I partecipanti a una riunione straordinaria della Lega Araba (AL) a livello di ministri degli Esteri presso la sede di AL al Cairo, in Egitto, l’11 ottobre 2023. Mercoledì i ministri degli Esteri arabi hanno chiesto l’immediata cessazione del conflitto in corso tra Israele e Gaza e la ripresa del processo di pace israelo-palestinese in fase di stallo. (Xinhua/Ahmed Gomaa)
IL CAIRO, 11 ottobre (Xinhua) – I ministri degli Esteri arabi hanno chiesto mercoledì l’immediata cessazione del conflitto in corso tra Israele e Gaza e la ripresa del processo di pace israelo-palestinese in fase di stallo.
Nel comunicato finale di una riunione straordinaria della Lega Araba (AL) a livello dei ministri degli Esteri tenutasi al Cairo, i massimi diplomatici arabi hanno esortato tutte le parti a esercitare autocontrollo e hanno messo in guardia dalle “catastrofiche ripercussioni umanitarie e sulla sicurezza” di un’ulteriore escalation.
Hanno sottolineato la necessità di revocare l’assedio israeliano sulla Striscia di Gaza e di fornire immediatamente aiuti umanitari, cibo e carburante agli abitanti di Gaza.
L’incontro si è tenuto il quinto giorno del conflitto mortale scoppiato tra il gruppo militante Hamas, che controlla Gaza, e Israele. Il conflitto ha causato la morte di oltre 2.000 persone e il ferimento di altre migliaia da entrambe le parti.
I ministri degli Esteri arabi hanno condannato l’uccisione di civili di entrambe le parti, siano essi palestinesi o israeliani.
Hanno inoltre sottolineato la necessità di rilasciare ostaggi civili, detenuti e prigionieri.
Hanno affermato che lavoreranno con la comunità internazionale per un’azione urgente e attiva per ottenere la riduzione della tensione, secondo il comunicato.
I partecipanti all’incontro hanno esortato gli Stati arabi e il resto della comunità interazionale a fornire un sostegno finanziario sufficiente all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) in un momento così critico.
“Il modo per garantire la sicurezza e la stabilità nella regione è raggiungere una pace giusta, permanente e globale che soddisfi tutti i diritti legittimi del popolo palestinese”, hanno sottolineato i ministri degli Esteri arabi.
Il segretario generale di AL Ahmed Aboul-Gheit ha affermato in precedenza, durante la sessione di apertura, che l’attuale crisi è stata creata dall’“orizzonte politico intasato” di lunga data e dalla continua costruzione di insediamenti israeliani, che limitano le possibilità di pace attraverso i due accordi riconosciuti a livello internazionale. soluzione statale.
Il ministro degli Esteri palestinese Riyad Al-Maliki ha sottolineato la necessità di ristabilire il quadro politico per la risoluzione del conflitto. Ha sostenuto la ripresa del processo di pace attraverso un autentico negoziato politico tra le due parti, affermando che il negoziato è il modo giusto per raggiungere sicurezza, stabilità e prosperità nella regione.
L’incontro ministeriale straordinario dell’AL è stato presieduto dal ministro degli Esteri marocchino Nasser Bourita, che ha esortato i partiti internazionali “a sponsorizzare consultazioni reali per rilanciare il processo di pace”.
Ha invitato la comunità internazionale a sviluppare “una tabella di marcia con obiettivi pratici, compreso un calendario” per negoziati seri e propositivi tra palestinesi e israeliani al fine di concordare una formula finale per risolvere la questione palestinese.
Il segretario generale della Lega Araba (AL) Ahmed Aboul-Gheit interviene a una riunione straordinaria della Lega Araba (AL) a livello dei ministri degli Esteri presso la sede dell’AL al Cairo, in Egitto, l’11 ottobre 2023. Mercoledì i ministri degli Esteri arabi hanno convocato per l’immediata cessazione del conflitto in corso tra Israele e Gaza e la ripresa del processo di pace israelo-palestinese in fase di stallo. (Xinhua/Ahmed Gomaa)
ANPI MIRANO CONDIVIDE il volantino Anpi-Cgil Treviso e invita tutti alla GIORNATA INDETTA DAL COMUNE DI MIRANO iscritto a Mayors for Peace per Martedì 26 Settembre presso il Comune alle ore 12 dove verrà presentato il video “Le molte braccia di Visnu”
8 SETTEMBRE 1943 1. —8 settembre del ’43. In città (Venezia) arrivarono le truppe tedesche e si videro in giro le Brigate Nere. Orrendi manifesti affissi sui muri delle case della mia bella città intimavano ai ragazzi e agli uomini di presentarsi immediatamente nelle caserme, minacciando gravi rappresaglie per chi non lo avesse fatto. Un gruppo di giovani leggevano un manifesto vicino a me e si chiedevano cosa dovessero fare. Mi rivolsi a loro con una voce che non mi era propria – ero molto timida- : “Non dovete presentarvi. Nascondetevi”. Passai tutta la giornata davanti a quei manifesti, dando a molti ragazzi quel consiglio che nessuno mi aveva detto di dar loro. Poi mi accorsi che alcuni uomini in divisa mi stavano osservando e scappai via per quelle calli e callette veneziane che sembrano fatte apposta per aiutare chi è in fuga. Quello fu il mio primo atto politico del tutto autonomo e da allora tanti altri ne ho compiuti! E come me tante altre donne si diedero da fare, così, spontaneamente. Avevamo saputo che alla stazione partivano treni pieni di soldati italiani, diretti in Germania. Con alcune amiche decidemmo di portare dei viveri e pacchi di vestiti civili per cercare di aiutare qualche soldato. Ricordo che le più anziane dicevano: “Voglio aiutare i giovani perché qualche altra mamma aiuterà mio figlio”. Queste fu il primo sentimento che animò le donne facendo loro superare la paura e compiere atti che mai avrebbero pensato di compiere. Fu la solidarietà e l’avversità alla guerra. Un sentimento profondo che gli uomini che avevano fatto il militare non potevano provare con quell’intensità. Poi, quando si seppe delle atroci rappresaglie, delle torture nelle carceri, subentrò l’odio contro i tedeschi, odio che già era nella memoria storica della gente veneta. Da sempre le donne del popolo dicevano ai loro bambini: “Ste’ boni perché se no ciamemo i cruchi!”. (Aida Tiso) 2. —Nel porto di Venezia sono ancorate le prime navi stipate di prigionieri italiani affamati. Ci avviciniamo con una barca carica di marmitte di minestra e di altro cibo. I tedeschi ci hanno promesso di non sparare. La nave brulica di uomini che dagli oblò urlano e invocano. Piovono dall’alto gamelle che noi riempiamo in fretta. Le nostre facce grondano lacrime e brodo di fagioli. (Ida D’Este) 3. …avevamo un deposito di patate per l’osteria, salami e altre cose per l’inverno, … e mano a mano che venivano questi ragazzi affamati abbiamo esaurito tutto, non sono stata a pensare che ci sarebbe stato un domani! E dopo cosa ho fatto? Ho preso una pentola grande l’ho riempita di patate e mangiavano patate e vino e dopo, all’imbrunire, li facevamo scappare rifocillati… Ho detto: “qua bisogna fare qualcosa” e ci siamo riunite tutte quante noialtre donne. (Ines Mumeni) 4. Nel ’43 avevo 14 ani, ero proprio sull’adolescenza, quando tutti i marinai del forte di Mazzorbo, l’8 settembre, sono scappati. Mio fratello, del ’23, era andato sotto le armi, era un mariner de la corvetta “Fenice”; non abbiamo saputo più niente di lui. Allora io cosa ho fatto? Siccome sti tosi venivano a chiedere di cambiarsi, ho dato tutta la roba di mio fratello; ho detto: «Se me fradeo trova qualchedun che ghe dà la roba anca a lu…». E mia mamma mi ha detto di tutto: «Se el vien a casa, cosa el se mete?» «Eh, combater , trovaremo! » E sti marinai, man mano che arrivava qualche barca salivano, perché non c’erano tanti vaporetti, due al giorno che andavano e venivano per Burano e Venezia; e questi marinai prendevano il vaporetto, in borghese, e cercavano di farla franca. Non li abbiamo più visti, non sappiamo nemmeno se sono ancora vivi. Però alcuni erano rimasti nascosti nelle case dell’isola (perché abitavano lontano). Noi abitavamo a Mazzorbo, in fondamenta, e dietro la casa avevamo l’orto; dopo gli orti c’era il forte dei marinai e dietro avevamo la terra a mezzadria. Andavo a lavorare con mio padre. Mio papà faceva l’ortolano, coltivava i carciofi, tutte queste cose che si coltivano a Mazzorbo e si portavano a Rialto con la barca; venivano anche i compratori, allora si prendeva la barca e la si portava alle palae a forsa de vogar. Non erano scappati tutti i marinai, alcuni erano rimasti nascosti. Allora, quando venivano a far rastrellamento, io avevo la barca in canale, li portavo di là del canale, nei campi e loro si nascondevano in mezzo al formenton. C’era un pescatore che veniva a dire: «Vardè che ghe xè i vaporeti par el rastrelamento». Allora noi cosa facevamo? Si passava parola casa per casa, venivano da me e io con la barca li portavo di là. Anche se sembra un fatto piccolo, è grande quando si ha paura, no? Voga, voga, non arrivavamo mai! Dovevo buttarli di là, tornar indietro e nascondermi in casa; una volta, tornando, sono saltata sulla riva e sono andata dentro in casa, però mi hanno gridato: «Ehi, partisan! ». Mi no gero partisana, aiutavo sta gente; mi no savevo gnanca de esar … Li buttavamo di là e forse ne abbiamo salvato diversi e dopo non so che fine hanno fatto, perché nessuno è tornato. (Wilma Ballarin) Profili biografici
Profili biografici Aida Tiso (Venezia 1922, Roma 1999) Fu una delle poche donne del Veneto che ricevette la qualifica di “partigiano combattente” dal Ministero della Difesa. Anche per Aida l’adesione alla Resistenza inizia dopo l’8 settembre 1943. Dalla stazione partivano treni pieni di soldati italiani, diretti in Germania. A loro, insieme a delle amiche, portava viveri e pacchi di vestiti. Suo marito era medico ed era stato catturato dai tedeschi per essere deportato in Germania. Riuscì a fuggire e insieme si trasferirono a Santa Giustina Bellunese, dove la loro casa e lo studio del marito divennero punto di riferimento per i partigiani della zona. Un giorno dell’autunno del 1944 una staffetta avvertì che un traditore aveva segnalato la loro casa, così dovettero tornare Venezia. Ad Aida venne chiesto, dal CLN, di organizzare i “Gruppi di difesa delle donne e di assistenza dei partigiani”, ma rifiutò preferendo continuare l’attività clandestina. Ebbe un ruolo importante nella liberazione dei membri del Comando Piazza, mentre stavano organizzando l’insurrezione della città, che erano stati incarcerati dalle Brigate Nere nella caserma di San Zaccaria. Uno di loro era suo marito, Carlo Oliverio. Ad Aida venne chiesto di recarsi alla Caserma delle Brigate Nere e di chiedere un colloquio con il marito per riferirgli che, insieme agli altri, doveva riuscire a farsi ricoverare all’Ospedale Civile, da dove i partigiani li avrebbero poi liberati. Consegnò un falso documento intestato “Governo dell’Italia libera” ai militi che erano di guardia in Ospedale, in cui si ordinava il rilascio dei detenuti politici. L’operazione ebbe successo. La Liberazione era vicina. e poco dopo ci fu l’avanzata dell’Esercito Alleato e il ritiro dell’Esercito Tedesco. Aida, a causa della sua timidezza, non riuscì a partecipare alla sfilata di tutti i partecipanti veneti in
1 “Non sto a combattere” espressione tipica veneziana per dire “lascio perdere”. Di seguito: burci = barconi da trasporto; moeche = granchi teneri durante la muta; ghebo = piccolo canale ; canoti de formenton = steli del granoturco.
Piazza San Marco il 5 maggio: sapeva però di essere diversa, di essersi emancipata, di essere diventata autonoma e indipendente nei suoi giudizi. Dopo la guerra non si ritirò a vita privata, ma continuò il suo impegno nella politica come militante del PCI. Ida D’Este (Venezia 1917-1976), si laurea in Lingue a Ca’ Foscari nel settembre del ’43. Cattolica fervente, militante dell’Azione cattolica, si impegna in opere di apostolato sociale. Dopo l’8 settembre organizza con le sue amiche del circolo di Azione cattolica un’intensa attività di aiuto ai soldati sbandati e ai militari italiani prigionieri nelle navi che arrivano alla Marittima per essere deportati. Entra quindi nella Resistenza come staffetta di collegamento tra il CLN – Comitato di Liberazione Nazionale – regionale veneto e i CLN provinciali di Venezia, Padova, Vicenza e Rovigo, a fianco di Giovanni Ponti, primo sindaco di Venezia dopo la guerra. Arrestata nel gennaio del 1945, detenuta e torturata dalla Banda Carità a Palazzo Giusti a Padova, è deportata nel lager di Bolzano, dove rimane fino alla Liberazione, obbligata a lavorare in una fabbrica di cuscinetti a sfera e a lavare la biancheria dei soldati. Dopo la guerra, Ida viene eletta in Consiglio comunale nelle prime libere elezioni del 1946 (le donne votano per la prima volta) ed in seguito viene eletta alla Camera, dove si impegna per il riscatto della condizione femminile, sostenendo attivamente la senatrice Lina Merlin nella sua battaglia per la promulgazione e l’attuazione della Legge contro la regolamentazione della prostituzione di stato (Legge Merlin, 1958). Osteggiata e isolata dal suo stesso partito, abbandona la vita politica e si dedica con passione alla riabilitazione delle prostitute e alla tutela delle ragazze madri, in strutture di accoglienza intitolate a Giovanna d’Arco, riprendendo il nome che aveva scelto per sé da staffetta partigiana. Ines Mumeni nasce nel 1917 a Campolongo Maggiore, in una famiglia antifascista di dieci fratelli, sei femmine e quattro maschi. Dopo la quinta elementare, dagli undici ai quindici anni lavora a servizio presso alcune famiglie Venezia, quindi come operaia alla Salca, alla Breda e alla Galileo di Marghera. Si sposa nel ‘38 e ha tre figli. Dopo il matrimonio lavora nell’osteria del suocero Nalin, comunista, il cui fratello era stato mandato al confino. Inizia la sua attività resistenziale dopo il 25 luglio del ‘43, aiutando soldati inglesi a fuggire dai campi di prigionia alle Giare, e, dopo l’8 settembre, aiutando e sfamando i soldati italiani sbandati, in fuga per non essere catturati dai tedeschi. Svolge attività di staffetta nella brigata garibaldina “Umberto Fasolato”, costituitasi a Mira nell’estate del ‘44 per iniziativa di alcuni operai della Mira Lanza. È testimone della cosiddetta battaglia dell’Olmo, che costò un notevole tributo di sangue alla brigata, intercettata da alcune compagnie della X Mas, a causa di una delazione, nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1945, nei giorni dell’insurrezione. Dopo la guerra, fonda l’UDI – Unione Donne Italiane – e anima le lotte delle donne della Riviera del Brenta con alcune storiche battaglie, alla Mira Lanza e alla Breda. Assiste i profughi del Polesine dopo l’esondazione del Po del 1951. Muore a Gambarare di Mira nel 2015. Cecilia Wilma Ballarin Nasce a Lio Piccolo, nella laguna veneziana, nel 1929. La famiglia si trasferisce presto a Mazzorbo, dove il padre, ortolano, coltiva a mezzadria i campi degli Scarpa. Dopo l’8 settembre del ’43 i marinai del forte di Mazzorbo si danno alla fuga. Wilma, che ha un fratello militare, li aiuta a nascondersi e a scappare. Entra a far parte della rete di salvataggio e in seguito svolge attività clandestina, che fa capo al postino Guido. Verso il 25 aprile ‘45, assiste dalla finestra di casa alla resa dei tedeschi ai partigiani. Dopo la guerra lavora nella locanda Cipriani a Torcello, poi a servizio dagli Scarpa. Nel ‘50 sposa Angelo Fantinato, che lavora in fornace a Murano. Vanno ad abitare a Venezia e poi, nel ‘59, a Favaro Veneto, nella terraferma veneziana. Il marito è operaio alla Sirma a Marghera. Entrambi aderiscono al Pci e sono politicamente impegnati: lui nel Consiglio di fabbrica, lei in quartiere con l’UDI. A Favaro allora non c’erano scuole e lei è in prima fila a lottare, a raccogliere firme, a organizzare le donne per andare in delegazione in Comune, Provincia e Regione. Poi lottano per le fognature e per gli autobus. Quando nel 1964 gli operai occupano la Sirma per un mese, Wilma e le altre donne sono fuori dei cancelli della fabbrica. E’ candidata alle elezioni comunali ed eletta consigliera dal 1970 al 1975.
La liberazione 78 anni fa. Il 25
aprile del ‘45 è stato un giorno di grande storica universale Felicità. La
sconfitta del nazifascismo e della monarchia, l’istituita Repubblica
italiana e la scrittura della Carta Costituzionale nel rinnovato Parlamento,
sanciscono definitivamente la libertà di pensiero e la messa al bando del
partito fascista . Una Pace sofferta e ottenuta da tutti i popoli
Resistenti Europei. Il mondo necessitava di una “Pace
Perpetua”(Kant) sorretta dalle Nazioni Unite espressione essenziale
dei Diritti di tutti i popoli della Terra . La stessa Emotività pervase
l’Umanità nel 1918 alla fine della prima guerra Mondiale, anche allora si
sanciva il diritto di vivere con l’uso della ragione nei rapporti
internazionali . Così con la rivoluzione d’Ottobre nel 20°secolo in Russia e
centotrent’ anni prima con la Rivoluzione Francese. Queste Grandi
Emotività portate a raziocinio ponevano delle soluzioni a fronte dei
problemi che si presentavano alle grandi masse popolari, problemi che i regimi
antecedenti non erano in grado di risolvere.
Pure una grande ultima emotività nel 1991 che decretava, con la dissoluzione dell’Urss la fine della Guerra Fredda.Queste opportunità, di farne una esperienza di memoria storica venivano irrazionalmente abbandonate e gli spettri di Nagasaki e Hiroshima, dal ’45, si concretizzavano nella Deterrenza Nucleare ( National Defense Strategy 2022) rendendo istituzionale nel mondo la presenza del terrore Apocalittico. DOMANI– se lo vedremo un domani- I fautori della deterrenza nucleare e del continuo riarmo atomico saranno bollati difronte al tribunale della storia come oggi lo sono il Fascismo e il Nazismo , dottrine che sono dichiarate universalmente folli. Ma questo giudizio non può arrivare in ritardo e non potrebbe resuscitare le vittime. Prima che città e campagne siano devastate da un disguido tecnico o da un progetto criminale, prima che la civiltà umana sia ridotta ad un lazzaretto deve essere chiaro a tutti che la reazione psichica delle bombe atomiche ha fatto impazzire – nel senso letterale del termine- i loro detentori che si mostrano ragionevoli e appaiono come persone normali, civili e responsabili. Noi come cittadini, vittime potenziali di questo Principio strategico militare che cosa possiamo e dobbiamo fare per impedire che questi “freddi consapevoli calcolatori” scatenino una guerra nucleare ? A questa domanda come Anpi, come cittadini di Mirano, come italiani, come europei, come esseri umani rispondiamo che venga perseguito l ‘obiettivo di eliminare le armi nucleari usando gli unici due strumenti disponibili a livello internazionale: il Trattato per la Eliminazione delle armi nucleari e l’iscrizione dei Sindaci a Mayors for Peace Associazione presieduta dal Sindaco di Hiroshima e Vicepresidente il Sindaco di Nagasaki , così come ha fatto il Comune di Mirano.
Oggi Il contrasto e le contrapposizioni esistenti da più di un secolo con due guerre Mondiali, in un continuo svolgimento di guerre falsamente “giustificate”, sono sfociati nella guerra in Ucraina; essa presenta il nodo più intricato che l’Umanità nella sua storia Infinita e universale, ha dovuto e deve affrontare; in esso tutto il mondo si tormenta e a ragione per la presenza delle armi nucleari, armi di distruzione di massa.
Ciononostante la maggioranza degli Opinionisti e gli intellettuali organici di questo sistema dominante, attraverso gli strumenti della Comunicazione, si adoperano più che altro intorno a stranezze, curiosità e manipolazioni;sorge la domanda: ma la creazione di un nemico è una soluzione?La possibilità della fine del mondo sullo scacchiere internazionale è un accecamento generale; con la presenza di migliaia di armi nucleari non si possono più creare nemici, se lo facciamo siamo morti che parlano. Il pericolo atomico va affrontato sul punto essenziale, sulla minaccia che pesa sull’umanità, sull’ apocalisse che ne deriverebbe. Ci rivolgiamo alla Società Civile ai Governatori delle Regioni Italiane affinchè si facciano promotori di una campagna per iscrivere tutti i Comuni a Mayors for Peace e i Sindaci a firmare simbolicamente, per quanto compete il loro territorio, il Trattato per la eliminazione delle armi nucleari, inducendo il Governo Italiano a sottoscriverlo quanto prima… questo Trattato. Al bando le armi nucleari, al bando le guerre ! anpi Mirano
BATTAGLIA DI BERLINO –INTRDUZIONE DI BURT LANCASTER
Burt Lancaster è nato il figlio del postino James Henry Lancaster e Elizabeth Roberts. In giovane età era molto sportivo ed è così che è finito nel circo come acrobata. Ha sposato June Ernst nel 1935, da cui ha divorziato nel 1946. È stato sposato con Norma Anderson dal 1946 al 1969 e con Susan Martin dal 1991 fino alla sua morte. Lancaster aveva la reputazione di essere un donnaiolo. Aveva relazioni con, tra gli altri Shelley Winters e Deborah Kerr. Era amico di un collega Kirk Douglas, con il quale ha recitato in sette film. Lancaster era noto per le sue opinioni liberali. Così si voltò apertamente contro il caccia alle streghe sui comunisti nel 50s, ha sostenuto John F. Kennedy e Martin Luther King ed era nel anni ’80 attivo nella lotta contro Aids.
Programma Anpi sezione Martiri di Mirano 25 Aprile
In partecipazione
diretta e indiretta con le varie Ass.
Adotta un cippo Partigiano!
18 aprile 2023
All’ombra dei cipressi del viale alberato che conduce al cimitero di Mirano, un cippo, posto sul marciapiede, ricorda Oreste Licori nel posto in cui venne ammazzato “eroico esempio per le coscienze smarrite” Secondo la relazione del CLN Miranese, datata 6 luglio 1945, il primo nucleo di una ventina di partigiani si formò nell’ottobre del 1943 a Zianigo, sotto il comando di Michele Cosmai e Oreste Licori.
Nell’ottobre del 1944, i nuclei diventarono Compagnia di 50-60 persone, suddivisi in squadre. La compagnia guidata da Oreste Licori era la “Volga” che operava tra le zone di Zianigo e Salzano. Oreste Licori, a 23 anni, venne fucilato presso il cimitero di Mirano il 1º novembre 1944. ANPI “Martiri di Mirano”
La Lega SPI CGIL del Miranese ha “adottato” il cippo dedicato ad Oreste Licori–
-venerdì 21 aprile – ore 18.00
Villa
Giustinian Morosini “XXV Aprile”
Comune
Martina Longhin presenta il suo romanzo “Classe 1911. I sogni devono attendere” in dialogo con Martino Lazzari
-Ripercorrendo
la Storia in bicicletta
INSIEME, IN
BICI, PER RENDERE OMAGGIO AI CADUTI PER LA LIBERTÀ!
Sabato 22
APRILE 2023
Ritrovo:
P.tta S.
Pertini Spinea: ore 8,30
Referenti: Stefano
S. 3887940967
-martedì
25 aprile – ore 9.30
Piazza
Martiri
ripristinare lo Spirito del ’45
Comune e
ANPI sezione “Martiri di Mirano”
78°
Anniversario della Liberazione
Cerimonia di commemorazione
-Martedi25aprile Sala Conferenze Villa Errera Mirano
POSTCERIMONIA
ore 12 Tesseramento anpi 2023
Ore 12.15 vernissage : “Pikadon: Whole world on fire”
Immagini cartacee di
brunotonolo
Ore 13 finissage : “TPNW”
martedì 25 aprile – ore 20.45
Teatro
Belvedere
Gli Amici
della rosa bianca, NOI Oratorio San Francesco e Comune
Piazza
Martiri. Elegia per i ragazzi di Mirano uccisi dai fascisti nel dicembre ’44
Lettura
scenica, testo di Giuseppe Bovo
Mercoledi 26 Aprile 2023
Villa Errera Sala sottoportico
Piano terra ore 18.15
ANPI SEZIONE MARTIRI DI MIRANO
Titolo: Antifascismo e Resistenza nel 75°
anniversario della Costituzione repubblicana
breve descrizione:
A 75 anni dall’entrata in vigore della Costituzione i valori fondativi della
Resistenza e dell’antifascismo rappresentano oggi un patrimonio ed un punto di
riferimento indispensabile in una società contemporanea dove la guerra, la
crisi della democrazia, l’aumento delle disuguaglianze sociali ed il
revisionismo storico minano alla base il nostro patto collettivo.
PECHINO, 24 febbraio (Xinhua) – La Cina ha pubblicato venerdì
un documento in cui esprime la propria posizione a proposito della soluzione
politica della crisi ucraina. Qui di seguito il testo integrale.
La posizione della Cina sulla soluzione politica della
crisi ucraina
1.Rispettare la sovranità di tutti i Paesi. Il diritto
internazionale universalmente riconosciuto, compresi gli scopi e i principi
della Carta delle Nazioni Unite, deve essere rigorosamente osservato. La
sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti i Paesi devono
essere effettivamente sostenute. Tutti i Paesi, grandi o piccoli, forti o
deboli, ricchi o poveri, sono membri uguali della comunità internazionale.
Tutte le parti dovrebbero sostenere congiuntamente le norme fondamentali che
regolano le relazioni internazionali e difendere l’equità e la giustizia
internazionali. Occorre promuovere un’applicazione equa e uniforme del diritto
internazionale, mentre doppi standard devono essere respinti.
2. Abbandonare la mentalità della guerra fredda. La
sicurezza di un Paese non dovrebbe essere perseguita a spese degli altri. La
sicurezza di una regione non dovrebbe essere raggiunta rafforzando o espandendo
blocchi militari. I legittimi interessi e preoccupazioni in materia di
sicurezza di tutti i Paesi devono essere presi sul serio e affrontati
adeguatamente. Non esiste una soluzione semplice a un problema complesso. Tutte
le parti dovrebbero, seguendo la visione di una sicurezza comune, globale,
cooperativa e sostenibile e tenendo presente la pace e la stabilità a lungo
termine del mondo, contribuire a forgiare un’architettura europea della
sicurezza equilibrata, efficace e sostenibile. Tutte le parti dovrebbero
opporsi al perseguimento della propria sicurezza a spese della sicurezza degli
altri, prevenire lo scontro di blocco e lavorare insieme per la pace e la
stabilità nel Continente eurasiatico.
3. Cessazione delle ostilità. Il conflitto e la guerra
non giovano a nessuno. Tutte le parti devono rimanere razionali ed esercitare
moderazione, evitare di soffiare sul fuoco e aggravare le tensioni e impedire
che la crisi si deteriori ulteriormente, o addirittura vada fuori controllo.
Tutte le parti dovrebbero sostenere la Russia e l’Ucraina nel lavorare nella
stessa direzione e riprendere il dialogo diretto il più rapidamente possibile,
in modo da allentare gradualmente la situazione e, infine, raggiungere un
cessate il fuoco globale.
4. Ripresa dei colloqui di pace. Il dialogo e il
negoziato sono l’unica soluzione praticabile alla crisi ucraina. Tutti gli
sforzi che contribuiscono alla soluzione pacifica della crisi devono essere
incoraggiati e sostenuti. La comunità internazionale dovrebbe mantenere il suo
impegno con un giusto approccio, al fine di promuovere colloqui di pace,
aiutare le parti in conflitto ad aprire la porta a una soluzione politica il
più presto possibile e creare condizioni e piattaforme per la ripresa dei
negoziati. La Cina continuerà a svolgere un ruolo costruttivo in questo senso.
