Alvaro Bari: un pilota veneziano nella Resistenza feltrina

Nessun titolo diapositivaA Feltre, nell’Aula Magna dell’istituto “A. Colotti”, sabato 1 marzo 2014 alle ore 11 ci sarà la presentazione del libro “Alvaro Bari – Un pilota veneziano nella Resistenza feltrina”. Saranno presenti gli autori Aurelio De Paoli e Renato Vecchiato.

Questo il prologo di Renato Vecchiato:

Aurelio ed io, nell’autunno del 2012, ci siamo ritrovati in un incontro conviviale tra ex studenti. Accomunati da reciproca curiosità per le nostre radici storiche, c’incamminammo con la conversazione, sul tema delle lotte partigiane della sua terra, il Feltrino. L’argomento incontrò il mio interesse sia per la conoscenza dell’argomento sia per l’ammirazione che nutro, da diversi anni, per la leggendaria figura di comandante partigiano, del “comandante Bruno”, l’ingegnere Paride Brunetti, da poco deceduto. Un uomo che segnò la storia della Resistenza di Feltre e non solo. Così, dopo esserci scambiati reciproche informazioni storiografiche e opinioni personali sulla particolare complessità storica di quei tormentati venti mesi di guerra nel Feltrino, Aurelio mi comunicò di aver iniziato una ricerca su alcuni specifici episodi, in particolare su un giovane Tenente pilota ucciso dai nazi – fascisti vicino a casa sua e con giusto orgoglio m’informò che aveva già raccolto le testimonianze di alcuni anziani e di partigiani.
«Pensa, conosco personalmente un ex – aviere, già Capo Nucleo della nostra Associazione Arma Aeronautica (AAA), che aveva incontrato più volte questo Tenente pilota!» e, con un tono di sfottò etnico campanilistico, affermò: «E son sicuro che neanche giù, da voi a Venezia, si hanno notizie di questo tosàt morto per la libertà!»
«Ma come si chiamava?»
«Tenente pilota Bari Alvaro», scandì con tono militare e aggiunse «trucidato, assieme ad un altro, dai nazifascisti su di un ponte sul Piave, quello che collega Busche a Cesana».
«Bari? Conosco un medico con questo cognome…».
Così, aperta la breccia, Aurelio continuò. Il suo interessamento a quell’avvenimento era iniziato qualche tempo prima. Aveva ben presente la lapide posta all’interno dello storico Istituto Colotti che ricorda il «diplomato Alvaro Bari, il partigiano combattente “Cristallo” morto a Lentiai» quando fu incoraggiato dal Maresciallo dei Carabinieri, Stefano Vagnozzi, a raccogliere ulteriori informazioni su quel giovane. Il fatto di essere allora Capo Nucleo dell’AAA e di abitare poco lontano dal luogo della tragedia lo stimolò ad avviare la ricerca tra gli anziani. Dopo diversi contatti, la sorte lo fece incontrare con un anonimo e impaurito testimone oculare della tragedia. Un anziano che ebbe allora l’onere di aiutare il padre falegname, come lui, a costruire le casse da morto per quei due sfortunati sconosciuti. Con questa straordinaria testimonianza la ricerca si consolidò con l’acquisizione presso il Comune di Lentiai delle copie integrali dei certificati di morte di Alvaro Bari e di Giorgio Gherlenda, il suo compagno di sventura. E in questi preziosi documenti trovò trascritti i verbali ufficiali di ritrovamento che confermavano la testimonianza.
Aurelio terminò dicendomi di essere un po’ preoccupato perché non voleva turbare con la sua ricerca la sensibilità dei famigliari di Alvaro. Mi chiese allora di verificare se c’era qualche parentela con i miei conoscenti e, se ci fosse stata, di sentire la loro disponibilità a riaprire quella dolorosa ferita per ricordarne la memoria.
La fortuna l’ha assistito una seconda volta. La casualità aveva fatto incontrare i nostri interessi rispetto a questa dolorosa storia. Un Feltrino e un Veneziano, per un eroe veneziano d’origine ma feltrino d’adozione.
Così, dopo aver avuto da due nipoti, Mario e Giorgio Bari, il ringraziamento per il suo impegno a far conoscere il loro congiunto, ho dato anch’io la mia disponibilità a proseguire e sviluppare la sua bozza iniziale, per la quale era stato già incoraggiato anche dalle parole del Vice Presidente della Sezione AAA di Treviso, il Ten. Col. Augusto Costantini :
[…] Aurelio contribuisce a farci conoscere queste storie ingiustamente sconosciute o dimenticate e che comunque non dovrebbero mai più ripetersi. Il lavoro, scritto con passione, è molto interessante […]»
Aurelio non ha solo il merito di aver promosso l’iniziativa, ma anche di aver coinvolto i seguenti testimoni feltrini:
– Romildo De Bastiani, artigiano muratore di Pont di Feltre.
– Carlo Gris, artigiano, figlio del comandante partigiano Oreste, “Tombion” di Menin di Cesiomaggiore.
– Sergio Samiolo, partigiano “Sam”, taxista, ex – aviere aiuto autista, amico di Alvaro. Capo nucleo della AAA di Feltre dal 1989 al 2003.
– Umberto Tatto, partigiano “Leone”, giovanissima guida nella ritirata della Brigata Gramsci durante il rastrellamento nazifascista delle Vette feltrine; capo cantiere dell’impresa “Lodigiani”.
– Mauro Velo, falegname, testimone oculare della fucilazione di Alvaro Bari e di Giorgio Gherlenda.
Il mio impegno si è focalizzato soprattutto nella ricerca documentale e bibliografica riguardante la vita di Alvaro, breve ma densa dei tragici avvenimenti dell’epoca. Per fare questo ho coinvolto molte altre persone, tra i primi i nipoti Mario e Giorgio Bari; a quest’ultimo va anche il merito di aver rintracciato il fascicolo del processo a Niedermayer presso il Tribunale Militare di Verona, oltre che aver seguito con sensibilità e passione il lavoro.
Tra i tanti contributi di collaborazione personalmente ricevuti, ricordo con gratitudine quelli forniti: dalle signore Fiorenza Lovera e Cristina Gherlenda (nipoti di Gherlenda); dal dirigente scolastico e dalla direttrice amministrativa dell’istituto Andrea Colotti di Feltre; dai funzionari dei diversi Comuni interpellati (tra i quali Feltre, Lentiai, Cesiomaggiore, Fiera di Primiero, Venezia, San Stino di Livenza, Noale, Loreggia); dai responsabili dei due Istituti di storia della Resistenza: Isbrec (Belluno) e Ivsrec (Padova); dai parroci di Pez, Lentiai e Primiero; dai funzionari del Ministero della Difesa (Divisione Documentazione Aeronautica di Roma, Centro di documentazione militare di Padova, Tribunale Militare di Verona) e, (non ultimi!) dagli storici citati in bibliografia, specialmente Giuseppe Sittoni.
Un ringraziamento particolare:
alla professoressa Liana Bortolon, coetanea ed amica d’infanzia della giovane fidanzata di Alvaro, per avermi concesso un’intervista telefonica;
al professor Giovanni Perenzin per aver fornito, da attento e scrupoloso studioso feltrino della Resistenza, molte e dettagliate osservazioni nella stesura finale del libro.
Renato Vecchiato