Manlio Silvestri “Monteforte”

manlio silvestri La storia di Manlio Silvestri “Monteforte” è una esempio della vita e dei sacrifici che compirono i giovani partigiani italiani, ma purtroppo per molti anni è rimasta nascosta. Silvestri, nacque a Saccolongo di Padova nel 1916 da una famiglia agiata con idee progressiste.
Manlio si iscrisse al Pci e nel 1935 lasciò la famiglia per arrivare a Parigi. Nel 1936 fu in Spagna con la Brigata Internazionale Garibaldi dove si distinse per il coraggio e il valoroso comportamento. Nel 1939 fu costretto a riparare in Francia dove venne rinchiuso nel campo di Vernet insieme a molti altri antifascisti italiani e dove iniziarono a manifestarsi i sintomi della tubercolosi. Nel 1941 venne consegnato ai fascisti che lo inviarono al confino a Ventotene che lasciò nel 1943 quando rientrò a Padova ed iniziò il lavoro di raccolta armi e munizioni. A settembre di quell’anno venne inviato in provincia di Belluno per politicizzare un gruppo spontaneo comandato dal capitano Mione. Alla casera “Spasema”, il 7 novembre 1943, nacque il primo reparto partigiano bellunese che assunse il nome di “Luigi Boscarin”. Il reparto era formato da 22 elementi, fra cui tre sovietici e quattro jugoslavi e “Monteforte” ne divenne il commissario politico. Con il “Boscarin” Silvestri partecipò al trasferimento in Valle del Mis e in Val Mesaz. A casera “Ditta” Monteforte incontrò Mario Pasi “Montagna” che gli ordinò di lasciare la montagna per le sue precarie condizioni di salute. A Trento “Monteforte” continuò l’impegno nella Resistenza partecipando alla costituzione del distaccamento “Cesare Battisti”. Il 23 e 24 maggio 1944, guidati da una spia, i tedeschi e gli uomini del Corpo di Sicurezza Trentino catturarono Silvestri, Peruzzo e Bortolotti. Dopo due mesi di continue torture e sevizie, Silvestri venne condannato a morte. “Monteforte” non fornì alcuna informazione ai tedeschi e riuscì a far giungere ai compagni, fuori dal carcere, questo biglietto: “Non preoccupatevi di me. Continuate tranquilli il lavoro. Non parlo”.

Eccidio di Riva del Garda

Riceviamo questa comunicazione dall’ANPI del Trentino:

V’informiamo sulle manifestazioni organizzate a Riva del Garda e a Rovereto in memoria dell’eccidio nazista del 28 giugno (Riva – Arco-Nago) e dell’avv. Bettini a Rovereto.
In questa zona si era costituito un gruppo antifascista di studenti del liceo classico attorno alla figura del prof. Guido Gori, denominato “Amici della montagna”. Con l’arrivo dell’insegnante, ex ufficiale degli alpini, Gastone Franchetti, ancora prima dell’ 8 settembre 1943, con questo gruppo ed altri si forma la Brigata Cesare Battisti che segna anche l’inizio delle formazioni Fiamme Verdi. Una spia infiltrata, causa una spietata retata nazista che trucida 16 giovani. Gastone Franchetti, nonostante spietate torture, non parla e sarà fucilato a Bolzano. Giuseppe Porpora sarà fucilato assieme ad altri 5 partigiani a Ponzaso. In questa occasione si decapita anche la rete del Cln di Trento e Rovereto. A Rovereto è assassinato il capo del Cln avv. Angelo Bettini. A Trento è catturato il capo del Cln trentino conte Giannantonio Manci che dopo orrende torture, per non parlare, si suiciderà gettandosi dal 4° piano della sede della Gestapo di Bolzano.

Il presidente Anpi del Trentino
Sandro Schmid

Volantino delle manifestazioni: https://docs.google.com/open?id=1VkYmNoQzdaDmTmQJUrkxAWxmka-Uc9-hYrwymAUxeEbfXhygbuXIRTIKrdxw