IL 26 SETTEMBRE – GIORNATA INTERNAZIONALE PER La distruzione delle armi nucleari … – Onu
L’uomo che salvò il mondo dalla terza guerra mondiale
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La nostra Costituzione nelle Disposizioni transitorie e finali all’art. XII, primo comma, afferma: “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.”
Da la Repubblica mercoledì 13 settembre 2017
“Per combattere il fascismo meglio costruire che cancellare” Articolo di Tommaso Montanari
“,..Dal governo di una Repubblica fondata anche sullo sviluppo della cultura e della ricerca ci si aspetta non la cancellazione delle scritte sui monumenti di ottanta anni fa, ma la costruzione di strumenti per leggere storicamente e moralmente quelle scritte.
Il disinvestimento nella cultura e nella scuola, il sottofinanziamento dell’università e il loro orientamento sempre più professionalizzante rappresentano uno smantellamento della formazione alla cittadinanza, e dunque una distruzione dei veri anticorpi antifascisti.
Per rispondere al terribile fascismo fiorentino degli anni venti, Nello Rosselli progettava di fondare biblioteche per ragazzi in ogni quartiere della città, e mentre era chiuso in carcere Antonio Gramsci rifletteva sull’urgenza di dotare l’Italia di servizi pubblici intellettuali: oltre la scuola nei suoi vari gradi, quelli che non possono essere lasciati all’iniziativa privata, ma che in una società moderna,devono essere assicurati dallo Stato e dagli enti locali (comuni e provincie), il teatro le biblioteche i musei di vario genere, le pinacoteche, i giardini zoologici, gli orti botanici.
E non si pensa senza vergogna alla attuale nostra incapacità di costruire a Milano un vero museo della Resistenza, cioè un grande centro di ricerca, capace di redistribuire conoscenza critica attraverso i canali più moderni.
Da un partito di governo dell’Italia democratica non ci si aspetta, insomma una propaganda iconoclasta, ma un progetto culturale che costruisca l’antifascismo attraverso la cultura: non la cancellazione delle contraddizioni storiche, ma mettere tutti in grado di interpretarle.”
Non la finzione che il fascismo non sia stato: ma la forza culturale e morale per meditare “ che questo è stato “.(Primo Levi)
Anpi Martiri di Mirano
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da sinistra.ch
Riportiamo, ritenendolo interessante nel contesto di tensione sulla penisola coreana, questo articolo di Vittorio Zucconi, uscito sul quotidiano italiano “LaRepubblica” il 21 giugno 1993.
da sinistra.ch
LAS VEGAS – Era il 1951 e tutti nel mondo dormivamo il sonno della ragione, rimboccati sotto la coperta nucleare della Guerra Fredda. Dormiva anche Martha Laird, in una notte di quel 1951. Una giovane mamma di 26 anni addormentata accanto al marito, ai due figli piccoli, alle sue pecore e ai suoi cavalli nelle colline del Nevada a ovest di Las Vegas, in un villaggio minuscolo chiamato Twin Springs, sorgenti gemelle.
“Ci svegliò un lampo di luce che ci scaldò il viso come se il sole fosse esploso davanti alla finestra” racconta adesso. “Dopo qualche secondo sentimmo arrivare da lontano il ruggito, come di un terremoto. La casa cominciò a tremare, le finestre si sbriciolarono, la porta volò via come un vecchio giornale. I bambini piangevano. Mio marito e io ci stringemmo uno all’altra, fino a quando il rombo si calmò e il sole di notte si spense. Non capimmo niente”.
Cominceranno a capire più tardi, quando il bambino più grande si ammalò di leucemia, il più piccolo di cancro alle ossa, il marito al pancreas e il neonato che Martha portava in sè nacque prematuro, di sei mesi, “con due strane appendici nere e contorte che gli penzolavano sotto la pancia, al posto delle gambe”. Visse cinque ore prima di morire anche lui, come i fratelli, come il padre, come i puledri deformi usciti dal ventre delle giumente che galoppavano via con gli occhi da matte, come se avessero paura di quel che avevano partorito. “Allora non sapevamo di essere i ‘downwinders’, il popolo-cavia che viveva ‘sottovento’ rispetto agli esperimenti nucleari nel poligono atomico del Nevada” dice Martha.
