Una strage dimenticata: 4 luglio 1944 a Cavriglia (Ar)

Il 4 luglio 1944 191 civili maschi fra i quattordici e gli ottantacinque anni vengono rastrellati, mitragliati e bruciati da reparti tedeschi specializzati della Divisione Hermann Göring nei paesi di Meleto Valdarno, Castelnuovo dei Sabbioni, Massa Sabbioni e San Martino, frazioni di Cavriglia nel Valdarno in provincia di Arezzo.
Dopo la strage i soldati nazisti (inclusi alcuni fascisti italiani travestiti da tedeschi che parlavano con perfetto accento toscano…) scomparvero dalla valle d’Avane senza lasciare traccia di sé.
Nessuno seppe più niente di loro e la popolazione, che non vide mai fatta giustizia sulla morte dei propri padri, tentò nel tempo di spiegarsi i motivi del massacro.
Nacquero così progressivamente negli anni la tesi della rappresaglia, del controllo del territorio, quindi quella che voleva come preordinatori della strage i repubblichini locali, che intendevano distruggere la radice storica comunista di questa società (zona mineraria per l’estrazione della lignite con forti lotte operaie anarchiche e socialiste).
Nessuno dei governi italiani (sempre asserviti agli interessi della NATO, dell’isterico anticomunismo e della “Guerra fredda”) si preoccupò mai dei veri responsabili tedeschi, dei cosiddetti cani che dormono da non stuzzicare, nessuno dette più peso alle loro strategie, ai loro piani, alle loro origini ed alle loro filosofie di guerra, stabilite ai prodromi del secondo conflitto mondiale da Adolf Hitler.
Grazie allo studio attento e dettagliato dell’inchiesta portata a termine dallo Special Investigation Branch inglese tra il 1944 ed il 1945 nei luoghi scenari delle stragi, secretata fino agli anni novanta negli archivi di Kew (Londra) e nel noto Armadio della vergogna a Roma, il ricercatore di Storia Contemporanea all’Università di Firenze Filippo Boni con il fondamentale aiuto della più importante memoria storica vivente di Castelnuovo dei Sabbioni, Emilio Polverini (figlio di una vittima) ha ritrovato nomi, cognomi e fotografie dei soldati che quella mattina si resero protagonisti del massacro e li ha pubblicati nel libro “Colpire la Comunità: 4-11 luglio 1944, le stragi naziste a Cavriglia” edito dalla Regione Toscana, in cui in un’analisi storico-scientifica dettagliata e puntuale, dopo aver ricostruito il contesto storico e narrativo della strage, è riuscito a portare alla luce quella che fu la reale strategia del terrore nazista, politica di guerra che era sempre stata un caposaldo della Wehrmacht prima e durante la seconda guerra mondiale. (Anpi Crescenzago)

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