Addio ad Arnoldo Foà. L’attore, nato a Ferrara, avrebbe compiuto 98 anni il 24 gennaio 1916. La sua carriera ha coperto quasi un secolo di teatro, cinema e tv, ma anche di libri, poesia e pittura e di insegnamento ai giovani del Centro Sperimentale di Cinematografia. L’artista si è spento a Roma. Il direttore di Rai1, Giancarlo Leone, lo ha ricordato su Twitter: “Chi si ricorda di Arnoldo Foà nell’Isola del Tesoro?”, evocando la partecipazione dell’attore allo sceneggiato televisivo diretto da Anton Giulio Majano e trasmesso dalla Rai nel 1959.
Quando la Casa del Cinema di Roma aveva organizzato la festa per il suo 95° compleanno l’artista, accanto ad Anna non aveva rinunciato a lanciare qualche battuta volutamente ruvida, di quelle che hanno nutrito la sua leggenda di uomo intrattabile: ”Ma siete tutti venuti qui per me, davvero? Ma allora siete tutti cretini!”.
Nella sua “Autobiografia di un artista burbero” pubblicata due anni fa da Sellerio l’attore confessava candidamente di ”aver sempre desiderato di essere amato; non riverito, encomiato, rispettato; amato nel senso di vedere il sorriso sul volto di chi mi guarda, il sorriso che si accende sul volto degli amici e degli sconosciuti”.
Il decano del teatro italiano è apparso sulle tavole dei teatri e sullo schermo in tutte le età e in tutti i contesti: da quando subì le leggi razziali in quanto ebreo, a quando, in veste di annunciatore di Radio Bari annunciò la fine della guerra; dai film d’avventura degli anni Cinquanta, alla popolarità televisiva della stagione d’oro degli sceneggiati di matrice letteraria (un titolo fra cento: ‘Capitan Fracassa’) alle collaborazioni di prestigio, con Orson Welles, Toto’ o Giorgio Strehler.
Foà ha collaborato anche con Luchino Visconti, Luigi Squarzina, Luca Ronconi. È stato anche mettendo in scena spettacoli di prosa – da Aritofane a Pirandello – e di lirica. Nella sua carriera ha raccolto successi anche come doppiatore e restano indimenticabili le sue dizioni poetiche della Divina Commedia di Dante, delle opere di Lucrezio, Carducci, Leopardi, Neruda, García Lorca. (da “Il Fatto” dell’11/1/14)
Arnoldo Foà legge l’epigrafe di Calamandrei al comandante Kesserling: