NO al terrorismo IN TUTTO IL MONDO

Dicembre 24, 2016

http://sakeritalia.it/video/aleppo-15-dicembre-i-terroristi-finalmente-abbandonano-la-citta/

Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione in merito Padre Mtanios Haddad, siriano, archimandrita melchita, rettore della basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma.

Padre Haddad, come potrebbe commentare l’attentato all’Ambasciatore russo Karlov ad Ankara? — Vorrei fare le mie condoglianze alla famiglia dell’Ambasciatore, al popolo russo, al presidente Putin, perché l’Ambasciatore rappresentava il suo Paese. Per me questo non è stato solo un attentato terroristico, ma anche un tradimento della pace. Visto che la Russia è in prima fila per la lotta al terrorismo e si è presa la responsabilità di dare un po’ di pace e tranquillità al Medio Oriente, l’attentato all’Ambasciatore è un tradimento, una pugnalata alle spalle. Il terrorismo non può toccare i simboli dei Paesi. © REUTERS/ Orient TV/Handout via ReutersTerroristi di Fateh al-Sham rivendicano l’omicidio dell’ambasciatore russoI terroristi sono delle persone concrete e la loro filosofia di vita è il terrorismo che uccide l’altro, perché loro non vogliono dialogare con l’altro. I terroristi non accettano né la religione né le ragioni dell’altro, loro cancellano l’atro. Questa non è una forza, ma la debolezza dell’uomo che non vuole vedere l’altro vicino a sé. Quello che è successo ad Ankara è un tradimento della pace, della giustizia e dell’uomo stesso.

Former UK ambassador to Syria accuses Foreign Office of lying about the country’s civil war

Peter Ford said the department led by Boris Johnson has judged Syria wrong ‘every step of the way’  da “independent” news

 Tornando alla Siria, lei come ha reagito, da siriano, alla liberazione di Aleppo dai terroristi da parte dell’esercito di Assad, appoggiato dalle forze russe? — Quel giorno nella nostra Chiesa ha avuto luogo un concerto per la pace dei cori orientali a Roma e io ho detto in quell’occasione che per noi è una gioia vedere la seconda città della Siria liberata. Ribadisco, è una vergogna dire che Aleppo sia caduta. Aleppo non è mai caduta, è tornata allo Stato siriano con tanti sacrifici del nostro esercito, che ha pagato con il sangue e i martiri. Anche i russi hanno pagato come noi con il sangue e con molti sforzi. Vorrei ringraziare i russi per questo e per il centro di Hmeimim, che non è solamente una base militare, ma una base anche di pacificazione, di riconciliazione. Io come siriano sono orgoglioso perché abbiamo creato un Ministero per la riconciliazione del popolo. Anche la base russa di Hmeimim ha avuto un ruolo importante per la liberazione di Aleppo e la riconciliazione dei siriani. La Siria è libera e sarà libera sempre per convivere pacificamente fra religioni. I terroristi, pagati da destra e da sinistra, sono arrivati in Siria proprio per rompere questa convivenza. © REUTERS/ Omar Sanadiki La popolazione di Aleppo scende in strada a festeggiare la liberazione della città— L’Occidente ha reagito in modo negativo alla liberazione di Aleppo. Perché secondo lei l’Occidente piange i cosiddetti ribelli moderati e terroristi vari? — L’Europa e l’America hanno recitato una commedia dicendo che fra tre mesi non ci sarebbe più stato Assad, che il presidente siriano avrebbe perso la sua legittimità. Loro volevano arrivare fino alla fine della loro corsa, invece con la Russia e la Siria abbiamo cambiato questa corsa, stiamo lottando con il terrorismo. Gli occidentali non vogliono accettare la loro sconfitta, non vogliono dire ai propri popoli che le loro mani sono sporche del sangue dell’esercito siriano. L’Occidente voleva andare fino in fondo con questa commedia, che mi fa piangere. Fin dall’inizio l’Europa ha fatto questo brutto gioco. Non si può dire che c’è un’opposizione moderata. Vediamo l’esercito del governo legittimo e vediamo una persona che viene per uccidere un mio fratello o un mio nipote nell’esercito… questa sarebbe un’opposizione moderata? A mio avviso se questa persona viene dall’interno allora è un traditore, se viene dall’esterno è un comprato. © REUTERS/ Ammar Abdullah Gli abitanti di Aleppo dicono che l’opposizione moderata commette torture ed esecuzioni— Fin dove si voleva arrivare con questa “commedia”? — L’Europa voleva imporre alla Siria una situazione che avrebbe diviso il Medio Oriente in Stati etnici. Noi rifiutiamo questa divisione su base etnica. Noi crediamo alla nazione, allo Stato. Io sono siriano e sono cristiano, in Libano ci sono altri cristiani, noi non facciamo una nazione. Noi viviamo in diversi Stati e siamo fedeli allo Stato. L’America e l’Europa hanno aiutato i “ribelli moderati” con le armi, i Paesi del Golfo hanno fatto lo stesso. È stato creato un corridoio che ha fatto entrare i terroristi. Stanno giocando con il sangue siriano. Noi abbiamo pagato con il sangue del nostro popolo, del nostro esercito per difendere la libertà della Siria. Finalmente abbiamo liberato Aleppo. —                                                                                                                                                               https://www.youtube.com/watch?    cliccv=muGLrhmjDGY   dalla Commissione esteri del Senato                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

