22 Giugno 1941 Gli stati nazifascisti europei invadono l’Urss

Operazione Barbarossa - Wikipedia

la Resistenza Sovietica

22 giugno 1941 “operazione barbarossa” Attacco all’Urss:

101 anni fà, nasceva in fasce, la preparazione dell’invasione che avrebbe provocato 25 milioni di morti.

Da “la grande congiura contro l’Urss”

Racconti partigiani - La ricerca

“Nel giugno del 1921 un gruppo di ex ufficiali, industriali e aristocratici zaristi tenne una conferenza antisovietica nella Reichenhalle in Baviera. La conferenza, a cui parteciparono rappresentanti delle organizzazioni antisovietiche di tutta l’Europa, elaborò i piani per una campagna mondiale di agitazione contro la Russia sovietica. La conferenza elesse un Consiglio Monarchico Supremo che aveva la funzione di lavorare per la “restaurazione della monarchia capeggiata dal sovrano legittimo della casa Romanov, secondo le leggi fondamentali dell’Impero Russo”. Il Partito Nazionalsocialista Tedesco, ancora in fasce, inviò un delegato alla conferenza. Il suo nome era Alfred Rosenberg. Giovane, esile, con un lungo viso pallido, labbra sottili, capelli neri, l’espressione stanca e imbronciata, Alfred Rosenberg aveva incominciato a frequentare le birrerie di Monaco nell’estate del 1919. Lo si poteva trovare abitualmente alla Augustinerbrau o alla Franziskanerbrau, dove sedeva solo per ore e ore a un tavolo in un angolo. Talvolta alcuni amici lo raggiungevano e allora, benché li salutasse con poco calore, si animava e i suoi occhi neri si ravvivavano e brillavano nel suo viso pallidissimo mentre incominciava a parlare a bassa voce animatamente. Parlava russo e tedesco perfettamente. Alfred Rosenberg era figlio di un latifondista baltico che possedeva una vasta proprietà vicino al porto zarista di Reval. Suo padre si vantava di discendere dai cavalieri dell’Ordine Teutonico che avevano invaso nel medioevo le province baltiche; e il giovine Rosenberg si considerava con orgoglio come tedesco. Prima della Rivoluzione aveva studiato architettura al Politecnico di Mosca. Era fuggito dal territorio sovietico quando i bolscevichi erano arrivati al potere e si era unito ai terroristi della Guardia Bianca che combattevano agli ordini del generale Rudiger von der Goltz nella zona baltica. Nel 1919 Rosenberg era comparso a Monaco, tutto imbevuto delle dottrine antidemocratiche e antisemitiche delle centurie nere zaristiche.
Un piccolo gruppo di Guardie Bianche emigrate e di baroni baltici spodestati iniziarono a raccogliersi regolarmente a Monaco per ascoltare le appassionate e velenose tirate di Rosenberg contro i comunisti e gli ebrei. Condividevano tutti le idee di Rosenberg sulla decadenza della democrazia e sulla cospirazione internazionale degli ebrei. “Nel suo intimo ogni ebreo è un bolscevico!”: questo era il tema inesauribile delle tirate di Rosenberg. Dalla tenebrosa e torturata mente di Alfred Rosenherg, dal suo odio patologico contro gli ebrei e dalla frenetica ostilità contro la Russia sovietica si sprigionava gradualmente una filosofia mondiale controrivoluzionaria, una mistura dei pregiudizi fanatici della Russia zarista con le ambizioni imperialiste della Germania. Per salvare il mondo dalla “decadenza democratica giudaica e dal bolscevismo,” scrisse Rosenberg nel suo Der Mythus des 20. Jahrunderts, occorreva iniziare “in Germania” la creazione di un nuovo stato tedesco. “È dovere del fondatore del nuovo stato,” aggiungeva, “costituire un’associazione di uomini sul tipo dell’Ordine Teutonico”. (verificare attraverso wikipedia nomi date luoghi)
Una razza di superuomini tedeschi doveva compiere la missione della conquista mondiale. “Il significato della storia mondiale si è irradiato da nord, nato da una razza bionda e con gli occhi azzurri che in molteplici ondate ha determinato il volto spirituale del mondo”.
