Il regista Carlo Lizzani è morto suicida a Roma

Il regista Carlo Lizzani è morto suicida a Roma. Si è gettato dal balcone di casa, al terzo piano di via dei Gracchi intorno alle 15. Aveva 91 anni. In questo brano il regista racconta la sua adesione al Partito Comunista e alla Resistenza nella Roma occupata del 1943. Il testo è tratto da “Guida alla Roma ribelle”.

Era il 7 novembre del 1943. Roma stata appena occupata dai tedeschi, eravamo dopo l’8 settembre. Io e altri due compagni, Renato Mordenti e Marcello Bollero, avevamo deciso con altri gruppi di antifascisti di fare delle scritte per inneggiare all’anniversario della Rivoluzione d’ottobre, che cadeva appunto in quel giorno. La lotta armata ancora non era nata a Roma. C’erano le prime formazioni dei Gap ma non erano attive. Ci dividemmo per quartieri. A noi tre toccò la zona del centro. Decidemmo di scrivere, a vernice rossa, oltre che “Viva il 7 novembre” anche “Viva Rosa Luxemburg” e “Viva Karl Liebknecht”. Era una mia idea, pensavo che quelli che avevano occupato Roma erano soldati tedeschi, che il nazismo c’era da appena dieci anni, dal 1933, e che magari quei nomi gli avrebbero ricordato i comunisti tedeschi e la tentata rivoluzione nel loro paese. Erano due nomi piuttosto complicati e soprattutto un po’ lunghi da scrivere. A Roma cominciava il coprifuoco e la luce era sempre più scarsa anche perché si faceva economia sull’energia elettrica. Facemmo parecchie scritte, risalendo fino a via Nazionale, più o meno all’altezza di via delle Quattro Fontane. Lì una pattuglia tedesca ci fermò e vide le nostre mani sporche di rosso. Si accorsero anche dei pennelli. Non sapevamo ancora delle deportazioni, ma sapevamo di rischiare di essere arrestati e torturati, e la nostra paura più grande era di non riuscire a resistere e coinvolgere altri compagni. Col coraggio della disperazione facemmo un gesto assurdo: avevamo tre mitra puntati sul petto – ricordo ancora la sensazione del metallo appoggiato qui, subito sotto la gola – e a mani nude li alzammo con forza, quasi sbattendoli in faccia ai tedeschi. Loro rimasero allibiti e guadagnammo quei pochi secondi che ci permisero di scappare correndo in quattro direzioni diverse. Ci spararono ad altezza d’uomo, tanto che giorni dopo andai a curiosare e vidi le scalfitture delle pallottole lungo il percorso fatto. Ma ce la cavammo. Il segno di Roma ribelle restò a lungo: le scritte vennero cancellate ma continuarono a vedersi anche dopo, come i graffi delle pallottole sui muri. Quella sera per prudenza nessuno tornò alle proprie case. Il giorno dopo seppi che neanche i miei due amici erano stati catturati.
Ero responsabile di un gruppo del mio quartiere, Prati, che comprendeva altri cinque-sei giovani. Abitavo su Lungotevere de’ Mellini, al numero 7. Il contatto con il Partito Comunista era avvenuto attraverso Giuseppe De Santis e Antonello Trombadori. Mi fissarono un appuntamento a San Lorenzo, quartiere operaio, dunque speravo che questa volta non avrei incontrato uno studente come me o un intellettuale, ma finalmente un lavoratore. Avrei trovato una persona con “Il Messaggero” davanti agli occhi, seduta in un bar, questo era l’accordo per riconoscerlo. Quando abbassò il giornale, vidi un ragazzo come me, pure lui con gli occhiali: ecco un altro intellettuale!
Ci disse di reclutare altri militanti nella mia zona, per lanci di manifestini e azioni più politiche e di propaganda che propriamente armate. Proposi il mio appartamento per il supporto logistico: era al pianoterra, e in caso di perquisizioni o irruzioni di tedeschi o polizia si poteva fuggire dal retro. Questa sistemazione venne vista con favore: i dirigenti continuarono a chiedermi di tenere le riunioni a casa mia, insospettendo molto mio padre, soprattutto per il viavai di uomini più “anziani” di noi universitari. Un giorno, prima del 25 luglio e della caduta del fascismo, si presentò Giorgio Amendola, allora quasi quarantenne, e dovetti dire a mio padre che si trattava di un produttore cinematografico che stava leggendo un soggetto che gli avevo sottoposto. In seguito venne anche Luigi Longo, che doveva dare disposizioni in vista dell’armistizio. Prima della battaglia di Porta San Paolo si presentarono diverse persone a casa mia, tra questi Vasco Pratolini, per chiedermi “le armi”. Gli dissi che non c’erano armi in casa, era la verità, e in seguito abbandonai l’appartamento. Non bisogna dimenticare che in tutti i movimenti clandestini ci sono spie, doppiogiochisti, persone che non resistono alla tortura o che magari non vogliono mettere in pericolo i propri familiari.

