Tina e il marito Aldo Sirena (“Nerone”) ad un raduno partigiano in Cansiglio
“Non so come, fra altri trent’anni, si racconterà la storia dell’olocausto del Vajont, ma so che se qualcuno lo farà, sarà anche grazie a Tina Merlin. Le storie non esistono se non c’è qualcuno che le racconta”. (Marco Paolini)
Il 22 dicembre 1991 moriva a Belluno Tina Merlin. Era nata a Trichiana (BL) il 19 agosto del 1926. Era sorella del partigiano Toni Merlin, organizzatore e comandante del battaglione “Manara”, successivamente assorbito dalla brigata partigiana “7° Alpini”. Partecipò alla resistenza come staffetta partigiana nella stessa brigata e, dopo la guerra diventò giornalista collaborando con l’ “Unità”, diventandone la corrispondente da Belluno. Nel 1951 pubblicò “Menica“, una raccolta di storie sulla guerra partigiana. In quel periodo iniziò a interessarsi alla diga del Vaiont Leggi tutto “Tina Merlin”
Il progetto di riforma fortemente voluto dal Ministro Di Paola è diventato legge.
Un provvedimento nel segno degli F35.
Il Governo tecnico mette in salvo uno dei provvedimenti che gli sono più cari nonostante il caos dell’imminente caduta : la riforma della forze armate.
Tutto si ferma, tranne gli armamenti.
Ieri pomeriggio a Montecitorio, deputati dai giorni contati, hanno votato la legge che delega un Governo che non c’è più a varare la riforma delle Forze Armate.
Le dimissioni di Monti sconvolgono il calendario parlamentare e fanno decadere fior di provvedimenti ma non intralciano l’ennesimo favore della politica all’industria bellica. Leggi tutto “Verso la guerra “tecnologica” come “soluzione” alla crisi”
Caro Colombo è passato come un piccolo fatto di cronaca l’incidente che ha segnato la distribuzione del premio Ambrogini d’Oro il 7 dicembre a Milano. Una banda ha suonato “Bella ciao” e alcuni consiglieri comunali della Lega e del Pdl hanno abbandonato la sala gridando che era una vergogna. Sono orgoglioso del sindaco di Milano, che fa accadere cose normali e rassicuranti come queste. Ma come può essersi ridotto un Paese a respingere la sua memoria di resistenza e di libertà?
Fiorenzo
È triste, ma non è così difficile da spiegare. Ci sono due percorsi. Uno è la violenza e anche la potenza mediatica con cui il corteo di berlusconiani della prima ora e di affiliati al benessere in distribuzione per i convertiti, si è lanciato contro tutti gli aspetti di ricordo, celebrazione, memoria della guerra di Liberazione, dei partigiani, dei militari che hanno combattuto con gli alleati, per ridare all’Italia onore, libertà e la Costituzione di cui molti italiani giustamente si vantano. Leggi tutto ““Bella ciao”: a qualcuno proprio non piace…”
È il 15 dicembre 1969. La strage di Piazza Fontana (16 morti e 88 feriti) è di tre giorni prima. Alle 9.30 un tassista milanese, Cornelio Rolandi si presenta ai carabinieri: dice di aver accompagnato l’attentatore. Alle 11 la polizia ferma un anarchico di 37 anni, Pietro Valpreda. Il giorno seguente i due sono a Roma per il riconoscimento. “L’è lù” dice il tassista indicando Valpreda. Sono le ore 20 del 16 dicembre e in quel momento viene scattata la foto qui sopra: “Avevo la barba lunga ed ero in uno stato di semicoscienza quando fui allineato a quattro poliziotti…avevano tutti un aspetto lindo e ordinato, la camicia bianca con la cravatta ben annodata, le guance rasate di fresco, i capelli pettinati come si deve” ricorda Valpreda: innocente, trascorrerà tre anni in carcere. Leggi tutto “12 dicembre 1969: strage di Piazza Fontana”
