Parte 2 art.di A. Pascolini

Da oggi le armi nucleari diventano illegali

Scenari di escalation nucleare Sebbene sembri che le ultime minacce nucleari della Russia siano dirette contro l’Ucraina, se la minaccia russa nei confronti dell’Ucraina fosse stata seria, sicuramente il raid sul deposito 4 di petrolio di Belgorod, l’attacco alla base aerea di Saky in Crimea o il bombardamento del ponte di Kerch, oltre ai significativi progressi dell’esercito ucraino lungo le linee del fronte, sarebbero stati sufficienti a scatenare una rappresaglia nucleare. Invece le risposte russe sono state un’escalation militare convenzionale, con attacchi a obiettivi civili e la mobilitazione “parziale” di riservisti. Gli analisti ritengono che il messaggio di Putin sia invece inteso a spingere l’Occidente a costringere l’Ucraina a negoziare alle sue condizioni e a congelare il campo di battaglia così com’è ora, il che darebbe alla Russia il tempo e lo spazio per ricostituire le sue forze d’invasione. Per utilizzare armi nucleari a livello tattico in un conflitto si dovrebbe preventivamente rispondere a quattro domande: 1) qual’è l’obiettivo previsto di un attacco nucleare? 2) qual’è l’effetto previsto sull’obiettivo? 3) quale tipo di arma nucleare creerebbe l’effetto desiderato con la massima efficienza? 4) cosa succede dopo? Nel bilancio delle conseguenze, va considerato che ogni esplosione nucleare non sotterranea viola sia una precisa legge universale formale (il trattato per il bando parziale dei test nucleari del 1963) che la norma morale non scritta, ma ugualmente potente come vincolo sociale, del tabù nucleare, parte della profonda consapevolezza universale. La Russia e lo stesso Putin andrebbero incontro a un obbrobrio generale, anche da parte degli stati attualmente neutrali o addirittura favorevoli allo sforzo bellico, con il rischio di ritorsioni politiche, economiche e forse anche militari. Ci sono tre tipi di un potenziale uso di armi nucleari russe nella guerra in corso: 1) un attacco dimostrativo contro un’area non popolata; 2) un attacco di controforza sul campo di battaglia; e 3) un attacco di controvalore contro un centro abitato per cercare una cessazione politica della guerra, o eventualmente per decapitare il governo ucraino. Fra gli obiettivi non cruenti sono stati considerati il poligono russo di Novaya Zemlya, dove il 30 ottobre 1961 è stata fatta esplodere la RDS-220, la più potente bomba nucleare di tutti i tempi (circa 58000 kt), la zona di esclusione di Cernobyl, evacuata dopo l’incidente del 28 aprile 1986, l’isola dei serpenti al largo della foce del Danubio, il mar Nero o un’esplosione ad alta quota. Va osservato che un test nucleare sul mar Nero violerebbe lo spirito e la lettera della Carta della Black Sea Economic Cooperation (BSEC) e creerebbe alla Russia problemi diplomatici con gli altri 12 paesi membri dell’organizzazione, in particolare la Turchia, un cruciale interlocutore della Russia. Lo scenario 1 non appare credibile, in quanto non avrebbe probabilmente alcun effetto sulla volontà dell’Ucraina di combattere o sul sostegno occidentale all’Ucraina, ma darebbe luogo a un enorme danno politico globale. Lo scopo di una dimostrazione nucleare è quello di mostrare risolutezza e intenzione. Tali iniziative sono state prese in considerazione dai responsabili politici in più occasioni (ricordiamo la proposta di scienziati coinvolti nel Progetto Manhattan per appunto una dimostrazionee come alternativa al bombardamento delle città giapponesi) ma sono sempre state respinte: le stesse restrizioni imposte all’azione, come la lontananza e il numero limitato di vittime, la renderebbero inefficace, trasmettendo esitazione quanto determinazione. C’è inoltre il rischio (paventato anche nel 1945) di malfunzionamento dell’ordigno, il che renderebbe l’azione assolutamente controproducente; mentre infatti la Russia verifica costantemente l’affidabilità dei vettori (aerei e missili), l’ultimo test russo di un ordigno nucleare risale al 24 ottobre 1990. È successo più volte che altre armi prelevate dai depositi, 5 non sottoposte a una continua buona manutenzione, non abbiano funzionato come previsto. Un attacco contro un centro abitato, anche con armi di limitata potenza, avrebbe di fatto un carattere strategico e non tattico, non possedendo alcun valore militare diretto, ma mirando a piegare la volontà di resistenza degli ucraini, mettendoli di fronte all’orrore della morte nucleare di un’intera comunità. Tuttavia, è altamente improbabile che un tale attacco costringa l’Ucraina o l’occidente ad arrendersi e rappresenterebbero un enorme azzardo del tipo che Putin si è storicamente rifiutato di fare. È difficile immaginare che la notizia venga accolta con serenità in Russia e una tale azione potrebbe intensificare l’opposizione interna a Putin: fra le due popolazioni esistono legami e rapporti anche familiari che rendono difficile far accettare una rappresaglia nucleare contro civili ucraini. Nel profondo della concezione comune, le armi nucleari sono riservate per un nemico estremo, che appaia antropologicamente “diverso” (come erano nel 1945 i giapponesi per gli amricani). Lo stesso nuovo comandante delle operazioni, il generale Sergey Surovikin esprime questo fondamentale comune sentire col dichiarare alla TV russa: “Noi e gli ucraini siamo un unico popolo.” Analogamente uno dei “duri”, Igor Strelkov, un comandante della milizia che ha operato nel Donbas dopo l’annessione della Crimea, ha recentemente dichiarato che l’uso di armi nucleari tattiche in Ucraina sarebbe un errore: anche la “zombificata” popolazione ucraina, ha detto, è “il nostro popolo” e attaccarla con armi nucleari sarebbe un crimine. Lo scenario 3 quasi certamente aumenterebbe la volontà dell’Ucraina di combattere e anche il sostegno globale alla sua lotta. La campagna russa ha visto il ripetuto superamento di soglie di violenza inusitate: oltre a sistematici attacchi a obiettivi civili, ci sono stati crimini scoperti dopo la partenza delle forze di occupazione, come torture, omicidi, stupri, rapimenti e saccheggi, forse anche per rendere gli ucraini pronti a cedere. In pratica, l’effetto è stato l’opposto: ha indurito la loro determinazione e li ha resi ancora più decisi a liberare il loro paese, dimostrando straordinari livelli di resilienza, unità e determinazione. Non stupirebbe che anche l’essere vittime di un attacco nucleare avesse lo stesso effetto. Esplosione nucleare ad alta quota Mentre esplosioni al suolo e nella bassa atmosfera generano una nube radioattiva a forma di “fungo”, esplosioni negli stati superiori dell’atmosfera producono una palla di fuoco sferica, che poi si modifica nell’interazione con il campo magnetico terrestre. Per la rarefazione dell’atmosfera, i raggi X prodotti possono percorrere grandi distanze e quindi la palla di fuoco diviene enorme e rimane altamente luminosa per lungo tempo (qualche minuto); l’evento può essere osservato a molte centinaia di km di distanza dall’epicentro. Il maggiore impatto di tali esplosioni è la creazione di un fortissimo impulso elettromagnetico (EMP), ossia una radiazione elettromagnetica con uno spettro di frequenze molto vasto (soprattutto radiofrequenze) che cresce di intensità molto rapidamente e decade lentamente. I raggi gamma generati dall’esplosione diretti verso il basso vengono assorbiti dagli strati più densi creando una zona circolare molto spessa e vasta centinaia di km ove le molecole atmosferiche vengono ionizzate rilasciando elettroni che spiralizzano nel campo geomagnetico producendo appunto un intenso EMP diretto verso terra; questo EMP può interessare vaste regioni, interferendo con i sistemi di comunicazione, ma anche distruggendo apparati elettrici ed elettronici. 