Il comunista Rizzo e il Pdl: “Un insulto B. come Moranino”


“Una bestemmia”: così Marco Rizzo e Massimo Recchioni del Partito comunista definiscono il paragone tra Berlusconi e Francesco Moranino, il partigiano passato alla storia con il nome di battaglia “Capitano Gemisto”. I due esponenti del Pc, insieme alla figlia di Moranino, ieri mattina hanno organizzato un incontro a Montecitorio per smontare l’analogia tra Moranino e Berlusconi suggerita dal senatore del Popolo delle Libertà. Secondo l’esponente azzurro, il partigiano ed ex parlamentare Pci avrebbe beneficiato della grazia concessa dall’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat per evitare il carcere e tornare a Palazzo Madama. La stessa cosa cui punta il leader del Centrodestra. “Berlusconi ha tanti avvocati a libro paga – tuona Recchioni – ma non è ben consigliato. Moranino rinunciò alla grazia di Saragat e rimase esule a Praga. Per ritornare in Italia a fare politica attese l’amnistia, perché solo questa cancella l’interdizione dai pubblici uffici e tutte le altre pene accessorie. E poi Moranino di carcere ne ha fatto tanto durante il ventennio”. Il partigiano era stato condannato per l’omicidio di sette presunte spie fasciste. (da “Il Fatto”)

Il video della conferenza stampa alla Camera dei Deputati:

Raduno fascista a Revine Lago

Armando Grava, uno dei martiri partigiani di Revine Lago

Dopo il raduno degli skinheads, i fascisti di casapound si ritrovano dal 12 al 15 settembre a Revine Lago, con un programma a base di incontri, concerti nazirock e dimostrazioni “muscolari” varie, il tutto trasmesso via web con il supporto di Radio Bandiera Nera, la radio del gruppo. Fascisti che fanno festa, in un luogo che ha visto nascere diverse Brigate Partigiane, che ha visto la vera natura del fascismo con uccisioni, deportazioni, case distrutte.

Il Comune ha infatti pagato un altissimo contributo di vite umane, di deportazioni, di indicibili distruzioni: 40 case di abitazione (12% del totale) e circa 60 casere e stalle incendiate nei ripetuti rastrellamenti, incursioni e rappresaglie, eseguiti dalle SS e dalle Brigate nere. Revine Lago risulta, dopo Pieve di Soligo, ed in rapporto al numero degli abitanti, il Comune più danneggiato della Provincia. Il 12 marzo del 1945, in uno degli ennesimi rastrellamenti, viene catturato Armando Grava, staffetta della Brigata Partigiana “Tollot”. Il coraggioso e sfortunato giovane viene sottoposto ad ogni sorta di torture e di sevizie. Sotto stringente interrogatorio, si addossa la responsabilità del ferimento del tedesco e, a conferma di quanto dichiarato, si fa condurre nel luogo dove ha nascosto il proprio mitra. Egli, pur conoscendo tutto della formazione partigiana, non si lascia sfuggire neppure una parola. I fascisti non desistono ed usano tutti i sistemi per farlo parlare. Dopo quattro giorni di continui interrogatori e torture, il giorno 17 marzo, mentre continua il rastrellamento, il giovane Armando viene trasferito nel paese di Lago e precisamente nella trattoria di fronte alla chiesa, dove viene sottoposto ad un nuovo terribile interrogatorio. Questa volta, anche alla presenza della madre e della sorella. Su di lui compiono le più efferate sevizie e violenze. Una ausiliaria fascista, con le forbici, gli taglia la carne degli zigomi, delle sopracciglia, dei testicoli; sulle ferite passa poi della tintura di jodio. Sono quattro giorni di inutili ,tentativi, per strappargli qualche notizia su persone e fatti che egli conosceva bene; quattro giorni di incredibili sofferenze per il povero Armando. Il 17 marzo, con il pretesto di condurlo ad una medicazione si dirigono verso Revine e al confine con Vittorio Veneto, il patriota viene ucciso con una raffica di mitra. Gli gettano sopra il capo un grosso macigno e lo abbandonano sulla strada.