La Via Maestra è la Costituzione, nata dalla Resistenza

Il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” Grugliasco esprime dissenso verso la Segreteria Nazionale ANPI rispetto al comunicato del 25 settembre, con il quale si è decisa la non adesione alla manifestazione nazionale per la Costituzione “La Via Maestra” prevista a Roma il 12 ottobre, in quanto ritiene che tale decisione sia stata assunta venendo meno a quanto sancito nello Statuto Nazionale e al di fuori degli organismi statutari preposti alle decisioni politiche.
Il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” Grugliasco ribadisce di avere già aderito convintamente alla manifestazione nazionale La Via Maestra, coerentemente con la mobilitazione avviata a livello nazionale, torinese e locale all’interno dei Comitati per la Costituzione, e in quanto l’unico programma politico-programmatico della manifestazione è la Costituzione, come spiegato ampiamente dal prof. Gustavo Zagrebelsky e da DonLuigi Ciotti, promotori torinesi.
La Costituzione, nata dalla Resistenza, può essere modificata solo se i cambiamenti avvengono in linea con lo spirito della Guerra di Liberazione dal nazifascismo, in equilibrio con l’architettura costituzionale e seguendo le regole dell’art. 138.
L’ANPI, Ente Morale dal 1945, difende e praticala Costituzione con la militanza antifascista quotidiana sul territorio di Grugliasco e ritiene che nell’attuale contesto sia necessario rispondere aglia ttacchi contro la Costituzione portati dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene, lottando uniti nella diversità, sull’esempio delle formazioni partigiane, con tutti i partiti, le associazioni, i movimenti, i comitati e i singoli cittadini che riconoscono l’emergenza democratica e costituzionale attualmente in corso.
A Roma il 12 ottobre ci sarà anche la bandiera della Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco, per ribadire che la Costituzione è nata dal sangue di tutti i Caduti per la Libertà, inclusi i 68 Martiri catturati, torturati e uccisi a Grugliasco il 29 e 30 aprile 1945.

Il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco
29 settembre 2013

L’Anpi di Mirano aderisce alla manifestazione del 12 ottobre a Roma

In merito alla questione di partecipare o meno alla manifestazione romana del 12 ottobre sul tema della difesa della Costituzione, potremmo ricordare ai dirigenti nazionali che se l’ANPI è una Associazione nata a difesa della memoria dei valori posti a fondamento della Resistenza, è anche vero che la sua è una proposta POLITICA per l’oggi altrimenti non si capisce a che cosa serva.

Non si possono accettare posizioni come quella espressa dalla Direzione Nazionale: “Resta ferma la disponibilità dell’ANPI – si sottolinea – a partecipare anche ad iniziative di più ampio respiro, se concordate preventivamente nelle modalità e negli obiettivi e non suscettibili di entrare in un campo squisitamente politico, che sarebbe estraneo alle finalità ed alla natura dell’ANPI”.

Ma a quale Associazione siamo iscritti? A questo punto si chiariscano le finalità e gli obiettivi di un’azione che non può fermarsi al solo, pur importantissimo, ricordo. Il CLN che cosa rappresenta oggi nella testa dei nostri dirigenti ? Un episodio curioso e irripetibile della Storia Patria, frutto solo del momento storico, senza futuro, e non la dimostrazione che i valori fondanti sono patrimonio di tutte le forze che si sono riconosciute nella Resistenza e che oggi ad essa si richiamano. La politica è innanzitutto scelta che discrimina, che stabilisce i piani distinti di una consapevolezza che non può confondersi con logiche di tatticismo elettorale che non può essere disgiunta dal quadro storico di riferimento.

Se L ‘ANPI non si riconosce in questa linea di pensiero e azione, rimarrà solo e sempre strumento di consenso dei partiti in crisi, bandiera sventolata al vento della memoria e della rievocazione mitica.