L’idea di una crociata contro la Russia sovietica domina tutti gli scritti di Rosenberg, che sognava quel giorno apocalittico in cui gli eserciti potenti del nuovo “ordine teutonico” avrebbero varcato i confini russi e schiacciato gli odiati bolscevichi. “Da ovest a est è la direzione,” dichiarava, “dal Reno alla Vistola, da ovest a est dovrà risuonare, da Mosca a Tomsk”. La Germania attraversava il periodo della dura crisi postbellica, della disoccupazione in massa, di una inflazione senza precedenti, di una fame dilagante. Dietro la facciata democratica della repubblica di Weimar, instaurata d’accordo con il Comando Supremo tedesco dopo la cruenta soppressione dei soviet degli operai e dei contadini, una cricca di militaristi prussiani, junker e magnati industriali preparava in segreto la rinascita e l’espansione della Germania imperiale. Sconosciuto al resto del mondo, il futuro programma di riarmo della Germania veniva accuratamente elaborato da centinaia di ingegneri, di disegnatori e di tecnici specializzati, che lavoravano sotto il controllo del Comando Supremo tedesco in un laboratorio clandestino costruito dalla ditta Borsig in una foresta fuori Berlino.
La Sezione IIIB (i servizi segreti militari tedeschi) era stata ufficialmente smantellata alla fine della guerra. In realtà era stata riorganizzata con ricchi fondi elargiti da Krupp, Hungelberg e Thyssen, ed era impegnata a lavorare sotto la supervisione del vecchio capo, il colonnello antisemita Walther Nicolai.
I piani per la nuova guerra della Germania venivano preparati diligentemente e con precisione.
Tra i principali contribuenti finanziari della campagna segreta per ringiovanire l’imperialismo tedesco c’era un mellifluo ma energico industriale, Arnold Rechberg. Ex aiutante del Kronprinz e amico intimo di molti membri dello Stato Maggiore imperiale, Rechberg aveva interessi nel grande trust tedesco del potassio. Era uno dei capi promotori della Lega Tedesca Nazionalista e Antisemita segreta, e fu proprio quello il particolare che attirò l’attenzione di Alfred Rosenberg.
Rechberg volle conoscere Rosenberg. Colto da simpatia per il fanatico controrivoluzionario di Reval, Rechberg lo presentò a un altro dei suoi protetti, un demagogo austriaco trentenne e spia della Reichswehr: Adolf Hitler.
Rechberg provvedeva già ai fondi per acquistare le uniformi e sosteneva altre spese per il partito nazista di Adolf Hitler. Poi Rosenberg e i suoi ricchi amici acquistarono un oscuro giornale, il Völkischer Beobachter, e lo affidarono al movimento nazista. Il giornale diventò l’organo ufficiale del Partito Nazista. Hitler ne nominò direttore Alfred Rosenberg.
Il primo giorno dell’anno 1921, dieci giorni dopo che il Völkischer Beobachter era diventato proprietà dei nazisti, il giornale ricordò le fondamenta della politica estera di Hitler:
E quando arriva il momento e si avvicina la tempesta sui confini orientali della Germania, si dovrà radunare centomila uomini pronti a sacrificare laggiù le loro vite. […] Coloro che sono determinati a osare tutto devono essere preparati al carattere degli ebrei occidentali […] che alzeranno voci potenti quando gli ebrei orientali saranno attaccati. […] Quello che è certo è che l’esercito russo sarà spinto indietro lungo tutta la frontiera da una seconda Tannenberg. Questa è una questione puramente tedesca e l’inizio della nostra ricostruzione.
L’editoriale fu scritto da Alfred Rosenberg. Dalla fusione tra lo zarismo feudale e il rinato imperialismo tedesco del ventesimo secolo, il nazismo stava prendendo forma…

