The First Meeting of the NPG 6-7 April 1967 Washington, D.C.”Foto di gruppo compreso il Ministro degli Esteri italiano”
GRUPPO DI PIANIFICAZIONE NUCLEARE
PREFAZIONEe(traduzione 1° pagina )
La prima riunione del Gruppo di pianificazione nucleare della NATO (NPG) si tenne a Washington DC dal 6 al 7 aprile 1967. Il presidente Lyndon B. Johnson ospitò i ministri della Difesa e altri rappresentanti di Canada, Repubblica federale di Germania, Italia, Paesi Bassi, Turchia e il Regno Unito, così come gli Stati Uniti. All'epoca, l'appartenenza a NPG era a rotazione e il Gruppo fungeva da comitato esecutivo per il Comitato per gli affari di difesa nucleare aperto a tutti gli alleati.
L'adesione alla NATO è cresciuta negli ultimi 50 anni e ora siamo lieti di accogliere il Montenegro nella nostra Alleanza e nel Gruppo di pianificazione nucleare. In questi 50 anni i nostri valori e obiettivi fondamentali non sono cambiati e l'impegno della NATO a condividere i rischi e le responsabilità di rimanere un'Alleanza nucleare è durato. La NATO rimarrà un'alleanza nucleare finché esisteranno le armi nucleari e il Nuclear Planning Group continuerà a lavorareper sostenere lo scopo fondamentale della capacità nucleare della NATO di preservare la pace, prevenire la coercizione e scoraggiare l'aggressione. Il chiaro obiettivo è garantire che la NATO....
CONOSCIAMO BENE COME è ANDATA NEL 1945
ED OGGI COSA NE SAPPIAMO?
OGGI SAPPIAMO QUELLO CHE DOVEVAMO SAPERE 54 ANNI FA’ VEDI ALLEGATO SOTTO
Guardate la diapositive, per cortesia. Un gran numero di persone fu ucciso, bruciate vive dagli incendi causati dai raggi termici, schiacciate dalla case crollate per lo spostamento d’aria provocato dall’esplosione. Questo è un bambino carbonizzato che si trovava a circa seicento metri dal centro dell’esplosione. Questa è una donna con la schiena ustionata. Le radiazioni provocarono sintomi sino ad allora sconosciuti alle scienze mediche e uccisero un numero incalcolabile di persone. Questa foto mostra una madre che aveva chiamato un medico per visitare sua figlia: tuttavia morì prima la madre, e qualche ora dopo la figlia, anche se la madre apparentemente non mostrava nessun problema. Le radiazioni avevano distrutto le cellule interne del corpo facendole perdere la vita. Questo è un soldato morto per emorragia, come si vede dalla macchie color porpora. Egli fu esposto alla radioattività a 760 metri dal centro dell’esplosione. Questa è una ragazza che perse i capelli a causa delle radiazioni. Questa è una foto di cataratta. Vicino al centro dell’esplosione, oltre il 90% delle vittime ebbero questa malattia. Questo è il caso di un’ammalata di leucemia. Le sue mani si gonfiarono come guantoni di baseball. Questo è un tumore della pelle sul viso. I tumori della pelle non furono numerosi. Come si vede, è una malattia orribile. Questo grafico mostra il rapporto fra la formazione del tumore alla tiroide e la distanza dal centro dell’esplosione. Più alto è il dosaggio della radiazione, più alta è la percentuale dei tumori. Questo è un anziano che perse tutta la sua famiglia. Circa 7.000 anziani rimasero soli dopo l’esplosine delle bombe atomiche. Questi sono bambini che persero le loro famiglie. La bambina è sola soletta, mentre il bambino a destra trascorre tutta la giornata tenendo il cane fra le braccia,avendo solo questo cane che possa dargli affetto. Questa è la tomba di una donna costruita dal suo bambino. Sul legno si legge la parola “Mamma”. Poichè tutti i membri della sua famiglia erano morti, questo per lui era il luogo riconosciuto come luogo di sepoltura per i membri della sua famiglia. Sia a Hiroshima sia a Nagasaki sono rimaste numerose tombe di ignoti che avevano perso tutti i loro parenti. La bomba di Hiroshima causò la morte di circa 140.000 persone soltanto entro l’anno 1945. In seguito morirono altre 70.000 persone circa. Anche se la bomba atomica su Nagasaki fu circa il 40% più potente rispetto alla bomba su Hiroshima, a causa del terreno ondulato e per motivi demografici, il numero dei morti fu circa la metà rispetto a Hiroshima. Queste due bombe atomiche hanno ucciso fino ad oggi più di 310.000 persone. Attualmente sono circa 250.000 i sopravissuti che hanno ancora oggi problemi di salute o soffrono per i postumi delle ferite riportate. Tranne pochissime vittime,la maggior parte delle persone non hanno ricevuto il riconoscimento dal governo per le malattie relative alle bombe atomiche e sono costrette a vivere nella preoccupazione perché non sono coperte dai benefici garantiti dalla legge sulla assistenza medica alle vittime delle bombe atomiche. Inoltre per la discriminazione sociale e i pregiudizi, la maggior parte delle vittime incontrarono difficoltà per ottenere un impiego e per sposarsi. Se questo disastro disumano fosse stato divulgato fra i popoli di tutti i paesi del mondo, forse si sarebbero alzate forti grida per vietare le armi nucleari. Invece le forze di occupazione imposero la censura e vietarono le informazioni sui danni causati dalle bombe atomiche. Di conseguenza la gente nel mondo non ebbe l’opportunità di sapere cosa fosse accaduto a Hiroshima e Nagasaki. Con l’esperimento nucleare degli USA il primo luglio 1946 sull’atollo Bikini, si diede nuovo impulso alla produzione delle armi nucleari. Nel 1949 l’Unione Sovietica eseguì con successo il suo esperimento nucleare: la bomba a idrogeno nota come “la super bomba mille volte più potente delle bombe atomiche precedenti”. Successivamente gli USA eseguirono un esperimento con una bomba ad idrogeno ancora più potente, chiamata “BRAVO”, sull’atollo Bikini il 1° marzo 1954. La potenza fu di 15 megatoni: convertita in polvere da sparo ad alto potenziale equivaleva a 15 milioni di tonnellate, cioè era 940 volte più potente di quella di Hiroshima. Se la somma della potenza delle bombe tradizionali e atomiche impiegate nella 2° guerra mondiale, cui parteciparono oltre 60 paesi dal 1939 al 1945, incluse le bombe di Hiroshima e Nagasaki, fu pari a 3 megatoni, la bomba all’idrogeno da 15 megatoni esplosa sull’atollo Bikini fu ben 5 volte più potente. A meno di dieci anni dai tragici eventi di Hiroshima e Nagasaki, l’umanità era entrata in un’epoca di terrore, dove una sola arma nucleare aveva una potenza parecchie volte superiore a quella impiegata nella seconda guerra mondiale. Il peschereccio giapponese “V Fukuryumaru” che stava pescando a 160 Km di distanza dall’esplosione della bomba a idrogeno sull’atollo Bikini fu investito dalla radioattività. Sei mesi dopo, il capo della comunicazione radio morì, lasciando le sue ultime volontà: ”Vorrei essere l’ultima vittima della bomba atomica e della bomba a idrogeno”. I giapponesi furono vittime sia della bomba atomica, sia della bomba a idrogeno. La maggior parte dei 23 membri dell’equipaggio del peschereccio “V Fukuryumaru” morì per tumore al fegato ed altre malattie causate dalla radioattività o dalla trasfusione di sangue infetto durante le cure. Uno dei membri dell’equipaggio, il Sig. Matahichi Ooishi, dopo essere stato esposto alle radiazioni, subì la discriminazione sociale e il pregiudizio; alla fine si sposò lontano dal suo paese d’origine. Purtroppo dovette affrontare un’altra tristissima esperienza, quella di perdere durante il parto il primogenito, nato deforme. Alla seconda gravidanza, la moglie rifiutò di partorire. Tantissime vittime che si sposarono, si tormentarono per la stessa ansia e la stessa paura. Nonostante queste tristissime esperienze e benché sia ammalato di tumore al fegato, il Sig. Ooishi continua a denunciare i danni causati dalle armi nucleari e la necessità del disarmo atomico, scrivendo libri e facendo conferenze. In Giappone, il movimento per l’abolizione delle armi atomiche e all’idrogeno registrò una svolta decisiva a livello nazionale dopo l’esperimento all’atollo Bikini. A partire da quell’avvenimento, le attività del movimento sono proseguite per oltre mezzo secolo con tenacia. Le vittime raccontano in Giappone e all’estero le loro esperienze orribili, un inferno molto doloroso da ricordare ma costituiscono la parte più importante del movimento per impedire l’uso delle armi nucleari in guerra. Lo scorso anno, la Nihon Hidankyo (Japan Confederation of A-bomb Suffers Organizations) fu candidata al premio Nobel per la pace come riconoscimento alle vittime che non persero mai la fiducia e la speranza nella natura umana; nonostante abbiano conosciuto la più profonda disperazione, non hanno mai smesso di battersi generosamente per l’abolizione delle armi nucleari.
