Helsinki Trump-Putin : censurato giornalista e la sua domanda sul controllo delle armi nucleari

https://www.msn.com/it-it/video/notizie/helsinki-giornalista-usa-trascinato-fuori-dalla-sala-stampa-trump-putin/vp-AAAab7y

 

Conferenza stampa Trump-Putin, giornalista trascinato fuori dalla sicurezza Usa Sam Husseini, giornalista di The Nation, portato via a forza dalla security americana, prima dell’inizio della conferenza stampa tra Trump e Putin a Helsinki. Il video girato dal corrispondente Marc Innaro CondividiTweet 16 luglio 2018È stato il giallo della giornata di Trump e Putin a Helsinki. L’uomo trascinato con forza fuori dalla sala in cui stavano per entrarei due leader per tenere la loro conferenza stampa si chiama Sam Husseini, è il direttore delle comunicazioni dell’Institute for Public Accuracy, e aveva ricevuto l’accredito dal magazine Usa The Nation. Lo ha chiarito la stessa rivista. Husseini aveva con sé un cartello, preparato da lui, in cui c’era scritto ‘Trattato per il Divieto delle Armi Nucleari’. A quanto pare voleva esporlo per attirare l’attenzione dei due leader e fare una domanda sulla questione della proliferazione delle armi atomiche. Ma gli agenti che si occupano della sicurezza dei presidenti in qualche modo se ne sono accorti e gli hanno chiesto di seguirlo fuori dalla sala. Husseini a quel punto ha iniziato a protestare, chiedendo di avere garanzie di riessere ammesso, ma quando ha rifiutato di consegnare il cartello gli agenti sono entrati in azione e lo hanno violentemente strattonato sotto gli occhi attoniti di centinaia di giornalisti. Subito dopo hanno fatto ingresso Putin e Trump – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/putin-conferenza-stampa-02-1e3473b3-1f2f-43ae-835d-b0b2956c6e7c.html   rai news

 

 

EUROPA CINA AFRICA : noi voi loro insieme

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Romano Prodi: “Africa, un piano Europa-Cina per regolare i flussi

migratori”

 

Il Professore: serve una politica intelligente e profetica, sembra utopia ma è l’ unica via per il futuro

Intervista di Andrea Malaguti a Romano Prodi su La Stampa del 9 luglio 2018

Professor Prodi, mentre l’ Europa rischia di disintegrarsi litigando sui migranti, la Cina sta colonizzando l’ Africa?

«La Cina ha interessi molto forti in Africa per un motivo semplice. Ha il 7% delle terre arate del pianeta e il 20% della popolazione mondiale. Finché le persone erano rassegnate a soffrire la fame il problema non si poneva. Quando sono aumentati i consumi e le aspettative individuali e collettive, il governo cinese è andato a cercare cibo, energia e materie prime là dove poteva trovarle: in altri paesi dell’ Asia, in America Latina e in Africa».

E la ricerca di materie prime, di cibo e di energia è colonialismo o no?

«Certamente c’ è un’ influenza economica molto forte e ognuno la può chiamare come vuole, ma non ha nulla a che fare con il colonialismo classico. Prima di dare un giudizio è opportuno sapere che cosa ne pensano governanti e governati africani che hanno un rapporto con la Cina».

Che cosa ne pensano?

«Ci sono situazioni molto diverse, ma tendenzialmente apprezzano la quantità del denaro investito e la rapidità nell’ esecuzione delle opere».

E che cosa non apprezzano?

«Non apprezzano il numero ridotto di lavoratori locali assunti. Utilizzano troppa mano d’ opera cinese. E nemmeno l’ accaparramento delle terre, che però avviene anche da parte dei sauditi, dei coreani e di molti altri paesi».

Non c’ è anche un problema evidente di sfruttamento dei lavoratori? Ad esempio nelle miniere dell’ Angola?

«Sì. Ma secondo lei i proprietari europei si sono comportati meglio?».

Dubito.

