Armi nucleari. Come la pensano i Rettori di molte Università italiane

Disarmo, in vigore il trattato Onu che vieta le armi nucleari https://www.ildubbio.news/2020/10/25/286612/

L’Italia non ha firmato il Trattato, ignorato dai Paesi detentori dell’atomicaDOMENICA 25 OTTOBRE 2020Share on facebook Share on twitter Share on linkedin

Grazie alla cinquantesima ratifica nazionale (da parte dell’Honduras), il trattato Onu che vieta le armi nucleari entrerà in vigore entro i prossimi 90 giorni. Lo ha annunciato la notte scorsa il segretario generale dell’organizzazione, Antonio Guterres, in una nota in cui sottolinea che si tratta di un «impegno importante verso l’eliminazione totale delle armi nucleari, che rimane la principale priorità delle Nazioni Unite in materia di disarmo». Il testo non è stato firmato dai principali detentori dell’arma atomica, ma i promotori del trattato auspicano ugualmente che la sua entrata in vigore non sarà solo simbolica. Solo 6 dei 49 stati europei hanno approvato e ratificato il trattato: Austria, Irlanda, Malta, San Marino, Liechtenstein e lo Stato del Vaticano. L’Italia non ha firmato né ratificato il Trattato e non ha partecipato alla negoziazione del trattato. Il nostro Paese è attualmente uno dei cinque stati europei che ospitano testate nucleari statunitensi nell’ambito di accordi Nato. Si tratta di circa 40 bombe nucleari B61 presso la basi aeree di Aviano e di Ghedi. Nel 2019 l’Italia ha votato contro una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che invitava ad aderire al trattato.
Il Trattato è stato adottato il 7 luglio 2017 dalla Conferenza delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento legalmente vincolante per vietare le armi nucleari, che ha portato alla loro totale eliminazione. In conformità con il suo articolo 13, il Trattato è stato aperto alla firma di tutti gli Stati presso la sede delle Nazioni Unite a New York a partire dal 20 settembre 2017.
Secondo l’articolo 1 del trattato, ciascuno Stato parte si impegna, in qualsiasi circostanza, a non:
a) Sviluppare, testare, produrre, produrre, oppure acquisire, possedere o possedere riserve di armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari;
b) Trasferire a qualsiasi destinatario qualunque arma nucleare o altri dispositivi esplosivi nucleari o il controllo su tali armi o dispositivi esplosivi, direttamente o indirettamente;
c) Ricevere il trasferimento o il controllo delle armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari, direttamente o indirettamente;
d) Utilizzare o minacciare l’uso di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari;
e) Assistere, incoraggiare o indurre, in qualsiasi modo, qualcuno ad impegnarsi in una qualsiasi attività che sia vietata a uno Stato Parte del presente Trattato;
f) Ricercare o ricevere assistenza, in qualsiasi modo, da chiunque per commettere qualsiasi attività che sia vietata a uno Stato parte del presente Trattato;
g) Consentire qualsiasi dislocazione, installazione o diffusione di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari sul proprio territorio o in qualsiasi luogo sotto la propria giurisdizione o controllo.

«Sono trascorsi 75 anni dagli orribili attacchi a Hiroshima e Nagasaki e la fondazione dell’Onu che ha reso il disarmo nucleare una pietra angolare – ha dichiarato Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, la coalizione vincitrice del Premio Nobel per la pace 2017 il cui lavoro ha contribuito a guidare il trattato per il divieto nucleare -. I 50 paesi che ratificano questo trattato stanno dimostrando una vera leadership nella definizione di una nuova norma internazionale, secondo cui le armi nucleari non sono solo immorali ma illegali».
La 50a ratifica è avvenuta nel 75esimo anniversario della ratifica della Carta delle Nazioni Unite che ha istituito ufficialmente le Nazioni Unite. Una volta entrato in vigore, tutti i paesi che l’hanno ratificato saranno vincolati dai requisiti previsti dal trattato. Gli Stati Uniti hanno scritto ai firmatari del trattato definendo la sua sottoscrizione «un errore strategico» ed esortandoli a revocare la loro ratifica.

La lettera degli Stati Uniti, ottenuta dall’Associated Press, diceva che le cinque potenze nucleari originali – Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia – e gli alleati della Nato dell’America «sono uniti nella nostra opposizione alle potenziali ripercussioni» del trattato. Che, secondo l’amministrazione Trump, «è e rimarrà divisivo nella comunità internazionale e rischierà di radicare ulteriormente le divisioni nelle sedi esistenti di non proliferazione e disarmo che offrono l’unica prospettiva realistica per un progresso basato sul consenso», afferma la lettera. «Sarebbe un peccato se al Tpan fosse permesso di far deragliare la nostra capacità di lavorare insieme per affrontare la pressante proliferazione».