Malgrado i danni causati dalle armi nucleari, dopo l’esperimento sull’atollo Bikini, si è intensificata sempre più la corsa agli armamenti nucleari ed è aumentato anche il numero dei paesi che si armano. Per quanto riguarda le potenze nucleari nel mondo, negli anni 40 ci furono gli USA e l’Unione Sovietica, negli anni 50 l’Inghilterra, negli anni 60 la Francia, la Cina e Israele, negli anni 70 l’India, negli anni 90 il Pakistan e nel 2000 la Corea del Nord. Quindi nel complesso, quasi ogni 10 anni si aggiungono uno o due paesi possessori e oggi giorno ci sono nove paesi che possiedono oltre 27.000 testate nucleari. Se scoppiasse una guerra di grandi dimensioni con armi nucleari, si verificherebbe il fenomeno abnorme chiamato “Inverno nucleare”. La scienza ci dice che in seguito a ciò la produzione mondiale di generi alimentari subirebbe un danno devastante e centinaia di milioni di persone sarebbero a rischio di morte. La commissione del WHO (World Hearth Organization) commenta così: “ La conclusione della nostra Commissione indica che le armi nucleari sono diventate la più grande minaccia diretta alla salute al benessere dell’umanità “. La commissione ha avanzato questa proposta: “ Prevenire la guerra nucleare è il mezzo più efficace per eliminare la minaccia ”. Dunque il mezzo più efficace per prevenire la guerra nucleare è eliminare le armi nucleari. Alcune persone avevano pensato come sopravvivere in caso di attacco nucleare. Questa diapositiva è la foto di un catalogo degli oggetti indispensabili per un rifugio anti-atomico, diffuso in una potenza nucleare. Vicino ad un uomo con il fucile, con indosso un abito a protezione anti-atomica, accanto a delle provviste si vedono arco e frecce. Se un estraneo volesse entrare nel rifugio potrebbe essere accolto per ragioni umanitarie dall’uomo, ma poi, a causa della scarsità di cibo diventerebbe un problema per la sua sopravvivenza. Allora con l’arco e le frecce potrebbe uccidere il “seccatore” nel caso i proiettili di fucile fossero esauriti. L’arco e le frecce si possono riutilizzare più volte estraendole dal cadavere. Questa foto di un opuscolo dal titolo “Proteggere e sopravvivere” pubblicato in una nazione che detiene armi nucleari. Sulla copertina c’è il disegno di una famiglia composta da quattro membri e il sottotitolo recita: “ Questo opuscolo ti insegna il modo per difendere te e la tua famiglia nel caso di attacco nucleare”. Inoltre spiega che al momento dell’attacco e in presenza di un allarme, se si fosse all’aperto, bisognerebbe immediatamente precipitarsi nel palazzo più vicino; se non si potesse trovare un palazzo, bisognerebbe mettersi ventre a terra al margine della strada e coprirsi con la giacca fino alla testa e restare immobili. Nessun giapponese crederebbe a istruzioni di questo tipo. Questa è la foto di un rifugio anti-atomico destinato ad alte personalità del governo di una nazione. E’ singolare che ci sia un ufficio postale. All’atto di una guerra nucleare, perché qualcuno dovrebbe spedire una lettera? La prossima foto appartiene a un libro pubblicato da una potenza nucleare. Il libro spiega che “ poiché è solamente una tigre di carta, non dovremmo temere nulla se potessimo acquisire le conoscenze per la difesa dalle armi nucleari “. Inoltre scrive cose illogiche. Per esempio in caso di attacco nucleare all’aperto, sarebbe sufficiente sdraiarsi, allontanando la testa dal centro dell’esplosione. Anche questa affermazione, se fossimo in Giappone, sarebbe considerata una barzelletta. Inoltre, il sistema della armi nucleari è soggetto ad alcuni incidenti casuali. Nel 1962 un bombardiere strategico si incendiò e le due bombe a idrogeno in dotazione caddero su Goldsborough in North Carolina. Secondo l’indagine effettuata dall’Aviazione, fu un incidente dovuto al mancato funzionamento dei dispositivi di sicurezza: cinque passaggi su sei erano disattivati. Nel 1966 un B52 precipitò con 4 bombe a idrogeno su Palomares in Spagna, provocando la dispersione del plutonio. Inoltre, il 3 giugno 1980, presso il Quartiere generale dell’Aviazione Strategico Militare di Omaha nello stato del Nebrasca, negli USA, sullo schermo del computer venne visualizzato il segnale che diceva: “ l’Unione Sovietica ha attaccato l’America con le armi nucleari, sia con alcuni IBM (International Balistic Missile) sia con SLBM (Submarine Lounched Balistic Missile), lanciati da un sottomarino.” L’equipaggio dell’Aviazione Militare Americana si imbarcò su un cacciabombardiere che portava armamento nucleare e iniziò ad accendere il motore. Dalle isole Hawaii, sotto una grandissima tensione, fu fatto immediatamente partire il caccia, ma tre minuti dopo l’allarme si scoprì che l’allarme era falso, causato da un guasto del computer del Quartiere Generale di Difesa Antiaerea del Nord America di Springs in Colorado. Secondo il rapporto presentato al Senato americano, dal 1° gennaio 1979 al 30 giugno 1980, in un anno e mezzo,c’erano state 147 segnalazioni su possibili attacchi al territorio americano. In seguito a ciò, si diceva che per ben 4 volte fu convocato il Consiglio per valutare le minacce. Il 26 settembre 1983, il primo allarme del sistema di Sicurezza dell’Unione Sovietica segnalò che 5 testate nucleari erano state lanciate da una base militare americana. L’allarme fu confermato come regolare. Per caso il Comandante di Reggimento Stanislav Petrov che era in servizio, considerò errata la segnalazione e si potè evitare all’ultimo momento la fase critica. Grazie al merito di “avere salvato il mondo dalla catastrofe”, Stanislav Petrov ricevette il conferimento del premio “Associazione dei cittadini del mondo” Il 25 gennaio 1995, il missile norvegese per le osservazioni meteorologiche lanciato al largo della Norvegia, venne intercettato dalla rete radar della Sicurezza. Immediatamente gli USA si apprestarono a lanciare un missile di rappresaglia. In quell’occasione, nonostante la Norvegia avesse dato il preavviso, per qualche disguido la Stazione radar americana di Sicurezza non venne informata. Questo dimostra che il sistema delle armi nucleari crea costantemente il pericolo che, a causa di un funzionamento errato , si lancino armi nucleari per causa accidentale ( senza informarci dell’incidente). Dopo Hiroshima e Nagasaki, per fortuna le armi nucleari non sono mai state utilizzate nelle guerre,ma non perchè non avessero l’intenzione di utilizzarle. Nel libro scritto da Joseph Gerson “Empire and the Bomb” pubblicato recentemente dall’American Friends Service Committee in America, vengono esaminati oltre 3 dozzine di casi di ipotesi di uso delle armi nucleari. Tra questi casi, è superfluo dire che rientra il caso della famosa crisi di Cuba. Nel 1962, al momento della crisi di Cuba, Gerson riferisce nel libro che gli ufficiali della Marina sovietica avevano l’autorizzazione all’utilizzo delle armi nucleari strategiche. Finchè le armi nucleari esistono come deterrente nucleare (reciproco) e vengono dispiegate per una possibile guerra ,prevedendo il lancio di un missile a scopo difensivo subito dopo l’allarme,non sarà mai possibile superare il rischio di incidenti come questi. Nel mondo, ancora oggi, ci sono 27.000 testate nucleari che costituiscono una minaccia per l’esistenza dell’umanità. Le Nazioni Unite più volte hanno emanato risoluzioni per abolire le armi nucleari. Nel 1996, anche il Tribunale Internazionale della Giustizia aveva proclamato che “La minaccia con le armi nucleari e il suo utilizzo sono violazioni del Diritto internazionale.”. La linea politica che prevede le armi nucleari come deterrente, in caso di fallimento, è una linea politica che ne presuppone l’ utilizzo per infliggere l’attacco di rappresaglia senza esitazione. Noi non possiamo approvare questa linea politica. In qualità di studioso per la difesa dalle radiazioni, venendo dal paese in cui abbiamo sperimentato gli effetti raccapriccianti e disumani delle armi nucleari , non potrei mai schierarmi a favore di questa linea politica. Oggi, la gente di tanti paesi grida; “Fermate la guerra nucleare”, “Abolite le armi nucleari”. Negli USA, in Europa e in Giappone, molte voci reclamano il divieto totale delle armi nucleari e la loro eliminazione nel corso del ventunesimo secolo. In Giappone, in seguito alla vicenda delle vittime causate dall’esperimento della bomba a idrogeno nel 1954, nacque un movimento popolare per l’abolizione delle armi atomiche. Dopo più di mezzo secolo dal tragico avvenimento di Hiroshima e Nagasaki, ancora oggi, ogni anno si tiene la Conferenza Mondiale contro la Bomba Atomica e ad Idrogeno e si espongono striscioni con scritto “Impedire la guerra nucleare”, “Abolire le armi nucleari” e “Assistenza e solidarietà alle Hibakusha”. Il popolo giapponese ha presentato alle Nazioni Unite oltre 100 milioni di firme per chiedere l’abolizione totale delle armi nucleari. Inoltre quotidianamente diffonde informazioni sulle sciagure causate dalle bombe atomiche e sulle attività delle basi militari,mentre continuano le attività di assistenza per le vittime che soffrono per i postumi. Per di più, chiede al governo giapponese di rispettare rigidamente l’obbligo per la Pace e i tre principi della denuclearizzazione: “Non possedere, non produrre, non portare nel paese armi nucleari.” In questi ultimi anni, alla Conferenza Mondiale contro la Bomba Atomica e a Idrogeno, oltre ai circa 10.000 cittadini del mondo che svolgono attività per la denuclearizzazione e la pace, partecipano anche la “New Agenda Coalition”, formata da Egitto, Malesia, Messico, Cuba e i rappresentanti dei paesi non allineati; le organizzazioni governative e non governative cercano la strada per l’abolizione delle armi nucleari. Si dice che in Italia ci siano varie opinioni sulla politica relativa agli armamenti nucleari. In qualità di specialista per la difesa dalla radiazione, desidererei sollecitare dal profondo del mio cuore la necessità di stabilire in fretta (immediatamente) una politica per la Sicurezza. E poi ,superando l’idea strategica di tenere sotto controllo la violenza con altra violenza, spero che l’umanità possa vincere al più presto possibile la minaccia delle armi, incluse le armi nucleari,che provocano massacri spaventosi. Grazie di cuore per la Vostra attenzione.
Si genera un
lampo elettromagnetico e gamma che provoca ustioni e una radiazione termica
di tipo incendiario (80% energia Primaria) in un milionesimo di secondo
2. Si forma un onda d’urto (di aria rovente) che si propaga velocissima radendo
al suolo e fondendo tutto ciò che incontra. Finita la spinta propulsiva, l’aria
raffreddata si ritira verso il centro formando un onda di ritorno (spesso più distruttiva della prima, perché
contiene i detriti) Per effetto camino si forma una colonna di aria ascendente che
forma il “gambo” del fungo.