 

La manifestazione del 12 ottobre a Roma: l’Anpi non aderisce

“Non possiamo aderire a iniziative che, pur legittime, prospettano piattaforme politico-programmatiche. Resta fermo il nostro impegno per salvaguardare la Costituzione. Urge un forte rilancio delle linee del 2 giugno a Bologna”.
Questo in estrema sintesi il senso del documento approvato oggi 25 settembre dalla Segreteria nazionale dell’Anpi a proposito della manifestazione indetta, tra gli altri, da Rodotà, Zagrebelsky, Landini, per il 12 ottobre a Roma.

Questi sono invece alcuni commenti di iscritti all’associazione apparsi nella pagina facebook dell’Anpi:

Tiziana Pesce: se anche nell’Anpi, i vertici decidono e la base deve seguire, non mi va assolutamente bene. Oltretutto tradirei tutti coloro che hanno combattuto affinchè la nostra Costituzione fosse la più democratica, “la più bella del mondo”, come si suol dire…già vilipesa da coloro che continuano a chiamarsi di sinistra solo a parole. Tradirei gli ideali dei miei genitori, e questo proprio non l’accetto.

Iris Cristofanini: sono una iscritta all’ANPI figlia di Partigiano combattente, e sono decisamente disgustata dal fatto che la mia associazione non partecipi alla manifestazione del 12 ottobre la cui piattaforma, è stato detto in modo chiaro da Landini nell’assemblea di preparazione, non è la formazione diun partito o una lista politica, mala difesa e l’applicazione della Costituzione .. Ogni giustificazione per la non partecipazione che adduce il documento della segreteria è solamente un alibi per non affrontare le responsabilità della segreteria di fronte ad una situazione gravissima , non solo di stravolgimento della Costituzione nata dalla Resistenza , ma portato avanti da un parlamento di nominati, con la presenza di inquisiti e condannati eletto con programmi elettorali che non contenevano nessun cambiamento della Carta . Non è questo il modo di difendere l’ANPI e le motivazioni per le quali è nata nè di difendere gli alti ideali che fecero nascere la Costituzione migliore del mondo , i morti e i torturati che è costata come ricorda Calamandrei : “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra Costituzione”.

Barbara Mangiapane: sono una iscritta ANPI e trovo vergognoso che la mia associazione non aderisca alla manifestazione del 12 ottobre in difesa della costituzione. Sapete perfettamente che l’iniziativa non prospetta nessuna piattaforma politico – programmatica. L’unico programma che si pone è quello della Costituzione antifascista. Ogni giustificazione non è che un alibi per non assumersi le proprie responsabilità di fronte a quello che sta avvenendo. La Costituzione non si difende solo con le parole, ma con i fatti: avere paura di esprimere una critica ad una forza politica che in Parlamento si è chiaramente espressa, attraverso il voto, per lo stravolgimento della Costituzione è inaccettabile. Non è certo in questo modo che difendete l’obiettivo per il quale l’ANPI è nata. Questo è il momento di scegliere da che parte stare, se essere partigiani della Costituzione anche con i fatti.

Francesco Valerio Della Croce: Cara ANPI, sono molto deluso dalla tua mancata adesione alla manifestazione del 12 in difesa della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza. Ho imparato da quest’associazione e dall’esperienza storica del Resistenza una grande lezione: gli uomini in quanto tale sono sempre soggetti a scelte, a schieramento. Oggi, con questo disimpegno, tradisci non solo una causa alta come la difesa della nostra Carta fondamentale e delle sue promesse di libertà, ma calpesti anche la memoria di un grande uomo che diceva: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.”
Questa, per me, è davvero una brutta giornata.

Luisa Corno: ma state scherzando vero?