Fihn ha sottolineato che «il Trattato di non proliferazione riguarda la prevenzione della diffusione delle armi nucleari e l’eliminazione delle armi nucleari e questo trattato lo implementa. Non c’è modo di minare il Trattato di non proliferazione vietando le armi nucleari. È l’obiettivo finale del Trattato di non proliferazione».

Mozione CRUI | Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari

MOZIONE APPROVATA ALL’UNANIMITA’
DALL’ASSEMBLEA CRUI

CRUI – Conferenza dei Rettori delle Universita italiane – CRUI …https://www.crui.it

CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università italiane – Sede Piazza Rondanini, 48 Roma Tel. +3906684411 – email: segreteria@crui.it.

Roma, 19 settembre 2019

Il 26 settembre è la giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2013.

La CRUI, nel maggio 2017, ha aderito all’appello internazionale di FLI-The Future of Life Institute a sostegno dell’approvazione di un trattato internazionale per la messa al bando delle armi nucleari: https://www.crui.it/component/k2/la-crui-aderisce-all-appello-internazionale-a-sostegno-del-trattato-per-la-messa-al-bando-delle-armi-nucleari-approvato-il-7-luglio-2017-dall-assemblea-generale-delle-nazioni-unite.html

Il 7 luglio 2017 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato il Trattato, che tuttavia non è ancora entrato in vigore perché non ha ancora raggiunto il numero di ratifiche necessarie. Intanto, la corsa agli armamenti è ripresa con forza, in un clima di crescente insicurezza che suscita forte preoccupazione e rende ancora più importante l’impegno per la eliminazione totale di queste terribili armi di distruzione di massa.

La CRUI – che ha promosso la costituzione del network delle Università per la pace nel quale sono finora confluiti 29 atenei italiani – aderisce alla giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari e auspica la rapida entrata in vigore del Trattato, anche grazie alla ratifica dell’Italia

“Oggi è una data storica per tutta l’umanità”, la definisce così il Presidente della Croce Rossa Francesco Rocca che sottolinea, però, come “l’Italia nonostante i tanti appelli, sia rimasta finora sorda, così come lo sono i nove Stati che possiedono arsenali atomici”.

http://www.vita.it/it/article/2021/01/22/trattato-proibizione-armi-nucleari-litalia-non-rimanga-sorda/158067/

UNIVERSITà  DI PADOVA
PROF. ALESSANDRO PASCOLINI (da frontespizio e-mail)

Il Joint Nuclear Operations
La Federation of American Scientists (FAS), sulla base del Freedom of Information Act, ha
recentemente ottenuto accesso al Joint Nuclear Operations (JP 3-72, April 2020), il
documento che sintetizza la corrente dottrina del Pentagono sulla guerra nucleare e
"fornisce i principi fondamentali e la guida per pianificare, eseguire e valutare le operazioni
nucleari". A tal fine, il documento presenta le attuali minacce agli USA, precisa la strategia,
descrive le forze nucleari e le strutture di supporto, discute la scelta degli obiettivi, le
architetture di comando e controllo e spiega gli obiettivi e i principi delle operazioni e
attività nucleari.


Il nuovo documento sostituisce l'edizione del 2019 (Nuclear Operations) e impiega un
linguaggio meno enfatico e diretto sul raggiungimento di "risultati decisivi" attraverso
attacchi nucleari per "prevalere nel conflitto". Comunque ribadisce che "le armi nucleari
sono un aspetto chiave del contesto di sicurezza. Esse scoraggiano minacce esterne
sostenendo moderne e credibili capacità militari. È imperativo che le capacità delle forze
nucleari siano diverse, flessibili, adattabili, efficaci, reattive e in grado di sopravvivere."
A tale scopo "Gli Stati Uniti mantengono una triade di forze nucleari strategiche
costituite da missili balistici intercontinentali, missili balistici lanciati da sottomarini e
bombardieri a lungo raggio. Ogni sistema fornisce agli Stati Uniti una posizione di forza
nucleare attraverso capacità specifiche e complementari. Gli Stati Uniti e alcuni alleati della
NATO mantengono aerei in grado di trasportare sia armi nucleari che convenzionali a
sostegno della deterrenza estesa e della difesa della NATO."
Il messaggio più importante e inquietante del documento è che il Pentagono vede un
aumento della possibilità di un conflitto nucleare, sia in conflitti regionali coinvolgenti
avversari con armi nucleari, sia a seguito dell'escalation in situazioni di crisi fino a un
confronto nucleare da parte di avversari.
Infatti, secondo il documento, "mentre gli Stati Uniti hanno continuato a ridurre il
numero e la rilevanza delle armi nucleari, altri, tra cui Russia e Cina, si sono mossi nella
direzione opposta. Hanno aggiunto nuovi tipi di capacità nucleari al loro arsenale,
aumentato la rilevanza delle forze nucleari nelle loro strategie e piani, e sono impegnati in
un comportamento aggressivo." Altre minacce nucleari agli USA e a suoi alleati vengono
anche dalla Corea del Nord, che continua a espandere le capacità nucleari, e dall'Iran, il cui
"sviluppo di capacità di missili balistici a raggio d'azione sempre maggiore, la sua strategia
aggressiva e le attività per destabilizzare i governi vicini, sollevano domande sul suo
impegno a lungo termine a rinunciare alla capacità di armi nucleari. "
Data la crescente minaccia, "una risposta e opzioni nucleari statunitensi flessibili e
limitate possono svolgere un ruolo importante nel ripristinare la deterrenza a seguito di una
limitata escalation nucleare avversaria".
Il Pentagono si sta quindi preparando esplicitamente a una guerra nucleare combattuta
sul campo: "forse la più grande sfida che deve affrontare la forza congiunta in un conflitto
nucleare è come operare in un ambiente radiologico post-NUDET [detonazione nucleare]. I
comandanti devono pianificare e attuare misure protettive per mitigare questi effetti e
continuare le operazioni".