Il Medio oriente è in fiamme. La Siria è in ginocchio, migliaia di profughi fuggono in Libano, in Turchia, in Giordania. Tel Aviv mobilita le forze terrestri, aeree, navali. Minaccia d’intervenire in Golan e di lanciare i suoi missili e i suoi caccia contro decine di “obiettivi strategici” in Iran. Intanto cannoneggia la striscia di Gaza e schiera carri armati e blindati alla frontiera con il Libano. Scenari di guerra che non sembrano intimorire più di tanto le forze politiche e il governo italiano. Quest’ultimo, anzi, trova pure il tempo d’inviare a Gerusalemme una delegazione d’eccezione, il premier con sei ministri, per il terzo summit intergovernativo in meno di due anni. Per rafforzare la partnership politica e militare e moltiplicare affari e scambi commerciali. Leggi tutto “Patto militare Italia-Israele. Un accordo scellerato e illegale”
Signor Matteo Renzi, tra le “delizie “ che lei riesce ad esternare quotidianamente, mi ha colpito particolarmente quella che si riferiva ai “nostri Nonni”. In quella occasione lei ha avuto modo di insultarli pesantemente, definendoli colpevoli delle nostre disgrazie e non ricordo bene quanti altri improperi abbia usato. I nostri nonni sono quelli che hanno fatto la Resistenza, Leggi tutto “Dalla seconda guerra mondiale alle primarie”
Gianluca Iannone, leader di Casapound (ex Casa Pound)
“Hanno rubato il nome di mio padre. Ignoranti, soprattutto ladri”. Mary Pound de Rachewiltz ha 87 anni. Raccoglie e traduce gli scritti del poeta in un castello sopra Merano, sottile come un campanile sgretolato dall’abbandono. Anni fa scopre in un mercatino di Natale il ritratto del padre nella cornice rosso e nera di Casa Pound. Cosa fare? Pound è morto nel ‘72, i diritti d’autore durano 50 anni, Mary è l’erede universale. Ma non sa chi sono “i ladri”. Si rivolge a Giano Accame, profugo dalla Repubblica di Salò e appassionato alle tesi economiche con le quali Pound immaginava di rovesciare il mondo. “I giornali parlano di naziskin…”. La risposta di Accame sconsola: “Bisogna ringraziare in questi anni difficili i giovani che difendono certi ideali”. “Non capisco quali siano gli ideali di chi ha rubato il nome di mio padre senza chiedere permesso. Odiava la violenza, lo ha ripetuto a Pier Paolo Pasolini nell’intervista che ha girato il mondo e leggo che la violenza attira come il miele le mosche di Casa Pound”: botte e occhi neri perfino ai camerati che non la pensano come loro.
Le parlano di Gianluca Iannone, leader carismatico del “fascismo del Terzo millennio”. E la signora va a Roma per capire. “Arrivano questi rapati, giubbotti di pelle scura. Ne ascolto i discorsi: santo cielo che ignoranza. Non sanno niente del pensiero di Pound. Voglio dare un consiglio: non usatelo come paravento per chissà quali intenzioni. Leggetelo e poi dite se il suo pensiero si avvicina alla vostra nostalgia”. Alle proteste della figlia rispondono con la furbizia di un certo tipo di italiani: Casa Pound diventa Casapound, una sola parola, poeta trasformato in appendice con la “P” minuscola che allunga le distanze quel tanto che basta per mettere dribblare chi rompe le scatole “Questa la loro rivoluzione?”. Mary si meraviglia “di Accame e della gente che li prende sul serio”. Mormora qualche nome, la voce trema. “Forse non sanno cos’è stato il fascismo. Allora perché dare corda al movimento dell’ambiguità?”. Troppo isolata e troppo onesta per sciogliere le matasse della strategia della confusione. Qualche mese dopo, Casapound si riunisce a Parma: corriere che arrivano dal Veneto, “Cuori Neri” di Milano, soprattutto Roma. Cantano “Le donne non mi vogliono più bene – perché porto la camicia nera”.