Comunicato dall’Anpi di Grugliasco

L’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Ente Morale dal 1945, è custode della vicenda storica attraverso la quale l’Italia è riuscita a passare dalla dittatura fascista alla democrazia e di coscienza critica del Paese, per la difesa e la piena attuazione della Costituzione, nonché della memoria della strage nazifascista dei 68 Martiri del 29 e 30 aprile 1945 quale episodio fondativo dell’identità repubblicana, costituzionale e antifascista della città di Grugliasco.
La Sezione ANPI “68 Martiri” Grugliasco convoca un’assemblea cittadina per avviare un confronto e un dibattito cittadino sull’attuale stravolgimento della Costituzione, aggredita dal Governo e dalla maggioranza del Parlamento, sia nella sostanza che nelle modalità, attraverso il DDL 813, vero e proprio “grimaldello” con cui poter stravolgere l’ordinamento repubblicano, democratico e costituzionale del Paese.
La Sezione “68 Martiri” Grugliasco, in adesione a quanto già espresso recentemente e in varie forme sia dal Comitato Provinciale ANPI di Torino e sia dal Comitato Nazionale ANPI, dichiara il proprio stato di mobilitazione permanente per contribuire sul proprio territorio a coinvolgere la popolazione e fronteggiare l’emergenza costituzionale attualmente in corso.
La Sezione ANPI “68 Martiri” Grugliasco chiama a raccolta i partiti antifascisti, i sindacati, le associazioni, i movimenti, i propri iscritti e tutti i cittadini che, riconoscendo l’attuale emergenza costituzionale e civile, abbiano intenzione di animare una campagna di mobilitazione attiva e diffusa sul territorio, per la difesa della Resistenza e della Costituzione dai tentativi di stravolgimento e revisionismo.

VIVA LA RESISTENZA, VIVA LA COSTITUZIONE!

ANPI “68 Martiri” Grugliasco

28 – 29 settembre: l’ANPI di Macerata in difesa della Costituzione

Dall’Anpi di Macerata:

Difendiamo la Costituzione, figlia della Resistenza! ANPI Macerata aderisce alla mobilitazione a difesa della costituzione promossa dal Comitato provinciale ANPI. Sabato 28 e domenica 29 settembre dalle 17 in poi, saremo in Piazza della Libertà con materiale informativo. Sarà anche una occasione per conoscere la nostra associazione, aderire o rinnovare l’adesione!

Commemorazione del Rastrellamento del Grappa

Comunicato stampa “Incontro sul Grappa”

Domenica 15 settembre è stato ricordato  a cura dei comuni della Pedemontana  trevigiana e feltrina il doloroso rastrellamento del Grappa 20-26settembre  1944.
A cima Grappa  al monumento del partigiano,  opera insigne dello scultore Augusto Murer,  sono avvenute  la deposizione della corona di alloro e le testimonianze di un reduce di Russia poi prigioniero in Germania Valerio Marco Andreatta e del partigiano Mario Bernardo (Radiosa Aurora).
Il prof. Loris Capovilla, già presidente dell’Istituto storico di Treviso ha chiesto ai sindaci presenti di adoperarsi per far includere il monumento del Murer nella zona sacra del Grappa ed il prof. Giovanni Perenzin  presidente dell’ANPI Belluno ha comunicato l’iniziativa di tutte le ANPI del Veneto di indire  il giorno 12 ottobre  una fiaccolata da Vittorio Veneto a Revine-Lago come risposta alle adunanza neonazista tenutasi proprio a Revine Lago dal 12 al 15 settembre.
Succesivamente i Feltrini  si sono radunati al Forcelletto al restaurato cippo della Gramsci ad opera della ditta  Marco Riva. Qui, presenti numerosi partigiani : Umberto Tatto, Albino Santel, Giuseppe Balladori, Silvano Simeoni, Egildo Moro e Mario Bernardo,  si sono svolte alcune riflessioni sulla guerra di liberazione nel Feltrino. Sono state  altresì illustrate le esperienze dell’ANPI con le scolaresche allo scopo di tramandare una pagina di storia a fondamento della Costituzione italiana. Sul tema dei giovani oggi in difficoltà per trovare un lavoro si è soffermato in particolare il presidente del consiglio comunale di Feltre Alessandro Dalla Gasperina.
Quindi tutti sono confluiti al rifugio Bocchette dove a cura della dott. Catia Boschieri Costanzo era  stata allestita una mostra documentale e fotografica relativa alla figura del  giovane  zio partigiano Antonio Boschieri della Brigata Matteotti impiccato ad Arten. Antonio Boschieri, era nipote dell’ avv. Luigi Basso di Feltre segretario nazionale del Partito socialista all’epoca della uccisione di Matteotti. La dott. Boschieri Costanzo ha illustrato con perizia foto dell’epoca e documenti di valore storico.
Il pranzo svoltosi nella più schietta allegria è stato allietato da canti della Resistenza e popolari eseguiti dal gruppo corale  Vece Voci Feltrine.
ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Sezione di Feltre

