Commemorazione della battaglia del Parauro

La ‘Battaglia del Parauro’, tra le formazioni Partigiane e le milizie fasciste, è stata una delle più violente e sanguinarie; avvenuta l’11 ottobre del 1944 nelle campagne tra Briana (Noale) e San Dono (Trebaseleghe).
Le ‘brigate nere’,  provenienti da Padova, Treviso e Venezia, convogliarono in massa, alla volta del Parauro, con l’intenzione di annientare i gruppi partigiani presenti in quell’area.
Nello scontro persero la vita i partigiani ‘Garibaldini’ e di ‘Giustizia e Libertà’: Aiello Cosimo, Bordoni Amleto, De Cesaro Silvio e Zucca Antonio, mentre, dai racconti dei testimoni, tra le fila fasciste i morti sarebbero stati oltre la ventina, con moltissimi feriti.

Ai partigiani caduti va l’onore degli Eroi per il loro sacrificio in nome della liberazione dal nazi-fascismo!

Costituzione, la via maestra

L’Anpi di Mirano sarà alla manifestazione di Roma del 12 ottobre: concentramento riconoscibile da bandiere e foulard ANPI, intorno alle 13.30 in Piazza della Repubblica angolo via Luigi Einaudi (lato est della piazza). Saremo in tanti in quella piazza con le nostre bandiere in difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. In una cella di Via Tasso c’era scritto: “SIATE DEGNI DELLE NOSTRE SOFFERENZE E DELLE NOSTRE MORTI”.

Il regista Carlo Lizzani è morto suicida a Roma

Il regista Carlo Lizzani è morto suicida a Roma. Si è gettato dal balcone di casa, al terzo piano di via dei Gracchi intorno alle 15. Aveva 91 anni. In questo brano il regista racconta la sua adesione al Partito Comunista e alla Resistenza nella Roma occupata del 1943. Il testo è tratto da “Guida alla Roma ribelle”.

Era il 7 novembre del 1943. Roma stata appena occupata dai tedeschi, eravamo dopo l’8 settembre. Io e altri due compagni, Renato Mordenti e Marcello Bollero, avevamo deciso con altri gruppi di antifascisti di fare delle scritte per inneggiare all’anniversario della Rivoluzione d’ottobre, che cadeva appunto in quel giorno. La lotta armata ancora non era nata a Roma. C’erano le prime formazioni dei Gap ma non erano attive. Ci dividemmo per quartieri. A noi tre toccò la zona del centro. Decidemmo di scrivere, a vernice rossa, oltre che “Viva il 7 novembre” anche “Viva Rosa Luxemburg” e “Viva Karl Liebknecht”. Era una mia idea, pensavo che quelli che avevano occupato Roma erano soldati tedeschi, che il nazismo c’era da appena dieci anni, dal 1933, e che magari quei nomi gli avrebbero ricordato i comunisti tedeschi e la tentata rivoluzione nel loro paese. Erano due nomi piuttosto complicati e soprattutto un po’ lunghi da scrivere. A Roma cominciava il coprifuoco e la luce era sempre più scarsa anche perché si faceva economia sull’energia elettrica. Facemmo parecchie scritte, risalendo fino a via Nazionale, più o meno all’altezza di via delle Quattro Fontane. Lì una pattuglia tedesca ci fermò e vide le nostre mani sporche di rosso. Si accorsero anche dei pennelli. Non sapevamo ancora delle deportazioni, ma sapevamo di rischiare di essere arrestati e torturati, e la nostra paura più grande era di non riuscire a resistere e coinvolgere altri compagni. Col coraggio della disperazione facemmo un gesto assurdo: avevamo tre mitra puntati sul petto – ricordo ancora la sensazione del metallo appoggiato qui, subito sotto la gola – e a mani nude li alzammo con forza, quasi sbattendoli in faccia ai tedeschi. Loro rimasero allibiti e guadagnammo quei pochi secondi che ci permisero di scappare correndo in quattro direzioni diverse. Ci spararono ad altezza d’uomo, tanto che giorni dopo andai a curiosare e vidi le scalfitture delle pallottole lungo il percorso fatto. Ma ce la cavammo. Il segno di Roma ribelle restò a lungo: le scritte vennero cancellate ma continuarono a vedersi anche dopo, come i graffi delle pallottole sui muri. Quella sera per prudenza nessuno tornò alle proprie case. Il giorno dopo seppi che neanche i miei due amici erano stati catturati.
Ero responsabile di un gruppo del mio quartiere, Prati, che comprendeva altri cinque-sei giovani. Abitavo su Lungotevere de’ Mellini, al numero 7. Il contatto con il Partito Comunista era avvenuto attraverso Giuseppe De Santis e Antonello Trombadori. Mi fissarono un appuntamento a San Lorenzo, quartiere operaio, dunque speravo che questa volta non avrei incontrato uno studente come me o un intellettuale, ma finalmente un lavoratore. Avrei trovato una persona con “Il Messaggero” davanti agli occhi, seduta in un bar, questo era l’accordo per riconoscerlo. Quando abbassò il giornale, vidi un ragazzo come me, pure lui con gli occhiali: ecco un altro intellettuale!
Ci disse di reclutare altri militanti nella mia zona, per lanci di manifestini e azioni più politiche e di propaganda che propriamente armate. Proposi il mio appartamento per il supporto logistico: era al pianoterra, e in caso di perquisizioni o irruzioni di tedeschi o polizia si poteva fuggire dal retro. Questa sistemazione venne vista con favore: i dirigenti continuarono a chiedermi di tenere le riunioni a casa mia, insospettendo molto mio padre, soprattutto per il viavai di uomini più “anziani” di noi universitari. Un giorno, prima del 25 luglio e della caduta del fascismo, si presentò Giorgio Amendola, allora quasi quarantenne, e dovetti dire a mio padre che si trattava di un produttore cinematografico che stava leggendo un soggetto che gli avevo sottoposto. In seguito venne anche Luigi Longo, che doveva dare disposizioni in vista dell’armistizio. Prima della battaglia di Porta San Paolo si presentarono diverse persone a casa mia, tra questi Vasco Pratolini, per chiedermi “le armi”. Gli dissi che non c’erano armi in casa, era la verità, e in seguito abbandonai l’appartamento. Non bisogna dimenticare che in tutti i movimenti clandestini ci sono spie, doppiogiochisti, persone che non resistono alla tortura o che magari non vogliono mettere in pericolo i propri familiari.