Casapound, dice il sindaco, non ha chiesto permessi perchè la festa è in un luogo privato, lo stesso del raduno degli skinheads di qualche hanno fa. Belle parole, da un sindaco che rappresenta una comunità che ha provato sulla propria pelle il fascismo e quello che rappresenta. Oggi Umberto Lorenzoni “Eros”, segretario dell’Anpi di Treviso, avrà un incontro con questa persona, e ribadirà che ogni rappresentazione ispirata al fascismo in Italia è vietata dalla Costituzione Italiana. Tutti gli antifascisti dovrebbero mobilitarsi e andare dal sindaco per pretendere il rispetto della Costituzione su cui ha giurato fedeltà.

Comunicato del Comune di Mirano

Commemorati i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki

Iniziative per l’abolizione delle armi nucleari

Oggi venerdì 9 agosto 2013 nel Municipio di Mirano è stato commemorato l’anniversario della tragedia di Hiroshima e Nagasaki, dove il 6 e 9 agosto 1945 vennero sganciate le bombe atomiche che provocarono decine di migliaia di morti.

Una delegazione dell’ANPI di Mirano, che ha promosso l’iniziativa, è stata è stata ricevuta dalla Sindaca Maria Rosa Pavanello, dagli Assessori Lauro Simeoni e Cristian Zara, dai Consiglieri comunali Fiorenzo Rosteghin ed Erica Brandolino, quest’ultima anche in rappresentanza del Centro Pace comunale.

La Sindaca ha aperto la cerimonia con queste parole: “Oggi siamo qui per commemorare le immani tragedie delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, indelebili macchie di sangue sulla storia e sulla coscienza dell’umanità. E quest’occasione, per onorare al meglio la memoria delle infinite vittime, deve essere anche un grido contro ogni forma di guerra e una presa di posizione salda contro ogni strumento di morte in generale e contro gli armamenti nucleari in particolare. Occorrono dei protocolli internazionali ancor più stringenti sulle armi nucleari, lungo la via che, faticosamente, ha iniziato a mettere freni alle mine antiuomo, alle bombe a grappolo, ecc. Questa non può essere che l’occasione anche per parlare di nucleare “civile”. È ancora vivo nella memoria il recente disastro ambientale di Fukushima, che ha ferito con la radioattività un’altra volta la terra di Hiroshima e Nagasaki. L’incidente alla centrale è un episodio molto diverso, certo. Ma, forse, porta impresso il marchio di quello che è uno dei più grandi difetti del genere umano, la tendenza a dimenticare, a spogliare della sua funzione educativa la storia. Anche per questo, per non dimenticare mai, nulla, per non rischiare il nostro pianeta e le vite che lo popolano, siamo qui oggi”.

Bruno Tonolo, segretario dell’ANPI miranese, ha ricordato i molteplici effetti delle bombe sulla popolazione sottolineando che, sebbene sia finita la guerra fredda, le armi nucleari sono ancora in uso. Quindi, per contribuire all’affermazione della pace tra i popoli, ha proposto alcune iniziative immediate quali l’invio di un telegramma di solidarietà ai Sindaci di Hiroshima e Nagasaki e l’iscrizione alla rete internazionale dei Sindaci per la Pace – Mayor for Peace, un’organizzazione non governativa fondata dalle due città giapponesi con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’abolizione totale delle armi nucleari entro il 2020.

La Sindaca ha condiviso queste proposte ed ha subito inviato i telegrammi alle due città giapponesi; ha scritto anche ai Sindaci di Palmanova e Busto Arsizio, già aderenti alla rete Mayor for Peace, per associarsi alle loro iniziative.