Le foto della giornata: http://imgur.com/a/PLbKw

La Costituzione in mano al compagno Amato

Mentre si dà la caccia al povero Berlusconi colpevole di un’evasione di circa 300 milioni di euro, un altro cittadino viene nominato giudice della Corte costituzionale. Ricordo che quando scoppiò tangentopoli, il compagno Amato, allora vice segretario del Psi, venne a Grosseto a presiedere una riunione dei quadri locali del partito. Ero fra questi e decisi di andare. Amato disse che il finanziamento anomalo ai partiti era una necessità comune dei partiti. La corruzione era giustificata dal costo della politica e comunque lui era all’oscuro di qualsiasi finanziamento. Gli domandai come potesse sostenere di ignorare da dove provenissero i soldi per il sostentamento del partito. Gli dissi che tutta la classe dirigente avrebbe dovuto dimettersi. Risultato fu che Craxi ricevette le monetine, mentre il buon Amato cominciò la sua carriera. L’Italia non si è rinnovata affatto, se un pregiudicato come Berlusconi può rimanere alla guida di un partito di governo e un fedele compagno di un altro pregiudicato diverrà custode di quella Costituzione per la quale io da giovane ho lottato e sperato.

Giorgio Padovani, Brigata Garibaldi (da “Il Fatto” del 14 settembre 2013)

Geografie Partigiane

Domenica 22 settembre l’Anpi di Belluno organizza la seconda giornata di “Geografie Partigiane – Luoghi e storie di Resistenza vissuta”. Questo il programma:

ORE 09 Ritrovo e partenza dal CENTRO RICREATIVO a Torbe. Introduzione al percorso con racconti e storie della resistenza e della cultura locale.
ORE 12.30 Rientro al CENTRO RICREATIVO di Torbe dove ci sarà un ristoro allietato da “Musiche partigiane e resistenti” (chitarra Martino Cargnel, alla fisarmonica Michele Da Ros e voce Gianantonio Gallina) Il rinfresco con buffet sarà a contributo.

DIFFICOLTÀ PERCORSO: facile.
DURATA: 2.30 ore (andata e ritorno).

In caso di pioggia l’evento sarà rimandato a domenica 20 ottobre.

INFO
ANPI Sez. Brigata Pisacane Sospirolo
Cel. 348 7272417 / 333 4742765 / 349 7168261

ANPI Sez. Belluno: 0437 944619
Cel. 334 6558626 / 328 6251873
[email protected] – www.anpi.it

I neofascisti italiani al soldo di Pinochet

L’operazione Condor.
Grazie sia alla decisione di Clinton di mettere fine nel novembre del 2000 al segreto di Stato sui documenti, soprattutto Cia e Fbi, riguardanti il Cile, che all’azione di alcuni magistrati argentini che stanno ancora indagando sull’assassinio del generale cileno Carlos Prats (fuggito in Argentina dopo essersi opposto al colpo di Stato di Pinochet) e di sua moglie, avvenuto a Buenos Aires il 30 settembre 1974, molti nuovi elementi stanno emergendo. In particolare sul ruolo svolto, negli anni ’70, da gruppi di neofascisti italiani arruolati come sicari e torturatori dalle peggiori dittature sudamericane. Per inquadrare meglio il contesto è indispensabile soffermarci sulla cosiddetta “operazione Condor”.

Terrore pianificato.
Con questo nome era definito il piano di repressione ed eliminazione fisica degli oppositori politici comunemente progettato dalle dittature latino-americane negli anni ’70 e ’80. Un’operazione su vasta scala, finanziata e protetta dagli Stati Uniti, su cui è stata ormai acquisita qualche tonnellata di documenti d’archivio. Le forze armate del cosiddetto “cono-sud” (Argentina, Brasile, Paraguay, Bolivia e Uruguay) organizzarono, infatti, nel quadro di accordi fra eserciti americani e servizi segreti militari, fin dai primi anni ’70, una gigantesca struttura di controllo continentale dei “sovversivi” di ogni paese per poi colpirli, con tutti i mezzi, spesso attraverso i cosiddetti “squadroni della morte” allestiti dalle stesse forze armate. Dopo il colpo di Stato dell’11 settembre 1973 anche il Cile entrò a pieno titolo nel piano. Il generale Pinochet dette poteri assoluti al colonnello Manuel Contreras ai vertici della Dina, il servizio segreto cileno, appositamente modellato per “estirpare il cancro comunista”.
Nasce così l’”operazione Condor”, volta alla soppressione degli oppositori, dai militanti di sinistra ai sindacalisti, dai religiosi ai giornalisti e agli uomini di cultura. Il tutto nel quadro di una spaventosa repressione che conterà alla fine 50 mila assassinii, 35 mila persone scomparse, 40 mila prigionieri. Per alcune operazioni fuori dal Cile la Dina allestirà anche una sezione “estera” affidando, come vedremo, compiti esecutivi soprattutto a terroristi di estrema destra italiani.