Ora, 40 anni dopo, lo sanno. Lo sa anche il governo americano che ha versato pochi giorni or sono a questa donna, e a migliaia di ‘sottovento’ come lei, 50 mila dollari a testa, per “risarcimento danni da radiazioni” secondo una legge finanziata con un fondo speciale voluto da Clinton di oltre 200 miliardi di lire annui.
Soltanto oggi, dopo anni di querele, cause, processi, inchieste e soprattutto morti orribili su morti orribili, la verità sulla guerra segreta condotta contro il popolo dei “Sottovento” comincia a venire a galla, sciolta dall’omertà della Guerra Fredda. Le 104 bombe all’idrogeno fatte esplodere all’aria aperta nel deserto del Nevada fra il 1951 e il 1963, quando Kennedy firmò la messa al bando degli esperimenti atmosferici, e poi le oltre 800 detonate nelle caverne sotterranee fino a ieri hanno fatto più vittime di Chernobyl, qui nell’enorme regione fra l’ Arizona, lo Utah e il Nevada coperta dalla nuvola del ‘fallout’ nucleare.
Il loro numero esatto è ancora un segreto di Stato. Forse 50 mila, come in Vietnam. Eppure Clinton sta meditando di autorizzare altri quattro test nucleari, entro il 1996. Come tutto quel riguarda l’atomo, anche di questo orrore non v’ è segno visibile altro che nelle conseguenze. Bisogna cercare gli effetti nella famiglia Laird, distrutta dalla ricaduta della bomba ‘Harry’ (ogni esperimento aveva un suo nome, Harry, Bob, Frank, John, per umanizzarlo. Anche quella che distrusse Hiroshima era detta simpaticamente ‘Fat Boy’, ciccione).
L’impronta di quella guerra interna sta nei 100 mila indiani della nazione Navajo impiegati come minatori d’ uranio per scavare il minerale necessario alle bombe, sterminati dai tumori al polmone e morti senza neppure poter dare un nome a ciò che li uccideva: in lingua Navajo non c’è una parola che esprima il concetto di ‘radioattività’. La chiamavano la “morte che consuma”.
Per anni, il silenzio ufficiale fu assoluto, feroce. Nel paese di St. George, un villaggio fra i mormoni dello Utah, un medico del posto scoprì a metà degli anni ’60 quantità mostruose, inspiegabili di tumori, 25 volte più della media nazionale… perchè? chiese alle autorità, perchè tanta mortalità fra questa gente sana, in uno degli angoli più belli e vergini d’ America? Come risposta gli arrivò a casa un agente dello FBI: lei non è per caso un comunista? Una spia russa? Il medico lasciò perdere.
Non ci sono monumenti, medaglie, eroi di quella guerra segreta di Americani contro altri Americani. Solo cimiteri. Solo il nulla sinistro e gigantesco di roccia e deserto che fu il ‘Nevada Test Site’, il poligono atomico. Di quell’inferno oggi resta soltanto un cartello – “Warning! Attenzione! State entrando nel poligono nucleare del Nevada!” – a poco più di un’ ora d’auto da Las Vegas. Non è proibito entrarci, ma molti dicono che sia stupido. La polvere che ricopre la strada è forse ancora ‘calda’, radioattiva e lo sarà per 400 anni.
A bassa voce, per non disturbare i turisti, i vecchi del posto ti suggeriscono di viaggiare coi finestrini della macchina ben chiusi, la ventilazione bloccata e le mascherine di carta sulla bocca per non respirare la ‘morte che consuma’ . Quella stessa morte che uccise anche John Wayne e tutta la gente che lavorava con lui sul set di un western realizzato da queste parti. Nessuno della troupe di quel film girato accanto al poligono nucleare è scampato. Tutti sono morti qualche tempo dopo aver lavorato qui per
4 settimane, tutti di cancro al polmone. Dissero che erano le sigarette.