Di fronte alla commissione esteri del senato l’Arcivescovo maronita di Aleppo, Joseph Tobji, ha sconfessato completamente la narrazione dei media mainstream: “In Siria non c’è alcuna guerra civile” ha detto ” in Sira è in atto una terza guerra mondiale per procura”.

Come si immagina il futuro della Siria, qual è il suo auspicio? — La Siria va liberata da Aleppo fino a Palmira, dove sono tornati i terroristi. Va liberata Idlib. Tutto il Medio Oriente deve essere ripulito da questo terrorismo, basato sull’estremismo dove si uccide in nome di Dio. Questo è un peccato mortale come si dice nel nostro linguaggio. In Siria hanno distrutto l’uomo, le infrastrutture, le scuole, gli ospedali, chiese e moschee di chi non ha la stessa fede. Hanno distrutto la convivenza. — La Siria era proprio un esempio perfetto di convivenza fra religioni e etnie prima della guerra, no? — Sì, vorrei che la Siria tornasse proprio a questo. Dobbiamo imparare la lezione del terrorismo. Noi tutti, di diverse religioni, etnie, colori dobbiamo tornare insieme più forti di prima. La pace costa molto meno della guerra. Anche in Europa la coscienza si deve risvegliare. Devono farci vivere nel nostro Paese con dignità, cristiani e musulmani. Non vogliamo essere rifugiati, sfollati, vivere con l’elemosina degli europei. — Nella lotta al terrorismo in Siria qual è il ruolo della Russia a suo avviso? — Faccio gli auguri al popolo russo, perché anche in Russia ci sono tante culture, etnie, lingue, come in Siria. La Russia ha capito il pericolo del terrorismo ed è venuta ad aiutare un governo legittimo e un popolo che ha avuto questo virus del terrorismo. Come ho detto prima, io non vedo Hmeimim come una base militare, bensì come un centro della riconciliazione. Vedo nella Russia un modello di persone credenti, cristiani, musulmani e di altre confessioni, che possono convivere insieme. Questo modello sia in Russia sia in Siria deve vincere. La pace è la speranza, siamo nel periodo del Natale. La nascita di Gesù Cristo è la nascita del Re della pace e speriamo che arrivi la pace per la Siria, per la Russia, per l’Europa, dove c’è stato solo qualche giorno fa un altro attentato terroristico. Dobbiamo mettere fine al terrorismo, in Siria deve tornare la convivenza, la giustizia e la speranza. Così potremo dire a tutti noi: Buon Natale. Grazie alla Russia adesso noi abbiamo questa speranza, mi auguro che il 2017 sia un anno pieno della grazia di Gesù Cristo, un anno pacifico di carità e misericordia. L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.

 

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