Radio CoRa (acronimo di Commissione Radio) fu un’emittente clandestina, approntata e gestita da membri del Partito d’Azione a Firenze, fra il gennaio e giugno 1944. Altre Radio CoRa (Milano e Bari) realizzarono trasmissioni d’informazioni militari per tenere contatti con gli Alleati. A Firenze furono una ventina i principali collaboratori del gruppo. Dopo la prima trasmissione di prova, in via de’ Pucci, Radio CoRa continuò a trasmettere ininterrottamente per cinque mesi venendo continuamente spostata per evitare la sua localizzazione. Il 7 giugno 1944 i nazisti individuarono la ricetrasmittente in piazza d’Azeglio. Il giovane radiotelegrafista Luigi Morandi sorpreso alla radio ebbe la prontezza di sottrarre una pistola ad un soldato tedesco e di ferirlo a morte, poi a sua volta venne colpito e morì due giorni più tardi in ospedale. In quell’occasione vennero arrestati Enrico Bocci, Carlo Campolmi, Maria Luigia Guaita, Giuseppe Cusmano e Franco Girardini. Nelle ore successive furono arrestati anche Gilda La Rocca e il capitano dell’Aeronautica Italo Piccagli che si consegnò ai fascisti sperando di scagionare gli altri. Il capitano Piccagli, quattro paracadutisti ed un ignoto partigiano cecoslovacco furono fucilati nei boschi di Cercina il 12 giugno 1944. Insieme a loro fu uccisa anche Anna Maria Enriques Agnoletti per rappresaglia contro il fratello Enzo, uno dei dirigenti del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale.
L’avvocato Enrico Bocci fu fucilato dopo giorni di tortura, sempre nelle vicinanze. Il suo corpo non è mai stato ritrovato. Tutti gli altri, prima di essere inviati nei lager, furono torturati a Villa Triste. Gilda La Rocca e Maria Luigia Guaita riuscirono però a scappare prima dell’arrivo in Germania. Enrico Bocci, Anna Maria Enriques Agnoletti, Italo Piccagli e Luigi Morandi sono stati insigniti della Medaglia d’Oro.
La nuova RADIO CoRa sarà prima di tutto una grande operazione culturale, indirizzata – attraverso una corretta e puntuale informazione – a (ri)creare un immaginario condiviso e popolare che abbia al centro i valori della Resistenza e della Costituzione. Radio Cora si ispirerà in ogni sua attività ai valori espressi nella nostra Carta Costituzionale, la cui applicazione concreta, rappresenta ancora oggi il presupposto per una rinascita (anche economica, oltre che morale, etica, civile, sociale e culturale) del nostro Paese.
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10 giugno 1924: uccisione di Giacomo Matteotti
“Io il mio discorso l’ho terminato,ora preparate il discorso funebre per me”, così Giacomo Matteotti, parlamentare e segretario del partito socialista unitario, terminò il suo intervento alla Camera dei deputati il 30 maggio del 1924.
In quell’intervento con la passione civile di sempre e con la consueta stringente concatenazione dei fatti, Matteotti elencò tutte le nefandezze delle quali si erano rese protagoniste le camice nere di Mussolini.
Alla fine del suo intervento, più volte interrotto dagli schiamazzi e dalle volgarità dei fascisti, il deputato socialista così concluse: “Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni”. Si riferiva alle elezioni politiche vinte da Mussolini e dai suoi alleati.
Quell’elenco era talmente dettagliato e documentato da suscitare l’attenzione della stessa stampa estera,in particolare di quella inglese. In quella medesima occasione preannunciò un secondo intervento che avrebbe dovuto pronunciare l’undici giugno, e nel quale, oltre ai brogli, avrebbe denunciato la maxi tangente che il gruppo americano Sinclair Oil aveva probabilmente versato ai fascisti in cambio della concessione per la ricerca e lo sfruttamento di eventuali giacimenti petroliferi.
Nei giorni successivi si dedicò alla stesura di quella denuncia e raccolse la documentazione nella sua borsa.