Infine Erica Brandolino, Consigliera delegata per la promozione di una cultura di pace e dei diritti umani, ha aggiunto che è necessario lavorare contro la guerra, non solo quella nucleare.

L’ufficialità della cerimonia è stata rimarcata dalla presenza della Polizia Locale con il gonfalone.

Erano presenti Renzo Tonolo, vice presidente ANPI Mirano;Giovanni Minto in rappresentanza del circolo PD di Mirano e del coordinamento Genitori Democratici; Giampaolo Coin rappresentanza dell’AUSER di Mirano; il segretario dell’ANPI di Santa Maria di Sala e consigliere comunale della lista civica Insieme Giuseppe Rodighiero e numerosi giovani della Rete degli Studenti Medi di Mirano oltre ad alcuni cittadini.

URP Comune di Mirano

Per approfondire l’argomento riguardante le due esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki c’è un interessante articolo di Vittorio Zucconi del 7 aprile 2008, con le foto scattate subito dopo l’esplosione da un soldato giapponese, morto anche lui dopo averle scattate: http://www.fisicamente.net/DIDATTICA/index-517.htm

Salvatore Settis: Non hanno il diritto di cambiare la Costituzione

“Ho firmato l’appello del Fatto Quotidiano con grande convinzione perché ritengo che la Costituzione sia davvero in pericolo”. Salvatore Settis, studioso di fama internazionale e importante voce critica del nostro tempo, ha parole chiare e dure sulla vicenda.

Professore, che sta succedendo con il disegno di legge di modifica dell’articolo 138?

Sta avvenendo una forzatura. Questo è un governo di necessità e di scopo che doveva fare un certo piccolo numero di cose fra cui al primo posto c’era sempre stata la riforma di quell’orrenda legge elettorale che ci ritroviamo. Ora invece scopriamo che la prima cosa che deve fare è cambiare la Costituzione – e non è cosa secondaria, parliamo della forma dello Stato e di governo – mentre la riforma del porcellum , così chiamato non per caso, viene demandata alla stessa commissione come se fosse un pezzo della Costituzione. Non mi convince per nulla che questa modifica diventi una necessità immediata, addirittura da fare prima della legge elettorale. E l’intervista che ha dato la Gelmini (ieri su Repubblica, ndr) ci dice che siamo sotto scacco di un ricatto: il fatto che riforma costituzionale e quella elettorale stiano insieme dimostra che c’è tutta una manovra della destra per incidere profondamente sulla Costituzione, che Berlusconi definiva sovietica. Spero vivamente che il Pd rinsavisca in tempo.

I Padri costituenti, lungimiranti, pensarono al 138 in maniera articolata: in un suo intervento molto duro su Repubblica lei lo chiama frutto di “calibratissima ingegneria istituzionale”…

La Costituente vera, l’unica che abbiamo avuto nel 1946 e 1947, è tutt’altro rispetto alla Costituente finta, quella che si vuol fare adesso. Le due differenze principali sono che quella vera fu eletta per scrivere la Costituzione, aveva perciò uno scopo. Invece il Parlamento di oggi non è legittimato per esprimere una Costituzione, anche per il modo con cui non è stato eletto ma nominato col porcellum. Al lavoro della Costituente vera poi si affiancò una grande opera di alfabetizzazione costituzionale (c’era un ministero apposito, retto da Nenni sia col governo Pardi che con quello De Gaspari): c’erano trasmissioni quotidiane alla radio in cui si educava e si informava. Si trattava di coinvolgere nel progetto di scrittura della Costituzione più gente possibile. Ora si tratta invece di tenerlo il più nascosto e lontano possibile dall’opinione pubblica, magari promettendo improbabili sondaggi via web che sono tutt’altra cosa.

Qual era nel dopoguerra il livello di quella discussione?