3. Finita la spinta propulsiva verso l’alto,
l’aria si espande orizzontalmente formando il cappello del fungo Avviene la
ricaduta (fall-out) radioattivo dal cappello del fungo.
4.Nei
primi 4 mesi, gli effetti acuti uccisero 90,000–166,000 persone a Hiroshima
e 60,000–80,000 a Nagasaki, Metà delle morti furono quelle del primo giorno 60%
per il lampo di radiazione, 30% per l’onda d’urto e il 10% per altre cause. Nei
mesi seguenti, il 15–20% morì per le radiazioni, il 20–30% per le ustioni e il
50–60% per ferite e/o malattie.
L’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo
al mondo costruirebbe una trappola per topi Albert Einstein
«Un attentato contro le basi militari di Aviano o Ghedi potrebbe provocare dieci milioni di
vittime». Perché è lì, in Italia, che si trovano ancora decine di testate
nucleari. Comincia con queste parole “Il prezzo dell’atomica sotto casa”, rapporto pubblicato il 1 dicembre e firmato da Sofia
Basso, membro dell’unità investigativa di Greenpeace Italia.
Nel quale si fa riferimento ad uno studio citato da un funzionario in un
colloquio riservato.
Il documento della ong
accende i riflettori su un tema fin troppo trascurato negli ultimi anni, quasi
dimenticato. Se non fosse per il lavoro di organizzazioni della società
civile o per la Campagna internazionale per l’abolizione delle
testate nucleari (ICAN). Il cui
impegno non è bastato a far scomparire questi ordigni. Così, lo spettro di
conflitti con l’impiego di bombe atomiche non può
considerarsi ancora archiviato.
Disarmo, in vigore il trattato Onu che vieta le armi nucleari https://www.ildubbio.news/2020/10/25/286612/
L’Italia non ha firmato il Trattato, ignorato dai Paesi detentori dell’atomicaDOMENICA 25 OTTOBRE 2020Share on facebook Share on twitter Share on linkedin
Grazie alla cinquantesima ratifica nazionale (da parte dell’Honduras), il trattato Onu che vieta le armi nucleari entrerà in vigore entro i prossimi 90 giorni. Lo ha annunciato la notte scorsa il segretario generale dell’organizzazione, Antonio Guterres, in una nota in cui sottolinea che si tratta di un «impegno importante verso l’eliminazione totale delle armi nucleari, che rimane la principale priorità delle Nazioni Unite in materia di disarmo». Il testo non è stato firmato dai principali detentori dell’arma atomica, ma i promotori del trattato auspicano ugualmente che la sua entrata in vigore non sarà solo simbolica. Solo 6 dei 49 stati europei hanno approvato e ratificato il trattato: Austria, Irlanda, Malta, San Marino, Liechtenstein e lo Stato del Vaticano. L’Italia non ha firmato né ratificato il Trattato e non ha partecipato alla negoziazione del trattato. Il nostro Paese è attualmente uno dei cinque stati europei che ospitano testate nucleari statunitensi nell’ambito di accordi Nato. Si tratta di circa 40 bombe nucleari B61 presso la basi aeree di Aviano e di Ghedi. Nel 2019 l’Italia ha votato contro una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che invitava ad aderire al trattato. Il Trattato è stato adottato il 7 luglio 2017 dalla Conferenza delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento legalmente vincolante per vietare le armi nucleari, che ha portato alla loro totale eliminazione. In conformità con il suo articolo 13, il Trattato è stato aperto alla firma di tutti gli Stati presso la sede delle Nazioni Unite a New York a partire dal 20 settembre 2017. Secondo l’articolo 1 del trattato, ciascuno Stato parte si impegna, in qualsiasi circostanza, a non: a) Sviluppare, testare, produrre, produrre, oppure acquisire, possedere o possedere riserve di armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari; b) Trasferire a qualsiasi destinatario qualunque arma nucleare o altri dispositivi esplosivi nucleari o il controllo su tali armi o dispositivi esplosivi, direttamente o indirettamente; c) Ricevere il trasferimento o il controllo delle armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari, direttamente o indirettamente; d) Utilizzare o minacciare l’uso di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari; e) Assistere, incoraggiare o indurre, in qualsiasi modo, qualcuno ad impegnarsi in una qualsiasi attività che sia vietata a uno Stato Parte del presente Trattato; f) Ricercare o ricevere assistenza, in qualsiasi modo, da chiunque per commettere qualsiasi attività che sia vietata a uno Stato parte del presente Trattato; g) Consentire qualsiasi dislocazione, installazione o diffusione di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari sul proprio territorio o in qualsiasi luogo sotto la propria giurisdizione o controllo.
«Sono trascorsi 75 anni dagli orribili attacchi a Hiroshima e Nagasaki e la fondazione dell’Onu che ha reso il disarmo nucleare una pietra angolare – ha dichiarato Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, la coalizione vincitrice del Premio Nobel per la pace 2017 il cui lavoro ha contribuito a guidare il trattato per il divieto nucleare -. I 50 paesi che ratificano questo trattato stanno dimostrando una vera leadership nella definizione di una nuova norma internazionale, secondo cui le armi nucleari non sono solo immorali ma illegali». La 50a ratifica è avvenuta nel 75esimo anniversario della ratifica della Carta delle Nazioni Unite che ha istituito ufficialmente le Nazioni Unite. Una volta entrato in vigore, tutti i paesi che l’hanno ratificato saranno vincolati dai requisiti previsti dal trattato. Gli Stati Uniti hanno scritto ai firmatari del trattato definendo la sua sottoscrizione «un errore strategico» ed esortandoli a revocare la loro ratifica.
La lettera degli Stati Uniti, ottenuta dall’Associated Press, diceva che le cinque potenze nucleari originali – Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia – e gli alleati della Nato dell’America «sono uniti nella nostra opposizione alle potenziali ripercussioni» del trattato. Che, secondo l’amministrazione Trump, «è e rimarrà divisivo nella comunità internazionale e rischierà di radicare ulteriormente le divisioni nelle sedi esistenti di non proliferazione e disarmo che offrono l’unica prospettiva realistica per un progresso basato sul consenso», afferma la lettera. «Sarebbe un peccato se al Tpan fosse permesso di far deragliare la nostra capacità di lavorare insieme per affrontare la pressante proliferazione».
Fihn ha sottolineato che «il Trattato di non proliferazione riguarda la prevenzione della diffusione delle armi nucleari e l’eliminazione delle armi nucleari e questo trattato lo implementa. Non c’è modo di minare il Trattato di non proliferazione vietando le armi nucleari. È l’obiettivo finale del Trattato di non proliferazione».
Mozione CRUI | Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari
CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università italiane – Sede Piazza Rondanini, 48 Roma Tel. +3906684411 – email: segreteria@crui.it.
Roma, 19 settembre 2019
Il 26 settembre è la giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2013.
Il 7 luglio 2017 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato il Trattato, che tuttavia non è ancora entrato in vigore perché non ha ancora raggiunto il numero di ratifiche necessarie. Intanto, la corsa agli armamenti è ripresa con forza, in un clima di crescente insicurezza che suscita forte preoccupazione e rende ancora più importante l’impegno per la eliminazione totale di queste terribili armi di distruzione di massa.
La CRUI – che ha promosso la costituzione del network delle Università per la pace nel quale sono finora confluiti 29 atenei italiani – aderisce alla giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari e auspica la rapida entrata in vigore del Trattato, anche grazie alla ratifica dell’Italia
“Oggi è una data storica per tutta l’umanità”, la definisce così il Presidente della Croce Rossa Francesco Rocca che sottolinea, però, come “l’Italia nonostante i tanti appelli, sia rimasta finora sorda, così come lo sono i nove Stati che possiedono arsenali atomici”.
UNIVERSITà DI PADOVA PROF. ALESSANDRO PASCOLINI (da frontespizio e-mail)
Il Joint Nuclear Operations La Federation of American Scientists (FAS), sulla base del Freedom of Information Act, ha recentemente ottenuto accesso al Joint Nuclear Operations (JP 3-72, April 2020), il documento che sintetizza la corrente dottrina del Pentagono sulla guerra nucleare e "fornisce i principi fondamentali e la guida per pianificare, eseguire e valutare le operazioni nucleari". A tal fine, il documento presenta le attuali minacce agli USA, precisa la strategia, descrive le forze nucleari e le strutture di supporto, discute la scelta degli obiettivi, le architetture di comando e controllo e spiega gli obiettivi e i principi delle operazioni e attività nucleari.
Il nuovo documento sostituisce l'edizione del 2019 (Nuclear Operations) e impiega un linguaggio meno enfatico e diretto sul raggiungimento di "risultati decisivi" attraverso attacchi nucleari per "prevalere nel conflitto". Comunque ribadisce che "le armi nucleari sono un aspetto chiave del contesto di sicurezza. Esse scoraggiano minacce esterne sostenendo moderne e credibili capacità militari. È imperativo che le capacità delle forze nucleari siano diverse, flessibili, adattabili, efficaci, reattive e in grado di sopravvivere." A tale scopo "Gli Stati Uniti mantengono una triade di forze nucleari strategiche costituite da missili balistici intercontinentali, missili balistici lanciati da sottomarini e bombardieri a lungo raggio. Ogni sistema fornisce agli Stati Uniti una posizione di forza nucleare attraverso capacità specifiche e complementari. Gli Stati Uniti e alcuni alleati della NATO mantengono aerei in grado di trasportare sia armi nucleari che convenzionali a sostegno della deterrenza estesa e della difesa della NATO." Il messaggio più importante e inquietante del documento è che il Pentagono vede un aumento della possibilità di un conflitto nucleare, sia in conflitti regionali coinvolgenti avversari con armi nucleari, sia a seguito dell'escalation in situazioni di crisi fino a un confronto nucleare da parte di avversari. Infatti, secondo il documento, "mentre gli Stati Uniti hanno continuato a ridurre il numero e la rilevanza delle armi nucleari, altri, tra cui Russia e Cina, si sono mossi nella direzione opposta. Hanno aggiunto nuovi tipi di capacità nucleari al loro arsenale, aumentato la rilevanza delle forze nucleari nelle loro strategie e piani, e sono impegnati in un comportamento aggressivo." Altre minacce nucleari agli USA e a suoi alleati vengono anche dalla Corea del Nord, che continua a espandere le capacità nucleari, e dall'Iran, il cui "sviluppo di capacità di missili balistici a raggio d'azione sempre maggiore, la sua strategia aggressiva e le attività per destabilizzare i governi vicini, sollevano domande sul suo impegno a lungo termine a rinunciare alla capacità di armi nucleari. " Data la crescente minaccia, "una risposta e opzioni nucleari statunitensi flessibili e limitate possono svolgere un ruolo importante nel ripristinare la deterrenza a seguito di una limitata escalation nucleare avversaria". Il Pentagono si sta quindi preparando esplicitamente a una guerra nucleare combattuta sul campo: "forse la più grande sfida che deve affrontare la forza congiunta in un conflitto nucleare è come operare in un ambiente radiologico post-NUDET [detonazione nucleare]. I comandanti devono pianificare e attuare misure protettive per mitigare questi effetti e continuare le operazioni".