Il 10 giugno del 1924, mentre si recava alla Camera dei deputati, un gruppo di fascisti, ben noti al partito e a Musssolini, rapivano ed ammazzavano Matteotti. Li guidava Amerigo Dumini, in seguito furono condannati a 5 anni per omicidio preterintenzionale, i mandanti, ovviamente, restarono al governo, anzi intensificarono la stretta repressiva, sino alla sospensione di tutti i diritti politici e civili.
La borsa di Matteotti non fu mai ritrovata, così come non saranno ritrovate nei decenni successivi, altre borse scottanti o agende compromettenti.
“Uccidete pure me, ma un ucciderete mai le idee che sono un me”, aveva urlato in faccia alle camice nere, Giacomo Matteotti, qualche mese prima di essere ammazzato. (di Beppe Giulietti da “Il Fatto”)
9 giugno 1937: il delitto dei fratelli Rosselli
È il tardo pomeriggio del 9 giugno 1937. Carlo Rosselli, una delle figure più importanti dell’antifascismo italiano e fondatore del movimento «Giustizia e Libertà» si trova a Bagnoles-de-l’Orne, una stazione termale della Normandia. Da un paio di giorni lo ha raggiunto il fratello Nello, promettente storico del Risorgimento. Mentre rientrano in albergo, dopo una visita in macchina ad Alençon, cadono vittime di un’imboscata. Costretti a fermarsi in una strada di campagna, vengono assaliti e barbaramente uccisi da alcuni sicari della Cagoule, un’organizzazione filofascista francese.
Negli ambienti del fuoruscitismo non ci sono dubbi: l’assassinio dei fratelli Rosselli è un tragico punto messo a segno dalla dittatura mussoliniana. Le formazioni politiche in esilio reagiscono con sdegno e frustrazione; unite in una sola voce, denunciano «in modo categorico e unanime che è all’organizzazione terroristica Ovra, agli ordini diretti del capo del governo italiano, che risalgono l’iniziativa e l’esecuzione dell’abominevole attentato». I processi celebrati in Francia e poi in Italia, nonostante le prove emerse nelle fasi di istruttoria, e al di là di alcune condanne di appartenenti al gruppo dei killer, non hanno mai stabilito la verità.
Chi furono i veri mandanti del delitto? Perché Carlo Rosselli diventò obiettivo prioritario del terrorismo internazionale? Quale fu l’intreccio di relazioni tra controspionaggio militare, ambienti della destra francese e ministero degli Esteri? A settant’anni di distanza, uno dei grandi delitti politici del fascismo, resta una storia di giustizia italiana mancata.
I circolo dei fratelli Rosselli di Firenze, da loro fondato nel 1920: http://fratellirosselli.fol.it/circolo.asp
La testimonianza di Tommaso Lunati
VIA TASSO DAI GRANDI MURI PIENI DI COSI’ TANTO …
Pubblichiamo il testo del bellissimo e commovente testo recitato da Mario Soldaini, 13 anni, studente romano, alla prima festa dell’ANPI Provinciale di Roma, il 4 giugno alla Città dell’Altra Economia, davanti ai partigiani che avevano appena raccontato la loro liberazione. Grazie Mario.
VIA TASSO DAI GRANDI MURI PIENI DI COSI’ TANTO …
Orrore e Onore parole che si contrappongono tra gli spazi angusti delle celle di Via Tasso 145 .
Manifesti di amore e di perdono verso quelli che avevano voluto guadagnare sulla pelle di uomini che ora definiamo collaborazionisti che criminali ,dei manifesti scavati con unghie di UOMINI carichi del senso del dovere ed amore per la Patria che Molto spesso non ricordiamo, nomi come SIMONI O MONTEZEMOLO, volti duri, forti che non potevano dar spazio ad una lacrima!!!
Che sapevano … capivano ed erano tra quelli che Roma, capitale delle capitali non ricorda, tranne una volta all’anno allora si ,poniamo tutti una corona di fiori a simboleggiare il nostro orgoglio, UNA corona che dovremmo ‘’porre’’ ogni giorno nel nostro cuore e nella nostra mente. Al museo della Liberazione o quello che ne rimane perché in parte venduto e dannatamente abitato, ho ritrovato quelle lacrime che non scendevano da tempo ,quel brivido paralizzante su tutta la spina dorsale.