6 Il fenomeno è molto complesso e dipende da una varietà di fattori geografici e atmosferici, oltre dalle caratteristiche dell’esplosione, e diventa estremamente difficile pianificare gli effetti. L’evento è quindi molto rischioso, come anche emerso nei test nucleari eseguiti da americani e sovietici fra il 1958 e il 1962 a diverse quote fra 22 e 540 km e di varia potenza: la fascia di radiazioni gamma diretta verso l’alto in un test americano distrusse satelliti (americani) in orbita; l’EMP prodotto da un test sovietico sul Kazakistan fuse 290 km di linee telefoniche, bruciò una centrale elettrica e distrusse 1000 km di cavo elettrico interrato. L’EMP da un’esplosione sull’Ucraina generebbe imprevedibili effetti su una zona difficilmente delimitabile, che potrebbe estendersi anche su territori russi o su paesi afferenti alla NATO; potenzialmente anche le forze russe impegnate nel conflitto potrebbero venir danneggiate. L’esplosione potrebbe inoltre creare problemi all’International Space Station e alla cinese Tiangong Space Station e ai loro equipaggi, oltre ai numerosi satelliti nelle orbite basse; va ricordato che secondo l’attuale Nuclear Posture Review il danneggiamento di satelliti militari americani potrebbe essere una causa sufficiente per una reazione nucleare. Un vero impegno nucleare tattico Fra le opzioni nucleari russe rimane lo scenario 2, un attacco sul campo di battaglia. Ma in Ucraina non ci sono obiettivi militari interessanti per le armi nucleari russe. Impieghi tipici per armi nucleari di piccole dimensioni in combattimento sono l’affondamento di una portaerei in mare, la distruzione di una grande formazione di carri armati o il blocco di un passaggio cruciale attraverso le montagne. Un obiettivo credibile avrebbe potuto essere il complesso industriale Azovmash della resistenza ucraina a Mariupol. Ora l’Ucraina non opera con una concentrazione di forze sufficientemente ampia da giustificare un’esplosione di qualche decina di kt, ma impiega unità relativamente piccole che combattono a distanza ravvicinata su un territorio che la Russia rivendica come proprio. Armi nucleari più piccole sarebbero ancora meno utili, poiché, secondo gli esperti, i loro effetti operativi presentano in combattimento livelli analoghi di efficacia di quelli dell’impiego massiccio di artiglieria di precisione, soprattutto se utilizzano testate termobariche, senza violare il tabù nucleare, rischiare l’obbrobrio globale, scatenare pericolose ricadute radioattive o demoralizzare i propri soldati. Il punto cruciale è che una singola esplosione nucleare controvalore non modifica in alcun modo l’andamento del conflitto sul campo ed è priva di senso militare: risultati significativi impongono l’impiego sistematico di numerose armi nucleari in una vera operazione tattica nucleare, specificatamente pianificata e condotta da forze speciali con l’equipaggiamento, l’addestramento e il morale necessari per condurre operazioni offensive dopo le esplosioni nucleari, forze ben diverse dalle truppe oggi impegnate al fronte. La complessa e articolata dottrina operativa delle forze russe (https://www.armyupress.army.mil/portals/7/hot%20spots/documents/russia/2017-07- the-russian-way-of-war-grau-bartles.pdf) prevede l’integrazione di operazioni convenzionali con attacchi nucleari, come si evince anche dalle manovre che vengono usualmente condotte. L’uso nucleare non strategico in un conflitto a livello di teatro mira a impedire all’avversario di intensificare l’escalation a livelli superiori o a costringerlo a capitolare. Certamente i comandi militari russi hanno condotto molte simulazioni di guerra nucleare a livello tattico, ma, fortunatamente, una tale operazione non è mai stata eseguita, e quindi non esiste un riferimento operativo concreto della possibile evoluzione degli eventi 7 sul campo, per cui comunque sarebbe un’impresa ad alto rischio, in terra incognita. Uno studio statunitense declassificato prevedeva l’uso di 136 attacchi nucleari per ottenere un risultato decisivo su un fronte lungo 60 miglia – e le linee del fronte tra Ucraina e Russia si estendono oggi per una distanza circa 7 volte maggiore. Un numero così elevato di esplosioni potrebbe comportare effetti psicologici sugli stessi soldati russi esposti a una distruzione di tale portata, riducendo la loro efficacia in combattimento e la loro capacità di sfruttare le falle create nelle linee difensive ucraine. Verrebbero prodotte enormi quantità di radiazioni, con effetti immediati su tutti i soldati in campo aperto, e la diffusione del fallout sull’Ucraina, in Bielorussia e in Russia, suscitando panico tra le popolazioni, che hanno ancora viva l’esperienza del disastro di Chernobyl. Qualunque uso di armi nucleari russe, in ogni possibile scenario, appare quindi un azzardo enorme per guadagni limitati che non raggiungerebbero gli obiettivi bellici dichiarati da Putin, mentre rafforzerebbe la volontà dell’Ucraina e la determinazione dell’occidente a sostenerla, con la prospettiva che l’infrazione del tabù sull’uso del nucleare in guerra, consolidato in 77 anni finisca col coinvolgere altri paesi nel sostegno della causa ucraina e maggiormente isolare la Russia. Questi motivi mi convincono che un impiego di armi nucleari nel presente conflitto non sia un’opzione razionale per il governo o i responsabili militari russi. La ragione non è tutto, ma è l’unico strumento affidabile per guidare i nostri pensieri e azioni. Il superamento del rischio nucleare potrebbe semplificare la situazione diplomatica per la soluzione del conflitto eliminando dal tavolo un fattore gravemente destabilizzante. Dobbiamo restare comunque estremamente attenti al rischio nucleare globale, data la gravissima ostilità fra le potenze nucleari e i focolai di conflitto. Sarebbe necessario che venissero ripresi i negoziati strategici russo-americani sospesi nel 2021 e riconsiderate le proposte russe per la rimozione e moratoria di forze nucleari di gittata intermedia, possibilmente coinvolgendo sul tema anche la Cina. Ciò non risolve il problema ucraino, ma servirebbe ad abbassare la temperatura della presente grave febbre nucleare. Padova 19 ottobre 2022