5. Risolvere la crisi umanitaria. Tutte le misure che
contribuiscono ad alleviare la crisi umanitaria devono essere incoraggiate e
sostenute. Le operazioni umanitarie dovrebbero seguire i principi di neutralità
e imparzialità e le questioni umanitarie non dovrebbero essere politicizzate.
La sicurezza dei civili deve essere efficacemente protetta e devono essere
istituiti corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili dalle zone di
conflitto. Sono necessari sforzi per aumentare l’assistenza umanitaria nelle
aree pertinenti, migliorare le condizioni umanitarie e fornire un accesso
umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli, al fine di prevenire una crisi
umanitaria su scala più ampia. L’ONU dovrebbe essere sostenuta nello svolgere
un ruolo di coordinamento nel convogliare gli aiuti umanitari verso le zone di
conflitto.
6. Proteggere i civili e i prigionieri di guerra (POW).
Le parti in conflitto dovrebbero rispettare rigorosamente il diritto
internazionale umanitario, evitare di attaccare civili o strutture civili,
proteggere donne, bambini e altre vittime del conflitto e rispettare i diritti
fondamentali dei prigionieri di guerra. La Cina sostiene lo scambio di
prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina e invita tutte le parti a creare
condizioni più favorevoli a questo scopo.
7. Mantenere sicure le centrali nucleari. La Cina si
oppone agli attacchi armati contro centrali nucleari o altri impianti nucleari
pacifici e invita tutte le parti a rispettare il diritto internazionale,
compresa la Convenzione sulla sicurezza nucleare (CNS) ed evitare risolutamente
incidenti nucleari provocati dall’uomo. La Cina sostiene l’Agenzia
internazionale per l’energia atomica (AIEA) nello svolgere un ruolo costruttivo
nel promuovere la sicurezza degli impianti nucleari pacifici.
8. Ridurre i rischi strategici. Le armi nucleari non
devono essere usate e le guerre nucleari non devono essere combattute. La
minaccia o l’uso di armi nucleari dovrebbe essere contrastato. La
proliferazione nucleare deve essere prevenuta e la crisi nucleare evitata. La
Cina si oppone alla ricerca, allo sviluppo e all’uso di armi chimiche e
biologiche da parte di qualsiasi Paese in qualsiasi circostanza.
9. Facilitare le esportazioni di cereali. Tutte le parti
devono attuare pienamente, efficacemente e in modo equilibrato l’iniziativa sul
grano del Mar Nero firmata da Russia, Turchia, Ucraina e Nazioni Unite, e
sostenere le Nazioni Unite nello svolgere un ruolo importante al riguardo.
L’iniziativa di cooperazione sulla sicurezza alimentare globale proposta dalla
Cina fornisce una soluzione fattibile alla crisi alimentare globale.
10. Cessazione delle sanzioni unilaterali. Le sanzioni
unilaterali e la massima pressione non possono risolvere il problema; creano
solo nuovi problemi. La Cina si oppone alle sanzioni unilaterali non
autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I Paesi interessati
dovrebbero smettere di abusare di sanzioni unilaterali e di una
“giurisdizione a braccio lungo” contro altri Paesi, in modo da fare
la loro parte nel ridurre la crisi ucraina e nel creare le condizioni di crescita
delle economie dei Paesi in via di sviluppo, migliorando la vita della loro
gente.
11. Mantenere stabili le catene industriali e di
approvvigionamento. Tutte le parti dovrebbero mantenere seriamente l’attuale
sistema economico mondiale e opporsi all’uso dell’economia mondiale come
strumento o arma per scopi politici. Sono necessari sforzi congiunti per
mitigare le ricadute della crisi e impedire che interrompa la cooperazione
internazionale nei settori dell’energia, della finanza, del commercio
alimentare e dei trasporti e che comprometta la ripresa economica globale.
12. Promuovere la ricostruzione postbellica. La comunità
internazionale deve adottare misure per sostenere la ricostruzione postbellica
nelle zone di conflitto. La Cina è pronta a fornire assistenza e svolgere un
ruolo costruttivo in questo sforzo.
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia d'accordo.Ok