Leggendo gli atti della Costituente – un testo meraviglioso che bisognerebbe antologizzare – si impara una cosa che oggi sembra quasi una favola: i deputati della Costituente studiavano! Andavano a fondo. Su proposta di Giorgio La Pira furono tradotte in italiano tutte le costituzioni del mondo. C’è un libretto prezioso che fu distribuito a tutti i costitutenti: quando affrontavano qualsiasi argomento, che fossero temi culturali o le modifiche costituzionali, avevano uno sguardo mondiale. In questo contesto si discusse se si poteva cambiare o meno la Costituzione.

Ed eccoci all’articolo 138.

Che è la procedura con il quale cambiarla. La Costituzione fu interpretata come rigida, che non è il contrario di flessibile, bensì di segmentata. Vuol dire che tutte le sue parti si tengono insieme. Un articolo non si può cambiare senza cambiare l’architettura dell’insieme. Appunto per questo c’è il 138, proprio per evitare che una maggioranza improvvisata o temporanea potesse modificare un articolo a sua immagine e somiglianza sfigurando l’intera architettura della Costituzione. La Carta può esser cambiata, ma con grande prudenza e largo consenso. Come ha detto il giurista Alessandro Pace, “è modificabile ma non derogabile”.

Nel dibattito di allora il democristiano Benvenuti disse che le modifiche non dovevano esser affrettate perché altrimenti potevano “recare la complicità del presidente della Repubblica”. Cosa voleva dire?

La preoccupazione era che un presidente fosse messo con le spalle al muro, costretto a firmare una modifica. Era una sorta di garanzia della figura suprema del presidente.

Vede analogie con oggi?

Esprimo la speranza che ci siano a Roma i custodi della Costituzione. Compreso il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: spero che da una riflessione accurata su quello che sta accadendo possa ricavare la coscienza che la sua persuasione morale (se vogliamo dirlo in italiano e non col pessimo anglismo moral suasion) debba esser esercitata nella direzione di un rigorosissimo rispetto dell’articolo 138. (di Marco Filoni da “Il Fatto” del 30 luglio 2013)

“La Costituzione stravolta nel silenzio”. L’appello contro la riforma presidenziale

Pubblichiamo l’appello contro il ddl di riforma costituzionale firmato da Alessandro Pace, Alberto Lucarelli, Paolo Maddalena, Gianni Ferrara, Cesare Salvi, Massimo Villone, Silvio Gambino, Antonio Ingroia, Antonello Falomi, Domenico Gallo, Raffaele D’ Agata, Raniero La Valle, Beppe Giulietti e Mario Serio:

Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “premier assoluto”, è ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, posponendo a questa la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale. In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione della Costituzione in plateale violazione della disciplina prevista dall’articolo 138, che costituisce la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.

Ci appelliamo a voi che avete il potere di decidere, perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato nei binari della legalità costituzionale. Chiediamo che l’iter di discussione del disegno di legge costituzionale presentato dal governo Letta segua tempi e modi rispettosi del dettato costituzionale (…). Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura del disegno di legge, contrastando con le finalità dell’articolo 138 della Costituzione, impedisce un vero e serio coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito. In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta.

L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al governo un potere emendativo privilegiato, la proibizione di porre le questioni pregiudiziali, sospensive o di non passaggio agli articoli, l’ impossibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del governo o del comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento.

Le conseguenze di tali scelte si riveleranno in tutta la loro gravità allorché, una volta approvato questo disegno di legge, l’istituendo comitato per le riforme costituzionali porrà mano alla riforma delle strutture portanti della nostra organizzazione costituzionale (dal Parlamento al presidente della Repubblica, dal governo alle Regioni) sulla base delle norme che oggi la Camera sta approvando in flagrante violazione dell’art. 138. (…) Vi chiediamo ancora che le singole leggi costituzionali, omogenee nel loro contenuto, indichino con precisione le parti della Costituzione sottoposte a revisione. (…) Non si tratta, in definitiva, di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Carta non consentita dalla Costituzione, che apre ampi spazi all’arbitrio delle contingenti maggioranze parlamentari.