Escalation nucleare in Ucraina: di A. Pascolini parte 1

L'autunno nucleare dell'Europa - Il Grand Continent

Università di Padova. Negli ultimi giorni, in particolare dopo il messaggio televisivo del 21 settembre e il discorso del 30 settembre del presidente russo, è cresciuta la preoccupazione di analisti e opinionisti che Vladimir Putin possa usare armi nucleari “tattiche” nella sua guerra contro l’Ucraina. Il rischio nucleare è stato amplificato dal presidente americano Joe Biden, che in un discorso del 6 ottobre ha descritto l’attuale situazione di stallo in Ucraina, con Putin che minaccia di usare tutti i mezzi a sua disposizione per difendere la Russia e il territorio che ha conquistato, come il momento nucleare più pericoloso dalla crisi dei missili di Cuba, avvenuta 60 anni fa, proprio in questo mese. In realtà le armi nucleari sono state al centro dell’invasione russa dell’Ucraina fin dall’inizio, essendo la Russia la maggiore potenza nucleare mondiale e per il coinvolgimento dei paesi nucleari occidentali e della NATO. Nelle prime dieci settimane della campagna militare, Mosca ha emesso circa 20 segnali nucleari: Putin già il 24 febbraio fece riferimento a “conseguenze mai viste nella storia” per chi avesse inteso “interferire” e, nell’apparizione televisiva del 27 febbraio, dispose l’innalzamento del livello di allerta dell’arsenale russo; le forze russe hanno condotto esercitazioni di sottomarini con armamento nucleare e disperso in Siberia lanciatori mobili di missili nucleari; inoltre stanno impiegando contro l’Ucraina missili abilitati anche per testate nucleari. Infine occorre anche considerare la presenza sul territorio di centrali e depositi di scorie nucleari, da subito coinvolti nel conflitto (https://ilbolive.unipd.it/it/news/impianti-nuclearicivili-guerra-norme). Eppure, una lettura attenta dei documenti e l’esame razionale degli avvenimenti e dei possibili scenari, rendono, a mio avviso, remota la possibilità di un effettivo impiego di armi nucleari nel breve termine, e comunque lontana l’urgenza che caratterizzò la crisi dei missili di Cuba. Armi nucleari “tattiche” Il continuo riferimento ad armi nucleari tattiche suggerisce l’idea che esista una differenza sostanziale rispetto a quelle “strategiche”: in realtà si tratta di ordigni basati sugli stessi principi fisici, in grado di produrre disastrosi effetti a seconda della loro potenza, modalità d’impiego e delle condizioni ambientali: una “palla di fuoco”, onde d’urto distruttive, un impulso elettromagnetico e radiazioni nucleari che causerebbero danni a lungo termine alla salute dei sopravvissuti; la ricaduta (fallout) radioattiva contaminerebbe l’aria, il suolo, l’acqua e le scorte alimentari potenzialmente di vaste zone. Il termine “arma nucleare tattica” non esiste nel glossario concordato dalle potenze nucleari membri del trattato di non proliferazione, né nell’ultima edizione del dizionario dei termini militari del ministero della difesa americano. Nei documenti ufficiali americani e russi si usa la distinzione “strategico” per i sistemi considerati nell’accordo New START e “non strategico” per tutti gli altri. In pratica le armi non strategiche sono intese per un impiego tattico, ossia da parte di forze terrestri, marittime o aeree contro forze avversarie, installazioni o strutture di supporto, a sostegno di operazioni che contribuiscono al compimento di una missione 2 militare di portata limitata, o a sostegno dello schema di manovra del comandante militare, solitamente limitate all’area delle operazioni militari. Una missione strategica è invece diretta contro uno o più obiettivi nemici selezionati con lo scopo di distruggere e disintegrare progressivamente la capacità e la volontà belliche del nemico. Gli obiettivi includono sistemi chiave di produzione, fonti di materie prime, materiali critici, scorte, impianti energetici, sistemi di trasporto, strutture di comunicazione e altri obiettivi simili. A differenza delle operazioni tattiche, le operazioni strategiche sono progettate per avere un effetto a lungo raggio piuttosto che immediato sul nemico e sulle sue forze militari. I sistemi strategici si avvalgono di vettori di gittata intercontinentale, mentre l’impiego tattico è ristretto in un campo di qualche centinaio di km. Per non sconvolgere in modo irrimediabile il campo di battaglia, la potenza delle armi di impiego tattico è mantenuta limitata, sotto i 100 kt. Ricordiamo che la resa di 1 kt corrisponde all’energia prodotta dall’esplosione di 1 milione di kg di tritolo e che la bomba su Hiroshima fu di 16 kt; per confronto, la più potente arma non nucleare (la BU-43 MOAB) ha la resa di 0,011 kt. Ad esempio, l’arma non strategica americana B61-12 può avere 4 possibili rese preselezionabili: 0,3 kt, 1,5 kt, 10 kt o 50 kt. Attualmente gli USA dispongono di circa 200 bombe aeree B61, di cui 100 in basi europee, mentre si stima che la Russia abbia circa 2000 armi non strategiche con una varietà di sistemi vettore. Una “scommessa per la resurrezione” di Putin? La motivazione principale del ricorso russo ad armi nucleari secondo molti osservatori e commentatori internazionali è l’inattesa prestazione sul campo di battaglia dell’esercito ucraino sostenuto dalla NATO, che potrebbe mettere alle strette Putin e indurlo a iniziative estreme. Più volte nella storia leader di paesi in gravissime difficoltà