4. Il piano Hoffmann

Era compito di Alfred Rosenberg fornire al Partito Nazista un’ideologia politica. Un altro degli amici di Rechberg, il generale Max Hoffmann, ebbe quello di studiare la strategia militare. Max Hoffmann aveva passato gran parte della giovinezza in Russia come diplomatico alla corte dello zar. Era arrivato a parlare il russo meglio del tedesco. Nel 1905, appena promosso a trentacinque anni nello staff del generale von Schlieffen, aveva militato come ufficiale di collegamento nella Prima Armata giapponese nella guerra russo-giapponese. Hoffmann non dimenticò mai le pianure della Manciuria: un fronte che sembra non avere confini e una forza d’attacco compatta e perfettamente addestrata che penetra “come il coltello nel burro” dentro un esercito molto più grande e con enormi riserve, ma pesante e mal guidato.
All’inizio della prima guerra mondiale, Hoffmann era stato nominato comandante in capo delle operazioni dell’ottava armata tedesca dislocata nella Prussia orientale con l’ordine di prevenire l’atteso attacco russo. La strategia che portò al disastro zarista di Tannenberg fu più tardi attribuita dalle autorità militari non a Hindenburg o a Ludendorff, ma a Hoffmann. Dopo Tannenberg, Hoffmann diventò comandante delle forze tedesche sul fronte orientale. A Brest-Litovsk Hoffmann dettò i termini della pace alla delegazione sovietica.
In due guerre, Hoffmann aveva visto l’esercito russo in azione e ogni volta era stato testimone di una schiacciante sconfitta. L’Armata Rossa, secondo Hoffmann, era soltanto il vecchio esercito russo “decomposto in plebaglia”.
All’inizio della primavera del 1919, il generale Hoffmann si era presentato alla Conferenza di pace di Parigi con un piano di attacco contro Mosca che avrebbe dovuto essere diretto dall’esercito tedesco. Secondo Hoffmann, il suo piano presentava un doppio vantaggio: non soltanto avrebbe “salvato l’Europa dal bolscevismo”, ma avrebbe al tempo stesso salvato l’esercito imperiale tedesco e impedito la sua dissoluzione. Una versione modificata del piano Hoffmann era stata approvata dal maresciallo Foch.
Il 22 novembre 1919, in un’intervista al London Daily Telegraph, Hoffmann dichiarò: “Negli ultimi due anni sono gradualmente arrivato alla conclusione che il bolscevismo è il più grande pericolo che abbia minacciato l’Europa da secoli”. Nelle sue memorie, La guerra di opportunità perdute, Hoffmann si lagnò della rinuncia del mondo a marciare su Mosca secondo il suo piano. Dopo aver visitato a Berlino il generale Hoffmann nel 1923, l’ambasciatore britannico lord D’Abernon scrisse nel suo diario diplomatico:
Tutte le sue opinioni sono dominate dal concetto generale che nulla andrà per il suo verso nel mondo finché tutte le potenze civili dell’Occidente non si associano per impiccare il governo sovietico. […] Quando gli chiesero se credeva nella possibilità di un tale accordo tra Francia, Germania e Inghilterra per attaccare la Russia, rispose: “Se è necessario, si deve fare!”
Negli anni del dopoguerra, in seguito al fallimento dell’intervento armato contro la Russia sovietica, Hoffmann rielaborò il suo piano e lo fece circolare tra gli Stati Maggiori d’Europa sotto forma di memorandum riservatissimo. Il memorandum suscitò da subito grande interesse nei circoli filofascisti d’Europa. Il maresciallo Foch e il suo Capo di Stato Maggiore Pétain, entrambi amici intimi di Hoffmann, espressero la loro calda approvazione per la versione riveduta del piano. Tra le altre personalità che condivisero il piano c’erano Franz von Papen, il generale barone Karl von Mannerheim, l’ammiraglio Horthy e il capo del servizio di informazioni della marina britannica, ammiraglio Barry Domvile.
L’ultima versione del piano Hoffmann ebbe l’appoggio di un vasto e influente settore del Comando Supremo tedesco, benché rappresentasse chiaramente un distacco radicale dalla strategia militare e politica della tradizionale scuola bismarckiana 5. Il nuovo piano Hoffmann progettava un’alleanza tra la Germania, la Francia, l’Italia, l’Inghilterra e la Polonia contro la Russia. Strategicamente, secondo le parole di un preveggente commentatore europeo, Ernst Henri (nel libro Hitler Over Russia), il piano proponeva:
la concentrazione di nuovi eserciti sulla Vistola e sulla Dvina secondo il modello napoleonico; una marcia fulminea, diretta dal comando tedesco, contro le orde bolsceviche in ritirata; l’occupazione di Leningrado e di Mosca nel corso di poche settimane; un rastrellamento definitivo del paese fino agli Urali; e quindi la salvezza di una civiltà esausta per mezzo della conquista di mezzo continente.
Tutta l’Europa, con la Germania alla testa, sarebbe dovuta essere mobilitata e scaraventata contro l’Unione Sovietica.