«Fa bene. Di sicuro le condizioni salariali e del lavoro in Africa non sono paragonabili a quelle europee. E il problema esiste anche con i cinesi».

Anche.

«Pensi all’ influenza europea sull’ Africa francofona o anglofona. Che ci siano residui di neocolonialismo mi sembra appurato. Ma sa qual è il punto vero?».

Qual è?

«Che bisognerebbe annacquare, anzi, decolorare, questa influenza specifica sui governi e sostituirla con un grande piano di sviluppo sino-europeo».

Europa e Cina assieme per l’ Africa?

«Esatto. Capisco che può sembrare un’ utopia. Ma ci farebbe fare un enorme salto avanti».

Utopia che va a sbattere sulle resistenze francesi?

«Di tutti coloro che conservano interessi specifici sui singoli Stati».

Da dove si comincia?

«È complesso, ma so che è importante farlo. Europa e Cina hanno interessi convergenti. Basta un minimo di intelligenza politica per capire che uno sviluppo ordinato dell’ Africa garantirebbe flussi migratori ordinati».

Perché allora non si fa?

«Ci sono cose belle che gli Stati non fanno».

Utopia per utopia non sarebbe utile coinvolgere anche Russia e Stati Uniti?

«Utopia per utopia lo sarebbe certamente. Solo che gli Stati Uniti non hanno bisogno dell’ Africa. Sono autosufficienti dal punto di vista energetico, alimentare e delle materie prime. E sostanzialmente la stessa cosa vale per la Russia. Partire con Europa e Cina sarebbe già una gran cosa».

Quanto è larga la responsabilità dell’ Europa sull’ instabilità africana?

«È larga».

Professore, le fanno paura le grandi migrazioni?

«Senza la guerra in Libia non mi farebbe paura niente. Le migrazioni sono sempre esistite. Ma queste non sono gestite. Tutte le cose non gestite fanno paura. Gheddafi era un dittatore, ma con lui si facevano accordi».

Molti analisti sostengono che la Francia abbia attaccato la Libia perché Gheddafi proponeva una moneta unica africana che avrebbe soppiantato anche il franco coloniale.

«Io non li ho visti personalmente, ma so che ci sono rapporti e documenti che confermano la volontà di Gheddafi di andare verso una moneta unica africana. Ciò fa pensare male, ma non significa necessariamente che sia questa la ragione del comportamento francese».

Pechino sostiene che il concetto di colonialismo non esiste nella politica estera cinese, né nella sua filosofia diplomatica. Eppure gli interessi economici cominciano a sommarsi a una presenza militare consistente.

«La Cina è l’ unica grande potenza che manda i suoi soldati sotto il controllo delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti e la Russia, per esempio, non lo fanno. Dunque che cosa è meglio: collaborare o non collaborare con le Nazioni Unite?».

Sarebbe meglio non commerciare armi, per esempio. La Cina sta superando la Russia.

«Certo, è possibile. Di sicuro il traffico d’ armi è l’ indecenza del mondo. Non di un singolo Stato».

Pechino a Gibuti ha la sua prima base militare.

«Gli Stati Uniti hanno alcune centinaia di basi militari all’ estero e molte migliaia di soldati solo nelle basi militari in Italia. Così gli inglesi, i francesi e i russi: tutti hanno basi militari all’ estero. È una questione strategica fondamentale. I cinesi ne hanno una e l’ hanno messa lì dove passa il petrolio per la Cina».

Usa e Cina hanno cominciato la guerra dei dazi. Il presidente Xi Jinping sostiene che da una guerra commerciale nessuno esce vincitore.

«Non è che non vinca nessuno, è che perdono tutti. Secondo i dati statistici della scorsa settimana la sola minaccia di una guerra commerciale – che mi auguro resti limitata – ha già fatto diminuire il tasso di crescita dell’ economia mondiale».

Perché non esiste una politica europea per l’ Africa?

«Perché questa è un’ Europa cotta a metà. Non si trova un accordo su niente. Pensi a quello che è successo all’ ultimo vertice di Bruxelles».