Chiediamo, infine, che nell’esprimere il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo, in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo 138. È in gioco il futuro della nostra democrazia. Assumetevi la responsabilità di garantirlo.

Per firmare: https://www.change.org/it/petizioni/costituzione-non-vogliamo-la-riforma-della-p2-firma-l-appello

In difesa della Carta Costituzionale

Il Direttivo A.N.P.I. di Mirano e del Miranese constata:

-che da troppo tempo la nostra Italia subisce un continuo, costante affievolirsi nelle coscienze di molti italiani, dei valori di Pace, Giustizia e Libertà  fondanti la nostra Carta Costituzionale;

-che purtroppo il senso di responsabilità del cittadino verso il dovere pubblico è anch’esso smarrito in un generale appiattimento dei valori;

-che l’indifferenza verso la politica provoca la perdita della dignità di essere uomini liberi e orgogliosi di appartenere a una comunità ricca di storia, di arte e d’intelligenza;

-che negli ultimi decenni si è verificato, nell’esercizio della libertà politica, un fenomeno nuovo e inquietante: in molti partiti e movimenti politici s’è praticata l’idea del “capo-padrone”, si è seguita pedissequamente la sua volontà, i suoi indirizzi, i suoi interessi personali anziché il libero confronto delle intelligenze volte all’interesse dell’intera nazione;

-che la democrazia in Italia sta subendo un inesorabile, continuo declino per questa perdita costante del senso vivo di responsabilità del singolo verso l’appartenenza alla comunità nazionale;

-che non ci si scandalizza più se le persone che devono essere elette sono invece “nominate”, se ai “capi-padroni” sono consentite addirittura tentazioni dinastiche, se si sta perdendo nell’indifferenza la moralità e l’onestà;

-che gli attacchi sempre più violenti alla nostra Carta Costituzionale sono volti alla distruzione del perfetto equilibrio tra le fonti autonome di poteri che costituiscono l’ordinamento dello Stato Democratico (legislativo, esecutivo, giurisdizionale) per concentrarli praticamente in un Potere Unico;

-che questa situazione è quanto mai pericolosa, foriera di rischi mortali per l’ordinata vita democratica della nazione, addirittura a questo coro si unisce inopinatamente anche la voce straniera di organismi  che, manipolando informazioni finanziarie mondiali, creano crisi e debolezze negli ordinamenti statali europei;

-che sempre più minacciosi  appaiono i tentativi di ricostituire il  partito fascista in spregio a quanto stabilito dalla XII° disposizione transitoria della Costituzione con relative norme attuative contenute nella legge 645 del 1952, Legge Scelba. Confermare e applicare in maniera più decisa la disposizione transitoria “ è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

TUTTO CIÒ PREMESSO, SI AFFERMA:

a) L’attuale impianto Statale basato sulla ripartizione equilibrata dei Poteri – garantita dalla nostra Carta Costituzionale – non deve essere materia di cambiamento.

b) La divisione dei Poteri statali e la loro reciproca autonomia, così come previsti dalla Costituzione, sono principi fondamentali che non devono essere oggetto di modifiche.

c) Modifiche entro l’area dei singoli Poteri, al fine di dare maggiore efficacia ed efficienza alle loro rispettive funzioni (riduzione del numero dei membri, divisione delle materie di competenza tra le due Camere, unica lettura delle Leggi, ecc.), possono essere opportune e quindi attuate, ma con la massima prudenza visto il contesto in cui si opera.

d) Occorre por mano subito alla abrogazione della Legge elettorale c.d. “Porcellum”, cui si devono i tanti malanni che intossicano la vita democratica della nostra Patria.

e) E’ doverosa la riduzione degli sprechi della politica e della pubblica amministrazione e la moralizzazione dei  comportamenti degli eletti,  favorendo il riavvicinamento dei cittadini alla gestione del “bene comune” come scelta di servizio alla collettività.