L'Interim National Security Strategic Guidance
Il Joint Nuclear Operations è stato redatto durante la presidenza Trump e fa riferimento alla
Nuclear Posture Review dell'allora segretario della difesa James Mattis, ma non è stato
dismesso dalla nuova amministrazione e quindi rimane tuttora valido per le forze armate
americane. Finora l'unico testo del presidente Biden relativo alla strategia militare è
l'Interim National Security Strategic Guidance del marzo 2021, che ha un tono molto più
aperto a un approccio negoziale per il controllo degli armamenti e l'equilibrio strategico.
Tuttavia riecheggia il documento del Pentagono sulle minacce attuali: "siamo di fronte a
un mondo di nazionalismi in ascesa, democrazia in declino, rivalità crescente con Cina,
Russia e altri stati autoritari e una rivoluzione tecnologica che sta rimodellando ogni aspetto
delle nostre vite. Sia Pechino che Mosca hanno investito molto in sforzi volti a sfidare i punti
di forza degli Stati Uniti e a impedirci di difendere i nostri interessi e gli alleati in tutto il
mondo. Attori regionali come l'Iran e la Corea del Nord continuano a perseguire capacità e
tecnologie rivoluzionarie, minacciando alleati e partner degli Stati Uniti e sfidando la
stabilità regionale."
Ciò richiede, secondo Biden, "un esercito potente nel contesto globale della sicurezza.
Gli Stati Uniti non esiteranno mai a usare la forza quando richiesto per difendere i nostri
vitali interessi nazionali. Faremo in modo che le nostre forze armate siano attrezzate per
dissuadere i nostri avversari, difendere il nostro popolo, i nostri interessi e i nostri alleati e
sconfiggere le minacce emergenti."
Coerentemente con il Joint Nuclear Operations, "garantiremo che le forze armate
statunitensi rimangano le meglio addestrate e attrezzate al mondo, garantendo che il nostro
deterrente strategico nucleare rimanga sicuro, protetto ed efficace e che i nostri impegni di
deterrenza estesa ai nostri alleati rimangano forti e credibili."
"Di fronte alle sfide strategiche di una Cina sempre più assertiva e di una Russia
destabilizzante, valuteremo l'appropriatezza della struttura, le capacità e il
dimensionamento delle forze armate con investimenti nelle tecnologie all'avanguardia, che
determineranno il nostro vantaggio militare e la futura sicurezza nazionale. Manterremo la
competenza delle forze operative speciali per concentrarci sulla risposta alle crisi e sulle
missioni prioritarie di antiterrorismo e di guerra non convenzionale. E svilupperemo capacità
per competere meglio e scoraggiare le azioni nella zona grigia."