Chiedo all’angelo custode di Iannone se è informato che la loro sede si trova in via ammiraglio Luigi Mascherpa, fucilato dai fascisti di Salò per aver resistito ai tedeschi nel ’43. Dirimpetto alla vetrina Casapound una piccola forca impicca la targa della strada dedicata a Mascherpa. L’angelo custode si arrabbia “vuol provocare?”. Sale i tre gradini che ci separano dal monumento Iannone: “di marmo” come appunta nel suo blog. Iannone va a parlare con la polizia e un Digos in borghese mi ordina di sgombrare. “La strada è di tutti”, provo a dire. “Non vogliamo disordini”. Come ricorda la figlia di Pound “sono sempre mescolati a cose così”.
Maurizio Chierici (da “Il Fatto” del 27/11/12)
Jamal, un commerciante di Gaza, era fuori domenica mattina quando una potente testata israeliana a guida di precisione ha centrato la sua casa, sterminando la famiglia: nove persone tra cui quattro bambini di 2-6 anni. Tre generazioni spazzate via in un attimo.
Oltre 5mila palestinesi sono stati uccisi in dieci anni dagli israeliani a Gaza, di cui 1.200 solo nel 2009, più altri 2mila in Cisgiordania. Dei 70mila rapiti, oltre 6mila, tra cui più di 400 bambini, sono ancora imprigionati. Un prezzo altissimo, considerando che la popolazione dei Territori palestinesi occupati è di 5,5 milioni. Ma non si muore solo per gli attacchi militari nel ghetto di Gaza e in quello di Cisgiordania, circondato dal Muro di 750 km. Si muore ogni giorno di povertà, per mancanza di cibo, acqua potabile, medicine.
L’alternativa è scomparire o resistere. Leggi tutto “Gaza brucia: ecco l’incendiario”
La signora Egidia Beretta è la mamma di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano ucciso a Gaza la notte tra il 14 e il 15 aprile 2011. Una donna forte e determinata, da sempre impegnata nel sociale. Ancora oggi si reca nelle scuole a parlare dell’esperienza di suo figlio. Ma, come lei stessa ammette, sotto la corazza che si è costruita nasconde un dolore lacerante. “Certi giorni, quando sono sola, mi rifugio nella stanza segreta del mio cuore e lascio che il dolore mi strazi, e piango e lo chiamo, chiamo forte il mio bambino che non c’è più”, scrive Egidia nel libro “Il viaggio di Vittorio” (Dalai editore) uscito in questi giorni. Leggi tutto ““Il viaggio di Vittorio””
“Alla buon’ora è stato chiuso un sito che era un reato vivente, una continua istigazione all’odio razziale non solo contro gli ebrei, ma contro ogni minoranza”. Così il giornalista Gad Lerner – più volte oggetto degli attacchi di Stormfront e inserito nella black-list antisemita pubblicata nel 2011 – commenta l’oscuramento del sito neonazista. Un sito che ospita spesso interventi in difesa dei negazionisti (tra tutti Mattogno), con attacchi agli esponenti delle comunità ebraiche italiane e a quei politici che si battono per la difesa della verità storica. Questi i tristi precedenti che hanno portato alla chiusura (tardiva) del sito:
– Gennaio 2009: Sul forum vengono pubblicate barzellette contro gli ebrei.
– Febbraio 2009: insulti contro Balotelli. – Ottobre 2010: “La Shoah? E’ una fandonia”. Iniziano i deliri negazionisti. – Gennaio 2011: Spunta una prima blacklist. “Facce da cancellare”, vengono definite le decine di persone citate in un post. – Dicembre 2011: Nuova blacklist di persone che si battono per i diritti degli immigrati. Ma vi figurano anche magistrati.
– Dicembre 2011: Gianluca Casseri, autore della strage di senegalesi a Firenze, viene definito un eroe. – Gennaio 2012: Mirko Viola organizza un convegno sulla Shoah, definita “un pesce d’aprile ebraico”. – Marzo 2012: Si inneggia alla strage di Tolosa.
– Aprile 2012: arriva un documentario negazionista: “Wissen macht Frei”. Lo ha realizzato Mirko Viola. Viene diffuso tramite il forum. – Luglio 2012: Attacchi contro il ministro Riccardi.
– Novembre 2012: Insulti contro l'”ebreo Saviano”.
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