Di queste riforme ha bisogno urgente il nostro paese per ritrovare la via di una coscienza civile e politica che riconosca, nel ruolo fondamentale dei partiti e nell’azione di una classe politica rinnovata, i baluardi contro ogni tentazione autoritaria.

La debolezza attuale del quadro politico, i ripetuti, violenti  attacchi  agli organi giudicanti della  magistratura, il populismo dilagante, la crisi economica e la mancanza di lavoro sono aspetti di una realtà che genera inquietudine e disorientamento e che non possono essere sottovalutati sul piano della tenuta del sistema democratico.

La mancata approvazione di una legge sul “conflitto di interessi” impone di non toccare gli equilibri  esistenti per non cadere in un vortice destabilizzante di interessi particolari assolutamente imprevedibili negli esiti.

E’ giunto, quindi, il tempo che i sinceri democratici facciano sentire la loro voce a difesa degli inviolabili principi assunti dai Padri Costituenti e posti a fondamento della Carta Costituzionale, ferma risposta ai tentativi volti a modificare l’assetto istituzionale del paese nato e voluto dalle donne e dagli uomini protagonisti della Lotta di Liberazione.

APPLICARE LA COSTITUZIONE NON CAMBIARLA

ORA E SEMPRE RESISTENZA!

Mirano, 15 luglio 2013

Direttivo  ANPI   Sezione di Mirano e del Miranese

Appello di Raniero La Valle ai senatori: “Non tradite la Costituzione”

Questa settimana è fissata la discussione del disegno di legge Costituzionale n. 813, recante “Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali”, che giunge in aula, dopo essere stato esaminato con procedura d’urgenza dalla Commissione Affari costituzionali, che, per accelerare i tempi lo ha licenziato in seduta notturna. Tanta fretta non è sintomo di efficienza e non è giustificata dalla materia trattata, che ha per oggetto l’instaurazione di una procedura straordinaria per la revisione costituzionale, in deroga all’art. 138 Cost., allo scopo di agevolare una revisione profonda della Costituzione che investe i titoli I, II, III e V della Parte seconda, ma può estendersi anche alle garanzie giurisdizionali e costituzionali (titolo IV e VI) ed alla prima Parte.
La Costituzione non è una questione che possa essere trattata con somma urgenza come avviene per le leggi finanziarie, le cui correzioni possono essere imposte da situazioni contingenti e di mercato. Le Costituzioni non sono un puro atto di diritto positivo imposto comunque da un legislatore: esse nascono da un processo storico, sono memoria e progetto e, come tali, definiscono l’identità di un popolo, di una comunità politica organizzata in Stato. La nostra Costituzione porta dentro di sé la memoria di 100 anni di storia italiana, nel bene e nel male; contempla le ferite del fascismo, il suo ripudio attraverso la lotta di liberazione e realizza le garanzie perchè il fascismo non venga più riprodotto, attraverso una tecnica di equilibrio dei poteri che impedisce ogni forma di dittatura. La Costituzione italiana è stata forgiata in quel “crogiolo ardente” rappresentato dall’evento globale costituito dalla seconda guerra mondiale e porta l’impronta di uno spirito universale.
Mettere mano alla Costituzione non è mai un’azione banale, vuol dire mettere mano alla storia, interrogarci sulla nostra storia, sulle conquiste di civiltà giuridica faticosamente raggiunte, sui successi, sui fallimenti, sui pericoli che sono all’orizzonte. La Costituzione può essere riformata per adeguarla ai tempi, ma non tollera revisioni radicali che ne snaturino l’impianto. I beni pubblici repubblicani che i Costituenti hanno attribuito al popolo italiano, inerenti la garanzia dei diritti fondamentali e la qualità della democrazia, costituiscono un patrimonio irrecusabile, che non può e non deve essere smantellato. Proprio per tutelare l’indisponibilità di questo patrimonio, la Costituzione ha previsto un procedimento “rigido” di revisione, incardinato nei binari dell’art. 138, con il limite dell’immodificabilità della forma repubblicana e dei principi costituzionali supremi. Fra questi ultimi, come rimarcato da autorevole dottrina, rientra il principio della salvaguarda della rigidità costituzionale, che è il più supremo di tutti. Infatti, se si intaccasse la rigidità della Costituzione, tutti i suoi principi e valori verrebbero esposti agli umori delle contingenti maggioranze politiche e perderebbero di effettività.
Il fatto che per avviare un processo di revisione costituzionale (la cui iniziativa, comunque, non spetterebbe al Governo ma al Parlamento) si pretenda di incidere sulla rigidità della Costituzione, lascia trasparire l’intento (o quantomeno la possibilità) che il processo riformatore esorbiti dai limiti sostanziali che la Carta stessa fissa alla sua revisione; limiti che da molto tempo sono contestati da forze politiche portatrici di culture estranee ai principi e valori costituzionali, le quali, assieme all’antifascismo, contestano la divisione dei poteri ed il principio fondamentale che la Repubblica sia “fondata sul lavoro”.
Per queste ragioni ti chiediamo di votare contro questo disegno di legge, perché integra un vero e proprio illecito costituzionale: siamo infatti convinti che la fedeltà alla Costituzione debba prevalere sulla disciplina di partito e su ogni altra considerazione di opportunità politica e ti preghiamo di rivendicare la procedura normale dell’art. 138 per le pur opportune modifiche costituzionali.