L'Interim National Security Strategic Guidance Il Joint Nuclear Operations è stato redatto durante la presidenza Trump e fa riferimento alla Nuclear Posture Review dell'allora segretario della difesa James Mattis, ma non è stato dismesso dalla nuova amministrazione e quindi rimane tuttora valido per le forze armate americane. Finora l'unico testo del presidente Biden relativo alla strategia militare è l'Interim National Security Strategic Guidance del marzo 2021, che ha un tono molto più aperto a un approccio negoziale per il controllo degli armamenti e l'equilibrio strategico. Tuttavia riecheggia il documento del Pentagono sulle minacce attuali: "siamo di fronte a un mondo di nazionalismi in ascesa, democrazia in declino, rivalità crescente con Cina, Russia e altri stati autoritari e una rivoluzione tecnologica che sta rimodellando ogni aspetto delle nostre vite. Sia Pechino che Mosca hanno investito molto in sforzi volti a sfidare i punti di forza degli Stati Uniti e a impedirci di difendere i nostri interessi e gli alleati in tutto il mondo. Attori regionali come l'Iran e la Corea del Nord continuano a perseguire capacità e tecnologie rivoluzionarie, minacciando alleati e partner degli Stati Uniti e sfidando la stabilità regionale." Ciò richiede, secondo Biden, "un esercito potente nel contesto globale della sicurezza. Gli Stati Uniti non esiteranno mai a usare la forza quando richiesto per difendere i nostri vitali interessi nazionali. Faremo in modo che le nostre forze armate siano attrezzate per dissuadere i nostri avversari, difendere il nostro popolo, i nostri interessi e i nostri alleati e sconfiggere le minacce emergenti." Coerentemente con il Joint Nuclear Operations, "garantiremo che le forze armate statunitensi rimangano le meglio addestrate e attrezzate al mondo, garantendo che il nostro deterrente strategico nucleare rimanga sicuro, protetto ed efficace e che i nostri impegni di deterrenza estesa ai nostri alleati rimangano forti e credibili." "Di fronte alle sfide strategiche di una Cina sempre più assertiva e di una Russia destabilizzante, valuteremo l'appropriatezza della struttura, le capacità e il dimensionamento delle forze armate con investimenti nelle tecnologie all'avanguardia, che determineranno il nostro vantaggio militare e la futura sicurezza nazionale. Manterremo la competenza delle forze operative speciali per concentrarci sulla risposta alle crisi e sulle missioni prioritarie di antiterrorismo e di guerra non convenzionale. E svilupperemo capacità per competere meglio e scoraggiare le azioni nella zona grigia."
Lo strumento operativo immediato per l'attuazione della politica strategica degli USA è il piano di finanziamento del bilancio della difesa e per le spese militari nucleari nel 2022, la Fiscal Year 2022 Defense Funding Bill proposta dall'amministrazione Biden e in fase di approvazione da parte del Congresso. La Fiscal Year 2022 Defense Funding Bill Nella Interim National Security Strategic Guidance, Biden si era impegnato ad "adottare misure per ridurre il ruolo delle armi nucleari nella nostra strategia di sicurezza nazionale" e durante la campagna elettorale aveva condannato i nuovi progetti nucleari della precedente amministrazione. La sua prima richiesta di bilancio invece continua lo sviluppo delle costose e controverse armi nucleari e dei piani di sostegno e modernizzazione ereditati dall'amministrazione Trump. La Fiscal Year 2022 Defense Funding richiede globalmente per la difesa nazionale 753 miliardi di dollari, 715 per il Dipartimento della difesa e 37,9 per il Dipartimento dell'energia e altre agenzie, con un aumento dell'1,7% rispetto al bilancio del 2021. La spesa proposta per le armi nucleari costituisce circa il 5,7% della richiesta totale e prevede 43,2 miliardi di dollari per sostenere e modernizzare i vettori e le testate nucleari statunitensi e la loro infrastruttura di supporto: 27,7 miliardi di dollari per il Dipartimento della difesa e 15,5 miliardi per la semiautonoma Amministrazione per la Sicurezza Nucleare Nazionale (NNSA) del Dipartimento dell'energia. Un confronto diretto tra la proposta attuale e quanto finanziato nell'anno fiscale 2021 (44,2 miliardi di dollari) e le previsioni di spesa di Trump per il 2022 (45,9 miliardi di dollari) è difficile perché la nuova amministrazione riclassifica il modo in cui si conteggia la spesa per i programmi di comando, controllo e comunicazioni nucleari, portando a un importo inferiore. La differenza è comunque di circa il -2,3%. Il 10 giugno il segretario alla difesa Lloyd Austin ha dichiarato alla Commissione per le forze armate del Senato che "la triade nucleare rimane il fondamento della nostra difesa nazionale e della deterrenza strategica", e che il bilancio 2022 “investe negli sforzi di modernizzazione delle forze nucleari". I costi per i nuovi vettori a lunga gittata delle tre "gambe" della triade, notevolmente cresciuti negli ultimi quattro anni, trovano ulteriori aumenti: per i nuovi missili balistici intercontinentali, il Ground Based Strategic Deterrent (GBSD), sono previsti 2,6 miliardi; per la nuova flotta di sottomarini nucleari classe Columbia 5 miliardi e ulteriori 1,6 miliardi per i loro missili Trident II; per il bombardiere strategico B-21 2,9 miliardi e per i suoi missili cruise (Long Range Standoff Weapon - LRSO) 609 milioni; per le bombe B61-12 (destinate anche alle forze aeree della NATO) 772 milioni; globalmente un aumento del 21% rispetto al bilancio 2021, circa il 15% in più di quanto previsto da Trump per il 2022. La proposta di bilancio prevede in particolare la continuazione e lo sviluppo delle controverse novità nucleari proposte da Trump: lo schieramento di testate W76-2 di limitata potenza su missili lanciati da sommergibili e lo sviluppo di un nuovo missile nucleare cruise lanciato da navi (SLCM) con una testata di "bassa" potenza. Gli SLCM nucleari erano stati eliminati dalla marina negli anni '90 e formalmente ritirati da Obama nel 2013 e la loro reintroduzione osteggiata dagli ambienti democratici. Il principale impegno della NNSA è l'investimento di 1,9 miliardi per la Plutonium Modernization, un programma per il raggiungimento della capacità di produrre annualmente 80 nuove testate nucleari, 50 ai laboratori nazionali di Los Alamos e 30 a Savannah River. Vengono finanziati anche una nuova testata di alta resa (la W93) per missili balistici lanciati da sottomarini, il sostegno indefinito della bomba aerea B83-1 con potenza fino a 1,2 megaton e lo sviluppo della nuova testata W87-1 per i GBSD. La NNSA riduce i finanziamenti per attività di ricerca, i programmi accademici e la fusione a confinamento inerziale. La Fiscal Year 2022 Defense Funding Bill ha suscitato reazioni contrastanti al Congresso. I repubblicani hanno generalmente espresso sostegno, ma alcuni democratici hanno affermato che non è coerente con le preoccupazioni sollevate dal presidente Biden durante la campagna elettorale. L'iter parlamentare procede speditamente: il giorno 30 giugno la Fiscal Year 2022 Defense Funding Bill è passata all'House Appropriations Subcommittee on Defense e il 13 luglio l'House Appropriations Committee ha approvato la parte relativa al Dipartimento della Difesa, con le obiezioni dei repubblicani che ritengono l'aumento di soli 10 miliardi di dollari insufficiente a contrastare le minacce della Cina.