Quella cella n°12 orribilmente piccola e soffocante senza luce per vedere il tempo passare e sperare finalmente nella fine della guerra.NO! La luce non poteva passare ogni giorno durava un mese, ogni secondo un anno. Un anno di dolore e di torture che stremavano ma non facevano arrendere quegli uomini che pur di non parlare, morivano nel silenzio più profondo!!! Avendo prima scritto alla madre un ‘’Sii forte‘’ su di un muro.
Allora io mi chiedo ,con la coscienza che riflette ancora a quei locali pieni di onore ed infamie, con il cuore a uomini e donne, anziani e ragazzi, cittadini di ogni classe e ceto dai quali Kappler e suoi aiutanti tentavano di estorcere informazioni in un modo così vile che definirei logorante per la nostra specie Umana, mi chiedo come sia potuto succedere che questi Bastardi siano riusciti a farla franca scappando dentro delle valigie e come sia possibile che c’era gente che per guadagnare soldi vendeva uomini, bambini, ragazzi della mia età, donne e ne traeva profitto me lo chiedo ma risposte non ne trovo non riesco a pensare che sia potuto accadere o non voglio pensarci per un brivido da non provare; allora continuo con il solo ricordarmi che circa 9000 DICO 9000 uomini e donne di tutte le età vennero messi su dei treni del non ritorno spariti tra la nebbia ed il fumo. Persone che potevano essere i miei nonni senza i quali io non sarei potuto nascere! E’pensando a questo ed a quello che i miei occhi hanno visto ed il mio sentimento pensato ,che ricordo così, come posso la tragicità della guerra e di quel malato fanatismo militare che non deve permettere e mi auguro non permetterà, un’altra VIA TASSO!!!
Mario Soldaini
La corruzione che ci circonda
Questa è una parte dell’intervento di Gustavo Zagrebelsky alla manifestazione “Per un’Italia libera e onesta” del 2 giugno a Modena:
Il nostro Paese sta sprofondando nel conformismo (…) siamo usciti da una consultazione elettorale che ha dato il risultato a tutti noto, ma la cosa che colpisce è questo saltare sul carro del vincitore. Tacito diceva che una delle abitudini degli italiani è di ruere in servitium: pensate che immagine potente, correre ad asservirsi al carro del vincitore. Noi tutti conosciamo persone appartenenti al partito che ha vinto le elezioni che hanno opinioni diverse rispetto ai vertici di questo partito. Ora non si tratta affatto di prendere posizioni che distruggono l’unità del partito, ma di manifestare liberamente le proprie opinioni senza incorrere nell’anatema dei vertici di questo partito (…) Queste persone, dopo il risultato elettorale, hanno tirato i remi in barca e le idee che avevano prima, oggi non le professano più. Danno prova di conformismo. (…)
La nostra rappresentanza politica è quella che è (…) La diffusione della corruzione è diventata il vero humus della nostra vita politica, è diventata una sorta di costituzione materiale. Qualcuno, il cui nome faccio solo in privato, ha detto che nel nostro Paese si fa carriera in politica, nel mondo della finanza e dell’impresa, solo se si è ricattabili (…) Questo meccanismo della costituzione materiale, basato sulla corruzione, si fonda su uno scambio, un sistema in cui i deboli, cioè quelli che hanno bisogno di lavoro e protezione, gli umili della società, promettono fedeltà ai potenti in cambio di protezione.
È UN MECCANISMO omnipervasivo che raggiunge il culmine nei casi della criminalità organizzata mafiosa, ma che possiamo constatare nella nostra vita quotidiana (…)
Questo meccanismo funziona nelle società diseguali, in cui c’è qualcuno che conta e che può, e qualcuno che non può e per avere qualcosa deve vendere la sua fedeltà, l’unica cosa che può dare in cambio (…) Quando Marco Travaglio racconta dei casi di pregiudicati o galeotti che ottengono 40 mila preferenze non è perché gli elettori sono stupidi: sanno perfettamente quello che fanno, ma devono restituire fedeltà. Facciamoci un esame di coscienza e chiediamoci se anche noi non ne siamo invischiati in qualche misura. (…)
Questo meccanismo fedeltà-protezione si basa sulla violazione della legge. Se vivessimo in un Paese in cui i diritti venissero garantiti come diritti e non come favori, saremmo un paese di uomini e donne liberi. Ecco libertà e onestà. Ecco perché dobbiamo chiedere che i diritti siano garantiti dal diritto, e non serva prostituirsi per ottenere un diritto, ottenendolo come favore.