Raniero La Valle e Domenico Gallo

Associazione per la Democrazia Costituzionale
Comitati Dossetti per la Costituzione

(8 luglio 2013)

Ancora falsità su Via Rasella

Lunedì 8 luglio è andato in onda su Rai Tre in prima serata il programma ‘Il viaggio’, con Pippo Baudo. Al suo interno è stato dedicato un servizio al Sacrario delle Fosse Ardeatine nel quale il presentatore Baudo ha intervistato il maggiore dell’Esercito Italiano Francesco Sardone. Purtroppo ancora una volta, parlando di via Rasella, si sono rappresentati i fatti come se si fosse trattato di un attentato terroristico, e non di una “legittima azione di guerra partigiana”, come è stato riconosciuto più volte dalla Corte di Cassazione italiana e da numerosi tribunali. Dispiace che uno dei più noti volti della TV italiana abbia scelto, ponendo le domande, di porre l’accento su presunti fatti poco chiari ancora oggi, quando la verità storica dovrebbe essere oramai riconosciuta e sedimentata. Ma le imprecisioni e i commenti equivoci non finiscono qui. Baudo, parlando di Don Pietro Pappagallo, dice che lui non c’entrava nulla! E’ vero, come innocenti però furono tutte le 335 vittime: non ci furono innocenti più di altri. Inoltre dobbiamo correggere il maggiore Sardone, che ha raccontato che dopo l’8 settembre del ’43 i Gruppi Armati Proletari cominciarono a compiere attentati contro i tedeschi, evidentemente confondendo i G.A.P. , Gruppi di Azione Patriottica responsabili dell’azione di via Rasella, con i Gruppi Armati Proletari, gruppo terroristico degli anni di piombo. Parlando della rappresaglia, le domande di Baudo sembrano legittimare le presunte leggi di guerra, solo in parte spiegate dal maggiore dell’Esercito, continuando a diffondere l’dea sbagliata che si potessero uccidere 10 persone per ogni militare morto. Baudo afferma: ”Dobbiamo dire la verità, sui fatti ancora si discute… gli autori non si sono mai presentati, anzi, sono stati insigniti di medaglia d’oro ed alcuni hanno fatto i deputati”. In realtà l’eccidio fu compiuto dai tedeschi in gran segreto e in tempi rapidissimi (21 ore dopo l’azione), in combutta con la polizia fascista, che consegnò alle SS di Kappler una parte delle vittime. Non fu rivolto alcun appello a consegnarsi agli autori dell’azione di via Rasella nè vi fu alcun preavviso della rappresaglia. Proprio per celare il posto dell’eccidio, i tedeschi fecero esplodere delle bombe all’ingresso delle cave Ardeatine. Ricordiamo quindi a Baudo, nel ’70 anniversario della Resistenza, e a tutti i cittadini italiani che lo hanno ascoltato, che la verità è un’altra ed è stata definitivamente stabilita dai tribunali.