La continuità del progresso degli armamenti nucleari porta a credere che il tentativo di fermarlo sia "una guerra senza alcuna ragionevole aspettativa di ottenere una vittoria", parafrasando il detto di Biden relativo alla situazione in Afghanistan. Come per il cambiamento climatico e la pandemia virale, ci si può rassegnare a considerare le armi nucleari come inevitabili e imparare a conviverci, cercando di evitare i rischi peggiori. Se invece non ci si vuole arrendere e rinunciare a perseguire l'obiettivo della loro eliminazione, bisogna capire perché finora si è sempre fallito e individuare delle strategie finalmente efficaci. Padova, 14 luglio (presa della Bastiglia) 2021
DI ANGELO BARACCA · 6 LUGLIO 2020 FacebookMessengerWhatsAppTwitterTelegramSMSShareErano le 5:29:45, ora locale, del 16 luglio 1945 quando un bagliore accecante squarciò l’oscurità nel Poligono di Alamogordo nel deserto del Nuovo Messico, e un enorme “fungo” che non si era mai visto nella storia inaugurò una nuova era tecnologica e militare che avrebbe trasformato in maniera definitiva e irreversibile il percorso della società umana. Tre settimane più tardi, il 6 e 9 agosto a Hiroshima e a Nagasaki, due “funghi” analoghi confermarono tragicamente la nascita della funesta Era Nucleare, radendo al suolo in un baleno accecante le due popolose città, lasciando più di 200.000 vittime complessive e una contaminazione radioattiva che avrebbe continuato a seminare altre vittime e infermità inenarrabili. Il diavolo era uscito dalla bottiglia, e non vi sarebbe mai più rientrato! Quando e come era stato fatto il passo fatale? Un secolo fa era stato appurato che il nucleo dell’atomo racchiude energie dell’ordine del milione di volte quelle dei comuni processi chimici. L’indagine di questi processi era una legittima curiosità scientifica, ha fatto fare progressi conoscitivi enormi e insostituibili per la comprensione dei processi naturali. Il guaio è stato quando cominciò a fare gola la possibilità di disporre materialmente di queste enormi energie: e va detto che i fisici fecero di tutto per sfruttare questo argomento al fine di ottenere finanziamenti per le loro ricerche. Gli scienziati avrebbero per lo meno potuto evitare che la prospettiva di queste tremende energie cadesse sotto gli interessi dei militari? In realtà furono proprio gli scienziati a prospettare questa possibilità ai militari: scoppiò la guerra, vi fu il legittimo allarme che i Nazisti si dotassero della super-bomba, e Szilard convinse il pacifista Einstein e scrivere a Roosvelt la lettera che diede il via a quello che sarebbe diventato il “Progetto Manhattan”: lettera di cui Einstein si sarebbe pentito amaramente. Si tenga presente che dalla fine del 1944 era chiaro che la Germania nazista non sarebbe riuscita a realizzare la bomba, ma il “Progetto Manhattan” non venne fermato (la Germania firmò la resa nel maggio 1945): un solo fisico abbandonò il progetto per motivi di coscienza, Józef Rotblat. Si arrivò così al Trinity Test, Oppenheimer esclamò “La fisica ha conosciuto il peccato”. Mentre Enrico Fermi avrebbe detto “Lasciatemi in pace con i vostri problemi di coscienza, è una fisica così bella!”. Molti scienziati chiedevano comunque che la bomba non venisse usata. Un apposito comitato scientifico composto da Robert Oppenheimer, Enrico Fermi, Ernest Lawrence e Arthur Compton si pronunciarono il 15-16 giugno in maniera abbastanza pilatesca riconoscendo l’obbligo di “salvare vite americane” e concludendo: “non vediamo nessuna alternativa accettabile all’impiego militare diretto”! Ma perché furono sganciate le bombe su Hiroshima e Nagasaki? É ormai assodato storicamente che l’obiettivo di queste stragi non era né “salvare vite americane”, né costringere il Giappone alla resa (ridotto allo stremo l’avrebbe comunque chiesta), ma escludere l’Unione Sovietica da qualsiasi trattativa di pace in Asia. Dopo la bomba su Hiroshima il Giappone non si arrese, l’8 agosto l’Armata Rossa attaccò le truppe giapponesi in Manciuria, così il 9 agosto una seconda bomba replicò la strage a Nagasaki. Si può considerare l’inizio della Guerra Fredda. Nei decenni successivi gli ordigni nucleari proliferarono, toccando il numero demenziale di 70.000 a metà degli anni Ottanta, ben più distruttivi di quelli di Hirohima e Nagasaki, con il pretesto di inibire il loro uso perché avrebbe provocato la “distruzione mutua assicurata”: se non fosse che numerosi allarmi per errore hanno evitato l’Apocalisse nucleare solo per il coraggio di ufficiali che non vollero credere alla loro veridicità, salvando l’umanità da un olocausto generalizzato. Noam Chomsky ha affermato “Se siamo vivi è per miracolo”! Per ottenere il plutonio per il Trinity e Nagasaki, il 12 dicembre 1942 Fermi aveva realizzato la reazione a catena controllata con il primo reattore nucleare, detto impropriamente “Pila di Fermi” perché non era affatto progettato per produrre energia. Dopo la guerra furono costruiti solo reattori militari, plutinigeni o adattati per la propulsione dei sommergibili. Finché nel 1953 fu lanciato l’«Atomo per la Pace» per mettere a profitto la nuova tecnologia, promettendo un’energia che sarebbe stata “talmente economica da non poter essere misurata”. Anche volendo prescindere dall’enorme quantità di vittime dell’Era Nucleare – dai tumori contratti dai lavoratori nelle miniere di uranio, alla contaminazione radioattiva dell’atmosfera terrestre per più di 700 test in atmosfera (più di 2.000 complessivi), alla sottovalutazione degli effetti della radioattività sull’organismo umano, ai drammatici incidenti nucleari che hanno reso inabitabili alcune regioni – l’Apprendista Stregone umano ha prodotto una quantità impressionante di prodotti e processi artificiali che non esistevano sulla Terra e che per elementari motivi della scala di energie non possono venire eliminati, e per migliaia di anni devono essere custoditi in modo che nessun essere umano possa entrarvi in contatto in alcun modo: nessun paese in questi 75 anni ha ancora realizzato un deposito nazionale definitivo dei residui radioattivi (dove “definitivo” mistifica il fatto che nulla può venire garantito per centinaia o migliaia di anni – la civiltà umana conta meno di 10 mila anni – a fronte di rivolgimenti fisici e sociali). Come non bastasse – ancorché dopo la fine della Guerra Fredda gli arsenali nucleari si siano ridotti a poco più di 14.000 testate, e siano stati stipulati importanti, anche se non risolutivi, trattati di riduzione e controllo degli armamenti nucleari – Trump ha smantellato pezzo per pezzo il pur carente regime di non proliferazione, e ha incentivato progetti (avviati a dire il vero dal Nobel per la Pace Obama) di mini-testate nucleari di nuova concezione le quali dietro un’illusione di poter condurre una guerra nucleare limitata ne aggravano a dismisura il rischio. Tanto che nel gennaio scorso l’autorevole Bulletin of the Atomic Scientists ha valutato che il rischio di guerra nucleare è più alto che in tutti questi 75 anni! Oggi, però, dopo 75 anni, si è aperta una grande speranza, dopo che la campagna internazionale ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) ha ottenuto che il 7 luglio 2017 l’ONU approvasse il nuovo Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari: per entrare in vigore come componente integrante del Diritto Internazionale esso necessita di venire ratificato da 50 Stati, ma siamo arrivati a 38 ed è presumibile che l’anno prossimo il trattato entri in vigore. Forse, dopo 75 anni, si prospetta per la prima volta nell’Era Nucleare la prospettiva di potere eliminare queste armi dalla faccia della Terra.
Le operazioni psicologiche o manovre psicologiche (in inglese PSYOPS Psychological operations) sono un metodo utilizzato dalle istituzioni militari definibile come un complesso di attività psicologiche messe in atto mediante l’uso programmato delle comunicazioni, pianificate in tempo di pace, di crisi e di guerra, dirette verso gruppi o obiettivi “amici”, neutrali o nemici (governi, organizzazioni, gruppi o individui) al fine di influenzarne i comportamenti che incidono sul conseguimento di obiettivi politici e militari. (per approfondire clicca il link sotto
Premessa, quantomeno temporale, dell’incontro Biden-Putin è stato nel G7 il rilancio del Patto atlantico, ridisegnato dal Presidente americano nello scenario e nell’ambito di intervento. Nel futuro commercio globale, armato, Europa e Italia seppelliranno ogni progetto di indipendenza all’altare degli interessi economici d’oltreoceano?
Le linee di politica estera dell’attuale governo italiano sono caratterizzate dalla “tradizionale fedeltà all’Unione Europea e alla Nato”, si sottolinea da parte di politologi e notisti di varie tendenze. E la scelta “europeista e atlantista” è stata ribadita dal presidente Draghi nelle recenti riunioni del G7 e della Nato. Ma deve essere ancora una volta un acuto osservatore di cultura liberale – l’ex ambasciatore Sergio Romano – a sottolineare l’evidente discrasia tra la fedeltà alla Ue e alla Nato? Se si è fedeli alla Ue, se si è convinti della necessità di un suo ruolo indipendente in un mondo multipolare, questo non è compatibile con l’appartenenza a una alleanza militare sostanzialmente eterodiretta dagli Stati Uniti.
Alle continue richieste da parte americana ai governi dei Paesi aderenti di aumentare il contributo finanziario per le spese dell’Alleanza, l’Unione Europea potrebbe ben dare risposta di carattere alternativo con la costituzione di un apparato comune di difesa anche per affrontare i problemi attuali del clima, della biodiversità, delle pandemie inevitabili anche nel futuro. In sostanza non è fattibile un “ritorno al multilateralismo”, come viene sostenuto, senza porsi il problema del superamento della Nato a cui aderisce la maggior parte dei membri della Ue.
La Nato resta quindi la questione delle questioni. Contro chi è diretta oggi, nel mutato contesto? Contro la Cina? Ancora contro la Russia? Contro il mondo arabo? Si chiedeva Andreotti.
In questo suo primo viaggio internazionale da presidente, Biden ha già ridisegnato il ruolo-guida degli Usa e i nuovi obiettivi dell’Alleanza atlantica, tra cui quello di estendere l’articolo 5 del patto – che impegna a una difesa comune – anche in caso di cyber-attacchi, ovviamente da parte russa e cinese, per cui un attacco a un membro del patto sarà considerato un attacco diretto contro tutti.
Com’è noto, l’articolo 5 prevede anche l’impiego della forza armata, ma per “stabilire e garantire la sicurezza nella zona dell’Atlantico del Nord”!
Ci sono già stati invece casi di intervento della Nato “fuori area” (Jugoslavia, Afghanistan, Libia, etc.), ma stavolta l’obiettivo Usa è quello di allargare ulteriormente l’attività della Nato sempre più a est sino al Pacifico.
Per gli Usa costituiscono problemi legati alla sicurezza anche le tecnologie cinesi – Huawei, 5G e la Belt on the Road: la nuova via della seta –, considerati veri e propri cavalli di Troia della Cina per penetrare in Occidente e creare fratture all’interno dell’Alleanza.
Non è stata mai nascosta anche la contrarietà americana alla costruzione del Nord Stream 2, frutto degli accordi conclusi tra la Russia e la Germania. In sostanza da parte di Biden viene ribadito un orientamento volto a “contrastare le minacce” e la politica portata avanti da Cina e Russia.
Ma è possibile accettare che l’insieme di “questo pacchetto” sia stato discusso e addirittura accolto senza che i parlamenti nazionali abbiano avuto voce in capitolo per la ratifica, come purtroppo già avvenuto in precedenza con il Nuovo concetto strategico?
