26 Settembre 2020 giornata internazionale per la eliminazione delle armi nucleari

The War Game
The War Game

Nel 1965 Peter Watkins realizza quello che forse può essere considerato il primo vero e proprio mockumentary. Siamo in piena guerra fredda; solo 3 anni prima, nel 1962, c’era stata la crisi dei missili di Cuba, la tensione è palpabile. La BBC, società radiotelevisiva inglese, produce questo “The War Game”, programmando di trasmetterlo il 6 agosto 1965, in occasione del ventennale dell’attacco atomico di Hiroshima.
Il tema dell’attacco nucleare era allora molto caldo, attuale e sicuramente scomodo quindi, se visto adesso il mediometraggio non lascia indifferenti, visto allora l’impatto era veramente forte. Così forte che la BBC decise di non trasmetterlo fino al 1985.
Oltre al tema scottante, la forza del film deriva soprattutto dallo stile adottato dal Watkins, appunto quello del falso documentario. Adesso siamo abituati a questo tipo di linguaggio ma negli anni ’60 era veramente una novità. Il regista inglese è uno dei più importanti esponenti del Free Cinema, un movimento cinematografico  politicamente molto connotato (verso la sinistra) e facente parte delle New Waves dei ’50/’60. “The War Game” porta all’estremo la ricerca del realismo e le tecniche cinematografiche del free cinema, adottando uno stile documentaristico.
Ciò che viene raccontato è un ipotetico attacco nucleare a danno di una città inglese.
Il film si può dividere in più parti: nella prima parte l’argomento viene introdotto, vengono forniti i primi dati e si fa leva soprattutto sul fatto che il governo britannico non si sia preoccupato (se non all’ultimo momento) di informare i cittadini riguardo agli attacchi atomici. Ciò è testimoniato anche da delle (finte) interviste a persone comuni che si dimostrano molto ignoranti a riguardo.
In un secondo momento Watkins passa all’attacco vero e proprio. Viene messa in scena un’esplosione nucleare, spiegando i vari effetti che potrebbe avere sul territorio e la popolazione.
La terza parte è dedicata invece a tutto ciò che viene dopo l’esplosione: dal problema delle radiazioni, a quello delle malformazioni, dalle conseguenze psicologiche a quelle sociali.
Tutto questo in soli 45 minuti.

Si capisce subito qual è la posizione del regista riguardo alla bomba atomica ma anche riguardo alla guerra in generale. Watkins è fortemente pacifista e antimilitarista ma non si limita a trattare questo argomento, inserendo degli elementi di forte critica sociale rivolti alla società dell’epoca. La polizia che diventa sempre più autoritaria, il razzismo dilagante (una donna costretta ad ospitare dei rifugiati chiede subito se sono neri), la Chiesa che continua a giustificare l’uso della violenza e la guerra “giusta”.

Alla denuncia molto forte si aggiunge il fatto che vengano mostrate scene molto pesanti e violente rispetto a ciò che si vedeva all’epoca. I trucchi sono abbastanza realistici e rendono bene l’idea delle ustioni provocate dall’esplosione. La violenza però non si limita solo all’esplosione, anzi è concentrata soprattutto nella terza parte, quella dedicata alle conseguenze.
Viene rappresentata una società ormai allo sfacelo, in cui si è persa l’umanità: i malati più gravi non possono essere curati e quindi vengono uccisi, le forze dell’ordine diventano sempre più autoritarie e giustiziano chi non ubbidisce ai loro ordini, la maggior parte delle persone cade in depressione.
tratto da schegge di vetro recensione

9 gennaio 2017 / Storia RAI OPPORTUNITA’ DELL’ ATOMICA ?

RISPONDE GIORGIO LA PIRA

La puntata del programma “Quel giorno”, in onda il 19/08/1970, vede impegnati in un dibattito sull’opportunità della bomba atomica come strumento strategico a difesa della pace nel mondo, intellettuali di rilievo come Giorgio La Pira, Altiero Spinelli, Arrigo Levi. L’intervento di La Pira, al proposito, risulta il più incisivo, per via delle sue posizioni pacifistiche, antimilitaristiche e progressiste, contemplando il mantenimento della pace non attraverso l’uso delle armi, bensì attraverso una pianificazione politica di respiro europeo che promuova lo sviluppo e il benessere delle popolazioni dei paesi allora chiamati “del terzo mondo”

http://www.teche.rai.it/2017/01/giorgio-la-pira-dibattito-sullatomica-1970/