militari sono stati tentati di “scommettere per la resurrezione”, di continuare cioè a portare avanti una guerra già persa con un’intensità sempre maggiore, perché qualsiasi risultato al di sotto della vittoria avrebbe potuto significare la loro fine politica (o la loro morte). Così nel 1917, la Germania, non avendo alcuna speranza di vittoria, scatenò la sua arma segreta, gli U-Boot, per condurre operazioni illimitate in alto mare, in una strategia ad alto rischio, che poteva portare a una grande ricompensa (bloccare la Gran Bretagna) o a una grande calamità (far entrare in guerra gli Stati Uniti). Alla fine gli Stati Uniti entrarono in guerra, la Germania fu sconfitta e il kaiser rimosso dal potere. Analogamente, nel 1944 i nazisti iniziarono l’impiego massiccio di attacchi con i missili balistici V2 e i giapponesi ricorsero alle disperate imprese dei kamikaze, Wunderwaffen che non evitarono la disastrosa sconfitta di entrambi. Nel 1972, dal 18 al 28 dicembre, Richard Nixon ricorse alla campagna “natalizia” di bombardamenti su Hanoi e Haiphong, con l’impiego di 207 bombardieri B-52 e 2000 aerei tattici, la più distruttiva campagna aerea dai tempi della seconda guerra mondiale, salvo poi doversi ritirare dal Viet Nam e accettare l’unificazione del paese sotto il regime comunista. Ma la situazione attuale della Russia non è assolutamente confrontabile con quelle della Germania del ’17 o del ’45 o del Giappone: non ci sono città russe distrutte o minacciate e la vita quotidiana in Russia non è praticamente mutata, se non per le restrizioni ai diritti civili. L'”operazione militare speciale” non procede come era nelle aspettative di Putin, gli obiettivi iniziali sono stati ridimensionati e l’Ucraina sta liberando territori inizialmente occupati, 3 mentre continua il sostegno militare, politico ed economico dei paesi della NATO al governo di Kiev. Certamente l’operazione sta costando caro alla Russia in termini di caduti, mezzi, risorse umane ed economiche, nonché del prestigio militare, ma ha portato all’occupazione di una frazione significativa di territorio ucraino (territorio che può costituire una forte testa di ponte per riprendere l’attacco a Kiev con nuove forze), ha privato l’Ucraina dell’accesso al mare d’Azov e a gran parte del mar Nero, oltre aver prodotto pesanti distruzioni delle città, infrastrutture e risorse economiche e umane ucraine. Appare comunque certo che nel presente conflitto non vi sono gli estremi previsti per l’impiego di armi nucleari, sulla base del decreto 355 sui “fondamenti della politica statale della Federazione russa nell’area della deterrenza nucleare” approvato da Putin il 2 giugno 2020 (https://ilbolive.unipd.it/it/news/putin-svela-politica-nucleare-russa). Ricordiamo che il documento dichiara che “la Federazione russa considera le armi nucleari esclusivamente come un mezzo di dissuasione, il cui uso è una misura estrema e forzata dalle condizioni”. Le “condizioni che rendono possibile l’impiego di armi nucleari includono: (a) la ricezione di informazioni affidabili sul lancio di missili balistici contro il territorio della Federazione russa e (o) dei suoi alleati; (b) l’uso da parte di un avversario di armi nucleari o altre armi di distruzione di massa sui territori della Federazione russa e (o) dei suoi alleati; (c) azioni avversarie contro apparati statali o militari di importanza critica per la Russia, la cui disabilitazione potrebbe comportare l’impedimento delle azioni di ritorsione con forze nucleari; (d) aggressione contro la Federazione russa con armi convenzionali quando l’esistenza stessa dello stato sia posta a rischio”. Naturalmente la verifica delle condizioni del decreto è aperta a interpretazioni, ma le prime tre sono oggettivamente assenti e sarebbe un’estrema forzatura (e forse anche ridicolo) ritenere che le azioni sul campo in Ucraina possano porre a rischio “l’esistenza stessa dello stato” russo. Anche se il presidente russo ritenesse di ricorrere ad armi nucleari, dovrebbe, secondo quanto sembra sicuro, ottenere l’adesione del ministro della difesa o del capo di stato maggiore delle forze armate; quest’ultimo dovrebbe comunque verificare la validità dell’ordine a fronte della dottrina militare prima di renderlo operativo. Il necessario coinvolgimento dei militari è un possibile elemento di stabilità e ragionevolezza: essi conoscono bene gli effetti delle esplosioni nucleari e le caratteristiche e i rischi di una possibile guerra nucleare tattica. Inoltre, dal 1° marzo il dipartimento della difesa americano e il ministero della difesa russo sono collegati da una linea diretta di comunicazione (deconfliction line) allo scopo di prevenire errori di calcolo, incidenti militari e rischi di escalation in emergenziali situazioni critiche di sicurezza. Questo canale e i numerosi contatti diplomatici e politici, oltre che dei massimi esponenti militari, occorsi fra Russia e Stati Uniti fanno escludere l’eventualità di un attacco nucleare russo diretto contro obiettivi nell’Europa occidentale (pure considerato da alcuni analisti), come i centri focali di rifornimento di armi e mezzi situati in Polonia e Romania. Un tale atto provocherebbe l’immediato ricorso del paese colpito all’articolo V del trattato di Washington e la Russia si troverebbe a dover subire la reazione armata della NATO e il rischio di una guerra globale continua parte2