La Via Maestra è la Costituzione, nata dalla Resistenza

Il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” Grugliasco esprime dissenso verso la Segreteria Nazionale ANPI rispetto al comunicato del 25 settembre, con il quale si è decisa la non adesione alla manifestazione nazionale per la Costituzione “La Via Maestra” prevista a Roma il 12 ottobre, in quanto ritiene che tale decisione sia stata assunta venendo meno a quanto sancito nello Statuto Nazionale e al di fuori degli organismi statutari preposti alle decisioni politiche.
Il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” Grugliasco ribadisce di avere già aderito convintamente alla manifestazione nazionale La Via Maestra, coerentemente con la mobilitazione avviata a livello nazionale, torinese e locale all’interno dei Comitati per la Costituzione, e in quanto l’unico programma politico-programmatico della manifestazione è la Costituzione, come spiegato ampiamente dal prof. Gustavo Zagrebelsky e da DonLuigi Ciotti, promotori torinesi.
La Costituzione, nata dalla Resistenza, può essere modificata solo se i cambiamenti avvengono in linea con lo spirito della Guerra di Liberazione dal nazifascismo, in equilibrio con l’architettura costituzionale e seguendo le regole dell’art. 138.
L’ANPI, Ente Morale dal 1945, difende e praticala Costituzione con la militanza antifascista quotidiana sul territorio di Grugliasco e ritiene che nell’attuale contesto sia necessario rispondere aglia ttacchi contro la Costituzione portati dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene, lottando uniti nella diversità, sull’esempio delle formazioni partigiane, con tutti i partiti, le associazioni, i movimenti, i comitati e i singoli cittadini che riconoscono l’emergenza democratica e costituzionale attualmente in corso.
A Roma il 12 ottobre ci sarà anche la bandiera della Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco, per ribadire che la Costituzione è nata dal sangue di tutti i Caduti per la Libertà, inclusi i 68 Martiri catturati, torturati e uccisi a Grugliasco il 29 e 30 aprile 1945.