Allora non sapevamo quel che sappiamo ora, si difendono le autorità, eravamo sprovveduti, ingenui. Ma non è vero. Sapevano benissimo. Quando il vento spirava dal poligono in direzione di Las Vegas e di Los Angeles, rimandavano gli esperimenti. Aspettavano che il vento girasse e portasse la polvere verso le Montagne Rocciose, a est, nelle zone poco abitate, verso i disgraziati che vivevano sparsi nei villaggi sottovento, come Martha e i suoi figli.
Il Pentagono le chiamava “popolazioni marginali”. Diciamo pure la parola: cavie. Sapevano, eccome sapevano. Da Las Vegas si vedevano benissimo i ‘funghi’ stagliarsi contro l’orizzonte ad appena 100 chilometri. I giocatori si alzavano dai tavoli del ‘Blackjack’, si staccavano dalle slot machines per correre sui tetti a vedere ‘the mushroom’, il fungone. Le scuole distribuivano pasticche di iodio ai bambini per combattere l’effetto delle radiazioni. Dicevano ai genitori che erano “vitamine”. Ai soldati che in 250 mila vennero piazzati a pochi chilometri dal ‘ground zero’, il punto della detonazione, veniva data paga doppia, come agli scienziati che lavoravano agli esperimenti. Dunque il rischio era ben noto.
“Li pagavano profumatamente e gli dicevano che era un lavoro patriottico, indispensabile per difendere l’ America dalle bombe dei comunisti” racconta la vedova di un cow-boy del Nevada. Suo marito aveva il compito di portare vacche vicino alla bomba per studiare gli effetti. Alle bestie usciva una schiuma purpurea dalle narici, gli occhi si gonfiavano fino a cadere dalle orbite. Qualche volta anche ai vaccari. E le vedove zitte. “Non una parola con nessuno, mi disse mio marito vomitando abbracciato alla tazza del cesso, dopo un esperimento”. Morì sei mesi dopo.
Lungo la ‘Frontiera della Bomba’ oggi non c’è più niente di vivo. Deserto doppio. Vedo, dal finestrino ben chiuso della mia macchina, la carcassa di un vecchio carro armato bianco, calcinato dall’esplosione. Rottami di autobus, macchine, tronconi sbriciolati di ponti in cemento armato, pezzi di rotaia divelti, usati per misurare l’effetto-bomba, tutti coperti da quella polvere candida e finissima che viaggiava per centinaia, per migliaia di chilometri. A volte ricadeva fitta come neve sui villaggi e i bambini correvano fuori a tuffarvisi dentro, ridendo e respirando. La notte vomitavano, la mattina apparivano le prime piaghe e i capelli cominciavano a cadere 48 ore dopo. Le madri pregavano per loro. Prima perché guarissero. Poi perchè morissero in fretta.
La gente si fidava. La propaganda funzionava e la ‘Bomba’ non dispiaceva affatto. Quel fungo enorme contro il cielo terso del West era una bandiera, un segno di trionfo. Era l’America. Miss Nevada 1953 vinse il titolo indossando un costumino da bagno fatto di bambagia a forma di fungo atomico. Parve una gran trovata. Il due pezzi rivelatore non si chiamava forse ‘Bikini’ , l’atollo della prima Bomba H? Nel deserto del Nevada, spuntavano gli ‘Atomic Bar’ , ‘Atomic Restaurant’ , ‘Atomic Casinò’ . Le prostitute di Reno offrivano ai clienti ‘The Atomic Fuck’ , la scopata atomica. Le famiglie andavano a fare i pic-nic sulle colline per guardare il ‘sole a mezzanotte’ attraverso gli occhiali affumicati. L’esercito distribuiva e proiettava nei paesi sottovento del Nevada, dell’Arizona, dello Utah un filmino rassicurante intitolato “Il Cappellano e la Bomba”. Anno: 1956. Recitava il cappellano: “Domani assisterai in prima linea a un esperimento nucleare, hai paura?”. Il soldato: “Un po’ sì, Padre”. “Non averne, figliolo. Non c’ è alcun pericolo. Vedrai un grande lampo, sentirai il calore sul viso come quando prendi il sole al mare, avvertirai la terra tremare, il vento alzarsi. E poi vedrai un fungo di colori meravigliosi volare verso i cieli, verso il Signore. Sarà bellissimo”. “Sì padre, ora sono tranquillo”.
