Gli ultimi giorni del campo di Auschwitz (Oświęcim): distruzione dei forni crematori

Un giornale del 20 gennaio 1945 riporta la notizia dell'offensiva sovietica

L’avanzata delle truppe sovietiche comandate dal generale Zukov in Polonia, in direzione della Germania, obbligò i gerarchi hitleriani a evacuare i prigionieri da decine di lager e a distruggere gli impianti di sterminio. Era il 18 gennaio: i nazisti ordinarono l’evacuazione generale di Auschwitz, era mezzanotte.
L’ultimo trasporto dei prigionieri verso Auschwitz avvenne a piedi.  Nei giorni che precedettero la liberazione c’era nei prigionieri – secondo quanto riferirono i pochi sopravvissuti – una tensione drammatica. Nel campo si trovavano soprattutto coloro che non potevano camminare.
Fu fatto l’ultimo appello generale. Nel campo erano presenti 68.000 detenuti tra uomini e donne. Tra questi, 31.894 nel campo-madre e a Birkenau, 35.118 a Monowitz e nei sottocampi. Lo stesso giorno, il medico capo SS Lieutenant Horst Paul Fischer dette ordine di trasportare l’archivio dell’infermeria nel KL Auschwitz nell’area di fronte al Blocco n.11 per bruciarlo. Per tutta la notte e il giorno seguente il falò di documenti arse. La stessa cosa fu messa in atto a cura del personale medico, sia a Birkenau sia nei campi ausiliari. Cataste di libri e documenti vennero bruciati anche in vari altri uffici.
Il 18, i prigionieri dell’infermeria di Birkenau furono divisi in tre gruppi, quelli in grado di camminare per 50 chilometri, quelli in grado di camminare per tre chilometri da avviare verso una stazione ferroviaria, quelli totalmente inabili a camminare. In meno di 10 giorni, una massa enorme di prigionieri venne fatta uscire dal complesso di Auschwitz e diretta a piedi verso i KL a occidente. Si trattava di circa 59.000 persone. Ne restavano al campo 9.000.
Il 20 gennaio 1945, una divisione SS, comandata dalla SS Perschel, penetrò nel campo femminile di Birkenau, BIIe e uccise circa 200 donne inabili non aggregate alle colonne di evacuazione, poi si recò nel campo maschile BIIf per scegliere dei prigionieri da adibire alla distruzione totale con dinamite dei crematori II e III, già smantellati.
Oggi sono rimasti soltanto i ruderi della camera gas e del crematorio.

I resti del crematorio III

Il 20 gennaio un gruppo di prigionieri rimasto nel campo BIIf evase da Birkenau riuscendo a salvarsi presso contadini polacchi, tra di loro Kazimierz Smolen, futuro direttore del Museo Statale di Auschwitz costituito dopo la liberazione.
Anche gli ultimi giorni nel campo furono angoscianti e pieni di pericoli per i prigionieri, perché divisioni di SS o gruppi sparsi in ripiegamento, passando da Birkenau, uccidevano quelli che vi trovavano.
Una parte dei detenuti rimasti nel campo abbandonato, malgrado l’estrema debolezza, cercò di organizzare un sia pur minimo servizio sanitario per gli ammalati gravi e un razionamento dei cibi rimasti nelle cucine. Il 21 gennaio in particolare, i prigionieri identificarono le provviste del magazzino del KL Auschwitz e le distribuirono anche a Birkenau dove risultarono sufficienti per una settimana.
Il 23 gennaio un’altra divisione SS comparve a Birkenau con il compito di dar fuoco alle 30 baracche-magazzino del Kanada (il deposito dei vestiti e della roba dei deportati). L’incendio durò parecchi giorni.
Il 27 gennaio 1945, mentre soldati della Wermacht in ritirata facevano saltare il ponte ferroviario sulla Vistola e la Sola, il soldato dell’esercito russo  Yakov Vincenko apparve sul terreno dell’infermeria di Monowitz.