Agli ordini dei militari.
Oggi è possibile, seppur parzialmente, ricostruire la storia di questa sezione riprendendo, da un lato, le carte di alcuni processi tenutisi anni fa a Roma per il tentato omicidio dell’esule cileno Bernardo Leighton e di sua moglie, avvenuto il 6 ottobre 1975, ma soprattutto leggendo alcuni recenti interrogatori svolti dal gip Guido Salvini, su delega (a seguito di rogatoria) di Maria Servini De Cubria, magistrato argentino che indagando sull’omicidio nel 1974 a Buenos Aires del generale Carlos Prats, ha tra l’altro incolpato come mandante Augusto Pinochet, ed avanzato al Cile una formale richiesta di estradizione.
Tra il maggio ed il luglio scorsi il dottor Salvini ha raccolto le deposizioni di diversi ex-terroristi di destra, tra gli altri di Vincenzo Vinciguerra e Pierluigi Concutelli. E’ in particolare dalle parole di Vinciguerra, sentito il 22 maggio 2002 nel carcere di Opera, che abbiamo la conferma testimoniale, già emersa nei documenti statunitensi declassificati, delle attività dei neofascisti italiani, soprattutto di Avanguardia Nazionale, arruolata in quanto tale dalla Dina cilena.
«Nel 1974 il principe Junio Valerio Borghese si recò in Cile e si incontrò con il generale Pinochet nell’ambito della comune strategia anticomunista. Ciò mi fu detto da Delle Chiaie il quale, nell’occasione, fu presentato a Pinochet dallo stesso Borghese. Il generale Pinochet passò la prosecuzione dei contatti con Delle Chiaie al responsabile della Dina, il colonnello Manuel Contreras». Così, secondo Vincenzo Vinciguerra, nacquero i primi rapporti ufficiali tra gli “avanguardisti” ed i massimi esponenti della dittatura cilena. Delle Chiaie e Pinochet si incontreranno in seguito anche altre volte, tra l’altro ai funerali di Franco in Spagna nel 1975, come risulta da documenti Fbi e dagli interrogatori di Piero Carmassi (altro esponente di An e guardaspalle di Delle Chiaie) e di Pierluigi Concutelli resi al giudice Salvini.
«Mi trattenni in Cile – ha proseguito Vinciguerra – dal giugno 1977 al maggio 1978… In Cile abitai con altri italiani, quasi tutti latitanti, nella villetta vicino ad Avenida de los dos Leones… Tuttavia potevamo anche frequentare un ufficio messo a nostra disposizione dalla Dina in Avenida Portugal… Le persone che abitavano in Avenida de los dos Leones… sono state talvolta in momenti diversi, oltre a me, Stefano Delle Chiaie, Maurizio Giorgi, Augusto Cauchi e un francese di nome Jean (identificabile in Jean Helmer che ha lavorato anche per il servizio segreto uruguaiano ndr)… Quando io sono arrivato Sandro Saccucci era andato via da quella villetta da alcuni giorni… Augusto Cauchi era impiegato presso la Dina nel reparto computer cioè la Brigata Informatica… Non ho conosciuto personalmente Manuel Contreras, posso tuttavia dire che Delle Chiaie partecipava alle riunioni con lui come se fosse anch’egli un ufficiale della Dina a tutti gli effetti».
Michael Townley, un cileno-americano agente della Dina, autore per sua stessa ammissione della bomba che nel 1976 fece scoppiare a Washington, a pochi isolati dalla Casa Bianca, l’auto su cui viaggiavano l’ex-ambasciatore cileno Orlando Letelier e la sua segretaria, svolse in questo quadro, a detta di tutti, funzioni da intermediario con i neofascisti di Avanguardia Nazionale, spostandosi a Roma nel luglio del 1975 per preparare l’attentato a Bernardo Leighton.