26 settembre giornata internazionale delle NU per la eliminazione delle armi nucleari— inizia la Campagna(Raccolta firme) da parte delle città

Modulo di petizione A tutti gli Stati: aderire al Trattato sul divieto di Armi nucleari il prima possibile .Nel luglio 2017 è stato adottato all’ONU il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Ciò è stato reso possibile dal sentito appello dell’hibakusha e di molte altre persone che la pensano allo stesso modo per l’abolizione delle armi nucleari. Circa tre anni dopo la sua adozione, il trattato è entrato in vigore il 22 gennaio 2021. Tuttavia, per realizzare un mondo senza armi nucleari, è essenziale per il trattato diventare uno strumento giuridico pienamente efficace. Per questo abbiamo bisogno degli Stati dotati di armi nucleari e i loro alleati a prendere parte alle discussioni, partecipare alle riunioni degli Stati Parte e firmare il trattato e un numero complessivamente aumentato di Stati parti del trattato. Attraverso questa spinta di petizione, intendiamo diffondere tra le persone del mondo il credo che le armi nucleari sono un male assoluto da sradicare dal mondo. Attraverso questo, creeremo pressione per un cambiamento politico e affinché tutti gli stati aderiscano al trattato non appena possibile. Noi sottoscritti invitiamo tutti gli Stati ad aderire il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari il prima possibile. N. Nome Indirizzo
Le firme raccolte saranno presentate agli affiliati dell'ONU da Mayors for Peace.
Si prega di inviare questo modulo all'ufficio sottostante per posta, fax o e-mail.
Sentiti libero di inviare il modulo con meno di 10 firme. Se ne hai più di 10, per favore
 fare copie di questo foglio.
Le informazioni personali che fornisci qui non saranno utilizzate per scopi diversi dal
 scopo dichiarato della petizione.
 Si prega di inviare questo modulo a: Segreteria dei Sindaci per la Pace
 c/o Hiroshima Peace Culture Foundation
 1-5 Nakajima-cho, Naka-ku, Hiroshima 730-0811 GIAPPONE
 Fax: +81-82-242-7452 E-mail: [email protected]

LO SPIRITO DEL ’45

Il 25 aprile è l'Elbe Day, il giorno in cui le truppe americane e  sovietiche si ricongiunsero - Russia Beyond - Italia

Cosa ha detto Putin a Vladivostok

Si è tenuta a Vladivostok la Sessione Plenaria dell’Eastern Economic Forum, alla quale hanno partecipato il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, il Presidente del Consiglio Amministrativo di Stato e il Primo Ministro del Governo Provvisorio della Repubblica dell’Unione del Myanmar Min Aung Hlaina, Il Primo Ministro della Repubblica di Armenia Nikol Pashinyan, il Primo Ministro della Mongolia Luvsannamsrein Oyuun-Erdene, nonché il Presidente del Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo Li Zhanshu. Narendra Modi, Primo Ministro della Repubblica dell’India, Ismail Sabri Yacob, Primo Ministro della Malesia, e Pham Minh Tinh, Primo Ministro del Vietnam, hanno inviato i loro messaggi video.