Ma l’atlantismo del nostro Paese può essere spinto fino alla condivisione di un ruolo Nato al di fuori dell’area euro-atlantica, sino a provocare inevitabili reazioni da parte della Cina, della Federazione russa e di altri? Questa nuova Nato non è in profondo contrasto con i nostri interessi nazionali e con quelli strategici europei, se solo si considera l’enorme mercato di sbocco, costituito da quei due Paesi, essenziale per la stessa ripresa economica dell’Europa occidentale? Esiste una complementarietà fra le economie russa e cinese e quella dei Paesi dell’Unione Europea.
La Nato non può continuare quindi a essere il “braccio armato” degli Usa nel mondo, spesso usurpando poteri dell’Onu e del Consiglio di Sicurezza. Né può continuare a costituire un “pericoloso fattore di instabilità per gli equilibri del continente”, come ha scritto recentemente sempre il prof Sergio Romano.
Ma una discrasia tuttavia si è evidenziata anche tra la vaghezza di risposte alle richieste di Biden in sede di G7 e l’atteggiamento di piena adesione degli altri Paesi Nato alla politica da seguire nei confronti della Russia, “le cui azioni aggressive costituiscono una minaccia alla sicurezza euro-atlantica”, e nei confronti della Cina, “le cui politiche internazionali possono rappresentare sfide che vanno affrontate insieme come Alleanza”, come recitano i comunicati finali.
Se non si vuole lo scontro, questa linea apre in ogni caso una fase di maggiore conflittualità come il mostrare una compattezza di tutta l’Alleanza nell’affrontare i problemi con la Russia di Putin – definito da Biden un “killer” – e con la Cina di Xi Jinping, per contrastarne la “crescente influenza in varie aree del mondo” con la nuova via della seta e con la presenza attraverso le grandi infrastrutture nel continente africano. A fronte di questo scenario la memoria del passato può fornire utili indicazioni.
In una diversa fase storica, contrassegnata dalla contrapposizione dei due blocchi e quindi precedente alla scomparsa dell’Urss, si possono distinguere diversi approcci e atteggiamenti da parte delle forze di sinistra più ostili alla firma del Patto Atlantico. Quando Pietro Nenni, ricevuto da Stalin, ebbe a dirgli: “Io mi batto contro il patto per un’Italia neutrale”, Stalin rispose: “L’Italia, per la sua storia e per la sua collocazione geografica, non può essere neutrale: l’essenziale è non essere oltranzisti nelle alleanze”.
Questo orientamento fu in sostanza fatto proprio dal Pci, che in un Comitato centrale del marzo 1956 affrontò il tema. Pur ribadendo il giudizio negativo sul Patto, sul quale tutti i parlamentari (non solo comunisti) si erano fortemente impegnati in una storica discussione, il Comitato centrale concluse così i lavori: “Non poniamo il problema del Patto Atlantico. Sarà lo sviluppo delle cose a minare alle radici il sistema dei blocchi e dei patti militari contrapposti”.
A distanza di venti anni dall’assunzione di questa posizione, nel 1976 il Pci con la “non sfiducia” verso il governo finì per votare “un documento che riconosceva come comunità europea e Patto Atlantico siano punti fondamentali della politica estera italiana”. E nel giugno di quello stesso anno una intervista concessa a Giampaolo Pansa suscitò reazioni a dir poco vivaci, sconcerto e incredulità nella base del Pci. Al punto che l’Unità omise nel riportare l’intervista le frasi del segretario: Enrico Berlinguer sostenne che una via italiana al socialismo sarebbe stata perseguibile restando nella Nato, perché uscire dalla Nato avrebbe sconvolto l’equilibrio internazionale, nel mondo dei blocchi contrapposti di allora. Insomma, la Nato come ombrello protettivo “per non subire alcun condizionamento”! Non è andata così: di blocchi ne è restato solo uno e sono rimaste segrete le clausole riguardanti anche le basi Nato e Usa in Italia.
Oggi come allora si impone realismo politico e realisticamente resta in tutta la sua interezza il problema di non essere oltranzisti nelle alleanze. Non può non essere ricordato che con la caduta del muro di Berlino, la fine dell’Urss e, conseguentemente, del Patto di Varsavia si era di fatto esaurita la funzione dell’alleanza militare Nato. Malgrado la scomparsa del “nemico” da cui difendersi o da “contenere”, la Nato non solo non si è dissolta ma si è invece ulteriormente rafforzata associando progressivamente tutti i Paesi già membri del patto di Varsavia, nonché Croazia, Slovenia, Albania e altri “contro i legittimi interessi della Russia”. Nella sessione del Consiglio Atlantico del novembre 1991 e successivamente nell’aprile 1999 furono stabiliti con il Nuovo concetto strategico nuovi ruoli e compiti della Nato, che di fatto travalicano gli scopi strettamente difensivi dell’alleanza (interventi nelle crisi regionali e locali, “ingerenze umanitarie”, minacce derivanti da terrorismo, spostamenti di popolazioni, ecc.), sostituendosi così a funzioni e compiti precipui dell’Onu, come è stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite. Malgrado le modifiche sostanziali al Trattato del 1949 richiedessero per diventare esecutive le ratifiche dei parlamenti di diversi Paesi membri, come anche l’ex Presidente del consiglio e ministro degli esteri Giulio Andreotti sosteneva, il Ncs fu approvato soltanto dai capi di Stato e di governo.
Nel 2002 a Pratica di Mare furono assunte decisioni volte ad avviare un discorso di sicurezza collettiva coinvolgendo anche la Russia. Cominciò a funzionare il Consiglio Nato-Russia e quest’ultima partecipò ai lavori dell’Assemblea Parlamentare Nato. Ma questa fase positiva si è esaurita da tempo e il discorso di Pratica di Mare è finito in “non cale”. La Nato non solo si è allargata molto oltre i confini della vecchia Urss, ma si è estesa sino a quelli della stessa Federazione russa e si prefigge di completare l’accerchiamento militare di tutti i confini occidentali dell’ex alleato nella seconda guerra mondiale. La nuova Nato ha finito per essere una sorta di “Santa Alleanza” del secolo XXI volta a imporre un “modello di civiltà” fuori dell’area geografica euro-atlantica stabilita dall’originario Trattato, il che non può non essere interpretato inevitabilmente da Mosca come una forma di prosecuzione della guerra fredda. Ad avviso degli occidentali questa in atto sarebbe invece addebitabile alle scelte di politica estera compiute dalla stessa Russia, che minaccerebbe i vicini. Ha prevalso la russofobia e la incomprensione delle altrui ragioni.
Occorre che gli USA, anche con Biden, prendano coscienza che il mondo è cambiato, non è più quello del 1945, né quello del 1989 che attribuì agli Usa un dominio mondiale. Occorre maggiore realismo politico. “I tempi in cui un piccolo gruppo di Stati prendeva decisioni per il mondo intero sono finiti”, ha ammonito Xi Jinping. Non è più tempo di subire il “suprematismo morale” statunitense, quel ritenersi superiori per intervenire militarmente ove lo si ritenga opportuno negli interessi dell’Occidente e soprattutto degli Usa.
Resistenze e cautele comunque sembrano emergere non solo nel G7, ma sebbene timidamente anche nella Nato rispetto all’unilateralismo delle scelte di politica estera degli Usa ribadite nella linea tracciata da Biden.
A fronte del tripudio di propagandisti osannanti la nuova Nato, colpisce invece il silenzio della intellighenzia europeista, democratica e progressista, ma soprattutto dei costituzionalisti e docenti di diritto internazionale che, a quanto pare, non intendono ancora pronunciarsi sulla natura giuridica e sui contenuti dei nuovi obiettivi della nuova Nato, sulla estensione sempre più a est e sino al Pacifico dell’area di intervento, il che comporta conseguenti inevitabili tensioni e ulteriori inasprimenti dei rapporti militari, ma anche economici, commerciali e culturali.
Alle ore 20.30 presso la corte di Villa Errera il discorso della Sindaca e la consegna della Costituzione ai diciottenni miranesi.
Mercoledì 2 giugno 2021 il Comune di Mirano celebrerà la Festa della Repubblica con un invito rivolto ai giovani e con il primo concerto stagionale della Filarmonica di Mirano – Banda Cittadina. Il programma si aprirà alle ore 9.00 in piazza Martiri con l’alzabandiera alla presenza della Sindaca Maria Rosa Pavanello e di una rappresentanza dell’Amministrazione Comunale. Proseguirà alle ore 20.30 presso la corte di Villa Errera con il discorso della Sindaca e la consegna della Costituzione ai diciottenni miranesi. Alle ore 20.45 il Concerto della Filarmonica di Mirano, diretta dal maestro Stefano Corrò, che finalmente torna dal suo pubblico a suonare dopo un anno di silenzio. L’epidemia da coronavirus, oltre che portare tanti lutti e limiti alle libertà individuali e collettive, ha messo in dubbio la sopravvivenza di tante realtà culturali. La dissolvenza di parte di questo prezioso patrimonio ha lambito anche la storica Banda Cittadina. Impossibili le sfilate e le rappresentazioni pubbliche come pure le prove d’insieme nei luoghi chiusi, in primis nella Casa della musica. Dall’inizio dell’infezione sono stati possibili solo due concerti, nel luglio scorso, tassativamente all’aperto. Spesso queste lunghe interruzioni dell’attività portano allo scioglimento delle associazioni, come la Filarmonica, che si basano su passione e volontariato che, se non praticato con continuità, comporta il progressivo abbandono. Così non è stato per la Filarmonica che, grazie al suo Direttore, ha mantenuto i legami tra i quasi 50 componenti del gruppo ed ha continuando a provare individualmente da casa in maniera da mantenersi in esercizio. Dopo l’allentamento recente delle norme anti Covid il complesso musicale, tempo climatico permettendo, ha ripreso le prove d’insieme all’aperto con il sostegno del settore culturale del Comune. Ora il ritorno in piazza per un concerto ripagherà suonatori e componenti della Filarmonica per la costanza e l’attaccamento all’associazione, che ha oltre 160 anni di storia. Il ritorno in pubblico sarà un momento di festa e di allegria che si accompagnerà con la Festa della Repubblica. Il programma si aprirà con l’Inno di Mameli, per proseguire poi con brani classici di Verdi e Rossini, alcune classiche marce e il finale con “Rinascerò, rinascerai” dei Pooh. Scarica qui il programma. Il concerto si svolgerà nel rispetto delle regole di sicurezza, con ingresso limitato ai posti a sedere e distanziamento. Anpi Mirano
Il volto doppio di Fratelli d’Italia. Siede da solo sui banchi dell’opposizione al governo Draghi, cresce nei sondaggi, è in competizione con Salvini nella cattura del consenso nero, sempre più giovane, organizzato, animato nelle scuole e nelle palestre. “La presidente del partito conosce bene il mondo dell’estrema destra e sa pigiare sui tasti giusti per attirare elettori da gruppi che si richiamano al fascismo”. Intervista a Paolo Berizzi
Ultimamente una parte della stampa italiana sembra aver aperto un credito nei confronti di Giorgia Meloni e del suo partito. Intervenendo sul Corriere della Sera il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha replicato a quelle aspettative sottolineando legami organici con gruppi che manifestano salutando romanamente, inneggiano al fascismo, strillano slogan nostalgici. Vive dal febbraio 2019 sotto scorta Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica, autore di numerose inchieste sui mondi della galassia nera, unico cronista in Europa a dover essere protetto perché il suo lavoro rappresenta una minaccia per neofascisti e neonazisti.