Vedo nel deserto resti di enormi gabbie, come grandi voliere sparse qua e là. Erano le gabbie per gli animali collocate a varie distanze dal “ground zero”. I più vicini venivano polverizzati. I più sfortunati, quelli più lontani, vivevano un giorno o due. Reason Wareheim, un ex Marine di servizio nel Poligono che oggi ha 67 anni ed è sopravvissuto a un tumore al polmone, ricorda ancora le grida e gli ululati strazianti di quelle bestie, lasciate a morire sotto il cielo del deserto. Sopravvivevano solo scorpioni e scarafaggi. Bisognava farlo. C’era la Guerra Fredda. Stalin e Kruscev. Budapest e Cuba. Il giorno dell’Olocausto atomico sembrava inevitabile, imminente. Gli esperti parlavano di “deterrenza” nucleare fra Usa e URSS per garantire la pace. Forse milioni di vite furono risparmiate. Certamente migliaia di vite furono consumate in silenzio, qui nel Selvaggio West della Bomba coperto dalla polvere portata dal vento del Nevada che lasciava in bocca “un sapore metallico, come leccare la lama di un coltello”. E il ‘fallout’ radioattivo arrivava sino a New York, dicono le carte segrete.
Racconta ancora Martha Laird: “Poco prima di morire mio figlio alzò la testa dal letto dove stava tutto avvolto in un guscio di gommapiuma perchè le sue ossa erano ormai diventate così fragili per il tumore che si spezzavano solo a muoversi. Mugolava come un cane… mamma sento il vento arrivare… mamma ferma il vento… Credevo che delirasse”. Martha ha messo in cornice l’ assegno del governo. Giura che non incasserà mai quei soldi portati dal vento del Nevada, come la morte senza nome che consumò tutti i suoi figli.
Activities as based on those in Mayors for Peace Action Plan from April 2017 to March 2018 |
・Noale ・Mirano ・Spinea ・Salzanohost | 5-Aug | , | 6-Aug | Four cities in Italy host events to commemorate the Hiroshima anniversary. | http://www.mayorsforpeace.o rg/english/whatsnew/activit y/data/2017/170802_Events_L oc_Hiroshima.pdf |
https://www.youtube.com/watch?v=GbXpiMVRqVc
Donne e uomini della resistenza
APPELLO
del Consiglio della Federazione
dell’Assemblea federale della Federazione Russa
ai Parlamenti degli Stati esteri e alle Organizzazioni parlamentari internazionali in relazione alla necessità di unire gli sforzi nella lotta contro il terrorismo internazionale
Il Consiglio della Federazione dell’Assemblea Federale della Federazione Russa esprime la sua profonda preoccupazione per le minacce terroristiche alla sicurezza della Federazione Russa e dei suoi cittadini. Il nostro Paese negli ultimi anni ha più volte sperimentato il dolore ed il trauma della tragedia causata da azioni terroristiche.
L’ennesimo crimine del terrorismo internazionale si è avuto con l’esplosione a bordo di un aereo di linea russo sulla penisola del Sinai il 31 Ottobre 2015, che ha ucciso persone inermi tra i quali donne e bambini. Piangiamo assieme ai parenti ed ai congiunti delle vittime e chiediamo la giusta punizione per questo crimine efferato. Nessuno dei coinvolti nell’atto terroristico deve sottrarsi alle sue responsabilità.
Oggi il terrorismo trascende i confini nazionali e si propaga in tutto il mondo. L’ultimo esempio – gli attacchi terroristici in Francia del 13 novembre 2015 e, in precedenza, in Turchia, Libano, Tunisia, Kenya. In Afghanistan, Iraq e Siria, dove agiscono gruppi radicali ed estremisti violenti, il terrorismo è diventato un evento quasi quotidiano. Il Consiglio della Federazione dell’Assemblea Federale della Federazione Russa condanna con forza le azioni disumane del terrorismo internazionali ed esprime le condoglianze ai paesi i cui cittadini sono stati vittime di queste azioni.