Il moderatore Ilya Doronov, aprendo l’incontro, è stato contento che il tifone non gli abbia impedito di venire, ha notato di aver rivisto le precedenti sessioni prenarie e di aver capito “una cosa incredibile”: nel pre-Covid 2019 c’erano meno partecipanti in plenaria di adesso. E quelle persone che oggi sono venute al WEF rappresentano gli interessi di oltre tre miliardi di persone.

Il mondo 2022 è un mondo cambiato. Ora parliamo di combattimenti e crisi economica, non della pandemia di coronavirus. Ma allo stesso tempo, il mondo sta girando a est.

Il primo a parlare è stato il proprietario del sito, il presidente russo Vladimir Putin. Ha accolto “tutti i principali uomini d’affari, politici, esperti e funzionari del governo”. Il messaggio principale del discorso di Putin è che il WEF sta rafforzando i legami sia con i “vecchi partner” nella regione Asia-Pacifico che con i nuovi amici. Qui si scambiano opinioni.

Per cominciare, Putin ha ricordato che con la rimozione delle restrizioni covid, tutti aspettavano un ritorno alla “vita normale”, ma in cambio sono arrivate altre sfide globali. Questa è la “febbre delle sanzioni dell’Occidente” ei “tentativi aggressivi di imporre la propria opinione ad altri paesi”. Non c’è nulla di insolito, secondo Putin, in questo: gli Stati Uniti lo hanno sempre fatto. Temevano l’elusivo predominio nell’economia e nella politica globale e il non riconoscimento di fattori oggettivi. I paesi occidentali stanno cercando di preservare l’antico ordine mondiale, che è vantaggioso solo per loro, vogliono non permettere all’Est di svilupparsi.

16:25 : Putin aggrotta le sopracciglia, afferma che il divario tra élite occidentali e cittadini comuni si sta allargando. Tutti i risultati e le connessioni d’affari vengono “gettati nella fornace della fornace delle sanzioni”. In breve, si stanno autodistruggendo. L’inflazione negli Stati Uniti è in crescita, mentre abbiamo una tendenza al ribasso. Entro il prossimo anno speriamo di raggiungere l’obiettivo del 5-6%.

16:28 : Crisi alimentare: nel 2019, 135 milioni di persone nel mondo hanno sperimentato un’insicurezza alimentare acuta, secondo le Nazioni Unite, e ora il loro numero è aumentato di due volte e mezzo a 345 milioni di persone. I paesi sviluppati stanno acquistando cibo e quindi provocano un forte aumento dei prezzi.

“Quante copie sono state rotte per garantire l’esportazione di grano ucraino a sostegno dei paesi più poveri? E, naturalmente, eravamo pronti a fare di tutto per questo, l’ho promesso ai leader dell’Unione Africana. Lo abbiamo fatto insieme alla Turchia. E se escludiamo la Turchia come Paese intermediario, tutto il grano è andato all’Unione Europea. Secondo l’ONU, solo 2 navi su 87 sono andate nei paesi più poveri. Solo il 3% è diretto ai paesi in via di sviluppo”, ha detto Putin.

16:30 : Putin promette di consultarsi con il presidente turco su come inviare questo grano lungo altri corridoi per sostenere ancora quei paesi molto in via di sviluppo.

“La Russia sta affrontando l’aggressione economica, finanziaria e tecnologica dell’Occidente”, osserva il presidente della Federazione Russa. La disoccupazione è ai minimi storici. In generale, la situazione economica si è stabilizzata, anche se non si possono negare i problemi di molte imprese e mercati, soprattutto quelli legati all’Europa.

16:34 : Putin chiede alla Commissione di governo di tenere sotto controllo l’assistenza mirata alle industrie e alle imprese colpite.

Il Presidente ringrazia i Paesi asiatici per la proficua e crescente collaborazione. Dice che il loro PIL sta crescendo, l’economia si sta sviluppando. E questi non sono indicatori casuali, ma una tendenza. Per la Russia è importante che cresca anche l’economia dell’Estremo Oriente. Per migliorare il benessere qui, la qualità della vita delle persone e della produzione. Qui vengono implementati progetti significativi nel campo della biotecnologia, dell’energia pulita, della costruzione navale e altri. Il volume della produzione industriale è cresciuto negli ultimi 7 anni di circa un quarto, un terzo in più rispetto all’intero paese.

16:37 : La Russia intende mettere a punto il meccanismo TOR per progetti congiunti con altri paesi, per attirare capitali stranieri. Gli eventi dell’anno in corso hanno confermato l’importanza del mantenimento delle scorte di materie prime. L’Estremo Oriente ha petrolio, gas naturale, biorisorse acquatiche, acqua e così via.

“Contiamo su uno sviluppo prudente ed economicamente intelligente delle risorse naturali russe sulla base dei più seri requisiti ambientali”, afferma Putin. “Abbiamo già protetto l’estrazione delle materie prime, ora solo le aziende con giurisdizione russa possono estrarre le nostre risorse naturali”.