Fratelli d’Italia ha stabilito ponti con la galassia nera?
Esiste un doppio livello di Fratelli d’Italia, c’è quello istituzionale di un partito che si propone come destra moderna, repubblicana, europea, non nostalgica e un altro che attraverso molti suoi esponenti, militanti, simpatizzanti, non rifiuta angolazioni fasciste, piuttosto vi strizza l’occhio. Guardiamo i fatti. Le cronache raccontano, e da tempo, che FdI, e quindi la stessa presidente Giorgia Meloni, faticano a prendere le distanze dalla destra neofascista, quella che discrimina, odia, scende in piazza con i saluti romani e inneggia addirittura a ufficiali nazisti. Per esempio a Leon Degrelle, omaggiato con un post dai militanti di Gioventù Nazionale a Verona, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia nata proprio per volontà di Meloni. Un tributo al capo di una divisione SS, condannato a morte in Belgio, rifugiatosi in Spagna e protetto per decine di anni dal regime franchista. Quel post su Degrelle è emblematico, dopo il mio articolo su Repubblica è stato subito cancellato e la pagina veronese di Gioventù Nazionale è scomparsa dal social. Però Ciro Maschio, esponente di Fratelli d’Italia e presidente del Consiglio comunale di Verona, minimizza sostenendo in modo acrobatico che il partito non c’entra nulla. In realtà c’entra eccome perché Gioventù Nazionale sono i giovani di Fratelli d’Italia. Ma Giorgia Meloni non ha profferito parola su quella vicenda.
Nostalgia canaglia?
Ricorderei la Faccetta nera cantata in radio dall’assessore all’istruzione della Regione Veneto, Elena Donazzan. Un’altra circostanza che ho raccontato, e fece molto clamore, è la cena commemorativa della marcia su Roma, vale a dire l’inizio del fascismo, organizzata da Fratelli d’Italia in provincia di Ascoli Piceno. Settanta persone tra cui l’attuale governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, pupillo di Giorgia Meloni. C’era il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti, anche lui di FdI, e i maggiorenti locali del partito. Una cena con tanto di menù dedicato alla marcia del 28 ottobre 1922 e un corredo di foto-immagini-frasi inequivocabili. Non mancarono gli imbarazzi dei partecipanti, una volta scoperti. Neppure in quella occasione Giorgia Meloni ha preso le distanze.
Può realisticamente puntare al 25% il partito di Meloni?
È in atto una competizione tutta interna alla destra. Giorgia Meloni sta portando avanti un’operazione sicuramente abile. Nella competizione con Salvini al momento è lei in vantaggio. Fratelli d’Italia governa già in due Regioni, oltre alle Marche in Abruzzo, un buon trampolino per candidarsi ad essere guida a livello nazionale della destra italiana. Cresce nei consensi, parliamo già di percentuali a due cifre. C’è un elettorato tradizionale di destra che non ha più una casa dai tempi di Alleanza nazionale, e la fiamma tricolore assunta nel simbolo di Fratelli d’Italia è un simbolo di richiamo molto potente. Fratelli d’Italia punta a prendersi pezzi di elettorato della Lega disorientati o forse scontenti dei balletti salviniani. Cioè di un partito ipersovranista, ascrivibile di fatto all’estrema destra europea, vedi l’ultima alleanza con Orban e il premier polacco, che in Italia ha dato l’avvallo al governo Draghi partecipando all’esecutivo. Hanno prevalso Giorgetti e Zaia, molto meno sovranisti. Ecco, Fratelli d’Italia mira a prendere sotto la propria vela i delusi della Lega che andava a braccetto con i neofascisti dichiarati.CasaPound pur non tagliando del tutto i rapporti con Salvini, un fidanzamento cominciato nel 2014 e durato circa due anni e mezzo, ora guarda a Fratelli d’Italia. Alle prossime amministrative nella capitale, la tartaruga frecciata è destinata ad appoggiare il partito di Meloni con la lista Volontà romana. E Fratelli d’Italia è pronta a giocarsi la partita per diventare il traino della destra italiana.
CasaPound era in piazza alle manifestazioni di Io Apro. Anche Giorgia Meloni ha spinto molto sulle riaperture.
Il populismo sovranista cavalca rabbia, disagio, paura. Si sta riproponendo il medesimo schema di sei mesi fa, quando i fascisti scesero in piazza nelle città italiane a Roma, Napoli, Milano, Firenze, Torino dando vita a manifestazioni violente, sfidando frontalmente lo Stato e cavalcando le difficoltà economiche dettate dalla pandemia. Per scopi personali sostanzialmente, per costruire un consenso speculando sulla paura e sul disagio delle persone. Nei giorni scorsi in piazza c’erano ristoratori, titolari di palestre, ambulanti in crisi: ponevano domande serie che richiedono risposte adeguate.
C’erano però anche i sobillatori, i professionisti della paura e dell’odio il cui unico scopo è quello di strumentalizzare le proteste e trasformarle con modalità violente in manifestazioni che poco hanno a vedere con la richiesta legittima di sostegni. Aggiungi che CasaPound nel business della ristorazione ha più di un interesse perché hanno una catena di ristoranti tra Roma, Milano, Spagna e Perù. Così per le palestre, CP a Roma ha partnership ben avviate con una serie di palestre dove organizzano manifestazioni che uniscono lo sport alla propaganda politica. Con una battuta vien da dire che hanno un interesse doppio: da una parte cavalcare la rabbia mettendosi alla testa delle proteste e dall’altra tutelare propri interessi economici e commerciali. Le bombe carta, le bottiglie tirate contro la polizia avevano molto poco a che vedere con le manifestazioni, ribadisco legittime, di quelle categorie di lavoratori. È uno schema tipico. I gruppi della destra estrema sono molto capaci sulle piazze virtuali e il covid ha fornito una formidabile occasione per riaffacciarsi sulle piazze fisiche. Forza nuova non è da meno e ha già annunciato per l’8 maggio un appuntamento a Roma.
L’ultimo libro di Berizzi è L’educazione di un fascista, chi è attratto dalla nostalgia del Ventennio?
Oggi l’estrema destra ha un forte appeal soprattutto nel mondo giovanile. Come racconto nel libro, punta soprattutto sulla potenza delle suggestioni: simboli, abbigliamento, estetica, miti e slogan rimasticati e riproposti alle nuove generazioni. Costruisce luoghi di aggregazione e consenso negli stadi, nelle scuole, sui social, nelle palestre. In sostanza nel terzo millennio non c’è un tirocinio per diventare neofascisti, lo si diventa quasi casualmente: dopo una partita allo stadio, un concerto, una manifestazione in piazza. Ai giovani viene offerta l’opportunità di sentirsi “soldati politici” al servizio della patria sovrana per difendere il territorio, dove il territorio è la nazione, la città, il quartiere. Da proteggere dagli “invasori”, cioè nella narrativa neofascista gli immigrati brutti sporchi e cattivi, gli stranieri che ci portano via la casa, il lavoro, stuprano le nostre donne. Diventare un soldato politico prevede anche un addestramento fisico qualora arrivi il momento della cosiddetta “resistenza etnica”, per difendersi dall’invasione delle altre etnie, delle altre razze e i casi di cronaca ci raccontano i pestaggi agli immigrati. Nel libro descrivo la fitta rete di palestre, circoli, sportivi, associazioni, dove allo sport si unisce la propaganda politica. In questo i gruppi neofascisti sono abilissimi. CasaPound, Forza Nuova, LealtàAzione in Lombardia propongono un circuito in cui i ragazzi trovano tutto: la politica, quindi la militanza, lo sport, il volontariato, l’escursionismo addirittura, l’aspetto aggregativo comunitario e identitario. Hanno radio, librerie, testate giornalistiche, come Primato Nazionale di CasaPound. Inoltre l’età media della militanza dell’estrema destra in questi ultimi anni si è molto abbassata e al contempo è aumentato il livello di violenza, fisica ed evocata. Questi gruppi organizzati stanno occupando spazi lasciati liberi, e quindi appaltabili, dalla cosiddetta sinistra movimentista, che negli ultimi anni ha ceduto il passo. E così arriviamo ai pacchi alimentari, le buste della spesa consegnate agli italiani poveri, i momenti sociali di un volontariato che io ho chiamato “welfare nero”, capace di sostituirsi allo Stato dove lo Stato non è presente.
Meloni come potrebbe poi dominare quelle pulsioni? Non rischia possano sfuggirle di mano?