Veniamo all’autocoscienza: siamo sicuri di essere immuni dalla tentazione di entrare in questo circolo? (…) Qualche tempo fa mi ha telefonato un collega di Sassari che mi ha detto: “C’è una commissione a Cagliari che deve attribuire un posto di ricercatore e i candidati sono tutti raccomandati tranne mia figlia. Sono venuto a sapere che in commissione c’è un professore di Libertà e Giustizia…”. Io ero molto in difficoltà, ma capite la capacità diffusiva di questo sistema di corruzione, perché lì si trattava di ristabilire la par condicio tra candidati. Questo per dire quanto sia difficile sgretolare questo meccanismo, che si basa sulla violazione della legge. Siamo sicuri di esserne immuni? Ad esempio, immaginate di avere un figlio con una grave malattia e che debba sottoporsi a un esame clinico, ma per ottenere una Tac deve aspettare sei mesi. Se conosceste il primario del reparto, vi asterreste dal chiedergli il favore di far passare vostro figlio davanti a un altro? Io per mia fortuna non mi sono mai trovato in questa condizione, ma se mi ci trovassi? È piccola, ma è corruzione, perché se la cartella clinica di vostro figlio viene messa in cima alla pila, qualcuno che avrebbe avuto diritto viene posposto. Questo discorso si ricollega al problema del buon funzionamento della Pubblica amministrazione: se i servizi funzionassero bene non servirebbe adottare meccanismi di questo genere. Viviamo in un Paese che non affronta il problema della disonestà e onestà in termini morali. (…) Se non ci risolleviamo da questo, avremo un Paese sempre più clientela-rizzato, dove i talenti non emergeranno perché emergeranno i raccomandati, e questo disgusterà sempre di più i nostri figli e nipoti che vogliono fare ma trovano le porte sbarrate da chi ha gli appoggi migliori. È una questione di sopravvivenza e di rinascita civile del nostro Paese. Ora, continuiamo a farci questo esame di coscienza: non siamo forse noi, in qualche misura, conniventi con questo sistema? Quante volte abbiamo visto vicino a noi accadere cose che rientrano in questo meccanismo e abbiamo taciuto? Qualche tempo fa, si sono aperti un trentina di procedimenti penali a carico di colleghi universitari per manipolazione dei concorsi universitari (…) Noi non sapevamo, noi non conoscevamo i singoli episodi (…) e per di più non siamo stati parte attiva del meccanismo, ma dobbiamo riconoscere che abbiamo taciuto, dobbiamo riconoscere la nostra correità.
PROPOSTA: Libertà e Giustizia è una associazione policentrica che si basa su circoli, che sono associazioni nella associazione, radicati sul territorio e collegati alla vita politica. Non sarebbe il caso che i circoli si attrezzassero per monitorare questi episodi, avendo come alleati la stampa libera e la magistratura autonoma? Potrebbe essere questa una nuova sfida per Libertà e Giustizia, controllare la diffusione di questa piovra che ci invischia tutti, cominciando dal basso, perché dall’alto non ci verrà nulla di buono, perché in alto si procede con quel meccanismo che dobbiamo combattere.
http://www.libertaegiustizia.it/2014/06/03/una-lezione-di-onesta-riempie-piazza-xx-settembre/
Festa cittadina della Pace e della Legalità
L’Anpi di Mirano in occasione della festa della pace di Domenica 1 Giugno organizzata dal Centro Pace del Comune di Mirano di cui l’Anpi fa parte presenta la mostra di Mayors for Peace per far conoscere alle nuove generazioni la tragedia di Hiroshima come memoria storica e monito per il futuro.