All’umanità è stata lanciata una sfida globale alla quale nessuna nazione del pianeta, da sola, è in grado di dare una risposta. La stessa sfida globale alla civiltà umana era stata lanciata dal nazismo distrutto 70 anni fa quando fu affrontato, come nemico comune, da una coalizione anti-hitleriana costituita da Stati con diversi sistemi politici. Il Consiglio della Federazione dell’Assemblea Federale della Federazione Russa è convinto che anche oggi alla sfida globale deve essere data una risposta globale rigorosamente nell’alveo del diritto internazionale. Purtroppo, più di una volta ci siamo dovuti scontrare con una politica di doppi standard e sanzioni unilaterali che indebolisce le capacità della comunità internazionale nella lotta al terrorismo.
Allo scopo di contrastare il terrorismo è necessario unire le forze di tutti i membri della comunità internazionale, per formare una vasta coalizione di Stati che respingano l’estremismo violento e siano pronti a contribuire alla vittoria sul male comune. La formazione di una tale coalizione consentirà questa lotta ed un sistema coordinato tra tutti gli ambiti più importanti:
nella sfera politica – eliminare i doppi standard e la divisione dei terroristi fra “buoni” e “cattivi”, dimostrando la capacità della comunità internazionale a superare le divergenze di fronte alla minaccia comune;
nella sfera legislativa – varare i necessari atti normativi a livello internazionale, nazionale e regionale per criminalizzare il terrorismo e qualsiasi tipo di assistenza allo stesso, unificare le procedure di interazione di tutte le strutture antiterrorismo allo scopo di perseguire e punire i terroristi e i loro complici, usando il potenziale della diplomazia parlamentare per concordare le adeguate decisioni;
nella sfera della sicurezza – coordinare gli sforzi delle organizzazioni responsabili al fine di prevenire atti terroristici, individuando le reti terroristiche ed i canali di supporto ai terroristi, coordinando le operazioni militari allo scopo di provocare il massimo danno ai gruppi terroristici nei luoghi della loro dislocazione, creare un’unica lista unificata delle organizzazioni terroristiche così come il meccanismo del suo aggiornamento operativo;
nella sfera economico-finanziaria – identificare e chiudere le dirette e le potenziali fonti di finanziamento del terrorismo, tra cui il traffico di droga, il commercio di fonti energetiche e di altre risorse, nonché dei canali di approvvigionamento delle armi delle organizzazioni terroristiche;
nella sfera diplomatica – osservare la rigorosa esecuzione da parte di tutti gli Stati delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in materia di contrasto al terrorismo, osservare la Strategia globale antiterrorismo dell’ONU e assicurare il più rapido completamento possibile del processo di negoziazione della Convenzione universale sul terrorismo internazionale;
nelle sfera interparlamentare – impiegare il potenziale della diplomazia parlamentare per promuovere attivamente ordini del giorno contro il terrorismo internazionale e per discutere politicamente le questioni della cooperazione antiterrorismo nell’ambito di eventi internazionali
nella sfera umanitaria – garantire la protezione del patrimonio culturale mondiale sulla base della Convenzione delle Nazioni Unite sulla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato del 14 maggio 1954;
nella sfera dell’informazione e religioso-spirituale – condannare fortemente tutte le manifestazioni del terrorismo, sulla base del quale si rinviene un’ideologia di odio verso l’umanità, escludere qualsiasi giustificazione dei metodi terroristici di volti a realizzare qualsiasi scopo, chiamando in causa per questo i leader spirituali, non permettere eroicizzare atti di violenza, smitizzando le idee radicali di protesta e formare la comprensione l’ineluttabilità della condanna per le attività terroristiche.
Il Consiglio della Federazione dell’Assemblea Federale della Federazione Russa si rivolge ai Parlamenti degli Stati esteri e alle Organizzazioni parlamentari con l’appello a mettere da parte le differenze politiche e prendere una posizione a favore della nascita di un’ampia ed tangibile cooperazione interparlamentare ed interstatale in materia di contrasto al terrorismo internazionale. Si tratta del destino della civiltà umana e del diritto fondamentale di ogni abitante del nostro pianeta – il diritto alla vita. Tutti abbiamo il dovere di garantire questo diritto.
Il Consiglio della Federazione dell’Assemblea federale della Federazione Russa