Un rischio c’è, ma calcolato. Meloni conosce quel mondo, viene dal Fronte della Gioventù, dalle organizzazioni giovanili del Movimento sociale italiano, ha definito Giorgio Almirante un grande grande statista, e quando c’è stato bisogno di forzare i toni l’ha fatto benissimo. Sa perfettamente intercettare il consenso dei giovani e sa benissimo su quali tasti pigiare. Va ricordato che CasaPound attualmente è sotto processo a Bari per tentata di ricostituzione del partito fascista e per violenze. A Maccarese, a un passo da Roma, hanno scoperto una sede utilizzata da CP con tanto di altarini per celebrare messe in onore di criminali di guerra quali Erich Priebke e Heinrich Himmler. E allora tirarsi indietro questi gruppi può anche costituire un problema ma anche vantaggio. Perché sono una sorta di braccio armato, di manovalanza che fa il lavoro sporco, e sa come aggregare. Questo è il tema vero.
Si continua a sottostimare la loro “potenza di fuoco”?
Chi sottovaluta CasaPound e Forza Nuova perché elettoralmente hanno incassato lo 0,3 e lo 0,1 forse non sa che sono stati aspirati dalla Lega e da Fratelli d’Italia. Proprio Fiore e Di Stefano, i leader di FN e CP in occasione delle ultime europee hanno affermato che i loro elettori hanno votato per la Lega e per Fratelli d’Italia. In casi come questo, i numeri non riescono a leggere i fenomeni, vanno bensì misurati con il messaggio veicolato e la capacità di organizzarsi sul territorio. Meloni, a differenza di altri esponenti del suo partito che non hanno avuto difficoltà a uscirsene con dichiarazioni apologetiche e nostalgiche, è molto attenta, perché consapevole di essere sotto stretta osservazione e tuttavia ha una storia che parla per lei. Ed è dotata di un tipo di narrazione a intensità variabile: sa essere sobria e contenuta quando ci sono distanze da marcare, rispetto alle esuberanze di Salvini per esempio, e sa scaldare gli animi quando c’è da parlare alla pancia del suo elettorato. Sa su quali tasti spingere.
I rischi all’orizzonte?
Liliana Segre dice che sotto sotto l’Italia non ha mai smesso di essere fascista e neppure ha perso la fascinazione per l’uomo forte al potere. Certo, la storia non si ripete mai uguale a se stessa, però nemmeno in forma di farsa. Il fascismo può riproporsi in forme nuove: liquido, culturale. I fascisti sono già nei Consigli comunali, siedono in Parlamento, governano delle Regioni. Il rischio è che l’architettura democratica perda gradualmente dei mattoni in una deriva autoritaria dove prevale la narrazione dell’uomo forte o della donna forte al comando, direi più il primo che la seconda conoscendo la concezione della società tipica del fascismo in la donna ha ruoli subalterni.
Giorgia Meloni potrebbe essere derubricata dai colleghi uomini di Fratelli d’Italia?
Meloni sa perfettamente che la società italiana è maschiocentrica. Incarna lo strano caso di un partito in ascesa basato fondamentalmente su un tratto tipico della concezione della società e della famiglia fascista con la donna in posizione subalterna a casa e sull’uomo “che fa rispettare le regole”.
In Italia abbiamo gli strumenti per contrastare il neofascismo emergente?
C’è un problema nel problema. La Scelba e la Mancino sono le tra le leggi più disapplicate del nostro ordinamento giudiziario e manca una conoscenza piena del fenomeno. Ci sono magistrati che fanno un ottimo lavoro e altri che lascian correre in nome dell’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione. Ci troviamo di fronte al paradosso di un Paese che ha prodotto il fascismo ma lo ha anche sconfitto eppure in Europa è quello dove più sono tollerate manifestazioni e propaganda fascista. Non serve avere nuove norme, basterebbe applicare quelle esistenti.
Anche Berizzi è un caso unico. Mi riferisco alla scorta.
In Polonia e Ungheria, dove il livello di tolleranza nei confronti di neofascisti e dei neonazisti è alto, nessun cronista ha necessità di una scorta. In Italia sono 24 i giornalisti protetti, tutti minacciati dalla mafia tranne me. In altre parole, prima era solo la mafia a minacciare, ora lo fanno anche i neofascisti, forti sul territorio proprio come la malavita organizzata. La scorta è un dispositivo con cui lo stato opera in difesa non potendo eliminare la matrice delle intimidazioni. Credo tuttavia ci vorrebbe molto poco per sciogliere i gruppuscoli neofascisti che mi costringono a vivere in una specie di gabbia mentre loro agiscono indisturbati.
Perché non vengono sciolti?
Manca la volontà politica. Ricordo sommessamente i Paesi dove gruppi e movimenti neofascisti vengono messi al bando, dichiarati fuorilegge: Alba Dorata in Grecia, Génération identitaire in Francia, Asd in Germania sotto stretta vigilanza perché secondo i servizi tedeschi rappresenterebbe un problema per la democrazia. Inoltre l’antifascismo e il contrasto ai gruppi neofascisti e neonazisti è uscito dall’agenda politica e da quella dei governi, a prescindere dal segno politico. È una battaglia invece straordinariamente attuale, necessaria nella stagione che stiamo vivendo, la riaffermazione dell’antifascismo come valore fondante della nostra democrazia. Gli ultimi governi di centro sinistra hanno dato risposte insufficienti, per usare un eufemismo, quasi assenti e le istituzioni sembrano pochissimo interessate al contrasto dei fenomeni neofascisti e neonazisti. Continua a esserci un silenzio e una sottovalutazione diffusa. Purtroppo minimizzare significa banalizzare, essere benaltristi, tutti fattori concorrenti ad aver fatto e a fare la fortuna dei gruppi neofascisti e di chi li protegge e li coccola. Questo è un problema tutto italiano. Purtroppo la Costituzione italiana, antifascista dal primo all’ultimo articolo, è invece rimasta e rimane inattuata. E se le norme sulla messa al bando del fascismo non vengono applicate, vien da dire che la Liberazione è un processo ancora incompiuto. Ecco perché il 25 Aprile è importante e perché diviene urgente che la politica riprenda in mano concretamente la battaglia antifascista.
Ci ha lasciato Livio Ferrucci. Vogliamo ricordare la sua presenza oltre che nella società mestrina anche a Mirano dove ha passato la sua infanzia nei momenti più tragici della nostra città, abitava in via Bastia Fuori ed è stato testimone degli eccidi dei giovani partigiani in Piazza e al Cimitero di Mirano. L’Anpi Mirano gli è riconoscente per il contributo portato alle generazioni di giovani che lo hanno ascoltato in tutti questi anni durante la “Giornata della Memoria” Miranese, parole pregnanti di vita e monito per tutti affinché quel passato così tragico non si ripeta più. Ringraziamo Livio, la moglie e figli. Bruno Tonolo e tutto l’Anpi Mirano. Condoglianze.
Anpi mirano celebra l’anniversario
della resa incondizionata e della caduta del nazismo in Europa: l’8 e il 9
maggio 1945.
Questo Giorno é
Festa
nazionale sia nell’Europa Occindetale che in
quella Orientale Londra Parigi Mosca Newyork e tantissime altre città.Per
questo vi mandiamo questo messaggio dove potrete trovare informazioni su questo
importante evento Europeo unitario per la Pace e lo Sviluppo. Tuttavia
assistiamo ad un paradosso : se da un lato si assiste e si ricorda il momento
storico importante per il futuro dall’altro, pochi lo dicono, pochi
lo sanno é iniziata una esercitazione militare degli Usa e della Nato la più
importante operazione militare dalla fine della guerra fredda ai confini della
Russia con 30 000 uomini. Si chiama Defenderr
Europa. Il silenzio della stampa e dei mass-media nel nostro paese è
quasi totale. Abbiamo pensato di mettere assieme alcuni link che
indubbiamente ,tra di loro, denotano una zona di sviluppo prossimale, di
avvicinamento in pantofole verso la guerra. componente essenziale della
situazione che stiamo vivendo . Per ultimo sarà difficile che
Governi occidentali vadano a Mosca il 9 Maggio 2021 come facevano fino a poco
tempo fa’,
Anpi mirano vi offre questa foto scattata su un ponte dell’Elba (sopra) e festeggiamenti a Londra del 1945 (da vikipedia)
come auspicio per tutti
noi … se saremmo capaci di unirsiin in un grande movimento invertendo e
aprendo decisamente la via verso il domani, un domani di sicurezza
e di Pace e di lavoro
DEFENDER EUROPE: comincia in questa settimana l’esercitazione militare a maggio 2021 ai
confini della Russia.
Berlino, 30 aprile 1945. Bandiera rossa sul Reichstag, una delle
fotografie che hanno fatto la storia
Il 9 maggio
di 74 anni fa, con la resa incondizionata della Germania nazista alle forze
alleate, finiva in Europa la seconda guerra mondiale. La capitolazione era
stata siglata a Berlino intorno alle 2,15 della notte ma la notizia venne
diffusa la mattina successiva.
Si
concludevano così sei anni del conflitto bellico più grande e sanguinoso che il
vecchio continente avesse conosciuto, festeggiati anche dai combattenti della
Resistenza che sfilarono in molte città italiane.
Parma, 9 maggio 1945. Le brigate partigiane festeggiano la fine
della guerra in Europa
L’atto era
stato preceduto dalla resa militare firmata il 7 maggio a Reims, in Francia, e
venne ripetuto nella capitale tedesca alla presenza di una delegazione
dell’Unione Sovietica.
Proprio
Berlino era stata teatro dell’ultima grande offensiva in territorio europeo:
l’Armata Rossa aveva dovuto lottare per ben sei giorni durante i quali Hitler,
che aveva deciso di rimanere nella capitale accerchiata cercando di organizzare
l’ultima reazione, il 30 aprile si era tolto tolse la vita per non cadere in
mano nemica.
Berlino. Il negoziatore tedesco, il generale Alfred Jodl, firma la
resa della Germania nazista
Il bilancio
della guerra sarà il più tragico che si ricordi a memoria d’uomo: si calcolano
più di 70 milioni di morti di cui almeno 25 milioni dell’Unione Sovietica. Di
questi, solo una parte sono morti in battaglia: milioni e milioni di donne,
uomini e bambini sono massacrati nelle città, nei campi di sterminio, nelle
rappresaglie.
Domani 9
Maggio alle ore 17.30 celebrazione in ZOOM