Il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco
29 settembre 2013

Comunicato del Presidente dell’Anpi sulla manifestazione del 12 ottobre

La Segreteria nazionale, com’è noto, ha decisodi non aderire alla manifestazione, a Roma, del 12 ottobre, con un’ampia e diffusa motivazione, che diversi (che hanno subito dissentito) mostrano di non avere neppure letto fino in fondo.
Il dissenso è, ovviamente, legittimo, ma deve essere esposto in modo corretto e rispettoso.
In alcuni casi, non è stato così e me ne rammarico. Con tutti quelli che hanno dissentito in modo corretto, si è aperto un confronto molto libero; ho cercato, benché a casa, indisposto, di rispondere a tutti o quasi tuttiquelli che hanno scritto o manifestato riserve. Non mi pare il caso di dare preciso atto, come potrei, di tuttele manifestazioni di consenso che ci sono state e di cui ringrazio gli autori. Una discussione è sempre proficua, in un’Associazione pluralista come la nostra. Tant’è che essa avrà modo di svolgersi anche nell’organismo nazionale che, peraltro, si potrà tenere solo a manifestazione avvenuta. Ma servirà,
comunque, per il futuro e per chiarirci, tutti, le idee. Non aggiungo altro. Tengo solo a ribadire che la Segreteria nazionale ha deciso a seguito di due sedute, in cui c’è stato un ampio e libero confronto; e soprattutto che essasi è ispirata, nel decidere, esclusivamente all’interesse dell’ANPIed alla salvaguardia della sua natura e della sua identità.
Tutto questo, in piena autonomia di pensiero, perché non siamo condizionati da nessuno e tanto meno dalle idee personali di ciascuno di noi; quando agiamo per l’ANPI ogni altra considerazione, ogni altra personale convinzione, vengono meno o passano in seconda linea. Siamo qui perché l’ANPI, continuiad essere quella che è semprestata, con le sue tradizioni, il suo orgoglio, la sua libertà ed autonomia. Quello che è certo, è che l’ANPI è pluralista, e dunque si discute; ma non con chi dissente insultando e formulando accuse incredibili. Per
costoro, in questa Associazione, non c’è, e non ci può essere spazio. Per concludere, desidero ribadire due punti essenziali, già per altro deducibili con chiarezza dal Comunicato della Segreteria , che non tutti mostrano di aver letto fino in fondo. Il primo è che non solo non abbiamo rotto con nessuno, anzi abbiamo proposto formalmente che l’Associazione “ Salviamo la Costituzione” promuova, al più presto, un incontro fra tutte le Associazioni interessate, per decidere insieme come continuare il cammino avviato con la
manifestazione del 2 giugno, a Bologna, e proseguito in varie forme, nei mesi successivi.
Confido che l’invito sarà accolto; in ogni caso, assumeremo le iniziative necessarie, anche nella nuova situazione che si sta verificando in Parlamento. Il secondo è che, in molti dicoloro che manifestano dissenso, ricorre un’affermazione singolare: che avremmo così deciso, per appoggiare o sorreggere il PD. Ho detto singolare, oltreché offensiva per l’immagine di autonomia e indipendenza che conserviamo gelosamente, nei confronti di chiunque, perché tutto ciò che abbiamo detto col documento del 18 maggio, affermato a Bologna il 2 giugno, sostenuto con le nostre iniziative, e su questa stessa news, va in una direzione assolutamente contraria a quellache i gruppi del PD hanno assunto in Parlamento, a riguardo delleriforme costituzionali,approvando nozioni e progetti di legge, come quello costituzionale che modifica l’art. 138.
Tant’è: quando non si hanno argomenti, si ricorre alle offese ed alleaccuse più volgari, anche se ne è evidente l’assoluta inconsistenza.