Ufficio Stampa Anpi Roma

Le risposte alle affermazioni false su Via Rasella

Mariech 14 luglio 2013: Dalle montagne la Libertà

Il 14 luglio per la Libertà: per incontrarsi e ricordare. Alle  10:30 a Cima Mariech. Valdobbiadene (1435 m. s.l.m.).
Vi siete mai fermati a pensare ai luoghi della vostra memoria?
Vi sono luoghi che potrebbero regalarvi lo spaziare degli occhi, il colore dei prati, la serenità di uno sguardo che dai declivi nelle giornate limpide giunge fino al mare.
Ognuno di essi ha una storia, fatta di uomini e donne, fatta di sudore e sguardi, fatta di condivisione spesso e di solitudine altre volte.
Poi vi sono luoghi in cui questo si lega alla Storia, Mariech è uno di questi. Mariech ha visto uomini e donne lottare per la libertà. Il cippo attorno al quale i ritroviamo ogni anno, in memoria dei 137 caduti civili e partigiani, ma che ricorda anche Salvedella, sede del Comando di Brigata, Forconeta, Garda, Pecol, S.Boldo e gli altri luoghi della fascia pedemontana che hanno ospitato, come il Cansiglio e la Pianura Veneta, i “Garibaldini” della Brigata “Mazzini, dalla fine del 1943 alla primavera del 1945, nella lotta contro il nazifascismo per la libertà e la democrazia. Luoghi che sono stati pieni di vita e speranze, luoghi che ne risuonano ora nel loro silenzioso ricordo.
Ci ritroviamo per far risuonare in quel silenzio un ricordo di parole, per condividerlo, mantenere ferma la memoria su quanto è stato conquistato ed impegnarci ogni giorno per guardare il mondo con quella consapevolezza: la difesa della libertà e della democrazia si costruisce ogni giorno, parlando, impegnandosi, raccontando e condividendo storie ed intenti .
Partigiani e bambini, uomini e donne, ragazzi. Esserci oggi ha quel senso.
Il senso di far anche sentire e vedere che siamo in molti a voler continuare a pensare il mondo come un luogo dove impegnarsi qui, ora, perché tutto questo venga difeso.
Un cippo è un luogo per fermarli quegli occhi, fermare i pensieri, ricordare insieme quanto queste vite abbiano lottato per la Libertà, la Democrazia, i Diritti.
E lasciar poi spaziare lo sguardo fino al mare, all’orizzonte.
Perché abbiamo avuto chi ha dato ai nostri occhi la libertà di poter pensare reali le parole orizzonte, futuro, domani.
Per chi non riuscisse a salire in montagna l’appuntamento è alle  12.30 all’osteria Al Codirosso di Nogarolo di Tarzo, per continuare la giornata insieme, condividere un tempo di discorsi e di stare insieme, per sostenere l’ANPI e perché anche da un bel modo di stare insieme parte il costruire la democrazia. (da http://www.anpitreviso.it)

Per prenotazioni, entro mercoledì 10 luglio
Piero Baratto 0423 981246
Luigi Polegato 3388658929
Pasquale Ruffo 043883422
Natalino Merotto 0438898303
ANPI povinciale 0422 260113