Il documento “Mayors for Peace”
Comunicato del Comune di Mirano per l’anniversario della tragedia di Hiroshima e Nagasaki
Lettera del Sindaco Di Hiroshima al Comune di Mirano
Certificato di appartenenza del Comune di Mirano alle “Mayors for peace”:
Resistere senz’armi
Si terrà sabato 31 maggio 2014 (ore 18.00), nella barchessa della villa Morosini ora XXV Aprile, l’inaugurazione della mostra storico/documentariaResistere senz’armi. Storie di Internati Militari Italiani nel Terzo Reich (1943-1945) realizzata dall’Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea (Iveser).
La mostra si propone di far conoscere la vicenda storica dei circa 650.000 militari italiani che vennero catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943 e deportati nei lager del Nord Europa. I nazisti li classificarono come Internati Militari Italiani (IMI), privandoli così delle tutele previste dalle convenzioni internazionali per i prigionieri di guerra.
La mostra – attraverso un originale allestimento, con la riproduzione di un cospicuo ed inedito materiale documentario e fotografico (conservato prevalentemente nell’archivio dell’Istituto) – ripercorre tutta la vicenda degli IMI: la cattura, il terribile viaggio nei carri bestiame, la dura vita nei campi, il rifiuto di collaborare con la Repubblica sociale italiana e la Germania nazista, la liberazione, il ritorno a casa e il difficile reinserimento. Di forte impatto la sezione con alcuni totem con le immagini fotografiche e i documenti di alcuni internati militari e che ne propone i loro percorsi biografici. Tra questi soldati anche un miranese, il motorista della Regia Marina Militare, il novantaseienne Luigi Baldan, già conosciuto per il suo libro di memorie “Lotta per sopravvivere – la mia Resistenza non armata contro il nazifascismo”, edito nel 2007, relativo al periodo da internato militare italiano nei lager nazisti ed alle sue opere di solidarietà nei confronti delle ragazze ebree del campo di Sackisch Kudowa in Polonia.
Un’esposizione in cui parole, immagini e documenti ricostruiscono i contorni di storie singole e li fondono in una storia collettiva che fatica ancora a trovare un posto e un giusto riconoscimento nella memoria degli Italiani.
La mostra è stata realizzata in collaborazione con il Comune di Mirano, Centro Pace, Auser Mirano, ANPI Miranese, Associazione Nazionale Combattenti e Reduci sez. Provinciale di Venezia, Associazione Bersaglieri sez. Mirano, grazie ad un contributo della Regione del Veneto, con il patrocinio della Provincia di Venezia.
L’inaugurazione sarà aperta dalla visione di alcuni video storici documentari.
La mostra proseguirà fino al 15 giugno 2014 con i seguenti orari:
sabato e domenica 10.30 -13.00 / 15.00 – 19.00
venerdì 16.00 – 19.00
Visite guidate su prenotazione per scuole, gruppi, associazioni
info e prenotazioni:
041 5287737; [email protected]
Per un Italia libera e onesta: ripartiamo dalla Costituzione
A Modena con il Patrocinio del Comune, in occasione della Festa della Repubblica, in Piazza XX settembre alle ore 14.00 si terrà la manifestazione “Per un Italia libera e onesta: ripartiamo dalla Costituzione”. Interverranno Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Carlo Smuraglia, Marco Travaglio, Giancarlo Caselli, Alberto Vannucci, Elisabetta Rubini, Paul Ginsborg, Roberta De Monticelli, Gaetano Azzariti.
Fabrizio Gifuni leggerà e reciterà pagine della nostra storia storia e Maurizio Landini invierà una video testimonianza.