Lo strumento operativo immediato per l'attuazione della politica strategica degli USA è il
piano di finanziamento del bilancio della difesa e per le spese militari nucleari nel 2022, la
Fiscal Year 2022 Defense Funding Bill proposta dall'amministrazione Biden e in fase di
approvazione da parte del Congresso.
La Fiscal Year 2022 Defense Funding Bill
Nella Interim National Security Strategic Guidance, Biden si era impegnato ad "adottare
misure per ridurre il ruolo delle armi nucleari nella nostra strategia di sicurezza nazionale" e
durante la campagna elettorale aveva condannato i nuovi progetti nucleari della precedente
amministrazione. La sua prima richiesta di bilancio invece continua lo sviluppo delle costose
e controverse armi nucleari e dei piani di sostegno e modernizzazione ereditati
dall'amministrazione Trump.
La Fiscal Year 2022 Defense Funding richiede globalmente per la difesa nazionale 753
miliardi di dollari, 715 per il Dipartimento della difesa e 37,9 per il Dipartimento dell'energia
e altre agenzie, con un aumento dell'1,7% rispetto al bilancio del 2021.
La spesa proposta per le armi nucleari costituisce circa il 5,7% della richiesta totale e
prevede 43,2 miliardi di dollari per sostenere e modernizzare i vettori e le testate nucleari
statunitensi e la loro infrastruttura di supporto: 27,7 miliardi di dollari per il Dipartimento
della difesa e 15,5 miliardi per la semiautonoma Amministrazione per la Sicurezza Nucleare
Nazionale (NNSA) del Dipartimento dell'energia.
Un confronto diretto tra la proposta attuale e quanto finanziato nell'anno fiscale 2021
(44,2 miliardi di dollari) e le previsioni di spesa di Trump per il 2022 (45,9 miliardi di dollari)
è difficile perché la nuova amministrazione riclassifica il modo in cui si conteggia la spesa per
i programmi di comando, controllo e comunicazioni nucleari, portando a un importo
inferiore. La differenza è comunque di circa il -2,3%.
Il 10 giugno il segretario alla difesa Lloyd Austin ha dichiarato alla Commissione per le
forze armate del Senato che "la triade nucleare rimane il fondamento della nostra difesa
nazionale e della deterrenza strategica", e che il bilancio 2022 “investe negli sforzi di
modernizzazione delle forze nucleari".
I costi per i nuovi vettori a lunga gittata delle tre "gambe" della triade, notevolmente
cresciuti negli ultimi quattro anni, trovano ulteriori aumenti: per i nuovi missili balistici
intercontinentali, il Ground Based Strategic Deterrent (GBSD), sono previsti 2,6 miliardi; per
la nuova flotta di sottomarini nucleari classe Columbia 5 miliardi e ulteriori 1,6 miliardi per i
loro missili Trident II; per il bombardiere strategico B-21 2,9 miliardi e per i suoi missili cruise
(Long Range Standoff Weapon - LRSO) 609 milioni; per le bombe B61-12 (destinate anche
alle forze aeree della NATO) 772 milioni; globalmente un aumento del 21% rispetto al
bilancio 2021, circa il 15% in più di quanto previsto da Trump per il 2022.
La proposta di bilancio prevede in particolare la continuazione e lo sviluppo delle
controverse novità nucleari proposte da Trump: lo schieramento di testate W76-2 di limitata
potenza su missili lanciati da sommergibili e lo sviluppo di un nuovo missile nucleare cruise
lanciato da navi (SLCM) con una testata di "bassa" potenza. Gli SLCM nucleari erano stati
eliminati dalla marina negli anni '90 e formalmente ritirati da Obama nel 2013 e la loro reintroduzione osteggiata dagli ambienti democratici.
Il principale impegno della NNSA è l'investimento di 1,9 miliardi per la Plutonium
Modernization, un programma per il raggiungimento della capacità di produrre
annualmente 80 nuove testate nucleari, 50 ai laboratori nazionali di Los Alamos e 30 a
Savannah River. Vengono finanziati anche una nuova testata di alta resa (la W93) per missili
balistici lanciati da sottomarini, il sostegno indefinito della bomba aerea B83-1 con potenza
fino a 1,2 megaton e lo sviluppo della nuova testata W87-1 per i GBSD. La NNSA riduce i
finanziamenti per attività di ricerca, i programmi accademici e la fusione a confinamento
inerziale.
La Fiscal Year 2022 Defense Funding Bill ha suscitato reazioni contrastanti al Congresso. I
repubblicani hanno generalmente espresso sostegno, ma alcuni democratici hanno
affermato che non è coerente con le preoccupazioni sollevate dal presidente Biden durante
la campagna elettorale. L'iter parlamentare procede speditamente: il giorno 30 giugno la
Fiscal Year 2022 Defense Funding Bill è passata all'House Appropriations Subcommittee on
Defense e il 13 luglio l'House Appropriations Committee ha approvato la parte relativa al
Dipartimento della Difesa, con le obiezioni dei repubblicani che ritengono l'aumento di soli
10 miliardi di dollari insufficiente a contrastare le minacce della Cina.




La continuità del progresso degli armamenti nucleari porta a credere che il tentativo di
fermarlo sia "una guerra senza alcuna ragionevole aspettativa di ottenere una vittoria",
parafrasando il detto di Biden relativo alla situazione in Afghanistan. Come per il
cambiamento climatico e la pandemia virale, ci si può rassegnare a considerare le armi
nucleari come inevitabili e imparare a conviverci, cercando di evitare i rischi peggiori. Se
invece non ci si vuole arrendere e rinunciare a perseguire l'obiettivo della loro eliminazione,
bisogna capire perché finora si è sempre fallito e individuare delle strategie finalmente
efficaci.
Padova, 14 luglio (presa della Bastiglia) 2021