Domenica 6 aprile 2014 alle ore 15 al poligono di tiro di Opicina ci sarà la Commemorazione nel 70° anniversario dell’uccisione dei 71 ostaggi. Parleranno Tit Turnšek, presidente della ZB per i valori della Lotta di Liberazione della Slovenia e lo scrittore Veit Heinichen. Partecipa il Coro partigiano triestino P. Tomažič. (ANPI-VZPI, ANED, ANPPIA provinciale di Trieste)
Il 3 aprile 1944 venivano uccise 71 persone (tra cui militanti antifascisti, partigiani italiani, sloveni, croati, rastrellati a Trieste e in altri centri della regione), presso il poligono di tiro di Opicina, vicino a Trieste, in seguito alla rappresaglia ordinata per un attentato avvenuto in un un cinema che causò la morte di 7 soldati tedeschi. Questi 71 cadaveri furono i primi ad essere bruciati nel forno crematorio della risiera di San Sabba a Trieste, unico campo di sterminio esistente in Italia. Le testimonianze della gente del posto e dell’unico superstite della rappresaglia, il giovane partigiano Stevo Rodic, hanno permesso che venisse ricostruita questa ennesima strage in territorio triestino. Il Monumento dedicato a queste vittime del nazifascismo è in stato di abbandono, relegato in una via laterale, con scarne indicazioni, circondato da un centro di raccolta rifiuti e un poligono di tiro ancora funzionante in cui il 15 dicembre 1941 sono stati fucilati cinque antifascisti sloveni, Viktor Bobek, Ivan Ivancic, Simon Kos, Pinko Tomazic e Ivan Vadnal. Questo è un luogo simbolo della resistenza a Trieste e dovremo tutti domandarci perchè, a otto chilometri da qui, c’è un altro monumento ben curato e pubblicizzato diventato monumento nazionale. Due monumenti che non hanno lo stesso peso e non hanno lo stesso valore. Due monumenti che fanno capire la differenza tra strumentalizzazione della storia e verità storica.