Sembra rassegnato.

«Non lo sono affatto, perché quando si arriva sull’ orlo del precipizio la saggezza prevale. Pensi alla crisi “della sedia vuota” quando De Gaulle si ritirò dalle riunioni del Consiglio europeo perché la Francia era contraria all’ idea di un mercato agricolo comune sovrannazionale. Sembrava che andasse tutto in fumo. E invece una soluzione dopo sei mesi si trovò. Oggi io sono obbligato a un’ analisi oggettiva del presente, ma non sono distruttivo sul futuro, non lo sono per natura».

Torniamo all’ utopia?

«Serve una politica profetica per immaginare un piano sino-europeo per l’ Africa. È quella la via per il nostro futuro. Bisogna capire che nel mondo c’ è una ferita. E questa ferita è un pericolo per tutti. L’ intero pianeta dovrebbe interessarsi all’ Africa».

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M’avevano detto che l’URSS era alleata nella lotta contro il nazifascismo nel 1945.

M’avevano detto che l’URSS era l’impero

del male e che aveva scatenato la Guerra fredda.

M’avevano detto che il comunismo era il

demone dell’umanità e doveva essere sconfitto.

M’avevano detto che dovevamo brindare quando

è caduto il muro di Berlino nel 1990.

M’avevano detto che una volta distrutto   il demone,

il mondo sarebbe stato libero.                                  

M’avevano detto che il comunismo era una ideologia

tramontata e sbagliata e che sta nell’immondezzaio della storia.

M’avevano detto che, così, l’umanità sarebbe cresciuta in pace

nello sviluppo e nella sicurezza per tutti i popoli.

M’avevano detto che i nostri figli non devono conoscere

la nostra storia soprattutto quella del ‘ 900, in particolare il

processo di Norimberga.

Oggi  mi dicono che i demoni sono tornati e hanno rinforzato le loro fila: comunisti, democratici, migranti, zingari…

“ci sono dei demoni tra noi …quando i demoni verranno distrutti le nostre miserie verranno distrutte”.

Oggi  mi dicono* di nuovo quello che mi dicevano nel 1933

anno in cui in Germania fu bruciata la Repubblica democratica di Weimar e

ascese al potere Hitler.                                       

Così mi dicono.                                brunotonolo

ANPI MIRANO NON DIMENTICA : 22 giugno 1941 aggressione della Germania nazista all’Urss

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https://www.italiarussiafotografia.com/kopiya-0065-il-cammino-luminoso?lightbox=dataItem-ivjjvlwf

Operazionezione Barbarossa – attacco all’URSS 22 Giugno 1941—77anni fa.

“Il 23 agosto 1939 Germania nazista e Urss (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) hanno sottoscritto un trattato di non aggressione, noto come “patto Ribbentrop-Molotov”, dal nome dei rispettivi ministri degli Esteri. Ciò, tuttavia, non ha impedito a Hitler di continuare a ritenere l’Urss il principale nemico politico e territoriale – per quanto riguarda lo “spazio vitale” tedesco – della Germania nazista. L’i nvasione dell’Unione Sovietica viene preparata dall’estate del 1940 e diventa realtà alla fine di quell’anno: il 18 dicembre 1940, infatti, il führer dirama la direttiva n. 21 per l’attuazione dell'”operazione Barbarossa”, che effettivamente prenderà il via il 22 giugno 1941.

Al di là dell’impiego della Wehrmacht, le forze armate regolari, il comando tedesco  predispone l’impiego di speciali unità operative,le Einsatzgruppen, già utilizzate in Polonia e composte da SS e personale di polizia, incaricate di occuparsi della “liquidazione”, perlopiù tramite esecuzioni sommarie, di ebrei, zingari e oppositori politici presenti nei territori orientali e catturati.”( Anpi nazionale-)

   

         MA COME OPERAVA LA WERHMACHT ???