16:39 : Il Ministero delle Risorse Naturali, insieme al Ministero dell’Industria e del Commercio e delle associazioni imprenditoriali, ha individuato i bisogni dell’economia di materie prime strategiche. Sulla base di questi dati, verrà creata una strategia per lo sviluppo della base di risorse minerarie della Russia con un orizzonte di pianificazione esteso fino al 2050. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata all’esplorazione e all’elaborazione approfondita. Separatamente, Putin chiede al governo di guardare all’estrazione delle risorse biologiche acquatiche: è necessario raggiungere il pieno utilizzo delle capacità e lo sviluppo armonioso delle infrastrutture delle regioni dell’Estremo Oriente. I fondi ricevuti dall’uso della WBR dovrebbero essere dati come priorità allo sviluppo delle aree rurali. Putin chiede al governo di adottare misure concrete al riguardo.

16:42 : L’infrastruttura di trasporto della Federazione Russa – in questo settore, secondo il Presidente, molto è già stato fatto. L’azienda è stata in grado di espandere i flussi di merci e ricostruire la logistica grazie a questo lavoro. Il fatturato totale delle merci dei porti russi per 7 mesi non è praticamente diminuito rispetto allo scorso anno: circa 482 milioni di tonnellate di merci. Allo stesso tempo, nei porti dell’Estremo Oriente si osserva un vero e proprio boom logistico. Gli specialisti lavorano 24 ore su 24. “In una parola, non importa quanto qualcuno vorrebbe isolare la Russia, è impossibile, come abbiamo sempre detto, farlo”, riassume Putin.

16:45 : Lo sviluppo dei porti continuerà, il che aprirà nuove opportunità per le compagnie russe nei paesi amici. In generale, nell’orizzonte del 2030, il traffico merci con i Paesi del Medio Oriente in questione aumenterà di circa il 60%. Il governo ha preparato mappe stradali. Promettono di espandere i colli di bottiglia e costruire posti di blocco alle frontiere, aggiornare il materiale rotabile e il materiale di trazione, costruire nuove navi, comprese quelle della classe ghiaccio per lo sviluppo della NSR tutto l’anno. Quest’anno, il primo viaggio in container tra Murmansk e Kamchatka ha avuto luogo sulla rotta del Mare del Nord, che ha confermato l’affidabilità e la sicurezza. Ma non si tratta solo di fornire il cablaggio, ma anche di sviluppare le porte lungo il percorso. Il governo ha approvato un piano per lo sviluppo della NSR per un importo di 1,8 trilioni di rubli fino al 2035. L’obiettivo è di 220 milioni di tonnellate.

16:48 : Aviazione – non solo la disponibilità di voli attraverso la Russia è importante qui, ma anche la connettività tra le regioni del Distretto Federale dell’Estremo Oriente. Per fare questo, hanno creato la United Far East Company, che ha 390 rotte nel suo programma, alcune delle direzioni sono sovvenzionate. Nei prossimi anni, il numero di rotte dovrebbe raggiungere 530 e sono molto richieste. È necessario ampliare la flotta, compreso l’acquisto di piccoli aerei. In generale, l’industria del trasporto aereo si aspetta un riequipaggiamento sistematico. È stato formato il più grande pacchetto di ordini per 500 aerei di linea principale di fabbricazione russa. L’accordo tra UAC e Aeroflot è stato firmato ai margini del WEF. Le cifre sono impressionanti: superano il trilione.

Assistenza medica e aeroambulanze – I finanziamenti federali per questi scopi saranno più che raddoppiati a partire dal prossimo anno. Le cure mediche nella regione saranno fornite più velocemente e meglio.

16:50 : “Tutte le decisioni mirano alla cosa principale: rendere questa regione un luogo davvero attraente in cui vivere, studiare, lavorare. In modo che qui si creino famiglie e nascano più bambini”, dice Putin. Ed elenca le misure: miglioramento degli insediamenti, sviluppo di masterplan per le città, un approccio integrato. Devono essere implementati. Utilizzare gli strumenti di concessioni, prestiti di bilancio e obbligazioni. È necessario determinare i limiti di destinazione per l’Estremo Oriente. I fondi dovrebbero essere destinati allo sviluppo delle aree urbane, al miglioramento, al rinnovamento delle reti e delle comunicazioni.

16:52 : Putin ha ricordato che al forum di San Pietroburgo ha ordinato lo stanziamento di ulteriori 10 miliardi di rubli all’anno per il miglioramento delle città russe. “Penso che sia giusto se 5 miliardi di rubli all’anno verranno spesi in più per l’aggiornamento degli insediamenti dell’Estremo Oriente con una popolazione fino a 250mila persone”.

Come parte di tutti i programmi infrastrutturali, dovrebbero essere stanziate risorse separate per il miglioramento delle città dell’Estremo Oriente. Questa istruzione richiede Putin per garantire e risolvere per i prossimi tre anni il più rapidamente possibile.

16:55 : Housing – quest’anno è stato lanciato il programma “Far Eastern Quarters”, in base al quale gli sviluppatori possono godere delle preferenze delle ASEZ, inclusi i vantaggi fiscali e infrastrutturali. Questo dovrebbe abbassare il prezzo di mercato delle abitazioni. Pertanto, si prevede di mettere in funzione 2,5 milioni di metri quadrati. metri entro il 2030. Le autorità regionali e il Minvostok dovrebbero indire gare d’appalto entro la fine dell’anno e selezionare gli sviluppatori per iniziare a progettare e costruire.