Spietati killer.
Numerose furono le “operazioni” che videro i neofascisti italiani nella veste di killer per conto delle dittature sudamericane, dei franchisti spagnoli e della Dina.
Stefano Delle Chiaie operò nel 1974 in Costa Rica contro la guerriglia comunista, altri di An intervennero a più riprese in Spagna contro l’Eta, sia per assassinare loro dirigenti che per imbastire provocazioni (Augusto Cauchi si rese tra l’altro protagonista del rapimento e dell’omicidio di un industriale cercando di far ricadere le colpe sui nazionalisti baschi). Stefano Delle Chiae, Augusto Cauchi, Piero Carmassi, Mario Ricci, Giuseppe Calzona e Carlo Cicuttini il 9 maggio 1976 parteciparono in Spagna, insieme ad altri neofascisti, all’assassinio a colpi di pistola di due giovani democratici a Montejurra nel corso di una manifestazione organizzata dal partito Carlista. Nessuno in Spagna ne rispose anche se, su questa vicenda, fu addirittura pubblicato un servizio fotografico con le immagini degli aggressori in azione.
Ma è il tentato assassinio di Bernardo Leighton (l’ex-vice presidente del Cile) e di sua moglie, a Roma il 6 ottobre 1975 (rimasero entrambi gravemente feriti), che vedrà tutta An, con il contributo di elementi di Ordine Nuovo, realizzare l’attentato mettendo a disposizione i propri uomini e le proprie sedi. Lo stesso Concutelli dirà a Salvini il 17 maggio 2002 che l’assassinio era stato «organizzato da Pinochet. Lo seppi da Delle Chiaie che affermava che Pinochet si stava “togliendo i sassolini dalle scarpe”».
Nel processo, tenutosi a Roma nel 1987, Delle Chiaie e Concutelli furono assolti per insufficienza di prove. Qualche anno dopo per gli stessi fatti, sempre davanti alla Corte d’Assise di Roma, Michael Townley venne condannato a 15 anni. Nel 1995, Manuel Contreras (il capo supremo della Dina) e Neumann Iturriaga (capo della sezione estera della Dina) furono invece condannati rispettivamente a 20 e 18 anni di carcere. Ora, seppur a distanza di tempo, dopo gli interrogatori del giudice Salvini, il quadro si è completato.

Dopo tanti anni.
Mentre Pinochet viene in Cile ritenuto dalla Corte Suprema non più in grado, per “instabilità mentale”, di essere processato, Michael Townely ha invece assunto in Usa lo status di “testimone protetto”, dopo aver confessato l’assassinio di Orlando Letelier.
Sandro Saccucci vive a Cordoba in Argentina e fa ritorno in Italia per brevissimi periodi, Augusto Cauchi, indicato in un appunto sequestrato allo stesso Delle Chiaie come uno degli autori della strage dell’Italicus (4 agosto 1974, 12 morti), è rientrato in Italia solo nel dicembre 2001, dopo una latitanza di 17 anni, per poi ritrasferirsi subito in Argentina dove dirige una ditta di import-export. Piero Carmassi vive a Massa mentre Carlo Cicuttini è in carcere in Italia dal 2000 per scontare una condanna all’ergastolo per la strage di tre carabinieri a Peteano (31 maggio 1972). Altri sono morti, come Pierluigi Pagliai, a causa delle ferite riportate nel corso del suo arresto in Bolivia nel 1982, dove insieme a Delle Chiaie e al “macellaio di Lione”, il criminale nazista Klaus Barbie, addestrava strutture paramilitari e trafficava in coca.
Stefano Delle Chiaie, dopo 17 anni di latitanza ed essere “miracolosamente” passato indenne in tutti i processi che lo hanno visto sul banco degli imputati, ispira da dietro le quinte il Fronte Nazionale di Adriano Tilgher, gestisce l’agenzia di stampa “Publicondor” (un nome non certo scelto a caso) e si occupa di alcune trasmissioni in una rete televisiva privata a Lametia Terme.
Il tempo è passato e questi sono solo alcune dei nomi dell’”Internazionale nera” che in più di un continente ha lasciato dietro di sè il segno di indicibili crimini.
Saverio Ferrari (da Liberazione del 9 gennaio 2003)