Carlo Smuraglia

1 ottobre 2013

Lettera di Diego Novelli a Carlo Smuraglia

Caro Carlo,
a seguito di un colloquio telefonico avvenuto ieri sera con Andrea Liparoto mi permetto di farti pervenire queste mie amichevoli considerazioni circa la vicenda del 12 ottobre p.v.
Il vostro documento della Segreteria del 25 settembre fa seguito a precedenti tue riflessioni sull’argomento, in particolare alla dichiarazione “Difendere la Costituzione sì, un altro partito no” (ANPI News n. 88 – 17/24 settembre 2013) ed alla lettera del 20 settembre indirizzata ai Presidenti dei Comitati Provinciali con allegata – per conoscenza – lettera indirizzata a Bonsanti, Zagrebelsky, Pace, Rodotà.
Il tema della difesa della Costituzione è stato oggetto di ampio dibattito all’interno dell’ANPI Provinciale di Torino in sede di diverse riunioni di Presidenza, del Comitato Provinciale del 20 luglio e dell’Esecutivo del 21 settembre. Il nostro Comitato Provinciale ha esaminato e discusso la preoccupante situazione economica, politica e sociale dell’Italia con particolare riferimento al dibattito in corso ed alle procedure in atto di modifiche costituzionali ed ha ritenuto di deliberare l’istituzione di una Commissione di lavoro permanente sulla “Emergenza Costituzionale”.
Già in precedenza, con una comunicazione del 6 maggio indirizzata a tutte le Sezioni ANPI della Provincia di Torino, la Presidenza aveva sollecitato un’immediata e forte mobilitazione non solo fra gli iscritti ma nei confronti di tutta la cittadinanza per informare sui rischi che la nostra Costituzione stava correndo. Alcune Sezioni si sono già impegnate in tal senso ed un ulteriore coinvolgimento viene attualmente richiesto.
Infine, l’ANPI provinciale di Torino ha aderito e partecipato all’attività del Comitato Torinese di “Viva la Costituzione” che vede attualmente l’adesione di oltre venti Associazioni tra le quali ACLI, ARCI, UISP, Emergency, FIOM, Libertà e Giustizia, Terra del Fuoco, Agende Rosse, Libera, Benvenuti in Italia etc.
Tutto questo si inserisce in un programma di conoscenza, lettura, difesa ed attuazione della Costituzione ai sensi del nostro Statuto che all’articolo 2 ci richiama a “concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione italiana”.
Ciò premesso, dopo avere attentamente esaminato il contenuto del Comunicato della Segreteria nazionale del 25 settembre, non posso nasconderti la mia profonda preoccupazione di fronte ad una decisione che di fatto allontana la nostra Associazione da un’iniziativa e da un progetto, “La via maestra”, che continuiamo a ritenere di particolare rilievo nell’attuale fase politica, caratterizzata dal pericolo di uno scardinamento dei principi costituzionali.Le affermazioni di taluni promotori dell’iniziativa – comparse sui quotidiani – vanno sicuramente esaminate con attenzione onde evitare il rischio di strumentalizzazioni in un’ottica di un possibile percorso verso la formazione di un nuovo soggetto politico (di cui non avvertiamo assolutamente il bisogno), operazione legittima ma che non appartiene agli obiettivi statutari della nostra Associazione.Tuttavia non dobbiamo ignorare altre dichiarazioni di assoluto rilievo e credibilità che, allo stato attuale dei fatti, negano tali obiettivi. La presenza di alcune personalità, tra le quali due figure torinesi della cultura e dell’impegno civile come Gustavo Zagrebelsky e don Luigi Ciotti, rappresenta una garanzia che in questa fase ci può tranquillizzare.
Ritengo importante che l’ANPI nazionale, attraverso la tua figura, intervenga in apertura della manifestazione di Roma, proprio per sollecitare un momento di impegno collettivo per la democrazia ed i diritti e per segnare in modo incontrovertibile il significato dell’iniziativa, sgomberando il campo da ogni possibile equivoco, da surrettizie (non esplicitate ma chiaramente intuibili) intenzioni. Sarebbe un primo passaggio molto importante per la difesa della Costituzione che non andrà disgiunto da un successivo ulteriore coinvolgimento della società civile.
Stanno emergendo, all’interno della nostra Associazione, numerose perplessità che potrebbero incidere negativamente sulla partecipazione futura a più ampi progetti relativi agli aspetti critici delle riforme in discussione, in particolare presso le nuove generazioni che stiamo cercando, talvolta con qualche difficoltà, di inserire nella nuova stagione dell’ANPI. Non mi pare di vedere, in queste generazioni, l’intento della formazione di un nuovo soggetto politico ma un impegno concreto relativo a numerose tematiche della democrazia come la lotta alla mafia, il diritto al lavoro, la difesa della scuola, della cultura, dei beni comuni, l’impegno per una nuova cittadinanza.
Ti confermo il massimo impegno da parte mia nel garantire, come nel passato, la totale autonomia dell’ANPI dai partiti politici e dai movimenti che operano nella società.
Mi permetto ancora sottolineare la mia personale perplessità ed amarezza auspicando un’urgente ulteriore riflessione sul tema in argomento anche con il coinvolgimento degli organismi nazionali ANPI.
La Costituzione per noi non può essere una sorta di icona intoccabile, però non possiamo ignorare il pericoloso progetto in atto.
Grazie per l’attenzione ed un fraterno saluto.

Diego Novelli (Presidente Provinciale Anpi Torino)

26 settembre 2013