenti B61. Lo conferma da Washington, con prove documentate, la Federazione degli scienziati americani (Fas). Lo scienziato nucleare Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project alla Fas, scrive che è in corso a tale scopo l’upgrade della base della U.S. Air Force ad Aviano (Pordenone) e di quella di Ghedi Torre (Brescia). Lo prova una foto satellitare, che mostra la costruzione ad Aviano di una doppia barriera attorno a 12 bunker con copertura a volta, dove gli F-16C/Ds della 31st Fighter Wing Usa sono pronti al decollo con le bombe nucleari.
Analoghi preparativi sono in corso nella base aerea tedesca di Buchel, dove si stanno ristrutturando le piste, dotandole di nuove strumentazioni: documenti del Pentagono, citati dalla televisione pubblica tedesca Zdf, mostrano che la base sta per ricevere le nuove bombe nucleari B61-12. Lo stesso – documenta la Fas – avviene nella base aerea turca di Incirlic, dove sono in corso lavori per rafforzare «l’area Nato» dotata di 21 bunker, che accoglierà le nuove bombe nucleari. Si stanno rafforzando anche le basi nucleari in Belgio e Olanda, in attesa della B61-12, testata lo scorso luglio nel poligono di Tonopah in Nevada, dove si svolgeranno entro l’anno gli altri due test necessari per la messa a punto della bomba.
Non si sa quante B61-12 sarannno schierate in Europa e Turchia. Secondo le ultime stime della Fas, gli Usa mantengono oggi 70 bombe nucleari B61 in Italia (50 ad Aviano e 20 a Ghedi), 50 in Turchia, 20 rispettivamente in Germania, Belgio e Olanda, per un totale di 180. Nessuno sa però con esattezza quante effettivamente siano: ad Aviano, ad esempio, ci sono 18 bunker in grado di stoccarne oltre 70. Tantomeno si sa quante bombe nucleari si trovino a bordo delle portaerei Usa nei porti e nelle acque territoriali europee. Il programma del Pentagono prevede la costruzione di 400-500 B61-12, con un costo di 8-12 miliardi di dollari. Importante non è però solo l’aspetto quantitativo.
Intervistato dalla Zdf, Hans Kristensen conferma quanto scriviamo da anni (vedi il manifesto, 23 aprile 2013): quella che arriverà tra non molto in Italia e in altri paesi europei, non è una semplice versione ammodernata della B61, ma una nuova arma nucleare polivalente, che sostituirà le bombe B61-3, -4, -7, -10 nell’attuale arsenale nucleare Usa. La B61-12, con una potenza media di 50 kiloton (circa il quadruplo della bomba di Hiroshima), svolgerà quindi la funzione di più bombe, comprese quelle penetranti progettate per «decapitare» il paese nemico, distruggendo i bunker dei centri di comando e altre strutture sotterranee in un first strike nucleare. A differenza delle B61 sganciate in verticale sull’obiettivo, le B61-12 vengono sganciate a grande distanza (circa 100 km) e si dirigono verso l’obiettivo guidate da un sistema satellitare. Si cancella così, in gran parte, la differenza tra armi nucleari strategiche a lungo raggio e armi tattiche a corto raggio.
Nell’intervista alla Zdf, il direttore del Nuclear Information Project della Fas dichiara che gli alleati europei (Italia compresa), consultati da Washington, hanno approvato lo schieramento in Europa delle bombe nucleari Usa B61-12. Anche la Germania, nonostante che il Bundestag avesse deciso nel 2009 che gli Usa ritirassero tutte le loro armi nucleari dal territorio tedesco. L’ex sottosegretario di Stato parlamentare Willy Wimmer (dello stesso partito della cancelliera Merkel, la quale ha ignorato la decisione del Bundestag), ha dichiarato che lo schieramento delle nuove bombe nucleari Usa in Germania costituisce «una consapevole provocazione contro il nostro vicino russo». Non c’è quindi da stupirsi che la Russia prenda delle contromisure.
Alexander Neu, parlamentare della Sinistra, ha denunciato che la presenza dell’arsenale nucleare Usa in Germania viola il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari. Ciò vale anche per l’Italia. Gli Stati uniti, quale Stato in possesso di armi nucleari, sono obbligati dal Trattato a non trasferirle ad altri (Art. 1). Italia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia, quali stati non-nucleari, hanno l’obbligo di non riceverle da chicchessia (Art. 2). Per di più, nel 1999, gli alleati europei firmarono un accordo (sottoscritto dal premier D’Alema senza sottoporlo al Parlamento) sulla «pianificazione nucleare collettiva» della Nato, in cui si stabilisce che «l’Alleanza conserverà forze nucleari adeguate in Europa».
Hans Kristensen conferma, inoltre, che a Ghedi Torre sono stoccate le bombe nucleari Usa «per i Tornado italiani». Piloti italiani, analogamente a quelli degli altri paesi che ospitano tali bombe, vengono addestrati all’attacco nucleare sotto comando Usa. Non a caso l’esercitazione Nato di guerra nucleare, la Steadfast Noon, si è svolta nel 2013 ad Aviano e nel 2014 a Ghedi-Torre. A quest’ultima hanno partecipato anche cacciabombardieri F-16 polacchi.
Poiché a fornire le bombe nucleari ci pensano gli Usa, i paesi che le ospitano si accollano (per i due terzi o totalmente) le spese per il mantenimento e l’upgrade delle basi. Paghiamo così, anche economicamente, la «sicurezza» che ci foniscono gli Usa schierando in Europa le loro armi nucleari.

21 Settembre giornata internazionale della Pace

  • Settembre 21, 2015
  • Scritto da Lisa V. fonte Probios
war and peace

Un giorno per dire no alla guerra e chiedere che, nei tanti luoghi del mondo in cui si combatte, cessi il rumore delle armi: questo è il senso della Giornata internazionale della Pace, istituita dalle Nazioni Unite nel 1981 e che, dal 2001, ricorre ogni anno il 21 settembre. Un momento per riflettere, tutti, sull’assurdità dei conflitti che insanguinano il Pianeta

6820 città di tutto il mondo hanno detto no! alle armi nucleari…e la tua citta o il tuo comune cosa ha detto?

Anpi – Sezione E. Ferretto Mestre MestreResiste  

                   Forte Marghera incontri e dibattiti  

           SABATO 19 settembre ore 17 e 30

                         A 70 anni da Hiroshima

                 Intervengono : Mario Bonifacio Anpi Mestre

                                           Bruno Tonolo Anpi Mirano

                                           Alessandro Pascolini Università Pd

Domenica 20 settembre ore 16 e 30

                       La buona scuola

Intervengono: Ruggero Zanin Insegnante

                                          Carlo Forte CGIL Scuola

Ore 18

Migranti ….perchè ?

Interviene:     Fabrizio Ferrari

Anpi Mestre – Stampato in proprio

La seconda guerra fredda è cominciata . è questo il nostro futuro ?

Anni 60′, la proliferazione nucleare è al suo apice. L’esercito svizzero nel 1966 si dota di una nuova tenuta di protezione. (foto: RDB/Kuhn)

I Sindaci di tutte le città
e comuni “devono” iscriversi a “Majors for peace”( pres. Sindaco di Hiroshima)
per sostenere la Convenzione che prevede la ditruzione delle armi nucleari entro il 2020 .