40.000 persone hanno usufruito della preferenziale “Far Eastern Mortgage” al 2%. Ora può essere ottenuto da medici e insegnanti, indipendentemente dall’età. Il programma è stato prorogato almeno fino al 2030 – questa proposta è stata accolta con applausi in aula.

17:00: Per supportare i giovani professionisti, saranno costruiti 10.000 appartamenti in affitto con un canone di locazione inferiore a quello di mercato a causa di sovvenzioni al budget. L’ubicazione di questi alloggi dovrebbe essere collegata ai piani generali delle città. Le regioni dell’Estremo Oriente stanno vivendo una carenza di manodopera. Per intensificare la formazione, entro il 2030 verranno aperti 900 moderni laboratori nei college. Entro la fine del 2025 saranno avviati 29 poli produttivi e formativi. Quando assumono giovani professionisti, le aziende riceveranno un compenso per il loro impiego. Allo stesso tempo, è necessario attrarre insegnanti, rafforzare la base materiale ed emettere borse di studio nelle aree più importanti dell’agenda attuale. Le istituzioni educative sono già collegate da programmi educativi. E questa direzione continuerà ad essere sostenuta. Per formare operatori della cultura e dell’arte fino al 2025 verranno aperte filiali di “Pike” in Estremo Oriente,

E su Sakhalin, aprono un programma gratuito di formazione aggiuntiva e orientamento professionale, all’interno del quale puoi ottenere aiuto per avviare la tua attività. Si chiama Lavoriamo Insieme. Sulla base dei risultati del progetto pilota, può essere replicato in altre regioni.

17:05: “ In conclusione, vorrei sottolineare ancora: la moderna economia globale, l’intero sistema delle relazioni internazionali sta attraversando un periodo difficile. Tuttavia, sono fiducioso che la logica della cooperazione, dell’incontro di potenzialità e del reciproco vantaggio, a cui aderiscono i nostri paesi qui rappresentati e i nostri amici nella regione, prevarrà definitivamente. L’uso giudizioso dei punti di forza e dei vantaggi competitivi degli stati dell’Asia-Pacifico e il partenariato costruttivo apriranno nuove colossali opportunità per i nostri popoli. Siamo pronti a lavorare insieme per un futuro di successo e siamo grati ai nostri partner per aver preso parte a questo lavoro”, ha concluso Vladimir Putin.

17:12 :  Ilya Doronov ha chiesto se gli sembrava che non ci fosse una parola sull’Ucraina nel discorso di Putin. Putin ha alzato le spalle e ha detto che questo paese non appartiene alla regione Asia-Pacifico. Ma se il moderatore è interessato a qualcosa, è pronto a rispondere alle domande. Doronov ha approfittato dell’offerta e ha chiesto dell’impatto che le operazioni militari hanno anche oltre i 7mila chilometri: “Questi sono sistemi bancari, produzione, finanza, oltre all’aspetto morale – le famiglie giurano, i parenti smettono di comunicare. Quindi cosa abbiamo guadagnato e cosa abbiamo perso dal 24 febbraio?

“Sono sicuro che non abbiamo perso nulla e non perderemo nulla. In termini di acquisizioni, posso dire che l’acquisizione principale è il rafforzamento della nostra sovranità. E questo è l’inevitabile risultato di ciò che sta accadendo ora. Sì, c’è una certa polarizzazione. Ma penso che ne trarrà solo beneficio. Tutto ciò che non è necessario, dannoso andrà via. E guadagneremo slancio e ritmo di sviluppo. Tutti i nostri passi in questa direzione sono volti a rafforzare la sovranità. E ci tengo a sottolineare ancora una volta – lo sento spesso, una tesi assolutamente corretta – non abbiamo iniziato nulla in termini di operazioni militari, ma stiamo solo cercando di finire. Le operazioni militari sono iniziate nel 2014 dopo il colpo di stato in Ucraina, coloro che non volevano un normale sviluppo pacifico per il loro popolo, conducendo un’operazione militare dopo l’altra e sottoponendo al genocidio persone che vivevano nel Donbas da otto anni. La Russia, dopo ripetuti tentativi di risolvere pacificamente la questione, ha deciso di rispondere allo stesso modo in cui ha agito il nostro potenziale avversario, con mezzi armati. L’abbiamo fatto deliberatamente. Tutte le nostre azioni mirano ad aiutare le persone che vivono nel Donbass. Questo è il nostro dovere e lo adempiremo fino alla fine. Di conseguenza, questo porterà al rafforzamento del nostro Paese sia dall’interno che dalle sue posizioni di politica estera”, ha risposto Putin.

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Il giorno dopo

Giornata Internazionale contro i Test Nucleari – 29 agosto 2022

Segretario Generale Antonio Guterres
https://unric.org/it/giornata-internazionale-contro-i-test-nucleari-29-agosto-2022/

 di Manlio Dinucci

Manlio Dinucci

Un video, pubblicato il 23 novembre dai Sandia National Laboratories, mostra un caccia Usa F-35A che, volando a velocità supersonica a 3000 metri di quota, lancia una bomba nucleare B61-12 (dotata per il test di testata non-nucleare). La bomba non cade verticalmente ma plana, finché nella sezione di coda si accendono dei razzi che le imprimono un moto rotatorio e la B61-12 (guidata da un sistema satellitare) si dirige sull’obiettivo che colpisce 42 secondi dopo il lancio. Il test è stato effettuato il 25 agosto nel poligono di Tonopah nel deserto del Nevada. Un comunicato ufficiale conferma il suo pieno…