Hitler’s Generals

Matteo Ermacora DEP n.15 / 2011

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l’influenza dell’ideologia nazista tra i comandi e le truppe, i caratteri della

Vernichtungskrieg (guerra di annientamento) sul fronte orientale, il

coinvolgimento della Wehrmacht nello sterminio e nei crimini contro le

popolazioni occupate. Se da una parte sono stati analizzati i processi decisionali,

dall’altra sono stati studiati i processi mentali, i fattori culturali e le situazioni che

resero possibile la “violenza estrema”. I crimini commessi nei territori occupati, sin

dal tribunale di Norimberga considerati come atti di singoli individui, sono stati

invece interpretati come esito di ideologie e ordini che coinvolsero comandi e unità

dell’esercito. Altresì se oggi è possibile accostare l’esercito tedesco al genocidio

ebraico, gli storici avvertono anche la necessità, di non mettere in secondo piano un

“altro olocausto”, ovvero i 12 milioni di civili russi (di cui un milione di ebrei) che

perirono durante l’occupazione nazista3.

I nuovi studi si sono potuti giovare delle ricerche di una prima generazione di

storici tedeschi occidentali che, tra gli anni Sessanta ed Ottanta, avevano messo a

fuoco le connessioni tra esercito e regime nazista4, la violazione delle convenzioni

internazionali e le responsabilità degli alti comandi. Un posto di rilievo tra questi

studi spetta alla pionieristica ricerca di Christian Streit (Keine Kameraden, 1978)

che dimostrò come i comandi dell’esercito fossero i principali responsabili della

morte di 3.3 milioni di prigionieri di guerra sovietici per denutrizione, esposizione

alle intemperie, maltrattamenti, esecuzioni sommarie, mancata assistenza;

l’ecatombe si verificò soprattutto tra il 1941-1942, quando morirono 2.8 dei 3.2

milioni di prigionieri che erano caduti in mano tedesca5. Lo studio era preceduto da

on Trial. The last War Crimes Tribunal at Nuremberg, University Press of Kansas, Lawrence

 

                                                             vedi  link

   http://www.unive.it/media/allegato/dep/n11-2011/Strumenti/21_Rassegna_Wehrmacht_II.pdf

 

 

La storia in giallo: Baruch Spinoza e il lungo cammino verso la libertà – RADIO 3

filippo mignini filosofo ha scritto nella prefazione dell‘ Opera Posthuma di Baruch Spinoza:

“…non v’è dubbio che il pensiero spinoziano costituisca anche oggi una alternativa radicale alla cultura dominante

dell’Occidente, in un certo senso alla cultura tendenzialmente dominante nel pianeta. E’ anche oggi  esso è capace di promuovere

riflessioni e orientamenti che tendono alla rinascita e alla rigenerazione: una possibilità offerta all’uomo contemporaneo, tra le poche capaci di non

dividere e di non opporre individui e nazioni…)

https://www.youtube.com/watch?v=4-YN_dtfLsQ

73° anniversario della Vittoria sul Nazifascismo

9 MAGGIO 1945 IL GIORNO DELLA VITTORIA : la caduta di Berlino e la resa incondizionata della Germania nazista

maggio 6, 2017

 LA STORIA NON VA SOTTACIUTA, IL SILENZIO STORICO E’ LA

 PREMESSA DEL REVISIONISMO STORICO E QUEST’ULTIMO

 E’ LA SEMENTE DEL  NAZIFASCISMO

 

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Immagine correlatahttps://www.youtube.com/watch?v=-FkomB6YTD4tr  zcg                lo studio e la diffusione dei bilanci e degli insegnamenti della guerra, la chiarificazione delle vere cause del suo scatenamento, della sua natura sociopolitica possono aiutare le forze progressiste di tutto il mondo a lottare per evitare una nuova guerra.

 

DICHIARAZIONE DELLA PRESIDENTE NAZIONALE ANPI CARLA NESPOLO

“L’attacco alla Siria viola la legalità internazionale. Il Governo italiano lo condanni”

14 Aprile 2018