22 giugno 2022: continua Esclation-NATO con Kaliningrad-Lituania.(Paese che fa parte dell’Alleanza Atlantica)e la preparazione della guerra in Europa.

Con il ruolo crescente della tecnologia e del sovraccarico di informazioni, la

Guerra Cognitiva, è diventato un termine ricorrente nella terminologia militare negli ultimi anni.

La guerra cognitiva provoca una sfida insidiosa. Interrompe le comprensioni e le reazioni ordinarie agli eventi

in modo graduale e sottile, ma con notevoli effetti nocivi nel tempo. La guerra cognitiva è universale dall’individuo agli stati e alle organizzazioni multinazionali. Si nutre di tecniche di disinformazione

e propaganda volta a esaurire psicologicamente i recettori dell’informazione. Ognuno contribuisce ad esso, a

vari gradi, consciamente o subconsciamente e fornisce conoscenze inestimabili sulla società, in particolare

società aperte, come quelle occidentali. Questa conoscenza può quindi essere facilmente utilizzata come arma.  LaNATO e

gli avversari usano un mezzo per aggirare il tradizionale campo di battaglia con risultati strategici significativi, il che potrebbe essere

utilizzato per trasformare radicalmente le società occidentali.

Gli strumenti della guerra dell’informazione, insieme all’aggiunta di “neuro-armi”, si aggiungono al futuro

prospettive tecnologiche, suggerendo che il campo cognitivo sarà uno dei campi di battaglia di domani. Questo

prospettiva è ulteriormente rafforzata dai rapidi progressi dei NBIC (Nanotecnologie, Biotecnologie,

Informatica e Scienze Cognitive) e la comprensione del cervello. Gli avversari della NATO lo sono

già investendo molto in queste nuove tecnologie.

Quindi, l’avvento del concetto di “guerra cognitiva” porta al moderno una terza grande dimensione di combattimento, un nuovo

campo di battaglia: alla dimensione fisica e informativa si aggiunge ora una dimensione cognitiva. Quest’ultimo così

crea un nuovo spazio di competizione, al di là dei domini terrestre, marittimo, aereo, cibernetico e spaziale, che la Nato e

gli avversari hanno capito e talvolta hanno già integrato. La guerra nel dominio cognitivo mobilita la

gamma più ampia di spazi di battaglia rispetto a quanto possono fare le dimensioni fisiche e informative. Il suo campo d’azione è globale

e mira a prendere il controllo di esseri umani (civili e militari), organizzazioni, nazioni, ma anche di

idee, psicologia, in particolare comportamentale, pensieri, così come l’ambiente.

  1. GUERRA COGNITIVA,
  2. https://www.mittdolcino.com/2021/10/20/cose-la-cognitive-warfare-la-nato-ed-il-progetto-di-guerra-tramite-controllo-del-cervello-umano-condotta-dai-militari-occidentali-prima-parte/