Aderiscono alla manifestazione:
ANPI Nazionale
Rete per la Costituzione
Giustizia e Libertà con il suo Presidente Antonio Caputo
Associazione nazionale Liberacittadinanza
Comitato di Parma “Salviamo la Costituzione”
Scuola di Formazione Politica “Antonino Caponnetto”
Centro Documentazione don Tonino Bello (Faenza)
Viva la Costituzione – Rovigo
Comitato per la Costituzione di Rovigo
DIECIeVENTICINQUE
Comitato di Faenza per la valorizzazione e la difesa della Costituzione
Libera-Uscita Sezione Modenese
Democrazia Atea
Associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili
Associazione Culturale PARTECIPAZIONE
ASSOCIAZIONE REGGIANA PER LA COSTITUZIONE
Iniziativa Laica e “Giornate della laicità”
Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford
Associazione per la democrazia costituzionale
Associazione reggiana per la Costituzione
Comitato per la Costituzione di Grosseto
Lista Civica Italiana
Associazione PrendiParte
Carovana per la Costituzione SEMPRE
Comitato Pistoiese per la difesa della Costituzione
Articolo21
Coordinamento per la difesa della Costituzione di Modena
“Siamo favorevoli al cambiamento, ma nel solco della Costituzione e nel quadro di una democrazia che si rafforza anziché ridurre gli spazi della rappresentanza. Non ci considereremo soddisfatti, dunque, se non quando il Paese non si sarà dotato di una legge elettorale veramente democratica; tra rappresentanza e governabilità si privilegerà la prima, pur cogliendo anche le esigenze di stabilità; la Costituzione sarà rispettata ed attuata nei suoi fondamenti e nelle sue linee di coerenza, apportando gli aggiustamenti necessari alla stessa struttura parlamentare, ma senza togliere alcunché agli equilibri ed alle garanzie che la Costituzione ci offre e che restano il fondamento della vita consociata. In questa direzione intendiamo lavorare, col contributo di quanti credono nella Costituzione e nella democrazia e con un’informazione adeguata ai cittadini sulla reale posta in gioco e sul loro interesse a soluzioni chiare, trasparenti e ponderate. Comincia qui un cammino, che può anche essere lungo.
Ma questa forte presenza, questo calore e questa giornata magnifica di incontro mi induce a pensare che se ci impegneremo come dobbiamo, ce la faremo, nell’interesse del Paese e della democrazia”
Carlo Smuraglia – Presidente Nazionale ANPI – Teatro Eliseo, 29 aprile 2014
Ciao Giorgio
Nella serata del 26 maggio ci ha lasciati Giorgio Bottacin, la memoria storica della piazza, colui che a 8 anni vide trucidare i martiri in piazza a Mirano. «Lavoravo in pasticceria da Tonolo – racconta – vidi il primo morto trascinato a terra sotto il portico. Era stato ucciso poco prima davanti l’ex casa Pavan. Poi arrivarono i partigiani e spararono contro la casa del fascio. L’amico che era con me cadde morto a terra, io mi salvai per un pelo nascondendomi dietro la vecchia osteria Gasparini». Bottacin vide anche deportare gli Errera e fucilare altri miranesi al cimitero. Sempre presente alle commemorazioni e agli incontri con i ragazzi delle scuole medie dove portava la sua testimonianza degli eventi a cui aveva assistito: la foto si riferisce all’ultimo incontro dell’11 dicembre 2013.
Tutta l’Anpi di Mirano in questo triste momento porge le più sentite condoglianze ai familiari di Giorgio.
I funerali si svolgeranno venerdì 30 maggio alle ore 11 nel duomo di Mirano.
Fosse Ardeatine: il filmato ritrovato di Luchino Visconti
Il primo film documentario realizzato da Luchino Visconti ha ritrovato la via di casa. Una ‘chicca’ scovata negli Stati Uniti da Luciano Martini, endocrinologo, appassionato di musica, cinema e storia che l’ha acquistato per un pugno di dollari. Il filmato fa parte del lungometraggio “Giorni di Gloria” del 1945, che colleziona materiali firmati da Luchino Visconti, Giuseppe De Santis e Marcello Pagliero. Luchino Visconti aveva ripreso su incarico dell’esercito anglo-americano il processo contro l’ex questore di Roma Pietro Caruso, svoltosi nell’attuale sede dell’Accademia dei Lincei, la fucilazione che ne seguì dello stesso Caruso, del delegato Scarpato e di Pietro Koch. Quest’ultimo responsabile della Pensione Jaccarino, conosciuta anche come “villa tristezza”, famosa prigione fascista per le sevizie e i maltrattamenti, dove lo stesso Visconti era stato imprigionato per un breve periodo. Luciano Martini, 87 anni, professore all’Università di Milano per 40 anni, attraverso attente e lunghe ricerche ha ritrovato il nastro originale e lo ha acquistato da una piccola società americana.